(francais / italiano)

Appunti sull'annessione della Croazia alla UE

1) Croazia, da UE “benvenuto” poco convinto (tmnews.it) / Croazia: UE in dirittura d’arrivo, tra crisi e indifferenza (ANSA)
2) La Croazia europea a rischio sanzioni. Appena entrata subito bocciata (Il Piccolo)
3) Istria, turisti russi “in fuga” dai visti (Il Piccolo)
4) Croatie : sur les chantiers navals de Split, on licencie tout le monde !
5) Allargamento UE, Lubiana punta a fermare i lavoratori croati (Il Piccolo) / Slovenia chiude mercato lavoro per 2 anni  (ANSA)

LINKS:

Botta e risposta sulla Croazia nella U.E. (gennaio-febbraio 2012)
Il presidente del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, Ivan Pavičevac, è ritornato all'inizio del 2012 sulla questione della adesione della Croazia alla Unione Europea con una lettera di protesta inviata a titolo personale a Bruxelles. Un simile intervento lo aveva tentato già un paio di anni prima, ricevendo come risposta un evasivo "La Croazia non è ancora formalmente candidata all'adesione...". Ecco, dopo due anni la Croazia è formalmente candidata, ed il 1/7/2013 se ne celebra infine la adesione, benché la sanguinosa storia recente della sua "indipendenza" sia nota a tutti, ed ai funzionari UE meglio che agli altri.

Elementi sul neo-ustascismo e sulla vera natura della "Guerra Patriottica" in Croazia 

La cancellazione della Repubblica Serba di Krajina: crimini di guerra e desaparecidos 

Intervista al prof. Aldo Bernardini sul carattere del nuovo Stato indipendente croato dal punto di vista del Diritto Internazionale

A Maastricht il ricatto tedesco: se volete l'Unione Europea dovete uccidere l'unità jugoslava 

e dalla newsletter JUGOINFO:

Pulizia etnica in Croazia

Croazia, si stringe il cappio UE-FMI al collo dei lavoratori 

Croatia: EU accession and social massacre 

Referendum u Hrvatskoj 

e inoltre:

Croazia, il nuovo membro "euro-indifferente"
di Francesco Martino - OBC 24 giugno 2013

Croazia nell'UE, ma a pezzi
di Matteo Tacconi - OBC 27 giugno 2013


=== 1 ===

Croazia, da UE “benvenuto” poco convinto

www.tmnews.it 24 maggio 2013 - Da una settimana un enorme cartellone sulla sede di rappresentanza della commissione europea dà il “benvenuto alla Croazia” che il primo luglio diventa ufficialmente il 28esimo membro dell'Unione. Ma Zagabria si unisce al club europeo in una fase di difficoltà economiche sedimentate e di scarso interesse, a dir poco, per la causa del continente unito. Un rapporto pubblicato da Bruxelles lo scorso 29 maggio mette in guardia a chiare lettere: l'esecutivo comunitario potrebbe avviare in tempi brevi una procedura per deficit eccessivo contro la Croazia, per sforamento del tetto sul deficit di bilancio.
Il debito croato rappresenta al momento il 54% del Pil, ma, secondo la Commissione, supererà ampiamente la soglia del 60% nel 2014, oltre i limiti fissati dall'Ue. Zagabria prevede per quest'anno una crescita economica dello 0,7% e del 2,4% l'anno prossimo, mentre la Commissione mette in conto un arretramento del Pil croato dell'1,0% nel 2013 e una debole ripresa l'anno prossimo, a +0,2%. Il deficit di bilancio dovrebbe arrivare quest'anno al 4,7% del Pil e rischia di salire nel 2014 al 5,6%, ben al di sopra del tetto del 3% previsto dall'Ue.
Quanto alla disoccupazione, è arrivata oltre il 20% e solo venerdì scorso la Slovenia si è affrettata a votare l'estensione delle restrizioni all'accesso del suo mercato del lavoro per i cittadini croati, che saranno considerati de facto extra-comunitari per almeno altri due anni.

---

Croazia: UE in dirittura d’arrivo, tra crisi e indifferenza 

Franko Dota
www.ansa.it 4 giugno 2013

A meno di quattro settimane dall’ingresso nell’Unione europea, il primo luglio prossimo, la Croazia sembra oggi un Paese quasi indifferente verso questa importante tappa storica, considerata in passato come il culmine del processo di indipendenza e di democratizzazione, iniziati ventidue anni fa. Il governo di centro-sinistra, in carica dal novembre del 2011, ha subito un rovescio alle amministrative di domenica scorsa, perdendo la guida della capitale Zagabria dopo 13 anni di amministrazione socialdemocratica, seppur vincendo nelle altre maggiori città. I forti tagli alla spesa pubblica, inclusa la riduzione degli stipendi degli statali, e la mancata promessa di attirare nuovi investimenti esteri e avviare alcuni grandi progetti infrastrutturali pubblici, sono alla base del calo di consensi del governo.

Ma un più largo scontento sociale, che questa settimana potrebbe sfociare in una prima grande ondata di scioperi nel settore pubblico, è dovuto alla profonda crisi economica e alla disoccupazione che ormai da un anno è costantemente sopra il 20 per cento della forza lavoro (a circa il 40 per cento quella giovanile). L’economia è in recessione per il quinto anno consecutivo, nonostante la politica di austerità il debito estero continua a crescere e la produzione industriale a calare. Il turismo, che rappresenta quasi il 20 per cento del Pil del Paese, rimane l’unico settore a non risentire della crisi. Ma le notizie negative che continuano ad arrivare dell’eurozona e i problemi interne alla Ue non contribuiscono a smorzare l’atmosfera di apatia. Dalla prima fase dopo l’adesione non ci si attende molto.

Paesi come Germania e Austria hanno già annunciato che useranno il diritto di limitare l’ingresso dei croati al loro mercato del lavoro. Per quanto i prodotti croati avranno accesso al mercato unico, molti temono che l’ingresso nell’Ue potrebbe tramutarsi in un altro colpo all’industria croata, soprattutto quella agroalimentare, dato che i prodotti europei avranno il libero accesso ai supermercati in Croazia. Inoltre, dal primo luglio il Paese è costretto a uscire dalla Cefta, l’associazione di libero scambio tra i Paesi dei Balcani non-membri dell’Ue, zona in cui la Croazia tradizionalmente, sin dal periodo jugoslavo, realizza una enorme fetta del suo interscambio commerciale, sempre con un avanzo a suo beneficio. D’altro canto, come importane stimolo allo sviluppo del Paese, viene indicato che nell’ambito del quadro finanziario pluriennale UE 2014-2020, Zagabria potrà contare su 11.7 miliardi di euro, e già nella seconda metà del 2013 avrà a disposizione circa 665 milioni di euro, di cui 450 milioni di fondi strutturali e di coesione.

A prescindere dal quadro economico, l’adesione alla Ue ha comunque per la Croazia un fortissimo valore simbolico, e rappresenta la conclusione di un lungo processo di transizione dall’esperienza jugoslava e socialista, conclusasi con la sanguinosa guerra per l’indipendenza negli anni Novanta, verso l’appartenenza alla famiglia delle nazioni europee. I negoziati di adesione sono stati lunghi e più severi di quelli degli altri Paesi dell’est europeo. Nella prima fase l’ostacolo maggiore era costituito dalla non soddisfacente cooperazione con il Tribunale penale internazionale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia (Tpi), mentre negli ultimi anni Bruxelles ha insistito sulla democratizzazione del quadro legislativo e delle istituzioni, come anche sulla lotta al crimine organizzato e alla corruzione.

L’esempio più visibile degli sforzi fatti da Zagabria sono i tre processi per corruzione contro l’ex primo ministro Ivo Sanader, e una sua condanna in primo grado a dieci anni di carcere. Ma per ironia della sorte, proprio Sanader sarà ricordato nei libri di storia come il leader politico croato che, governando dal 2004 al 2009, ha avviato una serie di riforme che hanno portato la Croazia nella Ue. Il 30 giugno è in programma a Zagabria e in altre città croate una grande festa per l’adesione, e sono attesi i massimi dirigenti delle istituzioni europee, leader di una ventina di Paesi dell’Ue, incluso il presidente Giorgio Napolitano e il presidente del consiglio Enrico Letta, come anche i dirigenti dei Paesi vicini, come la Serbia e la Bosnia. Con l’ingresso della Croazia, secondo Paese della ex Jugoslavia a entrare nell’Unione dopo la Slovenia, per l’Ue non cambierà molto, dato che il Paese rappresenterà lo 0,85 per cento dell’intera popolazione, l’1,33 per cento del territorio e lo 0,53 per cento del Pil. A livello simbolico invece l’adesione dei croati rappresenta la conclusione della prima fase della stabilizzazione e integrazione dei Balcani, dopo le guerre degli anni Novanta, e una piccola spinta alla fiducia nell’Europa unita nella presente situazione di crisi.


=== 2 ===

La Croazia europea a rischio sanzioni 

di Stefano Giantin
su Il Piccolo del 5 giugno 2013

Croazia, appena entrata nell’Ue e subito “bocciata” da Bruxelles. Potrebbe essere questo il destino di Zagabria, il prossimo primo luglio. Un destino, ha rivelato ieri l’agenzia di stampa Reuters, provocato dalle pessime condizioni di salute del prossimo 28esimo membro dell’Unione. Unione che, ha specificato Reuters, potrebbe – quasi contemporaneamente all’adesione di Zagabria – aprire «misure disciplinari» contro la Croazia a causa del deficit e del debito pubblico in crescita costante.

La previsione è corroborata dai contenuti di un documento di lavoro della Commissione europea, pubblicato a fine maggio, che mette a nudo i punti deboli dell’economia croata. Economia che «continua a dibattersi in una recessione» che proseguirà almeno fino al 2014 e che dura ormai da cinque anni.

Da quel 2009, annus horribilis della crisi, «amplificata» in Croazia dalle «debolezze strutturali» del sistema economico. Ma il problema maggiore per Zagabria è il deficit. «Le autorità si sono impegnate a ridurlo a meno del 3% del Pil entro il 2016», segnala l’analisi della Commissione, ma per ora risultati positivi non si vedono. Le previsioni di primavera di Bruxelles sull’economia croata evidenziano un disavanzo nel 2013 al 4,7% del Pil, che salirà al 5,6% nel 2014. Male anche il debito pubblico croato, quasi raddoppiato dal 2008, che l’Ue prevede «supererà il limite del 60% del Pil nel 2014», a causa del deficit crescente. Da qui le previsioni di Reuters, che suggerisce di leggere tra le righe il rapporto della Commissione.

E leggendo tra le righe si comprende che Zagabria potrebbe – come accadde ad esempio all’Ungheria nel 2004 – entrare nell’Ue e al contempo venire iscritta tra i Paesi sotto osservazione a causa del deficit superiore ai parametri europei, ossia «il 3% di rapporto deficit/Pil e il 60% di rapporto debito pubblico/Pil». Nel caso in cui uno Stato membro sfori la soglia prevista per il disavanzo, dall’Unione scatta la procedura per disavanzo eccessivo», ricorda la Commissione. Una procedura che comprende «diverse fasi, giungendo fino a eventuali sanzioni». Un modo per fare pressioni sui Paesi membri Ue affinché adottino «misure correttive».

E potrebbe essere questo il di verdetto per Zagabria.

Difficile infatti che in poche settimana la Croazia riesca a tornare a essere virtuosa, evitando l’onta della procedura d’infrazione. E per Zagabria si prospettano anche anni di scelte lacrime e sangue, come suggerito dalla Commissione. Zagabria che dovrà aumentare le tasse, si legge nel rapporto, «combattere evasioni e frodi fiscali», abbandonare ogni velleità di sostegno alle grandi imprese pubbliche, «altamente indebitate e a rischio per le finanze statali», leggi nuove privatizzazioni, migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione e agire contro «la rigidità del mercato del lavoro».


=== 3 ===

Istria, turisti russi “in fuga” dai visti

di Andrea Marsanich
su Il Piccolo del 14 giugno 2013

I primi cinque mesi dell’anno hanno regalato grosse soddisfazioni in Croazia quanto a risultati turistici, ma è giugno a preoccupare gli operatori del settore. L’estate tarda ancora ad arrivare, i Paesi dell’Europa Centrale sono colpiti da gravi alluvioni e a peggiorare il quadro è la situazione sorta dallo scorso primo aprile, quando Zagabria ha dovuto uniformarsi all’Unione europea, introducendo il regime di visti per i cittadini russi ed ucraini.

Tutto ciò sta erodendo i dati positivi registrati nel periodo da gennaio a maggio, con la Croazia, dove oltre il 90% degli arrivi di villeggianti riguarda le regioni adriatiche, che è stata visitata da 1 milione e 900mila vacanzieri, che hanno fatto totalizzare agli operatori 6 milioni e 700mila pernottamenti. Rispetto all’identico periodo di un anno fa, l’incremento è molto consistente, rispettivamente del 9 e dell’11 per cento. Tenendo conto di quanto avviene nella stragrande maggioranza dei Paesi mediterranei la Croazia può – o potrebbe – dirsi nella tradizionale “botte di ferro”. In realtà non è tuttavia così, perché il mese corrente sta continuando a sfornare giornate di tempo instabile, con poco sole, tante nuvole e temperature del mare che oscillano ancora tra i 19 e i 20 gradi.

Fa eccezione Pola, dove giorni fa la temperatura marina ha toccato i 23 gradi, di sicuro più gradita ai bagnanti. La nuvolosità variabile ha inciso negativamente soprattutto sui viaggi last minute, con gli interessati che preferiscono restare a casa invece di trascorrere le vacanze con l’ombrello aperto o tappati nelle strutture ricettive. «Le alluvioni all’estero - sostengono i lavoratori turistici croati - hanno avuto un contraccolpo negativo per l’industria turistica, con i potenziali vacanzieri che preferiscono non mettersi in viaggio». Non almeno fino a quando la situazione non si sarà normalizzata e il pericolo superato. A peggiorare il tutto sono i visti per l’ingresso in Croazia per i cittadini russi e ucraini. Il ministro del Turismo, l’istriano Darko Lorencin, ha visitato a tale scopo la Russia, proponendo una soluzione che è piaciuta alle autorità di Mosca. In 18 città della Russia con almeno un milione di abitanti, sono stati aperti uffici per i visti, che contribuiscono a snellire il rilascio degli stessi. Dal primo aprile l’ambasciata croata a Mosca ha rilasciato poco più di 13mila visti, mentre quotidianamente riceve da 1.000 a 1.500 richieste. L’anno scorso a soggiornare in Croazia sono stati circa 200mila villeggianti russi, l’8% in più rispetto all’anno precedente.

È dunque sempre più consistente la quota del mercato turistico croato formata dai vacanzieri della Russia. Stando agli addetti ai lavori, i visti costringeranno non pochi russi a rinunciare alla trasferta croata e a dirigersi verso i lidi del Montenegro, Paese che non prevede invece questo tipo di permesso.


=== 4 ===


Croatie : sur les chantiers navals de Split, on licencie tout le monde !


index.hr - 31 mai 2013

Plus de 3 000 salariés des chantiers navals de Split vont être licenciés. Le fleuron industriel croate, bradé en début d’année pour une bouchée de pain, doit être « restructuré ». Le repreneur, DIV, promet de réembaucher 1 500 à 2 000 personnes - ceux qui satisferont à un ensemble assez flou de critères. Syndicalistes s’abstenir.

Par Me. M. - Traduit par Persa Aligrudić

L’entreprise DIV, qui a racheté à l’Etat en mars dernier la quasi-totalité des actions de l’entreprise pour une bouchée de pain, annonce qu’elle emploiera au départ environ 1 500 personnes en CDI et 500 autres en CDD. A terme, entre 2 000 et 2 500 personnes seront employées dans la nouvelle structure. Les patrons de DIV s’engagent à puiser dans le vivier des employés licenciés lors des futures embauches.

« Plus de 3 000 employés de Brodosplit percevront une prime de licenciement au montant de 4 000 kunas (530 euros) par année de carrière pour les 20 premières années et 1 500 kunas (200 euros) par année au delà de 20 ans passés chez Brodosplit », a annoncé la direction. Le programme a été approuvé par l’Agence croate pour l’emploi dans le cadre de la restructuration de Brodosplit.

« La Direction a dû procéder immédiatement au licenciement d’un certain nombre de salariés. Ces mesures étaient indispensables dans le cadre du processus de restructuration, ainsi que pour la mise en place d’une structure adaptée aux véritables besoins de Brodosplit. C’est la conséquence de la gestion irresponsable conduite par le passé, de la mauvaise politique commerciale, des mesures de restructuration qui n’ont pas été prises au moment voulu et l’accumulation des pertes durant plusieurs années, qui ont mené la compagnie au bord de la faillite », précise le communiqué officiel de la Direction.

Le programme de sélection des employés est actuellement en cours et de nouveaux contrats de travail seront proposés. On espère que tout sera prêt dans le courant du mois de juin, au plus tard en juillet. « La réembauche dépendra en grande partie du choix des collaborateurs, des résultats des examens d’embauche et des décisions des futurs cadres », annonce la direction, en ajoutant que les travailleurs auxquels un nouveau contrat de travail ne sera pas proposé pourront bénéficier de consultations pour les aider à trouver un nouvel emploi.


=== 5 ===

Allargamento UE, Lubiana punta a fermare i lavoratori croati

s.g. su Il Piccolo del 31 maggio 2013

Cari amici croati, bravi e benvenuti nell’Ue. Sì, benvenuti. Non fatevi però neppure venire in mente – almeno per un paio d’anni – di fare le valigie, attraversare il confine a Bregana, a Pasjak o a Rupa per venire liberamente a lavorare in Slovenia. Sarà questo, salvo sorprese, l’augurio-ordine che la Slovenia rivolgerà il primo luglio ai croati appena diventati cittadini Ue a tutti gli effetti. Cittadini che potrebbero non poter accedere liberamente al mercato del lavoro di Lubiana, senza richiedere un apposito permesso.

La Slovenia sta infatti alacremente lavorando a una legge che renda efficace il “regime transitorio” previsto dal trattato di adesione di Zagabria nell’Ue, che prevede la possibilità di introdurre restrizioni all’accesso al mercato del lavoro sloveno per i croati. «La misura temporanea» dovrebbe «entrare in vigore» proprio dal 1° luglio e rimanere valida «fino al 30 giugno 2015», secondo la bozza di legge preparata dal ministero del Lavoro di Lubiana.

Questa legge, se adottata dal governo e approvata dal Parlamento, obbligherà per due anni la Slovenia «a trattare i cittadini croati», nell’accesso all’impiego in Slovenia, «come cittadini di Stati non membri» dell’Unione, spiega l’agenzia di stampa “Sta”. Un modo per arginare un’assai improbabile “invasione” di croati, affamati di lavoro e diretti in Slovenia. E per «proteggere un mercato del lavoro», quello di Lubiana, le cui condizioni «potrebbero deteriorarsi» ulteriormente. Come potrebbe deteriorarsi anche il fronte della spesa pubblica, da rimettere sotto controllo anche con tagli alle pensioni, ha annunciato ieri il ministro delle Finanze sloveno, Uros Cufer.

Ma non tutti sembrano convinti che sbarrare le porte del mercato del lavoro sloveno sia una buona idea. Prima di muoversi bisogna capire se la mossa «non faccia più male che bene», ha detto nei giorni scorsi il ministro degli Esteri sloveno, Karl Erjavec, che ha specificato che per ora solo i Paesi Bassi hanno ufficialmente imposto restrizioni simili nei confronti di Zagabria. Le orme di Amsterdam saranno presto ufficialmente calcate però anche da Berlino, Londra, Vienna, e forse appunto Lubiana, dove nel consiglio dei ministri della settimana prossima la legge di “blocco” dovrebbe essere adottata e poi passata all’esame del Parlamento per una rapida approvazione.

Altri stati membri non vedono invece alcun pericolo nell’aprire le frontiere ai cittadini di Zagabria in cerca d’impiego. Ultimo in ordine cronologico, l’Irlanda, che ha assicurato che non sceglierà la via del “regime transitorio” dato che vari studi segnalano «la bassa propensione» dei croati «a emigrare» in cerca di lavoro. Dublino è così entrata nel club dei membri Ue meno preoccupati per “un’invasione” da Zagabria. Un club ristretto, formato per ora da Cechia, Slovacchia, Danimarca, Finlandia, Estonia e Lituania.

---

Croazia in UE, Slovenia chiude mercato lavoro per 2 anni 

www.ansa.it 7 giugno 2013 - La Slovenia limiterà l’accesso al suo mercato del lavoro per un periodo transitorio di due anni ai cittadini della Croazia, che il primo luglio entrerà in pieno nell’Unione europea. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro sloveno Anja Kopac, precisando che il governo ha inviato al parlamento il relativo ddl, che dovrebbe essere approvato prima dell’ingresso di Zagabria nella Ue. La moratoria è prevista dal Trattato di adesione della Croazia come opzione per tutti i Paesi dell’Ue. La decisione slovena comporta che i croati, sebbene cittadini europei, per lavorare regolarmente in Slovenia dovranno ottenere un permesso di lavoro identico a quello previsto per i cittadini di Paesi non comunitari.

Il ministro ha spiegato che il governo ha deciso di attivare il diritto alla moratoria “per l’alto tasso di disoccupazione in Slovenia, dettato dalla difficile situazione economica”. “I senza lavoro sono molti anche nella vicina Croazia, e solo nelle regioni limitrofe alla Slovenia ce ne sono circa 100 mila”, ha aggiunto Kopac, spiegando che si tratta di “una decisione razionale che mira a dare la priorità ai disoccupati sloveni, e non è in nessun modo diretta contro la Croazia”. Il tasso di disoccupazione in Slovenia ha raggiunto il 13 per cento, mentre in Croazia i senza lavoro sono 330 mila, pari al 20 per cento della forza lavoro.

Zagabria, in base al principio di reciprocità, ha diritto a introdurre la stessa limitazione per i cittadini sloveni. I Paesi membri dell’Ue possono chiudere il proprio mercato del lavoro ai croati per un periodo transitorio fino a un massimo di sette anni. Secondo al stampa di Zagabria, simili limitazioni per i croati varranno anche nel Regno Unito, in Austria e in Germania, in quest’ultimo Paese con l’eccezione dei professionisti con laurea e i lavoratori stagionali. La Francia starebbe ancora valutando se introdurre o meno la moratoria, mentre non ci saranno limitazioni per i croati in Danimarca, Finlandia, Estonia e Lituania.

Nei giorni scorsi il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio, Enrico Letta, invitandolo a esaminare la questione dell’ingresso della Croazia nell’Unione Europea, preoccupato delle conseguenze che questo potrà avere sul piano del mercato del lavoro, in particolare in Veneto.