3) Gheddafi esorta alla resistenza contro gli invasori nel giorno del 42° anniversario della Rivoluzione Verde
(Tele Sur, 2/9/2011)
--- ALTRI LINK: ---
Libia / Video: Eva Golinger sulla disinformazione strategica
Detrás de la noticia: La guerra mediática y la verdadera
Después de seis meses del conflicto libio, el saldo es de miles de muertos. Y mientras los rebeldes están tomando el control del país, las batallas mediáticas al respecto no cesan. Algunas cadenas internacionales son sospechosas de manipular los hechos. ¿Qué sucede cuando los medios son cómplices de la guerra?
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The Truth About the Situation in Libya: Cutting through Government Propaganda and Media Lies
By Brian Becker - Global Research, August 23, 2011
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26150
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Comment les hommes d’Al-Qaida sont arrivés au pouvoir en Libye
Al-Qaida est un milieu de mercenaires utilisé par les États-Unis pour combattre en Afghanistan, en Bosnie-Herzégovine, en Tchétchénie, au Kosovo, en Irak, et maintenant en Libye, en Syrie et au Yémen...
par Thierry Meyssan - RÉSEAU VOLTAIRE 6 SEPTEMBRE 2011
http://www.voltairenet.org/Comment-les-hommes-d-Al-Qaida-sont
Come al-Qaida è arrivata al potere a Tripoli
di Thierry Meyssan - RETE VOLTAIRE 7 SETTEMBRE 2011
http://www.voltairenet.org/Come-al-Qaida-e-arrivata-al-potere
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Al-Qaeda and NATO’s Islamic Extremists Taking Over Libya
by Alex Newman - Global Research 2011-08-31
http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26307
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BREAKING NEWS: CIA Recruits 1,500 Jihadists in Afghanistan to Fight in Libya
"Al Qaeda Created by the CIA" - by Azhar Masood - 2011-08-31
http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26301
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Libya: The Greatest Betrayal: Handing Libya over to Al Qaeda
by Tony Cartalucci - 2011-08-30
http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26298
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The "Liberation" of Libya: NATO Special Forces and Al Qaeda Join Hands
"Former Terrorists" Join the "Pro-democracy" Bandwagon
by Prof. Michel Chossudovsky - 2011-08-28
The jihadists and NATO work hand in glove. These "former" Al Qaeda affiliated brigades constitute the backbone of the "pro-democracy" rebellion
http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26255
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http://www.disarmiamoli.org/index.php?option=com_content&task=blogsection&id=6&Itemid=155
Sit-in a Roma l'8 settembre 2011
NoWar - Roma www.disarmiamoli.org e
U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome www.peaceandjustice.it
Dopo 6 mesi di bombardamenti e bugie...
FUORI LA NATO DALLA LIBIA!
NEGOZIATI DI PACE FRA LE PARTI!
ACCOGLIAMO I MIGRANTI AFRICANI IN FUGA DALLA "NUOVA" LIBIA!
Sit-In a Roma, piazza Montecitorio, giovedì 8 settembre, ore 17-20
contro i massacri NATO in Libia e la disinformazione mediatica
DOMANI 8 SETTEMBRE a Piazza Montecitorio dalle ore 17 alle ore 20 i gruppi pacifisti "Rete No War-Roma" e "U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome" invitano gruppi e cittadinanza a un sit-in per ribadire la condanna della partecipazione italiana e degli altri paesi Nato alla guerra in Libia.
I due gruppi ricordano che i bombardamenti della Nato continuano dal 19 marzo e non sono cessati. Questa aggressione viola platealmente il dispositivo della risoluzione ONU no. 1973 per la "protezione dei civili in Libia", una risoluzione oltretutto fondata su notizie false.
Sotto i bombardamenti sono morti o sono stati mutilati o feriti migliaia di civili residenti in Libia, quasi un milione di migranti sono stati costretti a lasciare il paese, infrastrutture civili sono state distrutte, sono decine di migliaia gli sfollati, e si sono verificate e si stanno verificando violenze inaudite ai danni di migranti africani e vendette sui cittadini libici. Nell'ultima fase i bombardamenti della Nato a sostegno di una fazione libica sono stati violentissimi, sia a Tripoli che nelle città assediate di Sirte, Ben Walid, Sebha.
I due gruppi, attivi contro la guerra in Libia fin dallo scorso marzo, chiedono alle istituzioni italiane e ai governi dei paesi della Nato:
-- che la Nato finalmente cessi di condurre bombardamenti e appoggiare assedi in Libia e si ritiri dal paese che di fatto occupa;
-- che l'Italia si impegni per il ritiro di qualunque tipo di presenza Nato dalla Libia;
-- che siano sostenute iniziative negoziali per una vera pace, portate avanti da attori quali l'Unione Africana;
-- che l'Italia accolga i migranti africani in fuga dalla "nuova Libia";
-- che si contrasti in ogni sede ogni futuro tentativo di guerra Nato contro altri paesi.
I convocanti chiedono ai media di cessare l'opera di propaganda a favore di una sola parte e della Nato.
Promettono di continuare a impegnarsi per far conoscere la verità sulla guerra, sulle sue cause e sulle sue criminali conseguenze, anche con azioni legali internazionali.
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Contatti: Marinella Correggia, mari.liberazioni@...
Enzo Brandi, brandienzo@..., cell 338 5782248,
Patrick Boylan, patrick@... cell. 328-069 5861
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http://www.corriere.it/esteri/11_settembre_05/africani-cacciati-dai-ribelli-Cremonesi_c9f4d84a-d7f0-11e0-af53-ed2d7e3d9e5d.shtml
L'ALTRA FACCIA DELLA RIBELLIONE VITTORIOSA
Africani, i reietti della nuova Libia
Caccia agli immigrati africani voluti da Gheddafi:
donne stuprate, fame, razzismo e abusi
Dal nostro inviato LORENZO CREMONESI
SAYAD (Libia)_ «Cinque giorni fa sono stata violentata. Per mezz’ora, contro una barca. Da due uomini armati di mitra. Si davano il cambio. Prima si sono messi il preservativo. Poi mi hanno spinto al riparo delle imbarcazioni da pesca sulla banchina e costretta ad aprire le gambe con le braccia in alto, le mani appoggiate alla fiancata. Mi hanno presa da dietro. Non faceva troppo male. Ma li ho odiati. Mi sono sentita sporca, umiliata, abusata. Non potevo fare nulla, solo subire e piangere». Parla quasi con un sussurro Cinzia Swizzy, vent’anni, nigeriana, immigrata a Tripoli nel 2009. Sino a due mesi fa lavorava come aiuto-estetista nel cuore della citta’ vecchia. Ma la guerra ha sconvolto la sua esistenza, come quella di altre centinaia di migliaia (forse oltre un milione) di africani ai quali la politica delle «porte aperte» al continente sub-sahariano voluta da Muammar Gheddafi aveva permesso di venire in Libia.
BRACCATI - Da ospiti di riguardo, occasionalmente utilizzati dalla dittatura come «carne da cannone» per ricattare l’Italia e l’Europa sul rischio immigrazione illegale, a massa di diseredati, braccati dalle forze della rivoluzione, che al peggio li considera mercenari pagati dal Colonnello per reprimere le opposizioni, e al meglio come presenze sgradite, da espellere il prima possibile. Cinzia e’ una di loro. Ma particolarmente debole. Ha l’aria da ragazzina, molto fragile nel suo vestitino a fiori strappato che le arriva alle ginocchia, lasciandole scoperte le gambe magre, segnate da graffi freschi. Accetta di parlare solo dopo lunghe insistenze. Rivela il nome. Ma non vuole assolutamente essere fotografata. «Quella sera siamo state violentate in cinque. Ci hanno prese a caso, tra i gruppi di rifugiati che bivaccano qui tra i barconi da pesca tirati in secco. Io parlo con un giornalista solo perché magari potrà servire che vengano fermate le violenze contro le donne africane in Libia», dice seduta su di una stuoia. Attorno la ascoltano appena. Sono talmente abituati agli abusi, che un racconto in più non fa impressione. Colpisce molto di più che la ragazza parli con un occidentale. «Queste cose vanno tenute tra noi», osserva rabbioso un marcantonio con un bastone in mano. Ma poi si allontana.
MIRAGGIO EUROPA - L’abbiamo incontrata nel campo profughi di fortuna a Sayad, una trentina di chilometri a ovest della capitale. Una volta era noto come centro di addestramento del terrorismo internazionale. Secondo il piccolo contingente di ribelli armati, che ora monta di guardia ai cancelli sfondati, qui ci venivano i palestinesi di Fatah negli anni Settanta, i militanti dell’Ira, dell’Eta, Abu Nidal, gli estremisti islamici filippini legati ad Abu Sayaf, persino le Brigate Rosse e quelli della Baader Meinhof. Nel 1986 la base venne bombardata dagli americani, che colpirono tra l’altro anche le casematte del vecchio fortino italiano costruito negli anni Trenta. Da allora e’ diventata il punto di partenza piu’ importante delle «carrette del mare» che portano i clandestini verso Lampedusa. Da circa un mese e mezzo proprio tra le imbarcazioni arrugginite sono raggruppati un migliaio di africani. Quasi tutti si sono liberati dei passaporti. «Non vogliamo tornare a casa. Mandateci in Europa», recitano in coro. Tutti giovani o giovanissimi, arrivati da Sudan, Nigeria, Mali, Ciad, Costa d’Avorio, Togo, Camerun. Il campo non ha un vero ordine. In generale gli anglofoni stanno da una parte e i francofoni dall’altra.
NOTTI DI PAURA - Tutti ovviamente negano di essere mai stati mercenari di Gheddafi. Anche se un paio di ragazzi del Camerun ammettono che «purtroppo qualche soldato africano volontario nell’esercito del Colonello potrebbe nascondersi tra noi». Per lo piu’ si dicono vittime del «razzismo antiafricano delle nuove forze che comandano in Libia». Mancano di tutto. Per una settimana si sono ridotti a bere acqua di mare e mangiare un intruglio di farina sporca, olio di semi ed erbe raccolte nei prati e cotto su fuochi all’aperto. Ogni tanto gli attivisti di Medecins Sans Frontieres portano camion carichi di bottiglie d’acqua e si scatena il finimondo. La notte per loro e’ un incubo che si consuma nella paura in attesa dell’alba. «Ci riuniamo in piccoli gruppi. Le donne in mezzo per difenderle dai ribelli libici che ci vorrebbero violentare - racconta ancora Cinzia -. Aspettiamo. Ma non sappiamo bene cosa. Non credo ci sia piu’ posto per noi nella nuova Libia del dopo Gheddafi. Io vorrei scappare, partire, sparire».
[segnalato da F. Muzzolon, che ringraziamo]
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www.resistenze.org - popoli resistenti - libia - 03-09-11 - n. 375
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Gheddafi esorta alla resistenza contro gli invasori nel giorno del 42° anniversario della Rivoluzione Verde
Tele Sur
02/09/2011
VIDEO : http://www.telesurtv.net/secciones/noticias/index.php?ckl=97245-NN&idafondo=323
Dinanzi all'intervento militare straniero e le azioni dei combattenti nemici, "la nostra resistenza aumenta ogni giorno", questo ha dichiarato il leader libico Muammar Al Gheddafi giovedì scorso in occasione della commemorazione del 42° anniversario della Rivoluzione Verde della nazione nordafricana, che pose fine alla monarchia di re Idris aprendo la via al suo governo socialista.
"Non vi consentiremo di controllare le nostre risorse, prepariamoci a combattere contro l'imperialismo, prepariamoci ad una lunga campagna. La nostra resistenza aumenta ogni giorno", ha dichiarato Gheddafi in un messaggio audio diffuso dalla televisione Al-Rai.
La "Rivoluzione Verde" consegnò il timone della nazione al Colonnello Muammar Al Gheddafi, che attualmente sta combattendo le forze ribelli che si oppongono al suo governo e la presenza della NATO nel paese.
Il 1° settembre 1969, il colonnello Muammar Al Gheddafi guidò la "Rivoluzione Verde" che gli permise di ottenere il potere.
Così, la Libia da nazione monarchica diventò una repubblica popolare e socialista, sistema di governo chiamato da quattro decenni "Jamahiriya" o "Governo delle Masse".
Questo giovedì, nel giorno dell’anniversario, Al Gheddafi ha inviato un nuovo messaggio al popolo libico e ha invitato a continuare la resistenza.
"Non abbiate timore degli infedeli. Liberate Tripoli. Che tutte le persone escano, avanzino verso Tripoli. Lottino e combattano casa per casa", ha detto.
Al contempo ha avvertito che la NATO e il Consiglio nazionale di transizione (CNT) non otterranno una rapida vittoria, poiché questa guerra si svilupperà in modo asimmetrico.
Per l'analista internazionale Mauricio Jaramillo, Al Gheddafi mostra una maggiore conoscenza del terreno, parla di una guerra che non si vincerà in poco tempo ma si estenderà, mentre la NATO si è affrettata a dichiarare vittoria.
Ha inoltre ricordato che i paesi che ora si incontrano fuori dalla Libia per discutere il futuro del paese nordafricano non hanno dimostrato di "essere amici della Libia", ma solo di "difendere i loro interessi".
Sara Sloan, rappresentante dell’organizzazione Answer Coalition, ha dichiarato che il conflitto libico risponde ad un "intento di neo-colonizzazione in cui Stati Uniti e alcuni (paesi) europei cercano di colonizzare i paesi africani e appropriarsi delle loro risorse".
teleSUR-ag-LD