– Torino 24/3: SERATA DI MEMORIA STORICA
"Od Vardara do Triglava - Dal fiume Vardar al monte Triglav"
Svakog utorka u 16,30 sati,(petnaest minutna) na sajtu www.radiocittaperta.it emisija "Jugoslavenski glas".
Emisija je dvojezična, po potrebi i vremenu na raspolaganju. Podržite taj slobodni i nezavisni glas! Pišite nam na email, jugocoord@... ili Jugocoord ONLUS, C.P. 13114 Uff.Postale 4, 00100 Roma, potražite na www.cnj.it ... Odazovite se!
Ogni martedì alle ore 16:30, per la durata di 15 min, via internet, sul sito www.radiocittaperta.it potete ascoltare la trasmissione "Voce jugoslava".
La trasmissione è bilingue, a seconda del tempo disponibile e della necessità. Sostenete questa voce libera ed indipendente! Scriveteci all'email jugocoord@... o Jugocoord ONLUS, C.P. 13114 Uff.postale 4, 00100 Roma. Leggeteci su www.cnj.it ... Sosteneteci con il 5 x mille!
Program 22. III. 2016 Programma
24 III 1999
- 17. godisnjica NATO agresije na Jugoslaviju
- 17-esimo anniversario dell' agressione NATO alla Jugoslavia
– 23 marzo Conferenza
– 24 marzo ore 12:00 deposizione corone al monumento dei bambini vittime innocenti - parco Tašmajdan
– 24 marzo ore 13:00 deposizione corone al monumento di tutte le vittime - parco Ušče)
Да се не понови – Објављено под Актуелно | 19. марта 2016.
АГРЕСОРИ ИЗ ЗАСЕДЕ
Пре 17 година, у смирај мартовског дана, натовска војна армада је мучки, ракетама углавном са бродова на безбедној удаљености, напала незаштићену нашу отаџбину.
Ту 1999. годину наш народ, верујемо и сав слободарски поштени свет на планети, никад неће заборавити.
Србија обележава оне тешке дане неспокоја да се никад и нигде не би поновили. Тим пре што и сада, по ко зна који пут, влада снага топуза, а колоне бескућника, неки и инструирани, пролазе и пред нашим очима тражећи мир и кров над главом у туђини.
Све организације СУБНОР-а ће се, у својим срединама, присетити и са пијететом, залажући се против рата и агресора из заседе, жртава напада НАТО снага на недужни наш народ и државу.
У Београду ће, удружени Републички одбор СУБНОР-а Србије са колективним члановима Београдским форумом за свет равноправних и Клубом генерала и адмирала Србије, организовати Округли сто под насловом ”Да се не заборави”.
Скуп је предвиђен у среду, 23. марта, од 10 часова, у дворани Општине Нови Београд, Булевар Михаила Пупина 167. Говориће еминентни стручњаци из области спољне политике и безбедности.
Da: "info @civg.it"
Data: 22 marzo 2016 11:43:46 CET
Oggetto: Serata Per non dimenticare. 24 marzo 1999- 24 marzo 2016, i bombardamenti sulla Jugoslavia
Serata di memoria storica con
l’Associazione SOS Yugoslavia – Kosovo Methoija
Al SOVIETNIKO – V. Cibrario 9 – TO – Ore 20.00
A seguire degustazione di grappe slave e dolci
Per Info: info @skaski.it – info @civg.it
“GLI ANGELI DI NOVI SAD” in free download!
In free download il primo brano estratto da Sangue e Cenere!
15DIC2014 – Realizzato insieme all’Orchestra Pergolesi diretta dal Maestro Stefano Campolucci, si intitola “Gli Angeli di Novi Sad” ed è senza dubbio uno dei momenti più struggenti del nuovo album “Sangue e Cenere” in uscita a febbraio 2015, a distanza di 14 anni dal precedente album di inediti in studio.
“E’ una canzone che punta dritto e mira all’ultimo inferno di Novi Sad. Alla guerra contro la Jugoslavia, ai bombardamenti sul Kosovo, al capro espiatorio del popolo serbo, all’abbattimento dei Ponti come strategia militare e soprattutto culturale…” (Marino Severini)
La possibilità di ascoltare e scaricare gratuitamente la traccia su questo sito e tramite il nostro canale SoundCloud vuole essere un primo riconoscimento ai tanti sostenitori che hanno contribuito alla realizzazione definitiva del nuovo album attraverso la piattaforma di auto finanziamento BeCrowdy.
Realizzato tra gli Stati Uniti e le Marche e prodotto da Jono Manson, “Sangue e Cenere” sarà disponibile in formato digitale e in CD a partire dal 18 Febbraio e verrà anticipato da un singolo in uscita a metà Gennaio 2015. Il formato LP sarà invece riservato esclusivamente alle persone che hanno contribuito al finanziamento delle registrazioni.
Buon Ascolto!
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/Gang2014.htm
Scheda sull'album “Sangue e cenere”
http://www.the-gang.it/wordpress/crowdfunding-sangue-e-cenere/
Sono passati 17 anni dallo scatenamento della guerra di aggressione alla Jugoslavia, che ha inaugurato la lunga catena di massacri e distruzioni che hanno caratterizzato tutte le innumerevoli campagne belliche della NATO destinate ad annientare interi popoli e Stati.
Il 24 marzo 1999, l'Alleanza Atlantica, guidata dagli Stati Uniti (sotto la presidenza del più noto esponente del clan Clinton e in presenza di un'amministrazione “democratica” - in cui si distingueva per ferocia e cinismo il segretario di Stato Madeleine Albright - che si è macchiata dei più atroci crimini di guerra), senza alcun mandato delle Nazioni Unite (Russia e Cina minacciarono il veto nel Consiglio di Sicurezza, impedendone il pronunciamento favorevole), avviava la campagna militare, definita “Allied Force”, che, terminata due mesi dopo con la capitolazione delle autorità di Belgrado, avrebbe determinato in breve tempo il completo collasso della Repubblica Federale della Jugoslavia.
L'anno seguente, attraverso una “rivoluzione colorata”, finanziata in particolare dal faccendiere George Soros (e sostenuta anche, incredibilmente, da settori della “sinistra radicale” dell'Europa occidentale), il legittimo governo jugoslavo veniva rovesciato da un moto di piazza e il presidente Slobodan Milosevic arrestato (nel 2001) e deferito al Tribunale dell'Aia per un processo farsa, conclusosi con la sua morte in carcere; il Kosovo sarebbe stato trasformato in uno stato fantoccio, guidato dai capi delle bande di trafficanti di organi umani dell'UCK, che, in un clima intimidatorio di discriminazione nei confronti delle minoranze nazionali (a cominciare da quella serba), ha consentito la costruzione della più grande base militare USA del nostro continente, utilizzata anche come campo di prigionia, una sorta di Guantanamo europea.
Fu una campagna condotta unicamente dal cielo, costellata di atrocità inaudite, di massacri della popolazione inerme attraverso vigliacchi bombardamenti che non hanno risparmiato le strutture civili, come case, ospedali, scuole, fabbriche, centrali e la stessa sede della Televisione jugoslava, ridotta in macerie, il 23 aprile 1999, da un'incursione che provocò 16 morti. A Belgrado furono allora colpite persino le ambasciate di paesi contrari all'avventura militare, come quella della Repubblica Popolare Cinese, con alcuni morti sotto le bombe: certo non un “errore” come ci si affrettò a comunicare, ma piuttosto un primo deliberato e minaccioso avvertimento, da parte dei fautori di un mondo “unipolare”, al grande paese socialista che stava emergendo come protagonista di primo piano della scena mondiale.
Si trattò di una campagna, iniziata molto tempo prima con l'avvio del processo di disgregazione della Jugoslavia socialista, e caratterizzata dalla massiccia intossicazione mediatica dell'opinione pubblica occidentale. Si era avviata così la stagione di quella “guerra di propaganda” che, in seguito, avrebbe distinto la preparazione di tutte le aggressioni imperialiste - da allora succedutesi nelle più diverse regioni del mondo e tragicamente in corso anche in questo momento - contro paesi e popoli che, come quello della Repubblica Federale della Jugoslavia, non intendono piegare la testa di fronte al “nuovo ordine mondiale” - con i massacri USA-NATO della popolazione civile sistematicamente presentati come “effetti collaterali”, mai come delitti deliberatamente portati a compimento.
A questa criminale impresa diede un apporto decisivo anche l'Italia - guidata allora da un governo di centro-sinistra presieduto da Massimo D'Alema - non solo con il supporto logistico ai 600 micidiali raid giornalieri contro le città e i villaggi jugoslavi, ma anche con la partecipazione diretta di piloti e aerei del nostro paese ai bombardamenti, smentita in un primo tempo dalle fonti ufficiali ma confermata da numerose testimonianze, a cui da parte governativa non si esitò a rispondere con arroganza.
Mai in seguito, dall'allora presidente del Consiglio (e da coloro che ne avallarono le scelte nel suo partito) sono venuti segnali di ripensamento autocritico rispetto a decisioni che hanno coinvolto il nostro paese in una vicenda bellica dalle così tragiche conseguenze, sul piano delle vittime civili (oltre 2.000 secondo alcune fonti), delle micidiali distruzioni che si proponevano di annientare ciò che rimaneva della Jugoslavia, ed anche dei devastanti effetti sull'ambiente, che non hanno risparmiato neppure le acque del Mare Adriatico che bagnano le nostre coste, inquinate da quell'uranio impoverito che, in quantità massicce, fu sganciato nel corso dell'aggressione.
Occorre opportunamente rammentare che fu proprio dalle basi USA-NATO collocate sul territorio italiano che partirono le operazioni di una impresa militare che violava tutte le più elementari norme del diritto internazionale, nel disprezzo assoluto del ruolo delle Nazioni Unite, della sua Carta costitutiva e dello stesso articolo 11 della nostra Costituzione repubblicana. Come pure non va assolutamente dimenticato che l'aggressione imperialista ebbe l'avallo sostanziale ((oltre che della gran parte dell'opposizione di centro-destra) di tutta la coalizione parlamentare che sosteneva il governo italiano e che allora non ne mise in discussione la tenuta, in un contesto vergognoso di ipocriti distinguo, patetiche giustificazioni e spudorate menzogne - smentite in seguito dalle più autorevoli testimonianze -, utili a criminalizzare la Jugoslavia aggredita, allo scopo, da un lato, di carpire l'appoggio dell'opinione pubblica e, dall'altro, di ridimensionare la portata dell'intervento italiano nella guerra.
Oggi, mentre il nostro paese è sul punto di partecipare all'ennesima operazione militare a guida USA/NATO, riteniamo doveroso rinfrescare la memoria su quella pagina oscura della storia patria, perché sono ancora troppi quelli che ne rivendicano la legittimità, come pure quelli che fingono di essersene dimenticati.
NATO AGGRESSION ON SERBIA (FRY) 17 YEARS AFTER
NATO 1999 aggression against Serbia (FRY) was a turning point in world relations towards negating of the World order established after Second World War, weakening of United Nations and International Law, globalization of the interventionism, new arms race and West-East confrontation. Nevertheless, multi-polarization of global world relations is inevitable process based on the rising potentials and roles of Russia, China, the BRICS and other independent countries. In this period of profound global changes the danger and risks for peace and stability come from those forces which have long enjoyed privileges in world relations and which believe that it is possible to protect the privileges using their military power. This kind of reasoning is misleading. The only way to safeguard peace and stability today is in shared responsibility in solving all major international problems, return to respect of the basic principles of International law, primarily, principle of sovereign equality of nations, democratization instead of militarization of international relations, respect of the role of United Nations.
NATO aggression on Serbia (FRY) lasted 79 days and resulted in at least 2,500 dead civilians, plus 1.008 dead soldiers and policemen and more than 12,500 wounded. The aggression was conducted in alliance with the terrorist KLA.
The attacks on Serbia started on March 24, 1999, and the last one took place near Kosovska Kamenica on June 10 at 13:15 CET.
NATO has never disclosed its losses.
The list of civilians killed by NATO has not as yet been completed. Civic Associations like Belgrade Forum for a World of Equals, Generals and Admirals Club of Serbia, Veteran Association of Serbia, Serbian Host Society, Association of Families of Missing and Abducted Persons and others, have been repeatedly demanding competent authorities to complete the list of civilian victims, but so far without results.
The total economic damage was estimated in 1999 at 100 billions of US dollars. Many civic associations have addressed initiative to the competent Serbian authorities to demand war damage compensation from NATO and governments of NATO member countries. The more so that NATO leaders have publically recognized that NATO has violated international Law instigating aggression against Serbia (FRY). Serbian President Tomislav Nikolic in his public address last year declared that NATO is obliged to pay war compensation to Serbia. Many scholars, International law specialists, public figures and politicians from around the world, consider also that Serbia is entitled and should demand war compensation. So far, the public received no information about concrete steps undertaken by the Government.
The decision to attack Yugoslavia was the first in history to be made without the approval of the UN Security Council, and the order was given to U.S. General Wesley Clark, the allied commander at the time, by NATO Secretary General Javier Solana.
Later on, in his book “Waging Modern War”, Clark revealed that the plans for the air strikes against Yugoslavia were well under way in mid-June 1998 and completed in late August of that year.
Yugoslavia was attacked under the pretext of failure of the talks on the future status of the southern Serbian province of Kosovo and Metohija, held in Rambouillet and Paris in January and March 1999. In fact, plans to launch military attacks on Serbia (FRY) were finalized already in August 1999, while so called Rambouillet and Paris negotiation served as mere alibi to make the chosen victim responsible.
The 19-member Alliance launched projectiles from ships in the Adriatic Sea and four military bases in Italy, all with the support of strategic air bombers which took off from bases in Western Europe and latter in the U.S. The first targets were barracks and air defense forces in Batajnica, Mladenovac, Priština and other locations. NATO planners predictions were that they would finish with President Slobodan Milosevic`s defense forces within a couple of days but those estimates proved to be inaccurate. This was prompted NATO to changed the tactics. Its politicians and generals concluded that “in order to protect Alliance’s credibility”, it was necessary to launch massive attacks on civilian targets, including cities, towns hospitals, schools, electricity transformers, passenger trains…
There is practically no city in Yugoslavia which was not targeted on a number of occasions during the 11-week aggression.
The bombing caused damage to 25,000 houses and apartment buildings and destroyed 470 kilometers of roads and 595 kilometers of railway tracks. A total of 14 airports were damaged, as well as 19 hospitals, 20 healthcare centers, 18 kindergartens, 69 schools, 176 cultural monuments and 44 bridges, while 38 more were completely destroyed.
During the campaign, 2,300 air attacks were carried out on 995 facilities around Serbia and 1,150 fighter jets fired nearly 420,000 missiles to the total weight of 22,000 tons.
NATO fired 1,300 cruise missiles, dropped 37,000 cluster bombs. Alliance’s forces also used banned depleted uranium missiles.
A third of the electric energy capacity of the country was destroyed, two oil refineries, in Pančevo and Novi Sad, were bombed, and NATO forces used for the first time so-called graphite bombs to disable electrical power systems.
Facing mounting diplomatic pressure, NATO ended the bombing with the signing of the Military Technical Agreement in Kumanovo on June 9, 1999, and the latest missiles fell near Kosovska Kamenica on June 10 at 13:30 CET.
The NATO secretary general issued an order to stop the bombing on June 10, after which Yugoslav forces began to withdraw from Kosovo.
On that day, the UN Security Council adopted Resolution 1244, and a total of 37,200 KFOR soldiers from 36 countries were sent to the province, with a mission to preserve peace and security.
About 250.000 of Serbs and other non-Albanians have been forced out of Kosovo and Metohija since KFOR and UNMIK took over control of this Serbian Province. Even 17 years after they have not been allowed to safely return to their homes and estates. Great many of them still live in so called Centers for collective shelter in suburbs of Belgrade, Nis, Kraljevo, Kragujevac and other Serbian cities. Those who stayed in the Province continue to be threatened, attacked, and even killed on a daily basis by extremists.