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Oggetto: [JUGO] "SOS Zastava" -viaggio a Kragujevac del 3 e 4 gennaio
2001
Da: Rino Lamonaca

"SOS Zastava"

impegno collettivo per le adozioni a distanza ed aiuti alle famiglie
dei
lavoratori
della fabbrica di automobili e di camion distrutta dai bombardamenti in
Jugoslavia


Le premesse del viaggio a Kragujevac del 3 e 4 gennaio 2001

Durante l'ultima visita a Kragujevac di fine ottobre 2000, incontrammo
in
una sala le famiglie delle ragazze e dei ragazzi adottati. Consegnammo
direttamente le buste con i soldi delle adozioni alle famiglie presenti,
fu
un rapporto formale utile ai fini della trasparenza ma anche un momento
imbarazzante: per noi che distribuivamo buste e, soprattutto, per chi le
riceveva. I bambini che sorridevano erano pochi. Ci proponemmo di
superare
quella situazione con l'eventuale prossimo viaggio portando dei regali.
La delegazione di questo nuovo viaggio era composta da due compagni
della
Cgil di Torino e da due della Cgil di Novara, da un delegato del
Politecnico
di Torino e da uno della Fiat Iveco, da un compagno del comitato
torinese
per gli aiuti alle popolazioni Jugoslave, SOS Jugoslavia, e da una
compagna
della Cgil della Lombardia.
Nel viaggio di ottobre avevano partecipato anche due volontari della
associazione "Cerchiamo la pace", ONG per l'aiuto ai paesi poveri che
ha
sede presso le Acli di Torino, con cui abbiamo stabilmente costruito un
rapporto in quanto, anche se ci siamo chiamati "SOS Zastava", non siamo
e
non saremo una associazione formalizzata con tanto di statuto, codice
fiscale e quant'altro. Questo rapporto ci ha permesso, inoltre, di
ricevere
finanziamenti pubblici e di concorrere ad allargare il campo delle
iniziative di aiuto alla popolazione di Kragujevac.

Oltre l'aiuto ai figli dei lavoratori

In concreto, il 21 dicembre 2000 è partito un camion per Kragujevac
contenente i 178 regali, ed i barattoli di nutella, per i bambini
adottati.
Nel camion c'erano però, soprattutto, decine e decine di scatoloni
contenenti farmaci e vestiti per più di mezzo miliardo di lire donati
dal
Sermig; questi materiali sono stati consegnati all'assessorato
all'assistenza del Comune di Kragujevac.
Sono arrivati al Comune di Kragujevac 248 colli, per un totale di 1.700
Kg
di farmaci (materiale chirurgico e ortopedico, e diverse specialità
medicinali) e 272 colli contenenti più di 5.500 Kg di vestiti
certificati
dalla ASL.
L'attenzione prevalente di questi aiuti è rivolta a quella parte di
popolazione estremamente colpita dalle guerre: gli orfani, i portatori
di
handicap, i ragazzi delle scuole.

Noi non ci proponiamo però di trasformarci in una associazione
umanitaria,
anche se queste prime esperienze dimostrano che una collaborazione può
dare
dei risultati positivi. Per questi motivi siamo impegnati a continuare
questo rapporto di collaborazione.

Abbiamo avuto modo di incontrare il Sindaco di Kragujevac, ci ha detto
che
anche i lavoratori della Zastava sono abitanti del Comune da lui
amministrato e per questo ci ringrazia, ci ha ringraziato per gli aiuti
umanitari consegnati al Comune e ci ha invitati ad un incontro al
prossimo
viaggio che faremo.

Le visite nelle case

Siamo giunti a Kragujevac il 3 mattino. L'incontro con le famiglie era
previsto per il giorno successivo alle ore 11.


Nel pomeriggio abbiamo portato alcuni regali a casa delle famiglie di
altri
bimbi.
Due erano adottati dal compagno di "SOS Jugoslavia", una era una nostra
bimba, una era una famiglia a cui dovevamo portare un telefonino.
Nessuna delle famiglie ha i soldi per pagarsi il telefono, il telefonino
era
donato da un compagno di Milano per far sì che si potesse telefonare al
pronto soccorso sanitario nel caso in cui la giovane mamma, ammalata di
un
tumore, avesse bisogno di un intervento urgente. Abitano un po' fuori
dalla
città, sulla collina, in una piccolissima casa che si raggiunge su una
strada sterrata. Il telefonino non era un consumo voluttuario.

La bimba che fa parte del gruppo delle nostre adozioni vive in famiglia
con
la madre e con il fratello più piccolo. Il piccolo con l'asma e senza i
soldi per acquistare i farmaci, la bimba ha la gola gonfia per la
tiroide:
ti viene da pensare che dovrebbe andare al mare, invece non c'è neanche
un
po' di iodio per curarla.

Nella prima famiglia di uno dei due bambini adottati dal compagno di
"SOS
Jugoslavia", oltre alla famiglia sono presenti due ragazzi, parenti,
profughi dal Kosovo. Il padre ha l'asma, lavorava alla verniciatura
della
Zastava, ma ora che l'impianto automatizzato è stato distrutto dai
bombardamenti, non ce la fa più a lavorare con la pistola a spruzzo e la
maschera.
La seconda famiglia è composta dai due genitori e da sei figli. Il padre
è
un omone robusto di un metro e novanta, ha una gamba tumefatta dai danni
vascolari alla gamba destra e neanche un farmaco per curarsi, rischia la
cancrena e l'amputazione.
E' stata l'esperienza che ha reso più evidente la situazione di povertà
ed i
problemi di salute che attraversano quasi tutti gli abitanti. Quelli
poveri
come sempre.
Per loro l'uranio impoverito è uno dei problemi, molto meno sentito di
quelli che devono vivere duramente ed evidentemente tutti i giorni.

In tutti e due i giorni di permanenza, si è sempre presentato un
lavoratore
padre di una giovane ragazza ammalata di leucemia. Il sindacato autonomo
aveva inviato una lettera al Vaticano per chiedere un intervento di
trapianto del midollo nel tentativo di salvarle la vita. La risposta del
Vaticano è stata immediata e positiva, il primario dell'ospedale "Bambin
Gesù" di Roma si è messo in contatto per l'accoglienza. Ma da tre
settimane
le due ambasciate, quella italiana e quella Jugoslava, non riescono
ancora a
concedere i visti. La compagna della Cgil lombarda si è impegnata a
sbloccare la situazione, forse ci è riuscita in queste ore.

la situazione produttiva negli stabilimenti auto e camion della Zastava

Siamo arrivati a Kragujevac nel periodo delle loro feste natalizie. La
fabbrica era ferma, alcuni lavoratori entravano ed uscivano dal cancello
posto a fianco della sede del sindacato.
Le attività dovrebbero riprendere dopo il 15 gennaio, ma ora non si
producono più automobili neppure simbolicamente, per dire che lo
stabilimento auto produce.

Questa volta, la richiesta dei compagni di Novara di poter visitare lo
stabilimento non è stata esaudita, bisognava chiedere per tempo
l'autorizzazione alla nuova direzione dell'azienda.

Il programma di investimenti per la ricostruzione degli impianti
produttivi
per l'automobile è stato cancellato: a Kragujevac ci sono ora più di
20.000
lavoratori dipendenti da una fabbrica morta. In assenza di finanziamenti
non
c'è neppure la possibilità di acquistare all'estero la lamiera per la
produzione delle carrozzerie, non ci sono le risorse neppure per la
produzione simbolica del dopo bombardamenti. La Zastava - Iveco potrà
produrre solo se i motori arriveranno dall'estero.



Proprio nei giorni che hanno preceduto il nostro arrivo in Jugoslavia,
il
governo ha deciso una riduzione delle imposte sulle automobili nuove e
su
quelle di seconda mano. Prima potevano essere importate automobili con
meno
di 4 anni di immatricolazione (come si dice da noi), ora questo limite è
stato portato a 6 anni.

Cambierà in queste settimane la legge sulle privatizzazioni, che arrivi
una
multinazionale dell'industria automobilistica europea - anzi, tedesca o
francese - a salvare il salvabile? Cioè quasi nulla dopo i
bombardamenti
che hanno distrutto tutti gli impianti a tecnologia avanzata e
risparmiato
una linee di montaggio su tre della "Fiat 128" smantellate a Mirafiori
qualche decennio fa per essere rimontate a Kragujevac.

La situazione dei lavoratori è profondamente influenzata da questo stato
di
cose.
Senza ripresa produttiva, non può continuare la rotazione sui pochi
posti di
lavoro esistenti.
Il reddito era, a giugno del 2000, 100.000 lire al mese per chi lavorava
e
meno di 20.000 lire per chi era stabilmente disoccupato. Con la
rotazione,
lavorando una settimana al mese, si guadagnava sulle 40.000 lire.
Allora,
solo gli addetti alle fucine guadagnavano di più, ma facevano un lavoro
pesante, in un ambiente nocivo e su tre turni.
Ora un disoccupato ha un reddito mensile che corrisponde a 13.000 lire,
delle nostre.
Sin dal momento dell'embargo, la produzione di automobili e di veicoli
industriali subì una forte contrazione, i soldi per i salari e gli
stipendi
furono dilazionati. A copertura parziale della riduzione di reddito
venivano
mensilmente distribuiti pacchi di generi alimentari: uno di farina, uno
di
olio e tre di carne. Nel 2001 arrivano per i lavoratori i primi
pagamenti
delle quote di retribuzione non retribuite, arrivano quando non ci
saranno
neanche i soldi per pagare il salario ai pochissimi che lavorano.

La situazione sindacale

Di fronte ad una situazione di questo tipo non emerge alcuna protesta
dei
lavoratori. Probabilmente la domanda di cambiamento, di miglioramento si
è
rivolta al contesto politico. E questo è avvenuto.
Pesa quella abitudine alla delega - come la chiamiamo noi - alla
speranza
che chi ha il comando, il governo pensi per te e risolva i tuoi
problemi.
Probabilmente, è stato il commento dei dirigenti del sindacato autonomo
con
cui stiamo gestendo le adozioni, la stessa esperienza del socialismo dei
periodi di Tito ha concorso a determinare una grande passività tra i
lavoratori.
Lo sciopero e la lotta operaia sono tutti da ricostruire.

La situazione sindacale è cambiata.

Questa volta, quando siamo arrivati e siamo entrati nella sede del
sindacato, una palazzina dai tratti liberty, esteticamente piacevole
anche
se priva di manutenzione, ci siamo trovati in una situazione in cui gli
uffici del sindacato "autonomo" Zastava erano solo più quelli di un lato
del
corridoio mentre quelli dell'altro lato erano vuoti ed in parte
tinteggiati
di nuovo: si stavano predisponendo per il secondo sindacato, il
sindacato
"indipendente". Il sindacato indipendente è anche uno dei 17 partiti che
compongono la DOS, lo schieramento politico che ha vinto le ultime
elezioni
politiche. La traduzione in "autonomo" ed in "indipendente" dei due
sindacati non corrisponde probabilmente ai termini, rispettivamente, di
"Samolstalnij" e di "Nazavistnost", però normalmente vengono così
tradotti.

Il direttore della Zastava diede le dimissioni il giorno dopo la
proclamazione di Kostunica a presidente della Jugoslavia. E' stato
sostituito dal governo con un esponente di un altro partito della DOS,
quello democristiano.


Sempre negli stessi giorni i dirigenti sindacali del sindacato
"autonomo"
della Zastava - Iveco furono costretti con la forza, con la violenza, a
dare
le dimissioni. Anche la presidentessa del sindacato, la responsabile per
tutto il gruppo, subì le stesse pressioni (ma non fu picchiata) ed a
queste
rispose che lei avrebbe lasciato l'incarico solo dopo le nuove elezioni,
proponendo di anticiparle di un anno (si sarebbe dovuto votare nel 2001,
alla scadenza naturale dei quattro anni).

Nei giorni successivi al 5 ottobre si procedette alle nuove elezioni dei
rappresentanti sindacali impedendo però ai dirigenti del sindacato
autonomo
di potersi candidare. Per questi motivi il sindacato nazionale ha
dichiarato
non valide tali elezioni, ma i rappresentanti sono ancora in carica.
Alle elezioni sindacali anticipati si sarebbe dovuto andare il 23 e 24
novembre: su più liste sindacali e con commissioni elettorali con
presenza
paritetica dei diversi sindacati. Due giorni prima del voto il sindacato
"indipendente" si è ritirato dalla competizione e le due televisioni
locali
annunciavano che le elezioni erano state annullate.

Da allora, nelle esperienze sindacali alla Zastava, la polemica
sindacale
non si è tanto svolta tra due sindacati, ma tra i dirigenti del
sindacato
"autonomo" e comitati di iniziativa.

Il vicepresidente del sindacato autonomo per l'intero gruppo Zastava è
un
lavoratore in distacco retribuito dello stabilimento "21 Ottobre" che
proprio nei giorni della nostra presenza ha ricevuto una lettera dai
nuovi
rappresentanti, eletti nello stabilimento di veicoli industriali nei
giorni
successivi al 5 ottobre, in cui si dichiara se se non darà le dimissioni
dall'incarico sindacale non percepirà più la retribuzione. Minaccia del
tutto impropria, ma non priva di senso rispetto ad altri avvenimenti
pure
indicativi della situazione esistente.
In particolare due. Quello avvenuto nello stabilimento auto, dove la
Direzione aziendale ha chiuso l'ufficio del sindacato "autonomo"
riconoscendo come interlocutore il comitato di iniziativa e la
decisione,
sempre della Direzione, di non versare più i contributi sindacali pur
continuando a trattenerli ai lavoratori. Nel primo caso, un tribunale ha
deciso la riapertura della sede del sindacato autonomo.
Resta il fatto che i lavoratori non votano.

Durante la consegna dei regali e dei soldi delle adozioni, nella sala
erano
presenti i dirigenti del sindacato "indipendente". Al termine della
consegna
abbiamo avuto un incontro con loro.
Ci hanno comunicato che una parte dei lavoratori, genitori dei bimbi da
noi
adottati, erano loro aderenti e chiedevano di avere una interlocuzione
con
noi. A questa abbiamo risposto affermativamente sottolineando che
rispetto a
bambini adottati noi non abbiamo fatto, ne faremo mai differenze
rispetto al
sindacato di appartenenza del loro padre o della loro madre. Ed alla
richiesta se potevamo aiutare due ragazze ammalate abbiamo consegnato
loro
il nostro indirizzo e i numeri di telefono e fax per poter ricevere le
schede delle bimbe ammalate e poterle aiutare. Speriamo che le schede
giungano, perché i fatti chiariscono molto di più delle intenzioni.

Rispetto alla situazione sindacale la discussione si è concentrata sulla
situazione politica, il sindacato "Nazavistnost" è - come è noto- anche
un
partito della DOS, ma non poteva essere diversamente, è stato molto
difficile esaminare gli aspetti relativi al futuro della fabbrica.
Abbiamo sottolineato come sia sempre sbagliato riprodurre sul piano
sindacale le divisioni politiche pur sapendo che le loro esperienze ed i
loro modi di concepire il sindacato sono molto diversi dai nostri.
Abbiamo insistito sulle elezioni sindacali, ma ci è stato risposto che
sono
impossibili quando i lavoratori sono a casa.
Intanto non votano.



L'incontro con le ragazze ed i ragazzi, con le famiglie.

L'incontro del 4 gennaio è il secondo che facciamo. Il ghiaccio si è
rotto.
In quello di fine ottobre era presente un diffuso senso di disagio sia
in
chi consegnava le buste con i soldi, sia in chi le riceveva. Prendevano
i
soldi, firmavano il registro della ricevuta, ci stringevano la mano,
lasciavano la sala. I bimbi sorridevano perché i soldi facevano comodo
alla
famiglia. Ma il disagio era evidente.
Grazie ai lavoratori del Politecnico di Torino, ai responsabili del loro
dopolavoro ed al Rettore ci è stata offerta l'opportunità di far
giungere ai
bambini che abbiamo adottato gli stessi regali per il natale dati ai
lavoratori del Poli: a seconda se maschi o femmine e della età. I nostri
bambini sono di religione ortodossa, le loro feste natalizie cadono il 6
e 7
gennaio ed abbiamo deciso di consegnarli assieme ad un contributo di due
mensilità per le adozioni a distanza.

Con la donazione stanziata dal Politecnico di Torino è stato possibile
non
solo acquistare i regali, ma anche acquistare una quantità di barattoli
di
cioccolato, 363 KG di "nutella ferrero", da donare a tutti i bambini. Un
barattolo a testa, il resto andrà alle famiglie più povere.
Ora il regalo (e la nutella) ai bimbi ha reso molto meno impersonale il
rapporto. Erano presenti 165 famiglie sulle 178 previste e molte si sono
fermate. La giovane campionessa di danza si è esibita nel ballo anche in
assenza della musica, riscotendo gli applausi; il giovane campione di
basket
non si è esibito ma è stato salutato da tutti.

Molte ragazze e molti ragazzi hanno aperto subito i regali. Ci è toccato
firmarne alcuni, prima i palloni di calcio e di basket, poi anche le
buste
delle donazioni.

Ritornando ci siamo detti che dovremo portare sempre un regalino per i
bambini.
Vederli sorridere felici, in fondo lo facciamo per questo.
Perché non ci serbino rancore per la guerra.
Perché prevenire è meglio che curare. Meglio sereni nel loro paese che
in un
campo di accoglienza perché clandestini.
La lotta alla destra si fa anche così.


Nota a cura di Filippo Elia e di Fulvio Perini

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Bollettino di controinformazione del
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