(srpskohrvatski / italiano.
Altri nuovi testi di Mira Marković, soprattutto pubblicati sul sito della Associazione SloboDA.
Per i testi precedenti si vedano: 
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8892
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8875
Per altri testi di e su Mira Marković si veda alla nostra pagina https://www.cnj.it/MILOS/miramarkovic.htm 
A cura di I. Slavo)
 
Nuovi testi di Mira Marković
 
1) Intervista a Mira Marković al quotidiano “ Večernje Novosti“, 1 maggio 2018 
2) Прогнана и неизгубљена:

ИЗМЕЂУ ИМИТАЦИЈЕ И РЕТРАДИЦИЈАЛИЗАЦИЈЕ (27.jун 2018)

КОНТИНУИРАНИ ДИСКОНТИНУИТЕТ (22.jун 2018)

 

ДИГИТАЛНА ОПСТРУКЦИЈА ПАРЛАМЕНТАРНОГ ЖИВОТА (13.jун 2018)
КАД ЈЕ ОПОЗИЦИЈА УСКОГРУДА (6.jун 2018)

 
=== 1 ===
 
ORIG.: НЕОКОЛОНИЈАЛНИ АРБИТРИ СУ УКИНУЛИ ЈУГОСЛАВИЈУ                       
Интервју са Миром Марковић, „Вечерње новости“, 1 маја 2018. 
http://www.sloboda.org.rs/miraintervju.html
 
 
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1295:intervista-a-mira-markovic-al-quotidiano-novosti&catid=2:non-categorizzato
 
Intervista a Mira Marković al quotidiano “ Večernje Novosti“
 
di Dragan Radević
 
Traduzione di Rajka V. per Forum Belgrado Italia/CIVG
 
Nell’edizione del 1 maggio 2018 “Večernje Novosti“ ha pubblicatato un'intervista con Mira Marković il cui testo pubblichiamo integralmente
 

D: Chi, oppure che cosa l’ha delusa di più dopo il colpo di stato del 5 ottobre 2000?

R: Da diciassette anni e mezzo che i giornalisti, tra le altre, mi fanno questa domanda. Ed io sempre rispondo: nessuno. Ecco i motivi per la risposta, nessuno. Alla fine degli anni settanta e all’inizio degli anni ottanta sono stata qualche volta in compagnia di un uomo che rispettava molto la politica di quel periodo sia serba che jugoslava, e quella politica, tra l’altro, esprimeva la paura dal nazionalismo serbo che pur nascosto era vitale, minacciava di mettere a rischio tutte le altre nazionalità ed etnie in Jugoslavia. Quest' uomo che rispettava tale politica ed i suoi rappresentanti più importanti in Serbia, esprimeva la propria posizione pubblicamente, spesso anche emotivamente. Ed ammirava i protagonisti di tale politica in ogni occasione, particolarmente in occasioni in cui loro erano presenti. Questa ammirazione sovradosata qualche volta imbarazzava pure loro.

Poi c’è stata l’Ottava seduta. Allora è successo il trionfo di una politica diversa, almeno per quanto riguardava la Serbia. Il nazionalismo serbo non è dominante nel popolo serbo e, dove esiste, non rappresentava un pericolo per la Jugoslavia, maggiore degli altri nazionalismi.

Alcuni giorni dopo l’Ottava seduta, è riapparso quest’uomo, stavolta come grande avversario delle politiche precedenti ad ammiratore di quelle nuove.

In quel periodo lui mi incontra e mi spiega che Milošević ha riportato al popolo serbo la fiducia nella vita, che è il personaggio storico più grande del popolo serbo, dopo Karađorđe e come io non so, a quale grande uomo vivo accanto...

E ci in invita a cena perchè sarà un onore per lui e per la sua famiglia. 

“Fammi questo favore“. “Va bene “ dico io. “Quando?“, mi chiede.

“Il secondo o il terzo giorno dopo la fine del mandato di Slobodan.“

“Non scherzare“ dico. “Sono serio,“ dice lui. “Anch’io“, dico io.

Me ne sono ricordata nei giorni dopo il colpo di stato. Lui non c’era per invitarci a cena.

Non aveva tempo. Adesso aiuta associazioni per i diritti umani, democrazia e adesione all’Ue.

Sapevo che era pronto per la prossima tappa, qualunque fosse stata.

Ecco, per questo nessuno mi ha deluso. Non essere solidi moralmente, fa parte integrante dell’ essere umano. Il loro volume e modalità di espressione, sono diversi in funzione dei periodi e ambienti. Ma sono inevitabili.

È piuttosto diffusa tendenza verso l’ateismo morale, con passar del tempo ne avverà una riduzione ma non inevitabilmente e automaticamente.

Una delle imprese di emancipazione più importanti sarà l’elevamento delle norme etiche.

Per quanto riguarda delusione negli eventi, non la potevo evitare.

Mi è successo una volta sola. Nel 1990 quando due milioni degli iscritti del Partito comunista jugoslavo sono fuggiti precipitosamente in altri partiti, in cui la maggioranza aveva posizioni diverse dal partito in cui avevano passato la vita intera o almeno la maggior parte della vita.

Se la risposta è ampia, non la modifichi. Elimini sia domanda che risposta. 

 

D: I monumenti dedicati agli statisti e personaggli importanti, non devono dividere ma unire. Slobodan rappresentava l’unità del popolo serbo nonostante che esistano quelli che la pensano diversamente.

R: I valori generazionali, i valori delle epoche si esprimono nei monumenti che li rappresentano.

Alcuni di questi valori rimangono a lungo, altri per sempre. Cosi anche i monumenti. Ciò si riferisce innanzitutto ai monumenti dedicati agli artisti, scenziati, comandanti dell’esercito, il cui contributo nelle battaglie storiche è rimasto significativo nonostante il tempo passato. Particolarmente quando si tratta del passato lontano.

Però quando si tratta dei personaggi della vita politica, i monumenti qualche volta durano fino a quando dura la politica che essi rappresentano.

Nella seconda metà del secolo scorso abbiamo visto costruire e distruggere monumenti a distanza di qualche decennio. Spesso lo hanno fatto le stesse persone.

 

D: Una volta ha dichiarato che "vive tra i sogni e la pallida luce della luna". A proposito,  è da molto tempo a Mosca, la Russia è diventata la sua seconda patria?

R: La mia  unica patria è Jugoslavia. Li sono nata, li ho vissuto, da lì me ne sono andata. Essa non esiste più. Qualche volta mi sembra che in esilio con me sia andata pure essa.

 

D: L'Ue è l'unica alternativa per la Serbia, come affermano alcuni?

R: L'unione dei popoli d'Europa è un'idea meravigliosa, una possibile possibilità.

Ma per esserlo bisogna che tutti nell'Unione abbiano uguali diritti e che ci sia prosperità per tutti.

Per ora tale unione non mi pare possibile. Prima di tutto c'è gerarchie tra gli stati e di conseguenza tra i popoli.

Perciò le decisioni che riguardano tutti gli stati membri, non vengono portate in un modo comune ed eguale. Per ora, esse vengono portate dai tre stati economicamente più potenti, il potere del mercato europeo.

Adesione della Serbia all'Ue ha vantaggi e svantaggi. Essi sono il motivo delle posizioni contraddittorie dei serbi riguardo all'Unione.

Da quasi diciotto anni l’adesione all'Ue rappresenta la piattaforma politica dominante del paese ed èappoggiata da un grosso numero di cittadini. Abbandonarla sarebbe una delusione per loro, perchècredono che l'Ue porti pace, stabilità e prosperità. È vero che i membri sono protetti dalla guerra, garantisce certa stabilità, c'è anche la possibilita, non spettacolare, di possibile prosperità.

Gli avversari temono che l’adesione potrebbe limitare la sovranitàorizzontale e l’indipendenza.

Queste due posizioni antagoniste provocano tensioni non solo nella vita politica ma anche al livello nazionale.

Qualunque fosse la decisione una parte del popolo non sarà contenta.

I punti deboli dell'Ue provocano queste posizioni contraddittorie, anche dentro stati membri.

I dilemmi dei paesi membri e dei membri potenziali, dureranno fino a quando l'Unione non si trasforma in una Unione, la cui qualitàprogressiva, farà sparire i privilegi di alcuni stati membri e verranno riesaminate la legittimità delle loro scelte.

In questo secolo si vedràse la trasformazione dell'Ue avverrà gradualmente, continuativamente, lentamente oppure a causa dei conflitti accumulati, non risolti o possibili nuovi, ci saràuna pausa per poter creare una vera unione dei popoli europei con uguali diriti.

 

D: Nel 1997, quando ha promosso la mostra dei pittori cinesi a Požarevac, ha sottolineato che “nasce una nuova e potente Cina, capace di creare un equilibrio positivo tra il passato ed il presente”. Allora molti “democratici” erano stupiti e sorrisero con aria ironica.

R: Per quanto riguarda la mia dichiarazione che la Cina crea equilibrio positivo tra il passato ed il presente, questo èilrisultato di discorsi e incontri, che negli anni novanta ho avuto in due Accademie delle scienze, in Università, all' Istituto delle scienze sociali del Partito Comunista cinese, con molti politici, scienziati, personaggi politici, artisti...

Questo equilibrio fa parte della loro piattaforma per la riforma della società cinese, entro cento anni.

Giàallora e specialmente adesso, si è dimostrato che questo equilibrio, come pure la riforma, hanno portato ai risultati positivi nella qualitàdella vita in Cina e nello status della Cina a livello internazionale.

Tale riforma e tutto quello che succede in Cina èrisultato di studi multiscientifici e di pianificazione.

Presso l'Accademia dele scienze a Shanghai, ho parlato due volte con il presidente e i capi di relativi settori e loro mi hanno presentato quali sforzi si stavano facendo su tutti i livelli scientifici, per trasformare Shanghai in una città modello per gli impieghi più vasti, nel caso si verificasse come un progetto di successo. E cosi èsuccesso.

Pensavo allora, se per secoli si credeva che la Cina fosse protetta e custodita dal muro cinese, adesso si sa che la Cina viene protetta e custodita dalla scienza.

E per quanto riguarda lo stupore di cui parla lei, negli anni novanta a Belgrado, non solo “democratici” ma anche molti altri mi prendevano in giro, per i miei contatti scientifici, pubblicistici e politici con la Cina. Come del resto per simili contatti con la Russia.

Allora Cina e Russia erano per la maggior parte della nostra opinione pubblica, indirizzi triviali nel senso scientifico, pubblicistico e politico. Con estremo disprezzo nella stampa di opposizione, scrivevano dei miei libri pubblicati in questi paesi e delle lezioni che tenevo nelle loro università.

Oggi questi indirizzi sono di prestigio, per tutti coloro che a suo tempo li avevano presi in giro.

Quando Russia e Cina si sono trovate in cima del palcoscenico mondiale, quando il destino del mondo in gran parte dipende dalle loro decisioni, si sono girati verso Oriente  gli uomini d'affari, gli artisti, gli animatori, gli sportivi ...

Ogni collaborazione con questa parte del mondo (come con altre parti del mondo) è giustificata se èreale e utile. E deve avere l'appoggio dello stato.

Però, lo stato dovrebbe  proteggere le sue nuove politiche economiche e culturali in questa parte del mondo, perchènon siano compromesse da quegli avvoltoi che non hannoavuto occasioni nei loro paesi e provano ad accumulare ricchezza in altro posto.

 

D: Qual èil futuro del Kosovo e se la Serbia sia in grado di difendere questa parte del suo territorio?

R: Dopo colpo di stato del 5 ottobre, il governo dello stato federale, con Kostunica a capo ed in Serbia con Đindzic come presidente, ha dato la possibilità alla minoranza albanese del Kosovo di creare un suo stato nel territorio del paese serbo.

Questo era la concezione di quella parte del mondo che si èautonominata comunità internazionale. Questa parte del mondo ed alcune altre parti del mondo, nel 2008 hanno riconosciuto lo stato kosovaro. Quindi questo stato sarà difeso da quelli che l'hanno riconosciuto. Il destino di questo stato dipende dal rapporto tra i poteri.

Quanto i suoi potrettori saranno disponibili a sorvegliare e quanto gli avversari saranno disponibili a compromettere le sue competenze. Se i serbi e gli albanesi, senza gli arbitri neocolonialisti fossero stati da soli a decidere sulle proprie vite, oggi sarebbero ancora insieme.

Come sarebbero insieme anche gli ex jugoslavi. La creazione dello stato kosovaro e lo sfascio della Jugoslavia, sono il risultato della politica neocoloniale, del potere imperialista che, sfasciando gli stati e provocando conflitti, preparano il terreno per poterli sottoporre al proprio controllo.

Sugli scontri interetnici veniva costruito il potere del colonialismo.

 

D: Nei Balcani e in Serbia ci sono state tempeste che sono ancora presenti. Lei ha collocato questo spazio “tra l'Est e Sud”.

R: Dal punto di vista di qualcuno che non vive nei Balcani, si tratta di una penisola pittoresca. Pittoresca geograficamente e storicamente. Ma non troppo raccomandabile per un soggiorno più lungo, particolarmente per un soggiorno a tempo indeterminato.

Ci si scontra con clima, interessi e caratteri. Quelli che vivono lì assomigliano al sud, ricordano guardando ad est, ammirano l'occidente, sognano il nord.

Come gente così, può organizzare la propria vita insieme, in un paese comune, in una comunità di popoli dei Balcani (con sede, per esempio, in uno degli altipiani di montagna Balcan). 

Nonostante clima, interessi e caratteri diversi, la Jugoslavia ha dimostrato che è possibile. Non èvero che Jugoslavia ha dimostrato che non è possbile.

Che è possibile lo vuole oggi dimostrare l'Ue. Se in Ue possono convivere felicemente discendenti di Amleto e del greco Zorbas perchè nei Balcani non possono convivere, forse piùfelici, discendenti di Matija Gubec, Georgi Dimitrov e Starina Novak.

La Jugoslavia è stata precursore di un Europa futura. L'Ue non ha guardato la Jugoslavia con simpatia, voleva essere lei stessa, precursore dell'unione dei popoli d'Europa e non la Jugoslavia. Ma la Jugoslavia lo era comunque. Perciò ha pagato un prezzo alto. Hanno fatto sventolare una bandiera della storia che volevano altri, più forti di lei.

Perciò questa bandiera non la darà nemmeno ai popoli dei Balcani. Nonostante il fatto che essa appartiene a loro dal punto di vista razionale e etico.

Per ora è così.Non so come saràdopo.

 

D: Il rapporto di Dick Marty ha messo in luce tutti i crimini dell'Uck in Kosmet, dall'estrazione e traffico di organi serbi, fino ai rapimenti, a terribili torture e crudeli esecuzioni dei serbi. Come interpreta che l'occidente tace e che fino ad oggi nessuno è stato processato per questi crimini terribili?

R: Questo “stato” Kosovo, è stato costruito in una notte e fuori dal Kosovo. Se fosse stato costruito di giorno e se fosse stato costruito dai migliori rappresentanti del popolo albanese, le sue fondamenta non sarebbero basate sulla violenza. Cioè,forse non ne avrebbero bisogno.

Se gli interessi dei kosovari albanesi fossero rappresentati dalla gente migliore, istruita ed emancipata, forse per realizzare questi interessi non avrebbero avuto bisogno di un altro stato albanese, ma tali interessi li avrebbero trovati nella convivenza con la gente con cui avevano vissuto in precedenza. Nello stato comune.

Siccome tale “stato” l'hanno fatto fuori dal Kosovo i non albanesi, hanno manipolato a tale scopo gli albanesi kosovari. I migliori non c'erano a loro disposizione.

Sono costretti a stare zitti sugli affari “statali” dei loro collaboratori.

Forse i creatori  di questo stato fuori del Kosovo, sperano che l’attuale gruppo di “statisti”, quando scade la loro durata, sarà sostituito di altri migliori, rivolti all'economia e cultura, non al traffico di organi e contrabbando.

 

D: Dopo tutto ciò che è successo in decenni precedenti, non è basso il numero di quelli che hanno rovesciato Slobodan, e oggi ribadiscono che sono stati manipolati e ingannati, e che volentieri andrebbero a Požarevac, alla sua tomba, per chiedergli scusa.

R: Che vadano. Che chiedano perdono. Dovrebbero però chiedere scusa anche a tutta quella gente che appoggiava Slobodan Milošević e la quale, a causa di questo appoggio, era minacciata, presa in giro, definita nazionalisti, banda rossa, bolsevichi, antieuropei, anticristo, cetnici...

Non potevano essere tutto questo contemporaneamente, perchè non erano niente di questo.

Erano come Slobodan Milošević per la pace, per un paese libero e indipendente, per uguali diritti tra le persone e i popoli.

D: Quali sono le conquiste più importanti che il presidente Milošević ha lasciato in eredità, per cosa verrà ricordato?

R: Vedo ogni tanto che le sue conquiste e il suo ruolo in sedici anni di presenza nella vita politica e sociale in Serbia, viene semplificata, perfino da quelli che hanno le intenzioni migliori. Tutti parlano dell'Accordo di Dayton e Risouzione 1244 come delle sue conquiste più importanti.

L'essenza della sua politica era la lotta contro il conservatismo e il colonialismo.

Per quanto riguarda il conservatismo Slobodan Milošević èstatoportatore dell'idea di una riforma economica, politica e sociale alla fine degli anni ottanta che, se fosse stata realizzata avrebbe trasformato la societàverso un livello più alto di sviluppo. Con tale riforma potevano essere risolti molti difetti del capitalismo neoliberista e del socialismo reale. Questa trasformazione iniziata nel 1987, l'hanno fermata la fine di guerra fredda e l’espansione del neocolonialismo in Europa e nel mondo.

Per quanto riguarda il colonialismo, nel nostro paese Slobodan era creatore e portatore della resistenza alla nuova egemonia. Ha mantenuto e difeso l’indipendenza del paese, il cui presidente era ed èriuscito, a fare sì che il paese sottoposto alle sanzioni, fosse comunque in condizioni di vita migliori dei paesi vicini, che non erano sotto sanzioni, ma erano appoggiati da quelli che a noi li avevano imposti.

Slobodan Milošević, a capo di un popolo piccolo, era non solo un simbolo di resistenza al nuovo colonialismo, ma anche la personificazione della resistenza. Era tutto questo come leader del popolo serbo, come capo dello stato ed anche lo è stato al tribunale dell'Aia.

Per precisare le sue conquiste:

1. Ha liberato il popolo serbo dal senso di colpa per il comportamento della borghesia serba nella seconda guerra mondiale (simile al comportamento della borghesia croata nello stesso periodo).

2. Ha proposto una riforma sociale radicale, basata sui principi di efficienza economica e uguaglianza sociale nella metàdegli anni ottanta.

3. Ha equiparato la Serbia con le altre Repubbliche jugoslave, modificando la Costituzione della Serbia nel 1989, ha limitato l’autonomia di Kosovo e Vojvodina, perchè c'era il pericolo che si trasformassero in repubbliche.

4. Nella Costituzione della Serbia nel 1990, sono state equiparate tutte le forme di proprietà, è stato introdotto il sistema pluripartitico, èstato rinforzato il ruolo del mercato e il presidente della Serbia èstato eletto  con le elezioni

5. Nella Costituzione del Partito socialista serbo nel 1990,  ha sancito e ha fatto approvare l’unità degli interessi nazionali e sociali, nel partito di sinistra più grande dei Balcani

6. Ha conservato l’indipendenza della Serbia, ha impedito una guerra civile nella comunità multietnica nonostante gli sforzi dall'esterno di accendere il fuoco.

7. La qualità della vita in Serbia era a un livello piùalto dei paesi limitrofi, che non erano sotto sanzioni e che non avevano le difficoltà in cui si era trovata Serbia nell’ultimo decennio del secolo scorso.

8. Era stato accolto e sistemato più di un milione di profughi, durante le guerre in Croazia e Bosnia Erzegovina, tra i quali non vi erano solo serbi ma anche altre etnie.

9. Ha aiutato materialmente e moralmente il popolo serbo, nelle guerre fuori dalla madre patria per un decennio.

10. Ha fatto sforzi decisivi per mantenere la SFRJ e nella costituzione della SRJ (Serbia e Montenegro) del 1992, come un unico paese in cui possa vivere più di un popolo slavo .

11. Ha ottenuto l’Accordo di Dayton, con il quale si è posto fine alla guerra in Bosnia Erzegovina e si è costituita la Republika Srpska nel 1995.

12.Il contributo personale più grosso alla politica con lo slogan: “I Balcani ai popoli dei Balcani“, all’incontro dei capi di stati balcanici in Creta nel 1997. Questa politica fu fermata dalle violenze in Kosovo e dai bombardamenti della Serbia, come misure imperialiste per fermare la realizzazione di tale politica.

13. L’accordo di Kumanovo, con il quale fu evitata  l’occupazione della Serbia da parte della NATO e arrivarono le forze della Kfor in Kosovo, con mandato di un anno nel 1999. Con questo accordo era stato ribadito il Kosovo come parte della Serbia.

14. Risanamento veloce e autonoma ricostruzione del paese dopo i bombardamenti 1999/2000.

15. Gli sforzi per unire la sinistra in Serbia e Serbia/Montenegro.

16. La sua dignità anome del suo popolo al Tribunale dell’Aia.

17. Cinque anni di battaglia per la verità e giustizia per la Serbia e il popolo serbo al Tribunale dell’Aia.

19. Ragionamenti e comportamento da statista.

 

D: Malintenzionati ribadiscono che Milošević non abbia capito cosa aveva significato il crollo del muro di Berlino e l’unificazione della Germania.

R: Perchè allora questi con così buona vista, buon udito e adeguato cervello non hanno detto in tempo debito cosa succedeva, a lui così cieco, sordo e stupido.

Avevano le occasioni per dirgli quello che vedevano e che lui non vedeva. L’opposizione aveva sotto controllo il novanta percento dei mass media negli anni novanta. E per quanto riguarda gli altri, i saggi osservatori, stavano seduti nei loro uffici o a casa propria. 

Sarà invece che questi pensatori, si sono ricordati nel 2017, di accusarlo di qualche altro peccato per diventare più simpatici ai suoi avversari potenti, mentre fanno politica nei ristoranti, uffici e case private. Che peccato, perchè negli anni novanta non avevano occasione di occuparsi di politica. Per quanto ricordo, negli anni novanta le mani di questi, gli servivano per applaudire e la lingua solo per ripetere le sue frasi, forse perchè non sapevano dire la verità, o le loro capacità linguistiche erano troppo scarse. Ma arrichite con il patriottismo da ristorante. Mi chiedevo allora: Dio mio, come mai non ha notato che è crollato il muro di Berlino...Per quanto riguarda il muro, Slobodan Milošević non l’ha solo visto, ma ha anche previsto cosa sarebbe successo dopo. Ciò si può leggere nel libro “Allegato alla storia del Novecento“ ed il libro con interviste “La battaglia di un leone“ che ho raccolto, redatto e pubblicato dieci anni fa, ma che non erano pervenute al pubblico. Non erano state a conoscenza del suo popolo, per la cui libertà aveva perduto la vita.

D: Oggi veniamo a sapere di tutte le manipolazioni relative all’Aia, la notizia più recente è che procuratore il Nais chiese ad Hashim Thaci 500 mila euro di un presunto debito. Come valuta lei, dopo tutto quanto accaduto,  questo cosiddetto Tribunale Internazionale?

R: Recentemente ho detto in un’intervista“ “...un mezzo di violenza imperialista contro gli avversari del neocolonialismo...“. Ora aggiungo. Al tribunale dell’Aia i serbi sono condanati, ho fatto i conti, a circa mille anni di reclusione.

D: Come valuta la situazione politica attuale e in tale contesto l’elezione di Vladimir Putin?

R: Dopo la fine della guerra fredda, il mondo occidentale che ha vinto, ritiene che abbia la capacità di sottomettere tutto il mondo. L’egemonismo imperialista occidentale, ritiene che disponga delle risorse per colonizzare il pianeta. Hanno riacceso guerre passate e provocato nuove guerre locali per inginnocchiare piccoli popoli e paesi non sviluppati, con la speranza di inginnocchiare anche quelli più grandi, Tutti.

L’ostacolo agli imperialisti sono paesi grandi come la Russia e Cina, che nel frattempo sono diventati economicamente, politicamente e militarmente potenti, ma anche capaci ad opporsi.

Questa resistenza è presente anche in alcuni paesi del Sudamerica. La loro resistenza non è unita, ma ci sono le condizioni per diventare un fattore forte nella lotta contro il colonialismo.

Adesso li sta crescendo una bella, generosa e potente pianta, che non potrà essere distrutta dagli avvoltoi. Per quanto riguarda la vittoria del presidente Putin, essa dimostra l’appoggio di massa alla sua politica dignitosa. Nonostante che il suo paese sia più il grande del mondo, con una grande forza militare, uno dei soggetti con più influsso al livello mondiale, la sua politica non è imperialista. Anzi. Questa politica è contro imperialismo e colonialismo. 

 

D: Dagli USA avvertono che la Serbia non può più sedersi su due sedie e che deve prendere una decisione.

R: Un paese piccolo deve avere buoni rapporti con tutti, particolarmente quelli che contribuiscono alla prosperità economica, sociale e culturale. Deve anche proteggere il proprio popolo da quelli che possono compromettere gli interessi nazionali. E deve appoggiare quella parte del mondo la cui politica contribuisce all’emancipazione, all’uguaglianza e alla libertà.

 
 
 
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Прогнана и неизгубљена    

ИЗМЕЂУ ИМИТАЦИЈЕ И РЕТРАДИЦИЈАЛИЗАЦИЈЕ

Пише: МИРА МАРКОВИЋ 
27.jун 2018
 
Некадашње социјалистичке земље (осим Руске федерације) већ скоро тридесет година се налазе у такозваном процесу транзиције, још увек траже свој индентитет у свим сферама свог живота – од економије, преко политичког система до културе. 

Мање–више још се нису снашле и зато и саме за себе кажу да су у транзиционом друштву. 

Још увек, дакле, немају за циљ одређени друштвено-економски концепт. Имају краткорочне економске, политичке и културне намере, везане за интегративне процесе у Европи и решавање ургентних економских и социјалних проблема који су већ пуних двадесет и осам година непрекидно велики. 

Све су опредељене за тржишну економију и вишестраначки систем. И у свима се и даље налазе трагови претходног социјалистичког система и у економском и у политичком животу. 

Комбинација остатака социјалистичке прошлости и нове капиталистичке садашњости не доноси баш брзе позитивне резултате у вођењу економске и социјалне политике. 

Естаблишмент, без обзира да ли га чине тобожњи левичари или фактички десничари, гаји подједнаку наду да је политика коју води добар (оправдан) избор и да су резултати бољи него што их широке народне масе као позитивне доживљавају. 

Овај заједнички оптимистички однос свих власти у овим земљама од 1989. године до данас произилази из чињенице да су све власти (осим једно време у Србији) водиле исту политику. 

Одсуство јасне идентификације друштвеног система у целини највише, разуме се, погађа сферу економског и социјалног живота, али је у истој мери присутно и у сфери културе. 

Те слабости у овој сфери нису од пресудног значаја за живот, не одражавају се на стандард, социјалну безбедност, запосленост, и тако даље, али нису ни сасвим секундарне природе, нарочито са аспекта будућности. 

Национална свест која се формира на текућим културним вредностима биће један од примарних фактора који ће креирати будућност. 

Будућност ће изгледати онако како садашње генерације буду процениле да треба да изгледа. 

А свест садашњих генерација у земљама транзиције формира се на комбинацији имитације западних културних вредности и ретрадицијализације сопствених. 

Западне културне вредности су присутне у музици, пубицистици, естради, моди, медијима, забави. Будући да нису аутентичне манифестују се као имитација. 

Музика, и музичка сцена у целини, је копија западне, пре свега америчке музике и сцене. Као и естрада уопште – по садржају и по дизајну. 

Мода, у свим својим манифестацијама – одећи, понашању, ентеријеру .... постоји само на принципу који дефинише западна модна култура. 

Та имитативна слика је вероватно најиритантније присутна у медијима. Ако се имитативност у моди није могла да избегне, у медијима није била неизбежна. Напротив. С обзиром на културну и политичку биографију ових народа и њихових земаља, медијска аутентичност је била не само могућа већ и оправдана. 

Нешто спорије и са аспекта националне нарави мање иритантно, овај имитативни процес захватио је и оно што се у слободној социолошкој лингвистици зове начин живота. Велики тржни центри, шопинг молови, америчког порекла, постају доминантне адресе свих већих урбаних локација на транзиционом терену. Њихови грађани постају житељи километарских самопослуга у које одлазе редовно породично и индивидуално, дневно и седмично, са посвећеношћу са којом су некада одлазили у цркву. 

Без обзира на квалитет националне кухиње, све већи број становника, нарочито млађе популације, у урбаним срединама даје предност такозваној брзој храни која је легитимни део америчког националног идентитета. 

Хотели, велики ресторани, мале кафане .... све више стичу предност у односу на традиционалне националне угоститељске стандарде. 

Неформално, мада не увек само неформално већ све чешће и формално, образложење за овај процес имитације који је у сфери културе захватио земље транзиције, образлаже се као оправдана потреба за припадношћу свету, као савременост, као цивилизовање постојеће стварности. 

Тај „свет“ је лоциран на англосаксонској територији и степен његовог економског, политичког и културног развоја дефинише стандарде савременог и цивилизованог, којима треба да тежи свако ко жели да то буде, односно ко жели да припада свету. 

То је образац за који су се определила сва транзициона друштва. 

Примену тог обрасца отежавају са њим несагласни субјекти у лицу појединаца, институција и организација, који желе да сачувају националну аутентичност као део националне и државне самосталности. 

Њихови напори су неконципирани, неорганизовани и неповезани. Манифестују се као активирање старих обичаја, форсирање фолклора у најширем смислу, понекад готово паганских навика, средњевековних религијских ритуала, као наметљиво реактивирање манастирске књижевности. И тако даље. 

Та ретрадицијализација није одговор имитативности. Напротив. Делује гротескно, тужно, за образоване младе људе поготово одбојно. 

Ако треба да бирају између ретрадицијализације и имитације изабраће ово друго. Ако треба да бирају између опанака и обуће Бруно Маљи, неће изабрати опанке. 

Заштита од прекопирања, имитирања туђих култура није у аутистичном ситуирању у простор националног. 

Национални идентитет и интегритет не штити изолација (од других нација) већ еманципаторски напори да се на националним искуствима и интересима и повезивању са највишим цивилизацијским достигнућима доба креира виши квалитет националног живота. 

Зато није решење у игнорисању или негирању других, света изван свог. 

У процесу универализације савременог света нужно се повезују сви његови делови, економске, политичке и културне везе су неизбежне, већ у овој епохи је јасно да ће свет све више живети планетарно. Али да би тај живот био у интересу свих не би смео да се одвија по једном обрасцу, поготово не по обрасцу који би из једног његовог дела био наметнут свим другим деловима. 

Ти заједнички, глобано испољени економоски, политички и културни процеси не искључују аутентичност, специфичност и аутономност делова – целина има смисла само ако не угрожава интересе делова, који су се за њу егзистенцијално, цивилизацијски определили.