(english / italiano)

Una delle tante ignominie del "Tribunale ad hoc" dell’Aja

1) Verità e giustizia per Slobodan Milosevic (di Michele Franco, Rete dei Comunisti)
2) Il Tribunale dell’Aja, dopo averlo ucciso in carcere, scagiona il Presidente jugoslavo e serbo (di Enrico Vigna, Civg.it)


Also worth listening: Christopher Black commenting on Jugoslavia and Milošević (Radio Sputnik, Loud&Clear 19.8.2016 -- at third and last section, starting 33')
... Joe Biden visited Serbia this week where he was greeted by crowds of protesters. Now activists will erect a monument to the victims of the NATO bombing of Novi Sad. [Brian] Becker is joined by human rights attorney Christopher Black to talk about the legacy of the U.S. bombing of Yugoslavia and what comes next in the U.S.-Serbia relationship...

...and reading: The ICTY Karadzic "Sentence": http://www.icty.org/x/cases/karadzic/tjug/en/160324_judgement.pdf


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12/08/2016

Verità e giustizia per Slobodan Milosevic. Le ignominie del Tribunale Internazionale dell’Aja e della democrazia imperialista

di Michele Franco, Rete dei Comunisti

Apparentemente sembra una di quelle classiche notizie di mezza estate che servono per riempire lo spazio dei giornali e dei notiziari. Invece la notizia – che “stranamente” solo ora trova un po’ di spazio sui media – è un fatto di rilevante importanza.
 
L’ex Presidente della Serbia, Slobodan Milosevic, è stato scagionato dalla Corte Penale Internazionale per i cosiddetti crimini di guerra per le varie fasi delle guerre balcaniche degli anni ’90. Una decisione che ribalta completamente un allucinante castello accusatorio che per alcuni anni ha tenuto banco nel dibattito politico internazionale. Eppure Slobodan Milosevic è stato lasciato morire in carcere – nel marzo del 2006 – dopo cinque anni di detenzione, senza poter usufruire di nessun beneficio, in una asettica cella del “democratico” tribunale dell’Aja in Olanda alla stregua di un volgare ed efferato criminale. Una sorte che – a dimostrazione che la storia la scrivono i vincitori – che non fu replicata ed uguale per i presidenti di Croazia e Bosnia i quali – almeno formalmente – venivano ritenuti corresponsabili delle presunte malefatte di Milosevic mentre, in realtà, erano le teste d’ariete dell’aggressione della Federazione Jugoslava. Questa “riabilitazione postuma” di Milosevic pur all’interno di un dispositivo giuridico e di una evidente falsificazione storica dei fatti che condanna, a pene pesantissime e discutibilissime, altri protagonisti della complessa vicenda Jugoslavia è una ulteriore prova - un altro tassello - che svela, inequivocabilmente, come la distruzione di quel paese fu pianificata scientificamente dalle potenze occidentali e dal Vaticano fino ai suoi esiti finali che prevedevano, fin dall’inizio, l’eliminazione del Presidente Milosevic descritto – dalla comunicazione deviante del capitale a scala globale – come l’incarnazione personificata del male assoluto. Non è un caso – poi – che altri oppositori al generale rullo compressore imperialista acceleratosi dopo il 1989 - da Saddam Hussein a Gheddafi - hanno conosciuto la morte fisica, senza neanche lo straccio di un processo, anche sulla scorta della sostanziale impunità che gli aggressori occidentali hanno usufruito prima, durante e dopo le ripetute aggressioni consumate contro i popoli della Jugoslavia. Ora, dopo anni, questa notizia non suscita più l’indignazione e lo sdegno di cui necessiterebbe una sentenza di tale portata storica. Gli ultimi 20 anni sono stati un periodo di grande sconvolgimento internazionale dove l’accentuarsi della competizione globale tra potenze e il suo combinato disposto con la vigenza di una crisi strutturale del capitale ha provocato e continua a suscitare guerre d’aggressione, distruzione di entità statuali, movimenti migratori e inenarrabili sofferenze. Un arco storico in cui è cresciuto l’interventismo bellico imperialista spesso camuffato o dalle insegne dell’ONU o da motivazioni “umanitarie”. Una nuova fase di militarismo imperialista che si alimenta di una propaganda distorta che tende alla persuasione delle coscienze, all’intruppamento reazionario dei settori sociali verso il proprio capitalismo di riferimento ed alla passivizzazione/narcotizzazione delle masse. Da comunisti abbiamo difeso, più volte, la Jugoslavia mentre veniva attaccata militarmente dagli USA e da altri paesi europei. Mai dimenticheremo l’infamia di Massimo D’Alema alla guida di quel governo che mandò i Tornado italiani sui cieli di Belgrado e della Jugoslavia a fare stragi di civili. Nel contempo abbiamo criticato Milosevic per la sua difesa incoerente dell’unità e della fratellanza dei popoli Jugoslavi attesta attorno alla “centralità dei serbi” e non invece - come il Presidente Tito magistralmente era stato capace di fare - a scala “pan/Jugoslava” in un possibile e corretto equilibrio politico e sociale tra le varie “repubbliche” che componevano quella Federazione nata da una vera guerra di popolo contro l’occupazione nazista e fascista. Una incoerenza, quella di Milosevic e del Partito Socialista Serbo, nutrita, tra l’altro, da primi cedimenti sul versante economico verso il liberismo capitalista e le ricette del Fondo Monetario Internazionale foriera di disastri. Una autentica deriva che aprì la strada all’opera di manomissione economica, diplomatica e militare dell’Occidente che - subito dopo la morte di Tito e i fatti del 1989/1991 - conobbe un nuovo slancio antisociale in Jugoslavia come altrove. La notizia - venuta alla luce in questi giorni anche se la sentenza risale al 24 marzo scorso - ci ha offerto la possibilità di ricordare il vero e proprio omicidio di Slobodan Milosevic e di richiamare, ancora una volta, l’attenzione e la critica attiva verso la cosiddetta neutralità del diritto internazionale e delle sue “istituzioni democratiche” tra cui il famigerato Tribunale Internazionale dell’ Aja. Una attenzione ed una critica da rendere – anche alla luce dell’inasprirsi delle contraddizioni sul piano generale e dei venti di guerra che spirano minacciosi – prassi agente per attrezzare, anche sul terreno dei contenuti politici, il lavoro di ricostruzione e di riqualificazione del movimento No War.

Michele Franco, Rete dei Comunisti


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Milosevic: il Tribunale dell’Aja, dopo averlo ucciso in carcere, scagiona il Presidente jugoslavo e serbo da ogni accusa, circa crimini di guerra in Bosnia nel 1992/1995!

Scritto da Enrico Vigna, agosto 2016

Il Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia (ICTY) dell'Aia ha stabilito alla fine, che il Presidente jugoslavo e serbo Slobodan Milosevic, non era stato responsabile per i crimini di guerra commessi durante la guerra in Bosnia nel 1992-1995.

Con una sentenza conclusiva, la Camera di primo grado del TPI dell’Aja ha unanimemente sentenziato che Slobodan Milosevic non era parte di una "impresa criminale congiunta" per perseguitare musulmani e croati durante la guerra in Bosnia.

Il giudizio del 24 marzo 2016 afferma che "la Camera ha stabilito che non vi erano prove sufficienti presentate in questo caso, per stabilire che Slobodan Milosevic fosse parte di un progetto per scacciare i musulmani bosniaci e i croati bosniaci dal territorio serbo-bosniaco…”.

I giudici hanno sottolineato che Slobodan Milosevic e Radovan Karadzic avessero all’inizio della guerra, operato per la conservazione della Jugoslavia e che Milosevic era sempre schierato su questa posizione. La Camera del TPI ha stabilito che “… Slobodan Milosevic ha sempre perseguito questo obiettivo ed era contro la secessione della Bosnia-Erzegovina… ".

La Camera ha rilevato che "…la auto proclamazione di sovranità da parte dell'Assemblea della BiH in assenza dei delegati serbo-bosniaci il 15 ottobre 1991, fece precipitare la situazione…", e che Milosevic aveva una posizione cauta circa la costituzione della Republika Srpska come risposta. 
La sentenza afferma che nelle comunicazioni intercettate con Radovan Karadzic, "…Milosevic era dubbioso se fosse stato saggio usare ‘un atto illegittimo in risposta ad un altro atto illegittimo’ e messo in discussione la legittimità di formare un'Assemblea serbo bosniaco..."

I giudici hanno anche scoperto che "…Slobodan Milosevic aveva espresso le sue riserve su come un'Assemblea serbo-bosniaco potesse escludere i musulmani che erano 'per la Jugoslavia'..."

Il giudizio osserva che in incontri con i serbi e funzionari serbo bosniaci "…Slobodan Milosevic aveva dichiarato che “ …i membri di altre nazioni ed etnie dovevano essere protetti e che l’' interesse nazionale dei serbi non era la discriminazione...".
Inoltre è provato che  "…Milosevic aveva sempre ribadito che qualsiasi atto criminale doveva essere combattuto con decisione...".

La Camera di primo grado ha osservato che "…in riunioni private, Milosevic era estremamente arrabbiato con la leadership serbo-bosniaca che voleva respingere il piano Vance-Owen...". E’ stato anche determinato che "…Milosevic ha cercato di ragionare con i serbi bosniaci dicendo che capiva le loro preoccupazioni e ragioni, ma che la cosa  più importante era porre fine alla guerra…e incoraggiava per un accordo politico… ".

Nel corso di una riunione del Consiglio Supremo di Difesa, Milosevic aveva sottolineato che i leader serbo bosniaci, non avevano il diritto di chiedere più di metà del territorio in Bosnia-Erzegovina, affermando che “…non si deve avere più di ciò che ci appartiene. Poiché, rappresentiamo un terzo della popolazione. [...] Noi non abbiamo diritto a oltre la metà del territorio e non si deve strappare via qualcosa che appartiene a qualcun altro! [...] Come si può immaginare che due terzi della popolazione possano essere stipati nel 30% del territorio, mentre il 50% è troppo poco per voi ?! E' umano, è giusto ?!'… ".

In altri incontri con i funzionari serbi e serbo-bosniaci, la sentenza osserva che Milosevic  aveva ripetutamente dichiarato che bisognava porre fine alla guerra e che il più grande errore dei serbo bosniaci era quello di “… cercare una completa sconfitta dei musulmani bosniaci… mentre era necessario ricercare e accettare proposte di pace… ".

“…Vistosamente in silenzio dal marzo 2016, giorno del verdetto dell’Aia, sono il New York Times, il Washington Post, il Los Angeles Times, la CNN e il Times di Londra per citarne solo alcuni, dei giornali partigiani della “democrazia e della giustizia” che hanno partecipato alle campagne contro   Slobodan Milosevic e al suo diritto a una "giustizia secondo la legge", come inciso sopra l’ingresso della Corte Suprema degli Stati Uniti.

Dove sono le voci di Christiane Amanpour della CNN, Roy Gutman e John Burns, che hanno ricevuto un Pulitzer per le loro menzogne ​​e inganni in Bosnia? Dove è Nicholas Burns e il marito della Amanpour James Rubin, che regolarmente sulla CNN vomitavano menzogne contro Milosevic  per 8 anni? Dove è Carla Del Ponte, quando c’è bisogno di lei? Dove è Joan Phillips e Charles Lane che hanno avanzato nella loro carriera, con il loro lavoro di propaganda e falsità?

Dove è James Harf  PR della Ruder / Finn, che ha incassato milioni di dollari promuovendo menzogne e immaginazioni per i governi croati e bosniaci musulmani? Dov'è Chris Hedges, Charlene Hunter Galt, ciarlatani dei media come Maggie O'Kane della stampa britannica ... 

Dove è Tom Post
 che ha scritto l'articolo infame di prima pagina su Newsweek, circa "50.000 stupri di donne musulmane bosniache"? Dove è Sylvia Poggioli che abilmente ha scritto un saggio di disinformazione nella Relazione Neiman ad Harvard? Dove è John Pomfret del Washington Post che ha sostenuto di aver visto "4.000 uomini e ragazzi di Srebrenica che si erano salvati a Tuzla"?
Dove è David Rohde i cui libri e articoli hanno demonizzato il popolo serbo con grande astuzia? E dove è Carol Williams del Los Angeles Times che ha scritto in un anno il giornalismo più odioso, anti-ortodosso e intriso di dogmatismo cattolico, di quanto la maggior parte dei giornalisti potrebbero fare in un decennio?
E, infine, dove sono creature come Minna Schrag, terza procuratrice americana che è stata in prestito al Tribunale dell'Aja, da uno studio legale di New York, e che ha detto agli studiosi di diritto internazionale che: "…E 'stata una nuova esperienza che deve essere un precedente, di poter decidere prima sulle regole delle prove ed alla procedura, di decisioni prese in conversazioni improvvisate nei corridoi del Tribunale Penale per la Jugoslavia.. "?

Se i media e il sistema giuridico sono questi, corrotti e disonesti, i serbi devono correre ai ripari dalla verità, e hanno diritto di poter disprezzare un mondo…che deliberatamente ha manipolato i fatti per demonizzare il popolo serbo con una colpa collettiva, non visto in Europa dal tempo di Hitler, questi sono mostri che hanno fatto della parola "serba" sinonimo di male, un processo inumano in uso ancora oggi…
Che possano marcire all'inferno per questa orribile farsa legale, la Madeleine Albright, il direttore di scena, che  dovrebbe essere in piedi sul banco degli imputati all'Aja, insieme con il generale Wesley Clark e William Jefferson Clinton….”…
Si chiede su beoforum, W. Dorich

“ …Non sono qui davanti ad un Tribunale illegittimo e illegale, che non riconosco, per difendere Slobodan Milosevic, ma solo per difendere la Jugoslavia e la dignità del popolo serbo, e con essi la verità e la giustizia dei popoli, contro l’arroganza e l’arbitrio dei potenti della terra, che hanno devastato e distrutto il mio paese, e umiliato il mio popolo…”.

Slobodan Milosevic, prima di morire ha dovuto trascorrere gli ultimi cinque anni della sua vita in carcere, difendendo caparbiamente se stesso e la Serbia dalle false accuse di crimini di guerra nel corso di una guerra, che ora rivelano, stava cercando di fermare. Le accuse più gravi che Milosevic ha dovuto affrontare, tra cui l'accusa di genocidio, erano tutte in relazione alla Bosnia. Ora, dieci anni dopo la sua morte, il TPI dell’Aja ha ammesso che non era colpevole.

Il 30 ottobre 2005 lo stesso Milosevic aveva osservato con grande realismo: “…se questo Tribunale per quanto illegale, riesce anche a ignorare le falsità clamorose contenute negli atti di incriminazione… tanto vale che leggiate la sentenza contro di me, la sentenza che siete stati istruiti ad emettere… Se la Corte non si rende conto dell’assurdità del rinvio a giudizio letto ieri in aula, dove si sostiene che la Jugoslavia non è stata vittima di un attacco della NATO, ma ha aggredito sé stessa, è consigliabile risparmiare tempo e passare direttamente alla sentenza. Leggetela e non mi annoiate…”.

Il TPI ha cercato di non pubblicizzare il fatto che Milosevic era stato giudicato estraneo a crimini di guerra ed alla loro pianificazione. Il Tribunale confidava che le 1.303 pagine riguardanti il presidente jugoslavo e serbo, sepolte tra le 2.590 pagine del verdetto Karadzic, sarebbero rimaste ignorate. Infatti è stato solo grazie a siti serbi e russi, e ad una delle poche eccezioni in occidente, rappresentata dal sito del giornale inglese The Guardian, che questa notizia si è diffusa a livello internazionale.
Occorre ricordare che Slobodan Milosevic è morto per un attacco di cuore appena due settimane dopo che il Tribunale gli aveva negato la sua richiesta di sottoporsi ad un intervento chirurgico al cuore in Russia. E’ stato trovato morto nella sua cella, meno di 72 ore dopo che il suo avvocato aveva consegnato una lettera al Ministero degli Esteri russo in cui denunciava il timore di essere stato avvelenato.
Il rapporto ufficiale del Tribunale sulla motivazione circa la morte, ha confermato che " nel campione di sangue prelevato da Milosevic il 12 gennaio 2006, era stato trovato del Rifamicin (un farmaco non prescritto per le sue cure), e che per intoppi burocratici non era stato comunicato a Milosevic fino al 3 marzo 2006. La presenza di Rifamicin nel sangue di Milosevic avrebbe contrastato il farmaco per l’alta pressione del sangue che egli stava prendendo, aumentando così il rischio di attacco di cuore che alla fine l'ha ucciso.

Il TPI non ha mai effettuato alcuna indagine adeguata ed indipendente, sulle reali cause della morte del presidente Milosevic, i risultati delle indagini interne svolte dal tribunale stesso, sono state bocciate con una riserva della Russia nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, basata su una serie di accertamenti medici, dove è chiaro che al Presidente Milosevic è stato rifiutato un trattamento adeguato, quando a causa della sua malattia, la sua vita era gravemente a rischio, e quindi, che il Tribunale abbia commesso almeno un omicidio giudiziario.

Molti esperti e studiosi internazionali hanno denunciato tutto questo, come un disegno che potenti interessi geopolitici preferivano non far arrivare vivo Milosevic alla fine del suo processo, con la possibilità che finisse assolto e le loro criminali menzogne ​​rivelate.                                                                                    Intercettazioni prese al Dipartimento di Stato USA svelate da Wikileaks, confermano che il Tribunale dell’Aja ha discusso lo stato di salute di Milosevic e le sue cartelle cliniche, con il personale dell'ambasciata degli Stati Uniti all'Aia senza informare nessuno. Perché?

E ORA? Tralasciando alle loro miserie morali e professionali i disinformatori di professione al servizio dei potenti e delle logiche imperialiste occidentali…., cosa faranno  i disinformatori sempre opportunamente schierati in linea con il “politicamente corretto” e i disinformatori in buona fede, solo perché “ignoranti”, cioè ignoravano atti e fatti ma sentenziavano e aizzavano contro “Hitler Milosevic”, il “ macellaio dei balcani”, il “criminale genocida”, demonizzandolo come un mostro, diffondendo falsità, menzogne, infamità. Migliaia di giornalisti, politici, esponenti di ONG falsamente umanitarie, pacifinti e utili idioti. 

Tutti costoro che sui media sono stati giudici, giuria e boia di Slobodan Milosevic ORA, CHIEDERANNO SCUSA? Avranno un sussulto etico morale e di coscienza? Abbasseranno il capo e con onestà intellettuale renderanno onore alle centinaia di migliaia di vittime della guerra di Bosnia, si indigneranno per essere stati usati dalla propaganda mediatica di guerra, contribuendo informativamente e oggettivamente alle tragedie e al dolore subito dai popoli di bosniaci e per tutto lo spargimento di sangue in Bosnia? E al popolo serbo e jugoslavo, che, come conseguenza ha subito un criminale embargo e sanzioni durate anni, che hanno immiserito e devastato socialmente e umanamente la propria gente?  Staremo a vedere.

Egli è morto lontano dalla sua terra, dal suo paese, dai suoi affetti più cari, dal suo popolo, che solo fino a poche ore prima, aveva ancora fermamente e orgogliosamente difeso dalle menzogne e falsità dei padroni del mondo.

Egli resterà come un simbolo storico del suo popolo, un simbolo di difesa della libertà, della verità, della giustizia, del socialismo serbo e jugoslavo; di difesa dell’indipendenza e dignità nazionali, della resistenza dei popoli all’arroganza e al nuovo fascismo dell’imperialismo.

Un simbolo di onore e dignità, di cui ogni serbo e ogni jugoslavo di oggi e delle future generazioni potrà sempre esserne fiero, potendo guardare chiunque negli occhi con orgoglio, e a testa alta di fronte al mondo ed alla storia.

Cercavano e avrebbero voluto un uomo implorante, supino, arreso e vinto, avrebbero voluto un mercante pronto a barattare la propria vita e la propria storia per una manciata di dollari o euro, o un brandello di futuro. Ma si sono trovati davanti un gigante, un patriota e un combattente fiero e in piedi di fronte a loro, che li ha fronteggiati senza tregua e timori, …e hanno perso, loro.

“…Io sono il vincitore morale!  – ha detto Milosevic all’Aia il 30 ottobre 2001. Io sono fiero di ogni cosa da me fatta, perché sempre fatta per il mio popolo ed il mio paese, ed in modo onesto. Io ho solo esercitato il diritto di ogni cittadino a difendere il proprio paese, e questo è il vero motivo per cui mi hanno illegalmente arrestato. Se voi state cercando dei criminali di guerra l’indirizzo non è qui a Scheveningen (il carcere olandese dov’era detenuto, Ndt) ma al Quartier Generale della Nato e nelle capitali occidentali, dove è stata pianificata la distruzione del mio paese, la Jugoslavia, e del mio popolo…. Noi non abbiamo attaccato o aggredito nessuno, ma ci hanno costretto a combattere a casa nostra, per difendere il nostro paese e la nostra terra… 

Questo abbiamo fatto e lo rifaremmo perché questa non è un’infamia ma un onore per qualsiasi popolo e uomo…”. ( Slobodan Milosevic  30/08/2001 )


A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia – Agosto 2016