(italiano / english / srpskohrvatski)

LIBIA: INTEGRITA' STATUALE E PRECEDENTE JUGOSLAVO


Una parte del discorso di Gheddafi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 23.9.2009, fu dedicata alla Jugoslavia e alla richiesta di indagine sulle guerre balcaniche. 

Quel paese pacifico, la Jugoslavia, era stato costruito con le proprie forze, mattone per mattone, dopo che Hitler l’aveva distrutto, per essere distrutto di nuovo con la stessa modalità hitleriana. La Federazione jugoslava, paese pacifico creato da un eroe della pace, Tito, fu costruita pietra su pietra, e dopo la morte di Tito, voi siete venuti nell’ex Jugoslavia e l’avete distrutta pezzo per pezzo per i vostri interessi individuali, imperialistici. Come potremmo sentirci sicuri, noialtri, di cosa ci succederà dopo quello che è successo alla pacifica Jugoslavia? L'Assemblea generale deve investigare su questo, deve vedere chi debba essere processato alla Corte Internazionale..."

in english:
<< A peaceful country like Yugoslavia which built itself brick by brick after it had been destroyed by Hitler has been destroyed once again by the second Hitler. This is illegal. Federal Yugoslavia was a peaceful country. It was built by Tito the champion of peace brick after brick and then after the death of Tito it was fragmented into pieces for personal, imperialist interests. We others how can we feel peaceful if the peaceful country of Yugoslavia which did not pose any threat to anyone was invaded. The general assembly has to investigate this. It has to see who to prosecute in the ICJ. >>
( http://www.btinternet.com/~davidbeaumont/msf/gadafi.htm )

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Il figlio di Gheddafi: "Se prevale la violenza sarà peggio che in Jugoslavia"


VIDEO / Gadafijev sin: "Nastavi li se nasilje, biće gore nego u Jugoslaviji"

S.B. - 21. 02. 2011. • 13:16

24SI - Saif al-Islam, sin libijskog čelnika Moamera Gadafija, izjavio je u 40-minutnom televizijskom obraćanju javnosti da libijski narod mora izabrati između izgradnje "nove Libije" i građanskog rata, dok su u noći sa nedjelje na ponedjeljak sukobi zahvatili Tripoli.
"Libija je na raskrsnici. Ili ćemo se danas dogovoriti o reformama ili će krv teći cijelom Libijom", rekao je Saif al-Islam u televizijskom govoru.
"Borićemo se do posljednje minute, do posljednjeg metka", izjavio je Gadafijev sin. "Nastavi li se nasilje, biće gore nego u Jugoslaviji", rekao je Al-Islam. (...)

(fena)

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Libia/ Attaccati 50 serbi, Belgrado avvia evacuazione

Dipendenti di una ditta inviano allarme via mail a radio B92

Belgrado, 21 feb. (TMNews) - La serbia avvia le operazioni di evacuazione dei propri cittadini in Libia - che sarebbero almeno un migliaio - dopo un attacco a un gruppo di serbi nella parte settentrionale del Paese nordafricano.

L'ambasciata serba a Tripoli "è entrata in contatto con i cittadini (serbi) che si trovano in un campo nei pressi della città di Raslanalf, aggrediti la notte scorsa da un piccolo gruppo di uomini armati. Nessuno nessuno è rimasto ferito, e la loro sicurezza, a questo momento non è compromessa", riferisce un comunicato il ministero degli Esteri serbo. Un gruppo di 50 connazionali dipendenti della ditta serba in Libia " Petrolcomet" ha inviato una mail con richiesta di aiuto all'emittente privata belgradese, B92, informando di essere stati attaccati da una ventina di uomini armati e dichiarandosi "in pericolo di vita" Il ministero degli Esteri di Belgrado "in collaborazione con la compagnia di bandiera JAT lavora (..)per l'evacuazione dei cittadini serbi che sono attualmente in Libia" aggiunge la nota. La Serbia vanta una storica collaborazione economica con la Libia, che risale ai tempi del Movimento dei Non allineati, di cui l'allora Jugoslavia e il Paese africano furono protagonisti. Attualmente l'ambasciata di Belgrado a Tripoli è stata contattata da circa 700 connazionali, ma il numero dei serbi stabili in Libia è "ben più alto", secondo quanto riporta l'agenzia locale, Beta.

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“Ma il colonnello ha sottovalutato i clan delle montagne”


Tonino Bucci*
Intervista ad Angelo Del Boca storico del colonialismo italiano

Tripoli a un passo dalla capitolazione. Fino a pochi giorni nessuno avrebbe scommesso sulla caduta di Gheddafi. La Libia – tanto per fare qualche numero – aveva un surplus di ricchezza tra i più alti in Africa. Nel 2009 le risorse disponibili per i capitoli di spesa ammontavano a 26 miliardi di euro. Il debito pubblico era fermo, ormai da anni, al quattro per cento del Pil. Un’utopia irraggiungibile per molti paesi occidentali. Perché allora questa rivolta? Lo chiediamo allo storico Angelo Del Boca, profondo conoscitore della Libia.
La rivolta libica ha sorpreso tutti. La Libia sembra un paese solidissimo. Cosa è accaduto?

Ho una mia tesi, diversa da quella sostenuta nei giornali. Se non si fosse mossa la Cirenaica difficilmente la sommossa sarebbe arrivata a Tripoli e non avrebbe causato la fine del regime. La Cirenaica è da sempre una regione non addomesticata agli ordini di Gheddafi perché è storicamente sotto l’influenza della Senussia. Non dimentichiamo che è la regione dove Omar al Mukhtar ha fatto la sua guerra contro gli italiani ed è stato ucciso. Per tradizione la Cirenaica non ha mai obbedito molto al regime di Gheddafi, tanto è vero che già nel ’96 il Colonnello dovette mandare addirittura l’esercito, la marina e l’aviazione per reprimere una sommossa. Non mi stupisce perciò quanto è accaduto a Bengasi. Mi sorprende, invece, che la rivolta si sia estesa anche alla Tripolitania, questo sì. In apparenza non c’erano motivi gravi perché si potesse prevedere una insurrezione del genere. E’ vero che c’è un trenta per cento di giovani che non hanno un lavoro, ma i prodotti di prima necessità sono calmierati e la gente vive abbastanza bene.
In Europa non abbiamo visto un libico andare per le strade a chiedere l’elemosina. Era un paese molto diverso da quelli confinanti. Credo che ci sia stato un input dall’esterno. Esistono alcuni gruppi di libici residenti all’estero, negli Stati Uniti, a Londra e a Ginevra, che hanno partecipato, dai blog e attraverso internet, all’organizzazione della sommossa. All’interno non conosciamo gli agitatori. Non ci sono personaggi noti o di spicco. Sappiamo però che le tribù delle montagne sopra Tripoli si sono associate alla rivolta. Tra loro ci sono i Warfalla e i Berberi. Le stesse tribù nel 1911 diedero filo da torcere agli italiani, sconfitti nella battaglia di Sciara Sciat. Il ruolo dei clan è stato determinante nel provocare di fatto la caduta di Gheddafi. Il Colonnello ha sottovalutato le tribù delle montagna. Lui pensava che con la sua teoria di una terza via, quella esposta nel suo Libro Verde, di avere smantellato la struttura tribale e di avere costruito uno Stato moderno. Si sbagliava. Ma, in fondo, lo aveva già confessato. Ricordo che in un’intervista che gli feci nel ’96, confessò che il Libro Verde era stato un fallimento. Credeva di avere amalgamato il paese e costruito una nazione. Quando ho pubblicato A un passo dalla forca, alcune copie sono entrate clandestinamente in Libia. Ho saputo poi che il ministero degli interni aveva bloccato il libro perché parlava bene della Senussia.
L’integrità nazionale e statale della Libia rischia davvero di disgregarsi?
Sì. Le tre regioni se ne potrebbero andare ciascuna per la propria strada. La Cirenaica, ad esempio, subisce ancora l’influsso della confraternita senussa e potrebbe darsi un proprio governo. Non credo che a guidare il paese possa essere il figlio di Gheddafi Saif al Islam, nonostante le sue dichiarazioni liberali. Se abbattono il padre, abbattono anche il figlio. I ribelli vogliono demolire un’intera epoca e dei Gheddafi non ne vogliono più sapere. A prendere il sopravvento potrebbe essere qualche capo dei clan della montagna.
C’è da tenere sott’occhio anche il ruolo dell’esercito, o no?

Non è un grande esercito, nulla di paragonabile ai 400mila uomini dell’esercito egiziano. E’ un esercito di ottantamila uomini e in Cirenaica si sono schierati con gli insorti. E, in parte, anche in Tripolitania.
La Libia di Gheddafi, non sottovalutiamolo, è anche un impero finanziario con partecipazioni in tante banche e società occidentali. Non è così?

Berlusconi ha concluso un Trattato con Gheddafi con molta superficialità, a occhi chiusi, ben sapendo delle violazioni dei diritti umani. I libici hanno investito in Italia, ci danno un terzo del petrolio e del gas, hanno relazioni con Finmeccanica e con altre ditte che stanno lavorando in Libia. Avremo delle sorprese.
*Liberazione
Pubblicato il 22 febbraio 2011 
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Altri link segnalati:

MILOSEVIC: LIBIA, PER ESTRADIZIONE DUE PESI E DUE MISURE (2001)

Artel: DA SU HTELI POSLUSATI GADAFIJA ... (2005)