La crociata anticomunista della Unione Europea
 
1) L’aspetto geopolitico della risoluzione anticomunista di Strasburgo (Alberto Fazolo)
2) Approvata una risoluzione che equipara il comunismo al nazismo (Francesco Maringio')
3) L’anticomunismo diventa regola delle istituzioni europee (Sergio Cararo) – con l'elenco degli europarlamentari PD/Lega/Fratelli d’Italia/Forza Italia che hanno votato a favore
4) Sulla Risoluzione del Parlamento Europeo che equipara Hitler e Gramsci (Pino Cabras) – critica agli europarlamentari M5S che si sono astenuti
5) "Esprimiamo preoccupazione per la risoluzione del Parlamento Europeo che equipara nazifascismo e comunismo" (Presidenza e Segreteria nazionali ANPI)
6) Né Destra né Sinistra, siamo Qualunque (Gherush92 Committee for Human Rights)
 
 
 
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L’aspetto geopolitico della risoluzione anticomunista di Strasburgo
di Alberto Fazolo*, 23 Settembre 2019
 
Il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che di fatto equipara nazismo e comunismo. Si tratta di una revisionistica operazione ideologica, che ha anche dei fini geopolitici. Sugli aspetti ideologici, si è scritto molto, su quelli geopolitici assai meno.

La geopolitica è una disciplina affascinante, appassionante, talvolta illuminante, ma quasi mai esaustiva. Se come unica chiave di lettura si adopera quella geopolitica, raramente si riescono ad interpretate i fenomeni in maniera corretta. Senza tenere in debito conto la sfera ideologica, quella religiosa, quella culturale, non si riusciranno mai a cogliere i fenomeni nella loro complessità.

Negli ultimi decenni nei paesi occidentali si è assistito ad una diffusa sostituzione della sfera ideologica con quella geopolitica. In parte ciò è legato alla caduta del Blocco socialista, ma in parte lo ha anticipato: il riposizionamento e il trasformismo di molte forze politiche era in largo anticipo rispetto a quegli eventi.

Senza voler indagare i nessi di causa/effetto di quella fase, si deve constatare un dato di fatto: concentrandosi solo sulla geopolitica non si è stati in grado di cogliere la complessità degli eventi.

Nella destabilizzazione dei paesi del Blocco socialista avvenuta tra gli anni ’80 e primi ’90 c’era una predominante componente ideologica, il cambio di registro si è palesato nel 1999, anno in cui le socialdemocrazie di Europa e USA hanno scatenato una guerra contro la Jugoslavia.

Sebbene la Jugoslavia di Milosevic conservasse qualche elemento di socialismo, di sicuro non era più quella di Tito e non rappresentava una forza egemone sul piano internazionale. La guerra fu fatta prevalentemente per motivi geopolitici, perché la Jugoslavia non era disposta ad assecondare i progetti espansionistici occidentali.

Il caso più eclatante di sostituzione tra ideologia e geopolitica c’è stato nel 2013, quando la UE (ancora una volta con le forze socialdemocratiche in prima linea), gli USA e la NATO hanno fomentato un Colpo di Stato fascista in Ucraina. Per puri fini geopolitici in Europa sono state sdoganate, sostenute e messe al potere delle organizzazioni di stampo nazista. Un affronto a tutte le vittime del nazi-fascismo e una minaccia per la pace.

Di norma in questo genere di operazioni i più infervorati sono i socialdemocratici e gli ex-comunisti, che devono fare un “atto di fede” e certificare la propria rinuncia all’ideologia.

Lo si è visto in Jugoslavia, in Ucraina e nel Parlamento Europeo, dove molta sinistra ha votato la risoluzione contro il comunismo.

Discorso analogo a quello dell’ideologia si può fare relativamente all’integralismo islamico, utilizzato e sostenuto dai paesi occidentali per operazioni geopolitiche. Con una sconcertante ingenuità si è pensato che l’integralismo islamico fosse disposto a servire le potenze occidentali per poi farsi da parte. Solo chi guarda al mondo esclusivamente attraverso le lenti della geopolitica può fare un errore tanto grossolano. Che le cose stiano diversamente ce lo ricordano per esempio le guerre in Afghanistan, Caucaso e Medio Oriente.

La risoluzione è un attacco contro i comunisti che oggi in Europa sono molto deboli, non rappresentano una minaccia per gli assetti politici ed economici, non hanno possibilità d’incidere nei processi decisionali. I poteri forti non hanno alcun interesse a mutare questa situazione.

La UE ha rinunciato all’ideologia in favore della geopolitica e si riesce a muovere solo in quell’ambito. La risoluzione elenca tutta la retorica nazistoide e revisionista in voga nei paesi della cosiddetta “cintura nera”, cioè la fascia di accerchiamento alla Russia in cui l’occidente ha insediato governi iper reazionari o filo nazisti.

Si tratta di una barriera che va dal Mar Baltico al Mar Nero (più altri stati lungo le frontiere russe) e che quindi comprende Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria e Ucraina, che ancora non fa parte della UE. Quasi tutti paesi in cui il comunismo è stato di fatto messo al bando e in cui è riabilitato il periodo collaborazionista con il Terzo Reich.

Tra UE e Russia si sta consumando uno scontro geopolitico che ha delle proprie ciclicità, talvolta molto duro e altre volte più attenuato.

Questo da un lato è caratterizzato da una guerra economica (la cui manifestazione più palese sono le sanzioni), dall’altro da una pressione esercitata dalla “cintura nera”. Pressione che però non è limitata nella sfera geopolitica (come scioccamente crede la UE), ma travalica in quella ideologica. Infatti, il popolo dell’ex-URSS non assiste impassibile al ritorno dei nazisti e fa quadrato intorno ai valori dell’antifascismo e della memoria storica.

Questo è il motivo per cui negli ultimi anni in Russia (e non solo) c’è stata un’adesione di massa alle mobilitazioni antifasciste e alle celebrazioni della Seconda Guerra Mondiale.

L’ideale antifascista è l’elemento chiave della coesione sociale russa e il plebiscitario consenso che ottiene Putin (il 77% dei voti alle ultime presidenziali) è ampiamente dovuto al fatto che lui sa farsi interprete di questo sentimento.

La risoluzione sostiene che per la Russia lo “sviluppo in uno Stato democratico continuerà a essere ostacolato fintantoché il governo, l’élite politica e la propaganda politica continueranno a insabbiare i crimini del regime comunista e ad esaltare il regime totalitario sovietico”. Più avanti nella risoluzione si afferma che il Parlamento Europeo “è profondamente preoccupato per gli sforzi dell’attuale leadership russa volti a distorcere i fatti storici e a insabbiare i crimini commessi dal regime totalitario sovietico […] e invita pertanto la Commissione a contrastare risolutamente tali sforzi”. La Russia non è più un Paese socialista e non esalta l’URSS, quello che esalta il Governo russo è lo spirito antifascista e il ruolo avuto nella sconfitta del Terzo Reich. Cose che in teoria dovrebbero essere condivise anche dalla UE. Si capisce quindi quanto sia pretestuosa la risoluzione, nasconde dietro un paravento ideologico uno scontro geopolitico. Serve cioè a dare legittimazione ad una nuova fase offensiva contro la Russia da parte di UE, NATO e USA.

In definitiva la risoluzione è un’attentato alla pace interna e internazionale, sia perché ingiustamente criminalizza una forza politica di primaria importanza nella storia europea, sia perché sembra che rappresenti il preludio a nuovi tentativi di penetrazione imperialistica.

La UE dimostra di non aver capito tante cose, tra queste il fatto che la Russia non si farà intimorire da una risoluzione e soprattutto che usando solo la geopolitica si creano cortocircuiti. Se per fini geopolitici la UE riabilita il fascismo (come sta facendo nei paesi dell’Est, a dispetto dei contenuti della propria risoluzione), commette un crimine e un oltraggio alla memoria storica. Ma soprattutto, si colloca dal lato sbagliato della barricata. Sbagliato perché è quello del “male” e sbagliato anche perché è il lato perdente. La storia ce lo narra e i comunisti sono ancora pronti a dimostrarlo.

I comunisti non sacrificheranno mai l’ideologia in cambio della geopolitica e saranno sempre in prima linea nella lotta contro il fascismo, il revisionismo e l’imperialismo.

*autore di “In Donbass non si passa”


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Approvata una risoluzione che equipara il comunismo al nazismo

di Francesco Maringio'

Il partito unico che governa il nostro paese e l’Unione Europea ha approvato una risoluzione (l’ennesima) che equipara nazismo e comunismo. Non è la prima volta, era già successo in passato, accodandosi all’isteria lanciata nei pesi dell’Est Europa dove negli ultimi venti anni si è tentato a più riprese (in alcuni casi ci sono riusciti) di mettere fuori legge le organizzazioni sindacali e comuniste, in una vera a propria caccia alle streghe che ovviamente non ha riguardato, invece, coloro che si sono macchiati di crimini di guerra e contro l’umanità nelle fila delle organizzazioni naziste e fasciste che hanno assoggettato il continente. Anzi, la vicenda dell’Ucraina dimostra come il ritorno al potere di organizzazioni apertamente naziste venga accettata e difesa dalle istituzioni comunitarie.

Non stupisce, pertanto, questa ennesima presa di posizione, né l’incitamento implicito alla rimozione dei monumenti ai caduti sovietici (paragrafo M, punto 18, dove si afferma in merito ai monumenti che la loro presenza “spiana la strada alla distorsione dei fatti storici circa le conseguenze della Seconda guerra mondiale, nonché alla propagazione di regimi politici totalitari”), nonostante queste iniziative abbiano già portato a scontri e rivolte popolari in Estonia e siano propedeutici alla rimozione di un fatto storico inequivocabile, ossia che senza l’altissimo prezzo umano pagato dall’Unione Sovietica (oltre 25 milioni di vittime) non sarebbe stato possibile liberare i campi di sterminio e sconfiggere Hitler. 

Ma questa risoluzione ha il merito di smascherare la vera natura dell’Unione Europea. 

“Fin dall'inizio - si legge nella risoluzione al capoverso G - "l'integrazione europea è stata una risposta (…) all'espansione dei regimi comunisti totalitari e antidemocratici nell'Europa centrale e orientale (…); che per i paesi europei che hanno sofferto a causa dell'occupazione sovietica e delle dittature comuniste l'allargamento dell'UE, iniziato nel 2004, rappresenta un ritorno alla famiglia europea alla quale appartengono”. Mettendo a nudo la stupidità di una cerca sinistra europeista e della sua illusione sulla possibilità progressiva di questo processo di integrazione, nato, lo dice la risoluzione a chiare lettere, per contenere l’Unione Sovietica ed i paesi socialisti. Del resto, basta leggere i documenti ed i diari del tanto osannato “fondatore dell’Europa”, Altiero Spinelli, per ritrovare esattamente questi contenuti e proponimenti politici.

Proprio questa propaganda basata sull’equiparazione tra nazismo e comunismo viene considerato un collante per la costruzione dell’Europa: “(…) il riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo (…) sono di vitale importanza per l'unità dell'Europa e dei suoi cittadini e per costruire la resilienza europea alle moderne minacce esterne” (paragrafo L).

Questo documento non manca di rimarcare la sua cultura neocolonialista ed eurocentrica quando definisce la Seconda guerra mondiale “il conflitto più devastante della storia d'Europa” iniziato come “conseguenza immediata del famigerato trattato di non aggressione nazi-sovietico del 23 agosto 1939, noto anche come patto Molotov-Ribbentrop” (paragrafo M, punto 2). Si cancella pertanto il ruolo svolto dalla Germania nazista nel sostenere le avventure coloniali del Sol Levante in Asia e suggellato con il “Patto anticomintern” del ’36 che diede l’impulso alla brutale colonizzazione giapponese della Cina che portò ad un massacro di dimensioni impensabili: l’olocausto asiatico causò dalle 14 alle 20 milioni di vittime per mano giapponese nella sola Cina, due volte il peso della Shoa nazista. Eppure nella parole della risoluzione dell’Europarlamento non vi è traccia.

Non solo: in questa assurda pretesa di equiparazione tra l’Unione Sovietica di Stalin e la Germania di Hitler si fa finta di non ricordare che nel processo di schiavizzazione dei popoli dell’Europa orientale per costruire il suo Impero coloniale, il fürer tedesco si richiamava proprio alla tradizione coloniale dell’Occidente (non della Russia sovietica, suo nemico conseguente) ed al modello di espansionismo coloniale dell’impero britannico e della politica razziale americana. 

La natura dell’Unione Europea viene evidenziata allorquando si dichiara che (paragrafo M, punto 13) “l'integrazione europea (…) è il frutto di una libera scelta dei popoli europei, che hanno deciso di impegnarsi per un futuro comune (…). E ciò nonostante la maggioranza dei popoli europei non sia stata chiamata a decidere e scegliere questo processo di integrazione europea e, quando questo è avvenuto (Referendum in Francia ed in Olanda nel 2005) è stato sonoramente bocciato. 

Infine si mette in evidenza un altro aspetto fondante la natura del processo di integrazione capitalistico europeo, ossia la sua subalternità atlantica attraverso la coincidenza tra adesione all’UE ed adesione alla Nato (paragrafo M, punto 14) e il suo spirito profondamente antisovietico prima ed anti russo oggi (paragrafo M, punti 15 e 16).

Tra i parlamentari italiani che hanno approvato questa indegna mozione ci sono gli esponenti di PD, Lega, FdI e FI, tutti uniti nel consociativismo revisionista e nell’anticomunismo viscerale. Al loro disprezzo della verità storica ed alla cancellazione delle responsabilità delle cancellerie europee nell’ascesa e nella vittoria dei regimi fascisti e nazisti e nei crimini da essi perpetrati contro l’umanità, in questo assurdo gioco all’equiparazione ed alla compensazione “tra totalitarismi”, che nega il ruolo fondamentale per la vittoria su Hitler dell'Armata rossa, giunga tutto il nostro disprezzo. 

Nota:

Testo approvato dal PE: 
 
 
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L’anticomunismo diventa regola delle istituzioni europee

 
di Sergio Cararo, 20 Settembre 2019
 

Giovedi il Parlamento europeo ha approvato con 535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti la mozione di condanna dell’uso dei simboli del comunismo, chiedendo la rimozione dei monumenti che in molti paesi europei celebrano la liberazione avvenuta ad opera dell’Armata Rossa ed equiparando il comunismo al nazifascismo. Ma l’operazione messa in campo sulla spinta convergente delle destre e dei liberaldemocratici di sinistra e di centro, è più insidiosa e vergognosa di una semplice legittimazione dell’anticomunismo istituzionale in vigore in alcuni paesi dell’Europa dell’Est (Repubbliche Baltiche, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca etc.). E’ una risoluzione propedeutica ad una rimozione storica funzionale a quello “stile di vita europeo” evocato dalla Von der Leyen e all’azzeramento della storia ufficiale europea alla nascita della Ue. Una sorta di anno zero dal quale vanno eliminate, anche con la forza, tutte le dissonanze, in particolare quella comunista.

I punti D, E, F, a premessa della risoluzione, scrivono testualmente:

“D. considerando che, dopo la sconfitta del regime nazista e la fine della Seconda guerra mondiale, alcuni paesi europei sono riusciti a procedere alla ricostruzione e a intraprendere un processo di riconciliazione, mentre per mezzo secolo altri paesi europei sono rimasti assoggettati a dittature, alcuni dei quali direttamente occupati dall’Unione sovietica o soggetti alla sua influenza, e hanno continuato a essere privati della libertà, della sovranità, della dignità, dei diritti umani e dello sviluppo socioeconomico;

  1. considerando che, sebbene i crimini del regime nazista siano stati giudicati e puniti attraverso i processi di Norimberga, vi è ancora un’urgente necessità di sensibilizzare, effettuare valutazioni morali e condurre indagini giudiziarie in relazione ai crimini dello stalinismo e di altre dittature;
  2. considerando che in alcuni Stati membri la legge vieta le ideologie comuniste e naziste;

Ma il capolavoro di manipolazione e rovescismo storico, che equipara nazismo e comunismo come regimi totalitari, si palesa nei 21 punti della risoluzione, lì dove sono indicati gli impegni ai quali i governi dell’Unione Europea dovranno attenersi. Possiamo dire che sono il coronamento della tesi dello storico revisionista tedesco Ernst Nolte, il quale ha diffuso la tesi secondo cui il nazismo non doveva essere considerato come un’entità demoniaca, ma andava analizzato come un fenomeno storico, nato in contrapposizione della crisi della Repubblica di Weimar e in antitesi al comunismo sovietico. Una giustificazione del nazismo che Nolte riaffermò nel 1986 con il saggio “Un passato che non vuole passare”, dove lo storico tedesco scrisse che anche la Shoah era stata una conseguenza rispetto ai precedenti “delitti” del bolscevismo.

Se le tesi revisioniste di Nolte fino ai primi anni Novanta erano state contestate e avevano trovato opposizione anche in molti ambiti politici, storici ed intellettuali europei, con questa risoluzione il Parlamento Europeo nel 2019, fa propria la visione dell’anticomunismo storico, rinato proprio in Germania e fortissimo anche in paesi come l’Italia, dove il blocco anticomunista continua a contare su forti consensi e rilevanti sostegni. Un anticomunismo che l’Unione Europea e l’impianto neoliberale tornato egemone porta dentro il proprio dna.

Riproduciamo qui di seguito integralmente gli ultimi 15 dei 21 punti che impegnano i governi dell’Unione Europea a darne attuazione:

Il Parlamento Europeo (….) invita tutti gli Stati membri dell’UE a formulare una valutazione chiara e fondata su principi riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista;

  1. condanna tutte le manifestazioni e la diffusione di ideologie totalitarie, come il nazismo e lo stalinismo, all’interno dell’Unione;
  2. condanna il revisionismo storico e la glorificazione dei collaboratori nazisti in alcuni Stati membri dell’UE; è profondamente preoccupato per la crescente accettazione di ideologie radicali e per il ritorno al fascismo, al razzismo, alla xenofobia e ad altre forme di intolleranza nell’Unione europea ed è turbato dalle notizie di collusione di leader politici, partiti politici e forze dell’ordine con movimenti radicali, razzisti e xenofobi di varia denominazione politica in alcuni Stati membri; invita gli Stati membri a condannare con la massima fermezza tali accadimenti, in quanto compromettono i valori di pace, libertà e democrazia dell’UE;
  3. invita tutti gli Stati membri a celebrare il 23 agosto come la Giornata europea di commemorazione delle vittime dei regimi totalitari a livello sia nazionale che dell’UE e a sensibilizzare le generazioni più giovani su questi temi inserendo la storia e l’analisi delle conseguenze dei regimi totalitari nei programmi didattici e nei libri di testo di tutte le scuole dell’Unione; invita gli Stati membri a promuovere la documentazione del tragico passato europeo, ad esempio attraverso la traduzione dei lavori dei processi di Norimberga in tutte le lingue dell’UE;
  4. invita gli Stati membri a condannare e contrastare ogni forma di negazione dell’Olocausto, compresa la banalizzazione e la minimizzazione dei crimini commessi dai nazisti e dai loro collaboratori, e a prevenire la banalizzazione nei discorsi politici e mediatici;
  5. chiede l’affermazione di una cultura della memoria condivisa, che respinga i crimini dei regimi fascisti e stalinisti e di altri regimi totalitari e autoritari del passato come modalità per promuovere la resilienza alle moderne minacce alla democrazia, in particolare tra le generazioni più giovani; incoraggia gli Stati membri a promuovere l’istruzione attraverso la cultura tradizionale sulla diversità della nostra società e sulla nostra storia comune, compresa l’istruzione in merito alle atrocità della Seconda guerra mondiale, come l’Olocausto, e alla sistematica disumanizzazione delle sue vittime nell’arco di alcuni anni;
  6. chiede inoltre che il 25 maggio (anniversario dell’esecuzione del comandante Witold Pilecki, eroe di Auschwitz) sia proclamato “Giornata internazionale degli eroi della lotta contro il totalitarismo”, in segno di rispetto e quale tributo a tutti coloro che, combattendo la tirannia, hanno reso testimonianza del loro eroismo e di vero amore nei confronti dell’umanità, dando così alle future generazioni una chiara indicazione dell’atteggiamento giusto da assumere di fronte alla minaccia dell’asservimento totalitario;
  7. invita la Commissione a fornire un sostegno effettivo ai progetti di memoria e commemorazione storica negli Stati membri e alle attività della Piattaforma della memoria e della coscienza europee, nonché a stanziare risorse finanziarie adeguate nel quadro del programma “Europa per i cittadini” per sostenere la commemorazione e il ricordo delle vittime del totalitarismo, come indicato nella posizione del Parlamento sul programma “Diritti e valori” 2021-2027;
  8. dichiara che l’integrazione europea, in quanto modello di pace e di riconciliazione, è il frutto di una libera scelta dei popoli europei, che hanno deciso di impegnarsi per un futuro comune, e che l’Unione europea ha una responsabilità particolare nel promuovere e salvaguardare la democrazia e il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto, sia all’interno che all’esterno del suo territorio;
  9. sottolinea che, alla luce della loro adesione all’UE e alla NATO, i paesi dell’Europa centrale e orientale non solo sono tornati in seno alla famiglia europea di paesi democratici liberi, ma hanno anche dato prova di successo, con l’assistenza dell’UE, nelle riforme e nello sviluppo socioeconomico; sottolinea, tuttavia, che questa opzione dovrebbe rimanere aperta ad altri paesi europei, come previsto dall’articolo 49 TUE;
  10. sostiene che la Russia rimane la più grande vittima del totalitarismo comunista e che il suo sviluppo in uno Stato democratico continuerà a essere ostacolato fintantoché il governo, l’élite politica e la propaganda politica continueranno a insabbiare i crimini del regime comunista e ad esaltare il regime totalitario sovietico; invita pertanto la società russa a confrontarsi con il suo tragico passato;
  11. è profondamente preoccupato per gli sforzi dell’attuale leadership russa volti a distorcere i fatti storici e a insabbiare i crimini commessi dal regime totalitario sovietico; considera tali sforzi una componente pericolosa della guerra di informazione condotta contro l’Europa democratica allo scopo di dividere l’Europa e invita pertanto la Commissione a contrastare risolutamente tali sforzi;
  12. esprime inquietudine per l’uso continuato di simboli di regimi totalitari nella sfera pubblica e a fini commerciali e ricorda che alcuni paesi europei hanno vietato l’uso di simboli sia nazisti che comunisti;
  13. osserva la permanenza, negli spazi pubblici di alcuni Stati membri, di monumenti e luoghi commemorativi (parchi, piazze, strade, ecc.) che esaltano regimi totalitari, il che spiana la strada alla distorsione dei fatti storici circa le conseguenze della Seconda guerra mondiale, nonché alla propagazione di regimi politici totalitari;
  14. condanna il fatto che forze politiche estremiste e xenofobe in Europa ricorrano con sempre maggior frequenza alla distorsione dei fatti storici e utilizzino simbologie e retoriche che richiamano aspetti della propaganda totalitaria, tra cui il razzismo, l’antisemitismo e l’odio nei confronti delle minoranze sessuali e di altro tipo;
  15. esorta gli Stati membri ad assicurare la loro conformità alle disposizioni della decisione quadro del Consiglio, in modo da contrastare le organizzazioni che incitano all’odio e alla violenza negli spazi pubblici e online, nonché a vietare di fatto i gruppi neofascisti e neonazisti e qualsiasi altra fondazione o associazione che esalti e glorifichi il nazismo e il fascismo o qualsiasi altra forma di totalitarismo, rispettando nel contempo l’ordinamento giuridico e le giurisdizioni nazionali;
  16. sottolinea che il tragico passato dell’Europa dovrebbe continuare a fungere da ispirazione morale e politica per far fronte alle sfide del mondo odierno, come la lotta per un mondo più equo e la creazione di società aperte e tolleranti e di comunità che accolgano le minoranze etniche, religiose e sessuali, facendo in modo che tutti possano riconoscersi nei valori europei;
  17. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alla Duma russa e ai parlamenti dei paesi del partenariato orientale.

Di seguito tutti i parlamentari che hanno votato questa infame mozione, tra i quali tutti i parlamentari del PD. Pd e Lega/Fratelli d’Italia/Forza Italia hanno molto più in comune di quanto vogliano far credere in Italia. E questa ne è una ulteriore dimostrazione. Destra e Pd non sono molto dissimili. Apprezzabile il fatto che tra chi ha votato a favore non ci siano europarlamentari del M5S.

S&D: Bartolo (PD), Benifei (PD), Bonafè (PD), Calenda (PD), Chinnici (PD), Cozzolino (PD), Danti (PD), De Castro (PD), Ferrandino (PD), Gualmini (PD), Moretti (PD), Picierno (PD), Pisapia (PD), Tinagli (PD)..

ID: Adinolfi Matteo (Lega), Baldassarre (Lega), Bardella (Lega), Basso (Lega), Bizzotto (Lega), Bonfrisco (Lega), Borchia (Lega), Bruna (Lega), Camponemosi (Lega), Caroppo (Lega), Casanova (Lega), Conte (Lega), Da Re (Lega), Donato (Lega), Dreosto (Lega), Grant (Lega), Lancini (Lega), Lizzi (Lega), Panza (Lega), Regimenti (Lega), Rinaldi (Lega), Sardone (Lega), Tardino (Lega), Tovaglieri (Lega), Vuolo (Lega), Zambelli (Lega).

PPE: Berlusconi (FI), Dorfmann (SV), Martusciello (FI), Milazzo (FI), Salini (FI), Tajani (FI)

ECR: Fidanza (FdI), Fiocchi (FdI), Fitto (FdI), Stancanelli (FdI). 

Sarà bene segnarseli da qualche parte, perché purtroppo ci sono esponenti politici “ di sinistra”, come Pisapia, che godono di indulgenze straordinarie e periodiche catarsi sulle loro scelte del passato e adesso del presente.

 
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Fonte: pagina FB di Pino Cabras, 20 settembre 2019
SULLA RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO CHE EQUIPARA HITLER E GRAMSCI

Mario Monicelli preferiva le storie storie vere, vissute, «non come quelle inventate, non come quella mascalzonata di Benigni in 'La vita è bella', quando alla fine fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera americana. Quel campo, quel pezzo di Europa lo liberarono i russi, ma... l’Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, cambiando la realtà.»
Ecco, questa rilettura dei risultati della Seconda Guerra Mondiale è sempre di più l'ideologia ufficiale dell'Unione Europea. La risoluzione approvata ieri al Parlamento Europeo ( https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2019-0021_IT.html ) è un gravissimo e ulteriore passo in avanti nella distruzione orwelliana della memoria dell'Europa, della verità storica, del peso dei sacrifici patiti dai popoli, dei 22 milioni di morti sovietici. Pazzesco che il PD voti in favore di un documento siffatto, un ignobile minestrone congegnato dal "cuore nero" dei movimenti anticomunisti dell'Est Europa, che invita alla rimozione dei simboli e monumenti che commemorano la sconfitta del nazifascismo, parificando in una matassa ideologica scandalosa gli aguzzini e chi li sconfisse. Pazzesca anche l'astensione del gruppo M5S all'Europarlamento. Astenersi è un altro modo di arrendersi alle falsità di una costruzione ingannevole dei valori comuni europei. "Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno". (Mt 5, 17-37)
Non ci si deve astenere, è un grave errore astenersi. Si deve combattere questa ondata di vapori ideologici tossici. Sono realmente totalitari quei politici e quei media che in nome dell'antitotalitarismo riscrivono l'identità ammissibile per i cittadini europei, un'identità appiattita in un'enorme rimozione storica e pronta a forme di repressione sempre più rigide delle idee dissonanti.
 
Pino Cabras
 
 
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"Esprimiamo preoccupazione per la risoluzione del Parlamento Europeo che equipara nazifascismo e comunismo"

22 Settembre 2019

Comunicato della Presidenza e della Segreteria nazionali ANPI

L'ANPI esprime profonda preoccupazione per la recente risoluzione del Parlamento Europeo in cui si equiparano nazifascismo e comunismo, per altro in palese contrasto con la risoluzione antifascista, antinazista e antirazzista del 25 ottobre 2018. In un'unica riprovazione si accomunano oppressi ed oppressori, vittime e carnefici, invasori e liberatori, per di più ignorando lo spaventoso tributo di sangue pagato dai popoli dell'Unione Sovietica - più di 22 milioni di morti - e persino il simbolico evento della liberazione di Auschwitz da parte dell'Armata rossa. Davanti al crescente pericolo di nazifascismi, razzismi, nazionalismi, si sceglie una strada di lacerante divisione invece che di responsabile e rigorosa unità. L'ANPI si augura che al più presto giunga dal Parlamento Europeo, al fine della sua stessa autorevolezza e credibilità, il chiaro segnale di un radicale ripensamento, nel solco dei principi che ispirarono la creazione di un'Europa Unita, figlia dell'antifascismo e delle donne e uomini che si opposero ai regimi nazifascisti e frutto del pensiero dei confinati a Ventotene proprio dal regime fascista.

PRESIDENZA E SEGRETERIA NAZIONALI ANPI

22 settembre 2019
 
 
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Da: Gherush92 <gherush92  @...>
Data: 23 settembre 2019 12:56:24 CEST

Né Destra né Sinistra, siamo Qualunque
 
La rimozione del Memoriale Italiano da Auschwitz con il simbolo della falce e martello, emblema di libertà agognato dai prigionieri del Campo prima di essere assassinati, ha dato il via a gravi atti di revisionismo storico. La recente  Risoluzione “Sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa”, approvata con larghissima maggioranza dal Parlamento Europeo, che mette sullo stesso piano Nazismo e Comunismo, rappresenta un rischio altissimo per l’identità dell’Europa e per le future generazioni. 
 
Gherush92 Committee for Human Rights