Libertà di stampa

1) I monopoli della comunicazione e la libertà di stampa nel capitalismo (Salvatore Vicario)
2) Le 25 verità su Reporters sans frontieres


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I monopoli della comunicazione e la libertà di stampa nel capitalismo

Salvatore Vicario | senzatregua.it

05/05/2014

"Non da oggi la stampa è un potente strumento di cui si serve la classe dominante per mantenere la sua dittatura. Il grande capitale non domina solo con le banche, i monopoli, il potere finanziario, il tribunale e la polizia, ma con i mezzi quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione ideologica ", P. Secchia (1)

Recentemente sul nostro giornale abbiamo pubblicato un estratto dal corso di formazione «lineamenti di economia marxista» realizzato nell'ambito del corso nazionale di formazione quadri del FGC, in cui è stata descritta la genesi economica dell'Imperialismo, dalla concentrazione al monopolio (2). Nella sua fase attuale, il capitalismo si centralizza sempre più in meno mani di una ristretta oligarchia finanziaria, che da questa sua posizione di supremazia economica, controlla tutta la sovrastruttura sociale, dallo Stato al complesso apparato di produzione e asservimento ideologico che bombarda le coscienze della classe operaia e dei settori popolari, costantemente. "Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè la classe che è la potenza materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cossiché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. le idee dominanti non sono altro che l'espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l'espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio"(3) affermava K. Marx, che con l'assioma sulla classe dominante e la coscienza dominante, sottolineava come in coerenza con il proprio progresso storico, ogni classe che conquista il potere lo fa imponendo una base di dominazione per forza di cose superiore rispetto alle altre. E' palese comprovare oggi come questa tendenza ci presenta una situazione nella quale la classe dominante della nostra epoca – l'oligarchia finanziaria – dispone di un vastissimo piano di sfruttamento e dominazione politica-ideologica per mantenere il suo potere. In questo ricopre un ruolo fondamentale la comunicazione e l'informazione, che si fanno globali e allo stesso tempo controllate da sempre meno mani. Questo perché da un lato coloro che operano in condizioni di monopolio hanno bisogno dello strumento dell'informazione per mantenere questa loro situazione e tenderanno sempre più ad avere il controllo delle imprese che si occupano dell'informazione. In secondo luogo, perché l'informazione non è solo potere ma diviene anche una grande fonte di profitto, diviene merce. Esistono quindi multinazionali dell'informazione come per altri settori, che come le altre multinazionali, tendono a fusioni e concentrazioni. Proprio la natura e complessità di questo determinato tipo di enormi imprese, i monopoli della comunicazione, sono un esempio palese del livello di instaurazione di un potere realmente dittatoriale che lotta con tutti i mezzi per mantenere la sua posizione dominante sulle ampie masse lavoratrici.

Se infatti andiamo ad indagare sulla composizione e proprietà dei principali gruppi del settore della comunicazione italiana, osserveremo il livello di concentrazione e la capacità di controllo di esso da parte dei grandi monopoli capitalisti. Pochi Gruppi Editoriali italiani controllano la quasi totalità di giornali, tv, radio, case editrici, così come la produzione e distribuzione cinematografica e portali internet.

Andando ad analizzarli uno ad uno:

La Mondadori, è controllata dal Gruppo Fininvest la holding che detiene tutte le proprietà di Silvio Berlusconi che controlla e partecipa al 40.07% alla Mediaset, al 53.06% alla Mondadori, al 100 % al A.C Milan, al 35.1% al Gruppo Mediolanum, al 100% al Teatro Manzoni e al 2.06 % alla Mediobanca. La Mondadori possiede il 39.27 % de "il Giornale" (9° quotidiano per diffusione) il cui restante 60.73% è di proprietà di Paolo Berlusconi (fratello di Silvio). La stessa Mondadori possiede le Case Editrici: Libreria Mondadori, Giulio Einaudi Editore, Edizioni Piemme, Sperling & Kupfer. Possiede inoltre la Radio "Radio 101" e i periodici Panorama, TV Sorrisi e Canzoni, Grazia, Donna Moderna, Chi, Flair, Focus, Geo, Interni, Jack, Men'sHealth, Sale & Pepe, Starbene, Telepiù, TuStyle, Icon, Wellness, inTavola.

L'Espresso di Carlo De Benedetti, controlla la casa pubblicitaria A.Manzoni&C., il quotidiano "La Repubblica" (2° quotidiano per diffusione), le radio e Tv "Radio Dee Jay" e "TV Dee Jay", "Radio Capital" e "Radio Capital Tv", "Repubblica Tv" e "Onda Latina", i periodici "L'Espresso", "National Geographic", "Le Scienze", "Mente", "Lines", "Micromega", e i quotidiani locali "Alto Adige", "Trentino", "Corriere Alpi", "il Centro", "Gazzetta di Mantova", "Gazzetta di Modena", "Gazzetta di Reggio", "il Mattino di Padova", "Messaggero Veneto", "La Nuova", "La Nuova Ferrara", "Il Piccolo", "La Provincia", "Il Tirreno", "La Tribuna di Treviso", "La Città", "La Sentinella". Le azioni del gruppo Espresso, appartengono al 53.8% alla CIR (Compagnie Industriali Riunite) S.p.A. che è una holding italiana controllata al 46% dalla COFIDE holding finanziaria della famiglia De Benedetti, gruppo industriale attivo nell'energia, nei media, nella componentistica auto, nella sanità e negli investimenti non-core (venture capital, private equity e altri investimenti). Il gruppo CIR registra un fatturato di circa 5 miliardi, con circa 14mila dipendenti. Le principali partecipazioni, oltre al gruppo Espresso, sono la Sorgenia Holding S.p.A che controlla il 79.7% di Sorgenia S.p.A. uno dei principali operatori del mercato libero dell'energia elettrica e del gas naturale. La Sogefi S.p.A. al 58.3%, azienda operante nella componentistica per auto che controlla 4 marchi: TECNOCAR, PURFLUX, FIAAM, FRAM. Infine la KOS S.p.A. al 51.3% che possiede circa 60 strutture sanitarie e 5.059 posti letto. La COFIDE (Gruppo De Benedetti) oltre alla CIR, partecipa alla Società Finanza Attiva S.p.A (89%), alla Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni S.p.A., alla Cofide International S.p.A. (100%), alla Cofidefin Servicos de Consultoria Lda. Come azionisti di COFIDE, troviamo anche il Credit Suisse (al 7.66%). Nella CIR troviamo invece come azionisti la Bestinver Gestion (11.3%) e la Norges Bank (2.7%).

Nel CDA del Gruppo Espresso troviamo Sergio Erede, amministratore di Luxottica (di Del Vecchio, secondo uomo più ricco d'Italia, e tra i suoi maggiori azionisti troviamo la Deutsche Bank); Luca Paravicini Crespi, consigliere della Piaggio dei Colaninno (dove siede accanto a Vito Varvaro, il quale a sua volta è anche nel Cda della Tod's di Diego Della Valle) e figlio di Giulia Maria Crespi, ex direttore editoriale del Corriere ed ex presidente del Fai; e Mario Greco, consigliere di Indesit Company (dove siede anche Emma Marcegaglia) e della Saras di Massimo Moratti (rappresentato anche nel Cda del Corriere attraverso i consiglieri del gruppo Pirelli di proprietà di Tronchetti Provera), una delle massime società italiane nel settore petrolifero e energetico, di cui possiedono azioni di minoranza anche la Rosneft (compagnia petrolifera del governo russo) e Assicurazioni Generali.

Passiamo al Gruppo Editoriale RCS che possiede i quotidiani "Corriere della Sera" (1° quotidiano italiano) e "La Gazzetta dello Sport" (4° quotidiano italiano), le Case Editrici "Rizzoli", "Bompiani", "Fabbri Editori", "Marsilio", "Lizard", "RCS Collezionabili", "SuperPocket", "Firme ORO", "Sonzogno", "Skira", "Archinto", "Adelphi", "Etas". Inoltre possiede le Radio e Tv, "Radio 105", "Radio MonteCarlo", "Virgin", "Lei", "Dove Tv", e i periodici "Oggi", "Cucino", "Novella", "Visto", "Astra", "Ok", "Domenica Quiz", "Quiz mese", "Sette", "Dove", "Y&S", "Corriere Erboristica", "Amica", "A", "Io", "Style", "Max", "CA casamica", "Case da Abitare", "Il Mondo", "L'Europeo", "Costruire", "Abitare". L'Azionariato della RCS è così composto: Fiat S.p.A. al 20.55% (Famiglia Agnelli), Mediobanca S.p.A. (15.45 %), Diego Della Valle (8.99%) tramite la Dorint Holding S.p.A. e la Di.Vi. Finanziaria di D.Della Valle&C., la Finsoe S.p.A. al 5.65% tramite la Fondiaria Sai S.p.A., la Milano Assicurazioni, la Saifin S.p.A. e la Siat S.p.A., la Pirelli (5.44%), Intesa Sanpaolo (6.54%), Banco di Napoli, Cassa di Risparmio del Veneto, Benetton e l'elenco è ancora lungo. Andando ad analizzare il CDA della RCS troviamo Carlo Pesenti consigliere di Italcementi, Unicredit, Italmobiliare e Mediobanca; Fulvio Conti amministratore delegato e Direttore Generale della società Enel, vicepresidente di Confindustria che nel 2012 ha partecipato alla riunione del Gruppo Bilderberg in Virginia USA.

Il Gruppo Editoriale "Il Sole 24 Ore" appartiene alla Confindustria (quindi diretta espressione dei desiderata dei principali gruppi industriali del Paese) e controlla il quotidiano "Il Sole 24 Ore" (3° quotidiano italiano), le radio "Radio 24" e "Radio 24 Ore Radiocor", e i periodici "English24", "l'Impresa", "Aspenia", "Ristrutturare", "Applicando". Nel suo Cda siedono, fra gli altri, Giancarlo Cerutti, consigliere di amministrazione della Saras (Moratti); Luigi Abete, presidente della BNL (gruppo Paribas); Antonio Favrin, collega di Cda, in Safilo Group, di Ennio Doris, che siede in Mediolanum della famiglia Berlusconi e in Mediobanca.

Gruppo Editoriale "Poligrafici" possiede i quotidiani "QN-La Nazione" (11° quotidiano italiano), "Il Resto del Carlino" (7° quotidiano italiano), "Il Giorno" (20° quotidiano italiano) e i periodici "Cavallo", "Onda Tivù" e "L'Enigmistica". Il Gruppo è legato anche a Telecom Italia, Generali Assicurazioni e Gemina (attraverso Massimo Paniccia e Aldo Minucci) e alla Premafin della famiglia Ligresti.

Editore Caltagirone è di proprietà della Famiglia Caltagirone che possiede la Caltagirone S.p.A. una holding cui fanno capo le attività del gruppo Caltagirone nei settori dei grandi lavori, del cemento, immobiliare, finanziario e dell'editoria, Cementir S.p.A.(4° produttore di cemento in Italia e in Turchia, mentre in Scandinavia è il principale produttore di cemento bianco e calcestruzzo), Vianini Lavori S.p.A , opera dal 1890 nei settori più avanzati dell'ingegneria civile e nell'industria dei manufatti in cemento e annovera tra i principali clienti anche la Enel e FS) e Vianini Industria S.p.A attiva nella realizzazione di strutture (tubi, piloni, prodotti idraulici) in cemento oltre che di materiali per l'armamento ferroviario. Inoltre, partecipa in Assicurazioni Generali, Unicredit, Acea e Grandi Stazioni. Possiede l'azienda pubblicitaria "PIEMME" e i quotidiani "Il Messagero" (6° quotidiano italiano), "Leggo", "il Gazzettino" (15° quotidiano italiano), "Corriere Adriatico", "In Città", "il Mattino" (19° quotidiano italiano) e la Tv "Telefriuli".

L' "Editrice La Stampa" possiede il quotidiano "La Stampa" (5° quotidiano italiano), di proprietà del gruppo Fiat tramite la Holding Itedi con Presidente J.Elkann.

"L'Unità" (giornale del PD) appartiene al gruppo Tiscali società di telecomunicazioni di Renato Soru nel cui consiglio d'Amministrazione siede Maurizio Carfagna consigliere di Mediolanum e Victor Uckmar che troviamo anche in Class dei Fratelli Panerai che controllano Milano Finanza e Italia Oggi (14° quotidiano italiano).

Il Gruppo Tosinvest di Angelucci, proprietario di un impero fatto di cliniche e strutture sanitarie (fra cui l'ospedale S. Raffaele di Roma), possiede i quotidiani "Libero" (13° quotidiano italiano)e "il Riformista".

Senza dimenticare il quotidiano l'Avvenire (10° quotidiano italiano) di proprietà della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) tramite la «Fondazione di Religione "Santi Francesco d'Assisi e Caterina da Siena" che possiede anche la rete TV2000.

Rimanendo nei maggiori quotidiani possiamo vedere quindi che nella proprietà e Consiglio d'Amministrazione del Corriere della Sera sono presenti i maggiori gruppi industriali e finanziari (bancari e assicurazioni), come la Fiat, Pirelli, Tod's (Della Valle), Gruppo Indesit, Italcementi (Marcegaglia), Italmobiliare, Acciaierie Lucchini, Telecom, Generali, Fondiaria, Unicredit, Intesa San Paolo e Mediobanca ecc…. A "La Repubblica", la Piaggio, Luxottica, la Saras (Moratti) che troviamo anche nel Sole 24 Ore e nel Corriere della Sera ecc… ecc… Nel grafico seguente [ 
http://www.senzatregua.it/wp-content/uploads/2014/05/info.bmp ], frutto di uno studio inchiesta effettuato qualche anno fa, si può evidenziare in modo molto chiaro e nitido il complesso groviglio descritto finora considerando inoltre che ogni gruppo ha partecipazioni a vari livelli in altri gruppi finanziari e industriali.

Un complesso groviglio di testate, gruppi e nomi di tecnici intermediari (ossia quelle figure come avvocati, consulenti, commercialisti, che compaiono in questi e quelli CdA a rappresentare gli interessi di uno o più gruppi) che rappresentano gli interessi di un'unica classe. La linea editoriale è ciò che distingue una testata giornalistica da un'altra, cioè la missione strategica dalla quale si scelgono e analizzano le notizie. Essa si forma a partire dal proprietario e dal luogo decisionale delle società capitalistiche, ossia il Consiglio d'Amministrazione (CdA). Come abbiamo per l'appunto già visionato (in modo ancora poco approfondito, ma in modo già sufficiente per capire), essi sono composti da gruppi e uomini direttamente legati ai grandi gruppi industriali e finanziari che controllano quindi direttamente l'informazione secondo i propri interessi, facendo passare quello che in realtà è un monopolio per "pluralismo". Prova del grande interesse di imprenditori e manager intorno a questo settore, è la recente grande battaglia tra Diego Della Valle e la famiglia Agnelli per il controllo della RCS – Corriere della Sera.

Osservando il settore televisivo la situazione non è certo differente: con l'introduzione del Digitale Terrestre e la diffusione della tv satellitare a pagamento, vi è ormai un infinito numero di canali televisivi che danno una visione di "pluralismo" di scelta, ma se andiamo ad osservare a chi fanno capo questi canali possiamo facilmente accorgerci come esista in Italia un monopolio composto da Rai – Mediaset – TI Media – Sky Italia, che possiedono un'ampia gamma di canali e assorbono la quasi totalità del mercato e della pubblicità. La Rai è di proprietà statale (dello Stato borghese), nel cui CdA siedono uomini e donne delle maggiori organizzazioni politiche in Parlamento, quindi i Partiti che rappresentano gli interessi dell'oligarchia finanziaria nel suo complesso. Sette consiglieri vengono eletti dalla Commissione parlamentare di vigilanza e due dal Ministero dell'Economia e delle Finanze che è il maggior azionista della Rai, tra cui il Presidente del CdA. Osservando l'attuale CdA prendiamo come esempio, Luisa Todini, imprenditrice in quota Forza Italia, proprietaria della "Todini Costruzioni s.p.a." e allo stesso tempo membro del CdA della Salini Impregilo, il principale gruppo italiano nel settore delle costruzioni. E' anche membro della Fondazione Italia-USA. La Rai a sua volta controlla diverse società che operano nel mercato dei media e del broadcasting: Rai Pubblicità (prima Sipra, concessionaria per la pubblicità sulla Rai), RaiNet (che gestisce i siti Rai), Rai Way, Rai World, Rai Cinema (produzione, acquisizione e gestione dei diritti dei prodotti audiovisivi sui canali della filiera cinematografica) e la 01 Distibution (settore della distribuzione col quale controlla direttamente lo sfruttamento commerciale dei film). Alla Rai sono collegate la San Marino Tv, Tivù Srl (piattaforma satellitare gratuita, partecipata in modo paritario da Rai e Mediaset al 48% e al 4% da Telecom Italia) e Euronews che riunisce a livello europeo le tv pubbliche, che rappresenta gli interessi delle oligarchie europee che controllano le Tv statali dei vari paesi dell'Ue.

Il Gruppo Mediaset, come prima detto, è controllata dalla Holding Fininvest della famiglia Berlusconi. E' un'impresa multinazionale, con filiali in Spagna e Paesi Bassi, e ha come presidente Fedele Confalonieri, presente sul Digitale Terrestre e nel settore della Pay-Tv, detiene l'intera rete di trasporto per la diffusione del segnale televisivo per la diffusione del Digitale Terrestre attraverso Elettronica Industriale. Possiede oltre le reti generaliste e commerciali anche (tra le altre) la Medusa Film e la Taodue (film), e la Endemol (con sede nei Paesi Bassi) che produce format televisivi per tutto il mondo. Pubblitalia è la concessionaria esclusiva di pubblicità del Gruppo Mediaset, che è leader della raccolta pubblicitaria, e tramite la sua controllata Publieurope gestisce la vendita di spazi pubblicitari su più di venti canali televisivi europei, tra cui quelli del secondo gruppo radio televisivo europeo ProSiebenSat.1 Media, presente in 13 Stati. Al Gruppo Mediaset partecipano i principali istituti di credito italiani e alcuni investitori stranieri, tra cui il Principe Al-Waleed, 26° uomo più ricco del mondo. Con il programma ADR (American Depositary Receipt) fa parte del mercato finanziario americano con la JPMorgan Chase come banca depositaria. Con la società Media Shopping (e l'omonimo canale televisivo) detiene il primato nel mercato delle vendite a distanza con oltre 900 punti vendita nel settore della Grande Distribuzione italiano, tra cui Carrefour, Auchan, Billa, Iper e Autogrill. Possiede inoltre anche 8 canali televisivi in Spagna attraverso il Grupo Gestevision Telecinco (50.13%), così come in Nordafrica con il canale Nessma e in Cina con il canale Sportnet Media e China Sport Programs Network.

Telecom Italia Media, è una società controllata al 77.7 % da Telecom Italia, 7° gruppo economico italiano e principale azienda italiana delle telecomunicazioni che tra i suoi azionisti ha la holding italo-spagnola Telco S.p.A. composta da Mediobanca, Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo e Telefonica. Nel CdA di Telecom Italia troviamo Jean P. Fitoussi presente anche nel consiglio di sorveglianza di Banca Intesa Sanpaolo, Renato Pagliaro, banchiere, presidente di Mediobanca, vicepresidente di RCS MediaGroup e membro del CdA della Pirelli, Gennaro Miccichè, Direttore Generale di Intesa Sanpaolo e Amm. Delegato di Banca IMI, Gabriele Galateri di Genola, presidente di Assicurazioni Generali e Tarak Ben Ammar, capitalista tunisino proprietario della società di produzione e distribuzione francese Quinta Communications, della holding Holland Coordinator & Services Bv (HC&S), di Prima TV con il 95%, della The Weinstein Company con il 20%, della Eagle Pictures con il 75%, della Lux Vide con il 25%, di International Entertainment con l'8,6%, di Europa TV con il 51%, di On-tv e di Nessma Tv con il 25%, socio a vari livelli di Murdoch, Kirch e Berlusconi, nonché membro del CdA di Mediaset, Assicurazioni Generali e Mediobanca nonché consulente del principe saudita Al-Waleed. La Telecom Italia Media S.p.A. possiede laTM News, agenzia giornalistica multicanale, partener italiana del network americano CNN, con redazioni in Europa, a Budapest, Bruxelles e Mosca, ed una a New York (USA), distribuendo notizie video per i principali quotidiani italiani nella versione on-line, tra cui Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa oltre a emittenti come Rai, Mediaset, La 7, Sky e Telenorba. La Telecom Italia Media SpA ha ceduto di recente la MTV Italia Srl che adesso è controllata dalla MTV Networks Europe del gruppo Viacom Media Networks una società americana che possiede numerosi canali TV e aziende internet in tutto il mondo. La MTV Italia Srl produce le emittenti MTV, Comedy Central, Nick e Nickelodeon, presenti nel settore Digitale Terrestre, Satellitare, pay e free. Fino a meno di un anno fa, faceva parte della Telecom Italia Media anche La 7, ora di proprietà della Cairo Comunication di Urbano Cairo (pres. anche del Torino Calcio), che si occupa della vendita degli spazi pubblicitari con concessioni nel gruppo RCS (Io Donna, Oggi e TV Sette) e nei mensili dell'Editoriale Mondadori, e possiede anche due settimanali: Dipiù e DipiùTV.

Infine, (non certo ultimo per importanza) Sky Italia (che assumiamo come esempio delle grandi multinazionali del settore), che fa parte della News Corporation del gruppo Murdoch, uno dei primi quattro conglomerati mediatici degli Stati Uniti, che controlla un gran numero di società del settore della comunicazione in tutto il mondo. Dall'Editoria (HarperCollins) e Zondervan, ai quotidiani (The Sun, The Sunday Times, The Times, New York Post, The Wall Street Journal, The Australian), le Stazioni Radio (Radio City in India, Radio Veronica nei Paesi Bassi, Nasche e Best FM in Russia), la produzione cinematografica (20th Century Fox, Fox Searchlight Pictures), le televisioni (Fox, Independent Television, News Corp Europe che controlla canali in Bulgaria, Italia, Romania, Serbia, Turchia, Georgia, Polonia, Israele) la televisione satellitare (Sky Digital Regno Unito, Sky Italia, Foxtel Australia, Sky Deutschland Germania, Star Tv Asia, Phoenix Satellite Tv Hong Kong), la televisione via Cavo (basta citare tutta la catena FOX negli USA e in Sud America), per finire con Internet (Indya – portale indiano, IGN Entertainment – portale internet, Grab.com, news.com.au – portale d'informazione australiano, casa.it, whatifsports.com, sibellusmusic.com). Come la News Corporation del gruppo Murdoch, vi sono altre (poche) corporation che controllano una grandissima quantità di Tv, giornali, case editrici e produzione cinematografica ecc… Sky Italia è il risultato della fusione di Stream, Telecom Italia e la pay-tv da lui fondata.

Anche Internet, si regge sui grandi monopoli del settore come Google, Microsoft, Twitter o Facebook ecc… che controllano le principali reti. Questi ci consegnano risultati di ricerca che influenzano il modo di fruire internet e di ricevere informazioni, e quindi attraverso la rete, il mondo. Dall'evoluzione da Internet 1.0 (pagine web di sola lettura) a Internet 2.0 (Web social nella quale si può interagire, come creatore e consumatore di contenuti) vi sono stati grandi cambiamenti. Internet si regge su monopoli che seguono la logica dell'aumento del profitto e non certo quella della libera circolazione di idee, dove regnano le logiche di mercato e delle gerarchie conseguenti, tutto il contrario quindi di quello che ci vogliono far apparire come un piano orizzontale. Come ogni prodotto che nasce in seno al capitalismo, anche in questo campo l'obiettivo è quello di soddisfare non le necessità delle masse, ma assicurare enormi somme milionarie a coloro che ne sono proprietari. La fonte principale nella rete è la pubblicità, e le attuali piattaforme, in particolare le più generaliste (Facebook, Google + …) settorizzano al massimo la popolazione. Le reti sociali, sono nella pratica un immensa base di dati che permettono alle imprese private di realizzare campagne pubblicitarie totalmente adattate e dettagliate. Esiste una grande compravendita di dati che gira tutto intorno ai grandi social media che sono forse la prima forma di profitto che utilizza la tendenza umana alla cooperazione e alla condivisione di informazioni. Ad esempio Facebook si muove come se volesse inglobare tutta la rete e sostituirsi ad essa. Ognuno dei milioni di utenti che usa Facebook, ogni giorno produce contenuti per il network, di fatto lavora senza accorgersene e senza essere pagato, produce valore senza tradursi in salario, ma solo in profitto per altri (i proprietari dei mezzi di produzione che vendono i dati sensibili, i pattern della navigazione ecc.) ossia coloro che fanno soldi col lavoro dei primi. L'informazione, è merce. La comunità che usa Facebook produce informazione (sui gusti, sui modelli di consumo, sui trend di mercato) che il capitalista impacchetta in forma di statistiche e vende a soggetti terzi e/o usa per personalizzare pubblicità, offerte e transazioni di vario genere. Ma queste grandi società private che operano su internet, comeGoogle e Facebook, non usano soltanto l'enorme quantità di dati disponibili relativi agli utenti come fonte di reddito, ma esse sono in grado di esercitare un controllo preciso sulle masse. Circa il 70% delle comunicazioni via internet nel mondo sono nelle mani di una sola società americana: Level 3 Communications, a cui seguono AT & T, British Telecom e Telefonica ecc. E' l'oligarchia finanziaria quella che finanzia la costruzione di immense infrastrutture fisiche, necessarie al funzionamento di internet, che non è "un qualcosa di virtuale" ma è fatto di cavi, satelliti, torri, server in tutto il mondo, brevetti. Con questi mezzi pertanto poche società controllano miliardi di persone, di informazioni e influenzano gli eventi. Basti pensare solo che Google ha acquisito dal 2001 ad oggi, 147 aziende.

Dai giornali, alla TV, alle case editrici, alle produzioni cinematografiche, a internet ecc… è evidente chi è che detiene il potere dei mezzi di comunicazione, mettendo in evidenza la ridicola farsa della pluralità dell'informazione e l'innegabile funzionalità di questi mezzi come apparati di propaganda e profitti dell'oligarchia finanziaria. Nell'imperialismo, i monopoli sviluppano il fenomeno della combinazione, al fine di assicurare una maggiore stabilità dei loro affari che si realizzano con un ampio controllo di tutti i rami legati a una determinata industria, controllando non solo la produzione, ma anche la distribuzione e il commercio dei suoi prodotti per cui risultano tremendamente utili gli apparati mediatici.

Come si può pensare dunque di definire l'informazione prodotta direttamente dai grandi gruppi industriali, bancari e finanziari come "libertà di stampa"? Lenin, nel discorso al I Congresso dell'Internazionale Comunista così affrontava la questione: "…I capitalisti hanno sempre chiamato "libertà" la libertà di arricchirsi per i ricchi e la libertà di morire di fame per gli operai. I capitalisti chiamano libertà di stampa la libertà per i ricchi di corrompere la stampa, la libertà di usare le loro ricchezze per fabbricare e contraffare la cosiddetta opinione pubblica. In realtà, i difensori della "democrazia pura" sono i difensori del più immondo e corrotto sistema di dominio dei ricchi sui mezzi d'istruzione delle masse, essi ingannano il popolo, in quanto lo distolgono, con le loro belle frasi seducenti e profondamente ipocrite, dal compito storico concreto di affrancare la stampa dal suo asservimento al capitale. L'effettiva libertà e uguaglianza si avrà nel sistema costruito dai comunisti e in cui non ci si potrà arricchire a spese altrui, in cui non ci sarà la possibilità oggettiva di sottomettere direttamente o indirettamente la stampa al potere del denaro, in cui niente impedirà a ciascun lavoratore (o gruppo di lavoratori di qualsivoglia entità) di godere in linea di principio e nei fatti dell'uguale diritto di usare le tipografie e la carte appartenenti alla società" (4).

Qualche giorno fa, il 3 Maggio, la stampa ha autocelebrato la "Giornata Mondiale della Libertà di Stampa" (istituita dall'ONU) con una esplicazione emblematica di ciò che è la Libertà di stampa nel capitalismo, mistificando (se non addirittura nascondendo) in modo ripugnante il massacro di Odessa ad opera dei neonazisti di Kiev pilotati da Washington e Bruxelles. In questa società, la parola d'ordine della "libertà di stampa" non ha alcun valore reale ed è da sciocchi aspettarsi qualcosa di diverso; il pluralismo dell'informazione borghese rimane solo un abbellimento ingannevole del dominio della classe capitalista anche in questo ambito. Marx affermava che "la prima libertà della stampa consiste nel non essere un'industria, un mestiere", partendo da ciò ne deriva che è solo "cretinismo" piccolo-borghese sperare che possono esistere dei giornali e/o giornalisti "neutri" o "vergini" all'interno dell'apparato del sistema soprattutto mediatico, essendo al servizio dell'ideologia e cultura borghese e degli interessi dei lori padroni, vivendo sui finanziamenti statali, derivanti da pubblicità o direttamente dai grandi gruppi finanziari e industriali. 

Per affrontare correttamente la questione della stampa bisogna partire dalla concreta realtà della divisione in classi della società, in cui neanche il ruolo della stampa è neutrale realmente, o tutela gli interessi di una o dell'altra classe. Coloro che negano ciò, rifiutano l'idea dell'indipendenza e autonomia di classe anche in questo settore, e la necessità di rifiutare gli organi di propaganda borghese organizzando la propria stampa di classe, rivoluzionaria, comunista. E' in questo quadro che si inserisce l'importanza della contro-informazione di classe, ma in particolare della stampa comunista, e quindi del nostro giornale, per diffondere le idee rivoluzionarie, per diffondere le lotte e l'organizzazione, e soprattutto per illuminare i problemi dei giovani da un'ottica di classe indicando i modi per risolverli, concentrandoci sulla lotta per la liberazione dallo sfruttamento capitalistico che comporta la lotta per l'emancipazione dei giovani dall'influenza della borghesia e dall'opportunismo, e questo non è possibile senza lo studio, senza libri marxisti e senza la propaganda della stampa comunista rivoluzionaria che si unisce alla prassi. Per questo 102 anni fa (5 Maggio 1912), in questo giorno, venne fondata la Pravda. Per questo c'è bisogno di Senza Tregua – Giornale Comunista e del suo rafforzamento, così come domani la requisizione di tutti i mezzi di propaganda in mano alla borghesia, all'oligarchia finanziaria, sarà una necessità e dovere rivoluzionario. 

Note:
1) P. Secchia – I crociati della menzogna – Rinascita, 1950 http://www.resistenze.org/sito/ma/di/cp/mdcpag21-007333.htm
2) La genesi economica dell'imperialismo: dalla concentrazione al monopolio da Marx a Lenin -http://www.senzatregua.it/?p=960
3) K. Marx – L'ideologia Tedesca
4) V. Lenin – I Congresso dell'Internazionale Comunista – Opere Complete, vol. 28 pag.464-465


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ce texte en francais:
25 vérités sur Reporters sans frontières
L’organisation française prétend défendre la liberté de la presse. En réalité, se cache un agenda politique bien précis
par Salim Lamrani - 05/05/2014

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www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - linguaggio e comunicazione - 12-05-14 - n. 498

Le 25 verità su Reporters sans frontieres

L'organizzazione francese pretende di difendere la libertà di stampa. In realtà nasconde un'agenda politica ben precisa.

Salim Lamrani * | operamundi.uol.com.br
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

05/05/2014

1. Fondato nel 1985 da Robert Ménard, Jean-Claude Guillebaud e Rony Brauman, Reporters sans frontières (da adesso Rsf) ha il compito ufficiale "di difendere la libertà di stampa nel mondo, cioè il diritto di informare ed essere informati, ai sensi dell'articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo".

2. Tuttavia, nonostante questa professione di fede ufficiale, Rsf presenta un lato oscuro e un'agenda politica ben precisa, spesso legata a quello di Washington e se la prende in particolare coi governi di sinistra in America latina, risparmiando i paesi sviluppati.

3. Rsf è stata finanziata dal governo degli Stati uniti attraverso il National endowment for democracy (Ned). L'organizzazione del resto non lo nasconde: "Certamente, riceviamo denaro dal Ned. E questo per noi non rappresenta un problema".

4. Il National endowment for democracy [Fondo nazionale per la democrazia] è stato creato dall'ex presidente statunitense Ronald Reagan nel 1983, in un'epoca in cui la violenza militare aveva preso il posto della diplomazia tradizionale nel trattare gli affari internazionali. Grazie alla sua potente capacità di penetrazione finanziaria, il Ned si prefigge di indebolire i governi che si oppongono alla politica estera di Washington.

5. Secondo il New York Times, (articolo del marzo 1997), il Ned "è stato creato 15 anni fa per realizzare pubblicamente ciò che la Central intelligence agency (Cia) ha fatto in modo nascosto per decenni. Spende 30 milioni di dollari l'anno per sostenere partiti politici, sindacati, movimenti dissidenti e mezzi d'informazione in decine di paesi".

6. Nel settembre 1991, Allen Weinstein, padre della legislazione che ha partorito il Ned, ha espresso al Washington Post la seguente opinione: "Molto di ciò che facciamo oggi è stato fatto dalla Cia 25 anni fa in modo clandestino".

7. Carl Gershman, il primo presidente del Ned, ha spiegato la ragione d'essere della fondazione nel giugno 1986: "Sarebbe terribile per i gruppi democratici del mondo intero essere visti come finanziati dalla Cia. Lo abbiamo potuto vedere negli anni 1960 ed è per questo che vi si è messo fine. È perché non abbiamo potuto continuare a farlo, che il fondo (Ned) è stato creato".

8. Così, secondo New York Times, Allen Weinstein e Carl Gershman, Rsf è finanziato da un ufficio nascosto della CIA.

9. Rsf ha anche ricevuto un finanziamento dal Center for a free Cuba. Il direttore dell'epoca, Franck Calzón, è stato in passato uno dei presidenti della Fondazione nazionale cubano-americana (Fnca), coinvolta nel terrorismo contro Cuba, come ha rivelato uno dei suoi ex direttori José Antonio Llama.

10. Rsf ha ricevuto fondi da Overbrook fondation, ente fondato da Frank Altschul, promotore di Radio Free Europe, emittente della Cia durante la guerra fredda e stretto collaboratore di William J. Donovan, direttore dei servizi segreti statunitensi negli anni 1950 e fondatore dell'Office of strategic services, antenato della Central intelligence agency.

11. In passato, Rsf ha cercato di far passare sotto silenzio gli abusi commessi dall'esercito degli Stati uniti contro i giornalisti. Così, Rsf si è ricordato solo dopo - cinque anni più tardi - del caso di Sami Al-Haj, giornalista della rete televisiva del Qatar, Al-Jazeera, fermato e torturato in Afghanistan dalle autorità statunitensi e in seguito trasferito a Guantanamo. Al-Haj è stato finalmente liberato il 1° maggio 2008, dopo oltre sei anni di calvario. C'è voluta un'indagine di cinque anni a Rsf per scoprire che Sami Al-Haj era stato fermato, sequestrato e torturato soltanto a causa della sua professione di giornalista.

12. In un rapporto del 15 gennaio 2004, Rsf ha esonerato da qualsiasi implicazione i soldati statunitensi responsabili dell'assassinio del giornalista spagnolo José Couso e del suo collega ucraino Taras Protsyuk nell'Hotel Palestine a Baghdad. Secondo la famiglia Couso, "le conclusioni di questo rapporto discolpano gli autori materiali e riconosciuti del fatto all'Hotel Palestina basandosi sull'imparzialità incerta delle persone implicate e sulla testimonianza degli autori e responsabili del fatto, che rimandano questa responsabilità a individui non identificati. Il rapporto è stato firmato da un giornalista, Jean-Paul Mari, che trattiene relazioni note con il colonnello Philip de Camp, militare che ha riconosciuto il suo coinvolgimento nell'attacco e nella morte dei giornalisti all'Hotel Palesatine e inoltre la sua relazione si impernia sulle prove di tre giornalisti molto vicini alle forze nordamericane, tutti statunitensi, uno dei quali - Chris Tomlinson - è stato membro dei servizi segreti dell'esercito degli Stati uniti per oltre sette anni. Nessuno dei giornalisti spagnoli che si trovavano nell'hotel è stato consultato per l'elaborazione di questo documento". Il 16 gennaio 2007, il giudice madrileno Santiago Pedraz ha emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti del sergente Shawn Gibson, del capitano Philip Wolford e del tenente colonnello Philip de Camp, responsabili degli assassinii di Couso e Protsyuk, assolti da Rsf.

13. Rsf ha sostenuto l'invasione dell'Iraq nel 2003 affermando che "il rovesciamento della dittatura di Saddam Hussein ha posto termine a trenta anni di propaganda ufficiale e aperto un'era di nuova libertà, piena di speranze e di incertezze, per i giornalisti iracheni. Per i media iracheni, decine d'anni di privazione totale di libertà di stampa sono terminati con il bombardamento del Ministero dell'Informazione, il 9 aprile a Baghdad".

14. Il 16 agosto 2007, durante una trasmissione della radio "Contre-expertis", Robert Ménard, allora segretario generale di Rsf, ha legittimato l'utilizzo della tortura.

15. Rsf ha sostenuto il colpo di stato contro il presidente haitiano Jean-Bertrand Aristide organizzato dalla Francia e dagli Stati uniti titolando: "La libertà di stampa ritrovata: una speranza da mantenere".

16. In occasione del colpo di stato contro Hugo Chávez nell'aprile 2002, organizzato da Washington, Rsf ha pubblicato un articolo il 12 aprile 2002 che riprende, senza alcuna riserva, la versione dei golpisti e prova a convincere l'opinione pubblica internazionale che Chávez si era dimesso: "Recluso nel palazzo presidenziale, Hugo Chávez ha firmato le sue dimissione nella notte, sotto pressione dell'esercito. È stato in seguito condotto al forte di Tiuna, la principale base militare di Caracas, dove è detenuto. Immediatamente dopo, Pedro Carmona, il presidente di Fedecámaras, ha annunciato che avrebbe diretto un nuovo governo di transizione. Ha affermato che il suo nome era oggetto 'di un consenso' della società civile venezuelana e del comando delle forze armate".

17. Rsf ha sempre rifiutato di occuparsi del caso di Mumia Abu-Jamal, il giornalista nero che langue nelle carceri statunitensi da trenta anni per avere denunciato nei suoi servizi la violenza poliziesca verso le minoranze.

18. Rsf conduce regolarmente campagne contro Cuba, paese tuttavia dove nessun giornalista è stato mai assassinato dal 1959. L'organizzazione è in stretta collaborazione con Washington sull'argomento. Così, dal 1996, Rsf ha incontrato a Parigi Stuart Eizenstat, ambasciatore speciale dell'amministrazione Clinton per gli affari cubani.

19. Il 16 gennaio 2004, Rsf si è riunita con i rappresentanti della estrema destra cubana della Florida per predisporre una strategia di lotta mediatica contro il governo cubano.

20. Rsf ha lanciato molte campagne mediatiche diffondendo messaggi pubblicitari sulla stampa scritta, alla radio e alla televisione, destinati a dissuadere i turisti a recarsi a Cuba. È ciò che raccomanda la prima relazione della Commissione d'assistenza per una Cuba libera, pubblicata dal presidente Bush nel maggio 2004 e che aumenta le sanzioni contro Cuba. Questa relazione cita del resto Rsf, per esempio alla pagina 20.

21. Rsf afferma apertamente che solo i paesi sottosviluppati sono di suo interesse: "Abbiamo deciso di denunciare i danni della libertà di stampa in Bosnia e in Gabon e le ambiguità dei media algerini o tunisini… ma di non occuparci delle derive francesi". Perché? "Perché, così facendo, rischiamo di scontentare alcuni giornalisti, di inimicarci i grandi magnati della stampa e di allontanare il potere economico. Ma, per diffonderci attraverso i mass media, abbiamo bisogno della complicità dei giornalisti, del sostegno di magnati della stampa e del denaro del potere economico".

22. Jean-Claude Guillebaud, cofondatore di Rsf e primo presidente dell'associazione, ha lasciato l'organizzazione nel 1993. Spiega le sue ragioni: "Pensavo che un'organizzazione di questo tipo potesse essere legittima soltanto se includeva un lavoro di critica del funzionamento dei media in occidente. Che siano le derive del lavoro giornalistico (menzogne, ecc.) o una riflessione sull'evoluzione di questo lavoro, le sue pratiche e i danni alle libertà possibili nelle democrazie. Altrimenti, saremmo dei neocolonialistici, portatori di arroganti lezioni: quando si interpellano i capi dei paesi del terzo mondo sui danni alla libertà di stampa da loro, la questione che ci poniamo automaticamente è di sapere quale uso facciamo della nostra libertà. Anche se le sfide non sono le stesse, la questione è essenziale e pensavo che occorresse dedicarle il 50% del nostro tempo e della nostra energia (…). Man mano che l'associazione si sviluppava, le operazioni diventavano sempre più spettacolari. Si sono poste due questioni: non vi era una contraddizione nel denunciare certi eccessi del sistema mediatico e utilizzare a nostra volta gli stessi metodi? Da parte sua, Robert Ménard pensava che occorresse far passare in sordina tutta l'attività di critica dei media per beneficiare del sostegno dei grandi giornali e delle grandi catene televisive (…). Li ho trovati troppo vicini alla stampa anti Chávez in Venezuela. Sarebbe certamente stato necessario essere più prudenti. Trovo capiscano molto poco degli Stati uniti".

23. Il quotidiano francese Libération, ancora sostegno fedele dell'organizzazione, nota che Rsf resta silenziosa sulle derive dei media occidentali: "Ormai, la libertà di stampa sarà esotica o non sarà". Molti "gli rimproverano il suo accanimento contro Cuba e Venezuela e la sua mansuetudine verso gli Stati uniti. Questo non è vero".

24. Rsf non ha mai nascosto le sue relazioni con il mondo del potere: "Un giorno, abbiamo avuto un problema di denaro. Ho chiamato l'industriale François Pinault perché ci fornisse il suo aiuto. (…) Ha risposto immediatamente alla mia richiesta. E solo questo che conta" poiché "la legge di gravità esiste, cari amici. E la legge del denaro anche".

25. Così, lontano dalle rivendicazioni d'imparzialità e di difesa della libertà di stampa, Rsf dispone effettivamente di un'agenda politica e se la prende regolarmente coi paesi della nuova America latina.

* Giornalista e specialista in relazioni tra Cuba e Stati uniti.