Scuola di guerra
1) 4 Novembre, vedi Napoli e poi muori (M. Dinucci, 5 novembre 2019)
2) Studenti siciliani in alternanza scuola-lavoro sui sottomarini e i caccia da guerra (A. Mazzeo, 26 ottobre 2018)
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Versione VIDEO: Vedi Napoli e poi muori, Giornata delle Forze Armate 4 novembre (M. Dinucci per PandoraTV, 6 nov 2019)
Grande «Fiera della guerra» a Napoli il 4 Novembre, nella Giornata delle Forze Armate, per il reclutamento in una regione dove più alta è la disoccupazione giovanile, mentre la spesa militare italiana sale da 70 a 87 milioni di euro al giorno...
4 Novembre, vedi Napoli e poi muori
L’arte della guerra. La «Fiera della guerra» è stata allestita con il preciso scopo di reclutare: il 70% dei giovani che vogliono arruolarsi vive nel Mezzogiorno, soprattutto in Campania e Sicilia dove la disoccupazione giovanile è del 53,6%
di Manlio Dinucci, su Il Manifesto del 05.11.2019
Napoli, e non Roma, è stata ieri al centro della Giornata delle Forze Armate. Sul Lungomare Caracciolo sono sfilati 5 battaglioni.
Ma il pezzo forte è stata l’area espositiva interforze, che ha richiamato per cinque giorni in Piazza del Plebiscito soprattutto giovani e bambini. Essi hanno potuto salire a bordo di un caccia, guidare un elicottero con un simulatore di volo, ammirare un drone Predator, entrare in un carrarmato, addestrarsi con istruttori militari, per poi andare al porto a visitare una nave da assalto anfibio e due fregate missilistiche.
Una grande «Fiera della guerra» allestita con un preciso scopo: il reclutamento. Il 70% dei giovani che vogliono arruolarsi vive nel Mezzogiorno, soprattutto in Campania e Sicilia dove la disoccupazione giovanile è del 53,6%, rispetto a una media Ue del 15,2%. L’unico che offre loro una occupazione «sicura» è l’esercito. Dopo le selezioni, il numero dei reclutati risulta però inferiore a quello necessario. Le Forze armate hanno bisogno di più personale, poiché sono impegnate in 35 operazioni in 22 paesi, dall’Europa orientale ai Balcani, dall’Africa al Medioriente e all’Asia. Sono le «missioni di pace» effettuate soprattutto là dove la Nato sotto comando Usa ha scatenato, con l’attiva partecipazione dell’Italia, le guerre che hanno demolito interi Stati e destabilizzato intere regioni. Per mantenere forze e armamenti adeguati – come gli F-35 italiani schierati dalla Nato in Islanda, mostrati dalla Rai il 4 novembre – si spendono in Italia, con denaro pubblico, circa 25 miliardi di euro annui. Nel 2018 la spesa militare italiana è salita dal 13° all’11° posto mondiale, ma Usa e Nato premono per un suo ulteriore aumento in funzione soprattutto della escalation contro la Russia.
Lo scorso giugno il governo Conte I ha «sbloccato» 7,2 miliardi di euro da aggiungere alla spesa militare. Lo scorso ottobre, nell’incontro del premier col Segretario generale della Nato, il governo Conte II ha assicurato l’impegno ad aumentare la spesa militare di circa 7 miliardi di euro a partire dal 2020 (La Stampa, 11 ottobre 2019).
Si sta così per passare da una spesa militare di circa 70 milioni di euro al giorno a una di circa 87 milioni di euro al giorno. Denaro pubblico sottratto a investimenti produttivi fondamentali, specie in regioni come la Campania, per ridurre la disoccupazione a partire da quella giovanile.
Ben altri sono gli «investimenti» fatti a Napoli. Essa ha acquistato un ruolo crescente quale sede di alcuni dei più importanti comandi Usa/Nato.
A Napoli-Capodichino ha sede il Comando delle Forze navali Usa in Europa, agli ordini di un ammiraglio statunitense che comanda allo stesso tempo le Forze navali Usa per l’Africa e la Forza congiunta Alleata (Jfc Naples) con quartier generale a Lago Patria (Napoli).
Ogni due anni il Jfc Naples assume il comando della Forza di risposta Nato, una forza congiunta per operazioni militari nell’«area di responsabilità» del Comandante Supremo Alleato in Europa, che è sempre un generale Usa, e «al di là di tale area». Nel quartier generale di Lago Patria è in funzione dal 2017 l’Hub di direzione strategica Nato per il Sud, centro di intelligence, ossia di spionaggio, concentrato su Medioriente e Africa. Dal comando di Napoli dipende la Sesta Flotta, con base a Gaeta, che – informa la vice-ammiraglia Usa Lisa Franchetti – opera «dal Polo Nord fino al Polo Sud».
Questo è il ruolo di Napoli nel quadro della Nato, definita dal presidente Mattarella, nel messaggio del 4 Novembre, «alleanza alla quale abbiamo liberamente scelto di contribuire, a tutela della pace nel contesto internazionale, a salvaguardia dei più deboli e oppressi e dei diritti umani».
Ma il pezzo forte è stata l’area espositiva interforze, che ha richiamato per cinque giorni in Piazza del Plebiscito soprattutto giovani e bambini. Essi hanno potuto salire a bordo di un caccia, guidare un elicottero con un simulatore di volo, ammirare un drone Predator, entrare in un carrarmato, addestrarsi con istruttori militari, per poi andare al porto a visitare una nave da assalto anfibio e due fregate missilistiche.
Una grande «Fiera della guerra» allestita con un preciso scopo: il reclutamento. Il 70% dei giovani che vogliono arruolarsi vive nel Mezzogiorno, soprattutto in Campania e Sicilia dove la disoccupazione giovanile è del 53,6%, rispetto a una media Ue del 15,2%. L’unico che offre loro una occupazione «sicura» è l’esercito. Dopo le selezioni, il numero dei reclutati risulta però inferiore a quello necessario. Le Forze armate hanno bisogno di più personale, poiché sono impegnate in 35 operazioni in 22 paesi, dall’Europa orientale ai Balcani, dall’Africa al Medioriente e all’Asia. Sono le «missioni di pace» effettuate soprattutto là dove la Nato sotto comando Usa ha scatenato, con l’attiva partecipazione dell’Italia, le guerre che hanno demolito interi Stati e destabilizzato intere regioni. Per mantenere forze e armamenti adeguati – come gli F-35 italiani schierati dalla Nato in Islanda, mostrati dalla Rai il 4 novembre – si spendono in Italia, con denaro pubblico, circa 25 miliardi di euro annui. Nel 2018 la spesa militare italiana è salita dal 13° all’11° posto mondiale, ma Usa e Nato premono per un suo ulteriore aumento in funzione soprattutto della escalation contro la Russia.
Lo scorso giugno il governo Conte I ha «sbloccato» 7,2 miliardi di euro da aggiungere alla spesa militare. Lo scorso ottobre, nell’incontro del premier col Segretario generale della Nato, il governo Conte II ha assicurato l’impegno ad aumentare la spesa militare di circa 7 miliardi di euro a partire dal 2020 (La Stampa, 11 ottobre 2019).
Si sta così per passare da una spesa militare di circa 70 milioni di euro al giorno a una di circa 87 milioni di euro al giorno. Denaro pubblico sottratto a investimenti produttivi fondamentali, specie in regioni come la Campania, per ridurre la disoccupazione a partire da quella giovanile.
Ben altri sono gli «investimenti» fatti a Napoli. Essa ha acquistato un ruolo crescente quale sede di alcuni dei più importanti comandi Usa/Nato.
A Napoli-Capodichino ha sede il Comando delle Forze navali Usa in Europa, agli ordini di un ammiraglio statunitense che comanda allo stesso tempo le Forze navali Usa per l’Africa e la Forza congiunta Alleata (Jfc Naples) con quartier generale a Lago Patria (Napoli).
Ogni due anni il Jfc Naples assume il comando della Forza di risposta Nato, una forza congiunta per operazioni militari nell’«area di responsabilità» del Comandante Supremo Alleato in Europa, che è sempre un generale Usa, e «al di là di tale area». Nel quartier generale di Lago Patria è in funzione dal 2017 l’Hub di direzione strategica Nato per il Sud, centro di intelligence, ossia di spionaggio, concentrato su Medioriente e Africa. Dal comando di Napoli dipende la Sesta Flotta, con base a Gaeta, che – informa la vice-ammiraglia Usa Lisa Franchetti – opera «dal Polo Nord fino al Polo Sud».
Questo è il ruolo di Napoli nel quadro della Nato, definita dal presidente Mattarella, nel messaggio del 4 Novembre, «alleanza alla quale abbiamo liberamente scelto di contribuire, a tutela della pace nel contesto internazionale, a salvaguardia dei più deboli e oppressi e dei diritti umani».
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Studenti siciliani in alternanza scuola-lavoro sui sottomarini e i caccia da guerra
di Antonio Mazzeo - 26 ott 2018
Gli stage di Alternanza Scuola Lavoro per gli studenti siciliani dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Carlo Alberto Dalla Chiesa” di Caltagirone e Mineo? Pagando 300 euro per cinque giorni tra i sottomarini, i caccia e gli elicotteri ospitati nelle basi di guerra pugliesi, con tanto di incursioni ed escursioni in compagnia dei fanti di marina del Reggimento “San Marco”.
Mercoledì 24 ottobre gli alunni frequentanti quattro classi dell’ISS “Dalla Chiesa” sono partiti alla volta di Martina Franca per intraprendere le attività di Alternanza Scuola-Lavoro previste da un protocollo firmato tra la dirigenza e la Marina Militare. Intenso il programma predisposto dai vertici della forza armata. Il 25 ottobre “percorso formativo” presso la Caserma “Carlotto”, sede del Reggimento “San Marco”, truppa d’elite delle forze armate italiane e NATO. Successivamente, visita al “Monumento del Marinaio”, la brutta struttura in cemento armato a forma di timone realizzata nel porto di Brindisi nel 1933 per volere di Benito Mussolini per “commemorare i caduti della Grande Guerra”. Venerdì 26 ottobre invece, visita della base aerea della Marina Militare di Grottaglie con altro “percorso formativo” a cura del personale di MARISTAER per conoscere, si immagina, le intrepide operazioni di bombardamento dei caccia AV-8B II Herrier in Serbia, Kosovo e Montenegro nel 1999 e in Afghanistan (2001-02) o, forse, le giravolte sperimentali dei nuovi prototipi di droni d’attacco made in Italy. Sabato 27, visita alla base navale di Taranto con “percorso formativo presso il Centro Scuole e visita a bordo dei sommergibili e delle unità navali se presenti in porto”. Dulcis in fundo, domenica 28, con la visita guidata al Castello Aragonese di Taranto di proprietà della Marina Militare, al Canale Navigabile e al Ponte Girevole. In serata partenza in pullman per rientrare in Sicilia.
“Il costo pro capite è di trecento euro”, riporta in calce la circolare dell’ISS “Dalla Chiesa”. “Per motivi di sicurezza non sono menzionati i percorsi oggetti di interesse. Gli Studenti saranno accompagnati da Ufficiali e Sottufficiali istruttori per tutto il periodo di percorso. Si precisa che qualora dovessero svolgersi in tale date eventi istituzionali al momento non programmati/programmabili, l’attività potrebbe subire variazioni nelle modalità esecutive, ovvero revocate, anche con breve preavviso”. Cioè, paghi, ma non è certo che sali a bordo dei mezzi di alternanza scuola-guerra. Ma se sei fortunato, magari potrai toccare con mano l’ultimo “gioiello” prodotto nelle industrie di morte di Cameri-Novara, il cacciabombardiere F-35B “a decollo corto e ad atterraggio verticale”, consegnato alla Marina a gennaio e attualmente in fase di collaudo sulla portaerei Cavour e a Grottaglie.
La scuola italiana è davvero (più) partita per la guerra..