Il seguente articolo e' uscito su "Liberazione" del 10/3/00
HANNO "INFOIBATO" LA STORIA
Nella memoria collettiva le "foibe" rappresentano una delle pagine "più
nere" dlla storia della lotta di Liberazione al confine orientale poichè
per più di cinquant'anni si sono avallate le tesi della destra fascista
e
nazionalista (sostenute da un'ampia pubblicistica propagandistica alla
quale la sinistra non è mai stata in grado di rispondere in maniera
decisa
e chiarificatrice) ovvero che tra il 1943 ed il 1947 furono "uccise solo
perchè italiane" dai partigiani "slavocomunisti" "migliaia" di persone
(le
cifre spaziano dai 5000 ai 20000 morti, con un picco - da parte della
sezione udinese di Azione Giovani - di 300.000).
Nel più recente clima di revisionismo storico tendente a criminalizzare
i
partigiani e la Resistenza nel suo insieme, la questione foibe è tornata
ad
avere un'eco nazionale, soprattutto grazie all'inchiesta portata avanti
dal
P.M. romano Giuseppe Pititto, il quale (è notizia di pochi mesi fa) ha
dovuto rifare tutta la richiesta di rinvio a giudizio per un vizio di
forma
(aveva completamente sbagliato a notificare gli avvisi di garanzia agli
indagati). In questa inchiesta Pititto, il quale aveva dichiarato di
avere
scoperto "la verità sulle foibe"naveva chiesto l'incriminazione di tre
partigiani (due fiumani ed uno istriano) per "genocidio", mentre a
leggere
la richiesta di rinvio a giudizio si vedeva chiaramente che i primi due
erano accusati di essere responsabili della morte di tre persone, mentre
il
terzo veniva accusato dell'uccisione di sette persone...
Ma cosa è successo effettivamente nella cosiddetta "Venezia Giulia" (che
allora comprendeva le vecchie Province di Trieste e Gorizia, buona parte
delle quali appartiene ora alla Slovenia, l'Istria, Fiume e la Dalmazia,
oggi croate), tra l'8 settembre 1943 e il maggio del '45?
Dopo l'8 settembre i prtigiani delle'esercito jugoslavo di liberazione
(nel
quale combattevano anche molti italiani, ma non solo : pure diversi
militari tedeschi avevano disertato il loro esercito per combattere coi
partigiani dell'esercito jugoslavo) avevano preso il controllo di parte
dell'Istria ed inq uel frangente funzionarono dei tribunali popolari che
procedettero all'arresto di gerarchi, segretari del Fascio, militari,
poliziotti e via di seguito.
Una parte di questi furono condannati a morte ; vi furono anche, come
sempre accade in queste occasioni, episodi di giustizia sommaria,
vendette,
abusi.
Ma bisogna considerare cosa significarono vent'anni di fascismo per le
popolazioni slovene e croate dei territori annessi all'Italia dopo la
fine
della prima guerra mondiale : cambiamento forzato dei cognomi "ridotti"
(così è la dizione ufficiale) in forma italiana, divieto di parlare la
propria lingua in pubblico e persino in chiesa, chiusura di tutte le
scuole
slovene e croate, trasferimento degli insegnanti e degli impegati
pubblici
di lingua slovena e croata nelle più remote parti dell'Italia, per non
parlare, dopo l'inizio della guerra e l'occupazione di quella che fu
denominata la "provincia di Lubiana", delle deportazioni di massa di
civili
(all'incirca 15000 persone, soprattutto vecchi, donne e bambini,
internati
chi nell'isola di Rab-Arbe in Dalmazia, chi a Gonars in Friuli) della
distruzione di villaggi, delle esecuzioni di massa.
Pulizia etnica, si direbbe oggi.
Ma ritorniamo all'autunno del '43.
Tra l'ottobre del '43 e la primavera del '44 furono recuperati, da una
decina circa di foibe istriane, duecento corpi di persone uccise nel
periodo di potere popolare ; per renderci conto delle proporzioni
valutiamo
che per riprendere il controllo della zona, nei primi giorni di ottobre
del
'43, i nazifascisti massacrarono 13.000 persone (o quantomeno questa è
la
cifra che il comando germanico comunicò attraverso la stampa locale).
L'aspetto più interessante di tutta la montatura creata intorno alla
faccenda delle foibe sta forse in come sono stati usati i documenti
ufficiali in funzione della propaganda di parte nazional-fascista.
infatti la stessa pubblicistica di stampo nazionalista, i cui esponenti
parlano di "migliaia di infoibati sol perchè italiani",
se analizzata attentamente ci fornisce altri dati.
Per esempio nel "Martirologo delle genti adriatiche" di Gianni Bartoli
(democristiano, esule dall'Istria, che fu per molti anni sindaco di
Trieste) troviamo un elenco di circa quattromila nomi che comprendono sì
persone persone che sono state "infoibate", ma anche militari caduti sui
vari fronti di guerra ed addirittura partigiani o resistenti deportati
dai
tedeschi nell'arco temporale che va dal 1942 al 1945.
Abbiamo poi Luigi Papo, già comandante in Istria della Milizia
Repubblichina e strtto collaboratore di qull'Italo Sauro che da Venezia
organizzava i servizi segreti della R.S.I nei territori sotto controllo
tedesco (la Venezia Giulia e parte del Friuli erano stai dopo l'8
settembre
di fatto annessi al Reich tedesco sotto la denominazione di Adriatisches
Kusteland). Papo è oggi uno dei maggiori esponenti del neoirredentismo
ed è
autore di un "Albo d'Oro" in cui elenca più di 20000 nomi di morti nel
corso della seconda guerra mondiale (ma anche dopo) e facenti capo alla
Venezia Giulia e Dalmazia, ma, benchè la copertina riporti lo spaccato
di
una "foiba", non tutti i nomi elencati sono nomi di "infoibati", anzi
questi ne compongono la minima parte. Troviamo qui infatti elencati i
caduti per fatti di guerra sui vari fronti, i morti nei lager nazisti e
sotto i bombardamenti, addirittura molti partigiani.
Sempre lo stesso Papo ha recentemente pubblicato un libro "L'Istria e le
sue foibe" dove riporta un documento (datato aprile '45) nel quale il
Federale dell'Istria Bilucaglia dice di inviare al presidente del C.N.L.
(che a Trieste era di forte matrice antislava e anticomunista) 500
pratiche
relative ad altrettanti "infoibati" per i quali si prevedeva di dare dei
risarcimenti alle famiglie. Cinquecento dunque: comprese le persone
uccise
nel corso del conflitto.
Andiamo ora a vedere cosa accadde nella provincia di Trieste dopo il 1°
maggio del '45, quando la città rimase, per quaranta giorni, sotto
l'amministrazione jugoslava.
Da verifiche e controlli incrociati tra gli archivi dello Stato Civile
ed i
testi nazionalisti sopra citati, è risultato che il totale degli
"scomparsi" da Trieste furono poco più di 500 (questa ricerca è stata
pubblicata nel libro "Operazione foibe a Trieste", scritto dall'autrice
di
questo articolo e pubblicato dalla casa editrice Kappavu di Udine). Di
questi 500 circa 200 erano militari e guardie di finanza che furono
internati come prigionieri di guerra nei campi e morirono per cause
varie
(la gran parte per un'epidemia di tifo). Un altro centinaio di questi
furono portati a Lubiana, processati per collaborazionismo e condannati
a
maorte. Mollti di essi avevano fatto parte dell'Ispettorato Speciale di
P.S., un corpo che era stato creato ancora nel '42 per la repressione
antislava ed antipartigiana (solo la Venezia Giulia e la Sicilia
conobbero
questo tipo di formazione). Questo corpo, noto come "banda Collotti" dal
nome del loro capo, può essere paragonato per efferatezza alla
famigerata
"banda Koch" che operò a Roma, ma a differenza di questa aveva pure
l'incarico di compiere vere e proprie azioni antiguerriglia nel
circondario
di Trieste.
Infine una quarantina di persone furono recuperate da alcune foibe
triestine, ma in questi casi si trattò (o almeno così venne accertato
nel
corso dei processi celebrati nel dopoguerra) per lo più di vendette
personali.
questi, in estrema sintesi, i fatti. Vediamo ora invece i due esempi di
quella che si può definire la "mitologia delle foibe", i due simboli dei
"crimini dei partigiani slavocomunisti", ovvero le due foibe di
Bassovizza
e di Monrupino.
La foiba di Monrupino o di Opicina (l'abisso si trova a metà strada tra
le
due località e viene indicato ora con l'uno ora con l'altro nome) servì,
nei primi giorni del maggio '45, da fossa comune per i morti della
battaglia di Opicina, battaglia che durò per sei giorni e segnò la
definitiva sconfitta dell'esercito nazista in zona ; per rendere l'idea
della tragedia di questa battaglia si pensi che delle due parti in lotta
perirono cicra un migliaio di persone. successivamente i corpi dei
soldati
tedeschi furono traslati e la voragine rimase vuota (così leggiamo in un
testo di speleologia pubblicato a Trieste alcuni anni or sono, ma così
appare anche in un rapporto ufficiale della Polizia Civile di Trieste ed
inoltre così hanno testimoniato alcune persone che si sono calate
nell'abisso prima che lo stesso venisse ricoperto con una lastra di
pietra
e dichiarato "monumento di inetresse nazionale"). Grottesca appare
quindi
l'iscrizione sulla pietra voluta dai "giuliani dai dalmati ai loro
caduti",
dato che quellla fossa aveva accolto soprattutto militari dell'esercito
germanico.
Poi c'è la foiba di Basovizza (questa è stata proprio dichiarata
monumento
nazionale) che in realtà non è una cavità naturale ma un pozzo
artificiale,
una vecchia miniera abbandonata. Fu per alcuni anni meta di suicidi (il
pozzo è profondo 250 metri); ma nel corso della seconda guerra mondiale
fu
usata, da quanto ci ha riferito un testimone oculare, dai nazifascisti
per
gettarvi dentro i loro prigionieri.
Sui presunti "infoibamenti" a Basovizza s'è scritto tantissimo (chi
parla
di quattrocento, chi di quattromila "infoibati"), ma dagli stessi
documenti
che sono stati pubblicati sulla stampa locale appare che testimoni
oculari
di queste uccisioni non ci furono ; che già nell'estate del '45 gli
angloamericani (Trieste era allora sotto amministrazione militate
alleata)
operarono dei recuperi dal pozzo e dopo aver tirato fuori circa una
ventina
di corpi decisero di lasciar perdere perchè non ce ne erano altri; che
le
"voci" di militari neozelandesi "infoibati" dai partigiani a Basovizza
furono smentite dallo stesso Ministero della Difesa neozelandese.
Inoltre nel 1954 una ditta fu incaricata di svuotare il pozzo dai
residuati
bellici che vi erano stati gettati dentro dagli angloamericani : se nel
corso di queste operazioni si fossero rinvenuti dei cadaveri si immagina
che ne sarebbe stata data notizia. Infine il pozzo fu utilizzato come
discarica nel corso degli anni '50, quando sindaco di trieste era lo
stesso
Gianni bartoli che aveva scritto tante pagine sulle tragedie delle foibe
e
dell'esodo dall'Istria; avrebbe permesso uno scempio del genere se fosse
stato veramente convinto che lì giacevano dei resti umani?
Anche questa voragine fu poi chiusa con una lastra di pietra ed accanto
ad
essa si trova una pietra carsica che riporta lo spaccato del pozzo con
l'indicazione dei livelli di ciò che vi sarebbe dentro ("detriti della I
guerra mondiale", "detriti vari", "salme di infoibati"). Ma la cosa
strana
è che la quantità di "metri cubi contenenti le salme degli infoibati"
continua ad oscillare tra i 300 ed i 500: basta confronatre le foto
scattate in epoche varie per rendersene conto.
In mezzo a tutte queste mistificazioni sono poche le voci che si levano
per
cercare di ricondurre la "questione foibe" nelle sue reali proporzioni,
cioè come un fatto di gurra, orribile finchè si vuole ma effetto e non
causa di altri orrori.
Infatti a tutt'oggi il deputato di A.N. Roberto Menia si ostina a
dichiarare in Commissione parlamentare nel corso della discussione della
proposta di legge per la tutela della minoranza slovena, che "circa
20mila
italiani sono stati assassinati nelle foibe", e purtroppo il problema è
talmente poco conosciuto che nessuno osa contraddirlo.
Così della vicenda delle foibe come quella di Porzus, come del Triangolo
Rosso, come di via Rasella si sono sefviti i "pacificatori" che per
riabilitare i repubblichini di Salò accusano i partigiani di avere pure
loro commesso dei crimini di guerra.
Per capire con chi abbiamo a che fare vediamo cosa ci dice, nero su
bianco,
Luigi Papo: "..la storia quando serve alla propaganda può benignamente
venire falsata".
Di fronte a cotantà onestà e fondamentale quindi mobilitarsi tutti per
la
chiarezza storica, per evitare la revisione e conseguente
criminalizzazione
della Resistenza.
Claudia Cernigoi
direttrice de "La Nuova Alabarda e la coda del diavolo"
Per contatti: CP 57, 34100 Trieste
(Un grazie di cuore a S.M. per la trascrizione!)
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
** NO COPYRIGHT ! **
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HANNO "INFOIBATO" LA STORIA
Nella memoria collettiva le "foibe" rappresentano una delle pagine "più
nere" dlla storia della lotta di Liberazione al confine orientale poichè
per più di cinquant'anni si sono avallate le tesi della destra fascista
e
nazionalista (sostenute da un'ampia pubblicistica propagandistica alla
quale la sinistra non è mai stata in grado di rispondere in maniera
decisa
e chiarificatrice) ovvero che tra il 1943 ed il 1947 furono "uccise solo
perchè italiane" dai partigiani "slavocomunisti" "migliaia" di persone
(le
cifre spaziano dai 5000 ai 20000 morti, con un picco - da parte della
sezione udinese di Azione Giovani - di 300.000).
Nel più recente clima di revisionismo storico tendente a criminalizzare
i
partigiani e la Resistenza nel suo insieme, la questione foibe è tornata
ad
avere un'eco nazionale, soprattutto grazie all'inchiesta portata avanti
dal
P.M. romano Giuseppe Pititto, il quale (è notizia di pochi mesi fa) ha
dovuto rifare tutta la richiesta di rinvio a giudizio per un vizio di
forma
(aveva completamente sbagliato a notificare gli avvisi di garanzia agli
indagati). In questa inchiesta Pititto, il quale aveva dichiarato di
avere
scoperto "la verità sulle foibe"naveva chiesto l'incriminazione di tre
partigiani (due fiumani ed uno istriano) per "genocidio", mentre a
leggere
la richiesta di rinvio a giudizio si vedeva chiaramente che i primi due
erano accusati di essere responsabili della morte di tre persone, mentre
il
terzo veniva accusato dell'uccisione di sette persone...
Ma cosa è successo effettivamente nella cosiddetta "Venezia Giulia" (che
allora comprendeva le vecchie Province di Trieste e Gorizia, buona parte
delle quali appartiene ora alla Slovenia, l'Istria, Fiume e la Dalmazia,
oggi croate), tra l'8 settembre 1943 e il maggio del '45?
Dopo l'8 settembre i prtigiani delle'esercito jugoslavo di liberazione
(nel
quale combattevano anche molti italiani, ma non solo : pure diversi
militari tedeschi avevano disertato il loro esercito per combattere coi
partigiani dell'esercito jugoslavo) avevano preso il controllo di parte
dell'Istria ed inq uel frangente funzionarono dei tribunali popolari che
procedettero all'arresto di gerarchi, segretari del Fascio, militari,
poliziotti e via di seguito.
Una parte di questi furono condannati a morte ; vi furono anche, come
sempre accade in queste occasioni, episodi di giustizia sommaria,
vendette,
abusi.
Ma bisogna considerare cosa significarono vent'anni di fascismo per le
popolazioni slovene e croate dei territori annessi all'Italia dopo la
fine
della prima guerra mondiale : cambiamento forzato dei cognomi "ridotti"
(così è la dizione ufficiale) in forma italiana, divieto di parlare la
propria lingua in pubblico e persino in chiesa, chiusura di tutte le
scuole
slovene e croate, trasferimento degli insegnanti e degli impegati
pubblici
di lingua slovena e croata nelle più remote parti dell'Italia, per non
parlare, dopo l'inizio della guerra e l'occupazione di quella che fu
denominata la "provincia di Lubiana", delle deportazioni di massa di
civili
(all'incirca 15000 persone, soprattutto vecchi, donne e bambini,
internati
chi nell'isola di Rab-Arbe in Dalmazia, chi a Gonars in Friuli) della
distruzione di villaggi, delle esecuzioni di massa.
Pulizia etnica, si direbbe oggi.
Ma ritorniamo all'autunno del '43.
Tra l'ottobre del '43 e la primavera del '44 furono recuperati, da una
decina circa di foibe istriane, duecento corpi di persone uccise nel
periodo di potere popolare ; per renderci conto delle proporzioni
valutiamo
che per riprendere il controllo della zona, nei primi giorni di ottobre
del
'43, i nazifascisti massacrarono 13.000 persone (o quantomeno questa è
la
cifra che il comando germanico comunicò attraverso la stampa locale).
L'aspetto più interessante di tutta la montatura creata intorno alla
faccenda delle foibe sta forse in come sono stati usati i documenti
ufficiali in funzione della propaganda di parte nazional-fascista.
infatti la stessa pubblicistica di stampo nazionalista, i cui esponenti
parlano di "migliaia di infoibati sol perchè italiani",
se analizzata attentamente ci fornisce altri dati.
Per esempio nel "Martirologo delle genti adriatiche" di Gianni Bartoli
(democristiano, esule dall'Istria, che fu per molti anni sindaco di
Trieste) troviamo un elenco di circa quattromila nomi che comprendono sì
persone persone che sono state "infoibate", ma anche militari caduti sui
vari fronti di guerra ed addirittura partigiani o resistenti deportati
dai
tedeschi nell'arco temporale che va dal 1942 al 1945.
Abbiamo poi Luigi Papo, già comandante in Istria della Milizia
Repubblichina e strtto collaboratore di qull'Italo Sauro che da Venezia
organizzava i servizi segreti della R.S.I nei territori sotto controllo
tedesco (la Venezia Giulia e parte del Friuli erano stai dopo l'8
settembre
di fatto annessi al Reich tedesco sotto la denominazione di Adriatisches
Kusteland). Papo è oggi uno dei maggiori esponenti del neoirredentismo
ed è
autore di un "Albo d'Oro" in cui elenca più di 20000 nomi di morti nel
corso della seconda guerra mondiale (ma anche dopo) e facenti capo alla
Venezia Giulia e Dalmazia, ma, benchè la copertina riporti lo spaccato
di
una "foiba", non tutti i nomi elencati sono nomi di "infoibati", anzi
questi ne compongono la minima parte. Troviamo qui infatti elencati i
caduti per fatti di guerra sui vari fronti, i morti nei lager nazisti e
sotto i bombardamenti, addirittura molti partigiani.
Sempre lo stesso Papo ha recentemente pubblicato un libro "L'Istria e le
sue foibe" dove riporta un documento (datato aprile '45) nel quale il
Federale dell'Istria Bilucaglia dice di inviare al presidente del C.N.L.
(che a Trieste era di forte matrice antislava e anticomunista) 500
pratiche
relative ad altrettanti "infoibati" per i quali si prevedeva di dare dei
risarcimenti alle famiglie. Cinquecento dunque: comprese le persone
uccise
nel corso del conflitto.
Andiamo ora a vedere cosa accadde nella provincia di Trieste dopo il 1°
maggio del '45, quando la città rimase, per quaranta giorni, sotto
l'amministrazione jugoslava.
Da verifiche e controlli incrociati tra gli archivi dello Stato Civile
ed i
testi nazionalisti sopra citati, è risultato che il totale degli
"scomparsi" da Trieste furono poco più di 500 (questa ricerca è stata
pubblicata nel libro "Operazione foibe a Trieste", scritto dall'autrice
di
questo articolo e pubblicato dalla casa editrice Kappavu di Udine). Di
questi 500 circa 200 erano militari e guardie di finanza che furono
internati come prigionieri di guerra nei campi e morirono per cause
varie
(la gran parte per un'epidemia di tifo). Un altro centinaio di questi
furono portati a Lubiana, processati per collaborazionismo e condannati
a
maorte. Mollti di essi avevano fatto parte dell'Ispettorato Speciale di
P.S., un corpo che era stato creato ancora nel '42 per la repressione
antislava ed antipartigiana (solo la Venezia Giulia e la Sicilia
conobbero
questo tipo di formazione). Questo corpo, noto come "banda Collotti" dal
nome del loro capo, può essere paragonato per efferatezza alla
famigerata
"banda Koch" che operò a Roma, ma a differenza di questa aveva pure
l'incarico di compiere vere e proprie azioni antiguerriglia nel
circondario
di Trieste.
Infine una quarantina di persone furono recuperate da alcune foibe
triestine, ma in questi casi si trattò (o almeno così venne accertato
nel
corso dei processi celebrati nel dopoguerra) per lo più di vendette
personali.
questi, in estrema sintesi, i fatti. Vediamo ora invece i due esempi di
quella che si può definire la "mitologia delle foibe", i due simboli dei
"crimini dei partigiani slavocomunisti", ovvero le due foibe di
Bassovizza
e di Monrupino.
La foiba di Monrupino o di Opicina (l'abisso si trova a metà strada tra
le
due località e viene indicato ora con l'uno ora con l'altro nome) servì,
nei primi giorni del maggio '45, da fossa comune per i morti della
battaglia di Opicina, battaglia che durò per sei giorni e segnò la
definitiva sconfitta dell'esercito nazista in zona ; per rendere l'idea
della tragedia di questa battaglia si pensi che delle due parti in lotta
perirono cicra un migliaio di persone. successivamente i corpi dei
soldati
tedeschi furono traslati e la voragine rimase vuota (così leggiamo in un
testo di speleologia pubblicato a Trieste alcuni anni or sono, ma così
appare anche in un rapporto ufficiale della Polizia Civile di Trieste ed
inoltre così hanno testimoniato alcune persone che si sono calate
nell'abisso prima che lo stesso venisse ricoperto con una lastra di
pietra
e dichiarato "monumento di inetresse nazionale"). Grottesca appare
quindi
l'iscrizione sulla pietra voluta dai "giuliani dai dalmati ai loro
caduti",
dato che quellla fossa aveva accolto soprattutto militari dell'esercito
germanico.
Poi c'è la foiba di Basovizza (questa è stata proprio dichiarata
monumento
nazionale) che in realtà non è una cavità naturale ma un pozzo
artificiale,
una vecchia miniera abbandonata. Fu per alcuni anni meta di suicidi (il
pozzo è profondo 250 metri); ma nel corso della seconda guerra mondiale
fu
usata, da quanto ci ha riferito un testimone oculare, dai nazifascisti
per
gettarvi dentro i loro prigionieri.
Sui presunti "infoibamenti" a Basovizza s'è scritto tantissimo (chi
parla
di quattrocento, chi di quattromila "infoibati"), ma dagli stessi
documenti
che sono stati pubblicati sulla stampa locale appare che testimoni
oculari
di queste uccisioni non ci furono ; che già nell'estate del '45 gli
angloamericani (Trieste era allora sotto amministrazione militate
alleata)
operarono dei recuperi dal pozzo e dopo aver tirato fuori circa una
ventina
di corpi decisero di lasciar perdere perchè non ce ne erano altri; che
le
"voci" di militari neozelandesi "infoibati" dai partigiani a Basovizza
furono smentite dallo stesso Ministero della Difesa neozelandese.
Inoltre nel 1954 una ditta fu incaricata di svuotare il pozzo dai
residuati
bellici che vi erano stati gettati dentro dagli angloamericani : se nel
corso di queste operazioni si fossero rinvenuti dei cadaveri si immagina
che ne sarebbe stata data notizia. Infine il pozzo fu utilizzato come
discarica nel corso degli anni '50, quando sindaco di trieste era lo
stesso
Gianni bartoli che aveva scritto tante pagine sulle tragedie delle foibe
e
dell'esodo dall'Istria; avrebbe permesso uno scempio del genere se fosse
stato veramente convinto che lì giacevano dei resti umani?
Anche questa voragine fu poi chiusa con una lastra di pietra ed accanto
ad
essa si trova una pietra carsica che riporta lo spaccato del pozzo con
l'indicazione dei livelli di ciò che vi sarebbe dentro ("detriti della I
guerra mondiale", "detriti vari", "salme di infoibati"). Ma la cosa
strana
è che la quantità di "metri cubi contenenti le salme degli infoibati"
continua ad oscillare tra i 300 ed i 500: basta confronatre le foto
scattate in epoche varie per rendersene conto.
In mezzo a tutte queste mistificazioni sono poche le voci che si levano
per
cercare di ricondurre la "questione foibe" nelle sue reali proporzioni,
cioè come un fatto di gurra, orribile finchè si vuole ma effetto e non
causa di altri orrori.
Infatti a tutt'oggi il deputato di A.N. Roberto Menia si ostina a
dichiarare in Commissione parlamentare nel corso della discussione della
proposta di legge per la tutela della minoranza slovena, che "circa
20mila
italiani sono stati assassinati nelle foibe", e purtroppo il problema è
talmente poco conosciuto che nessuno osa contraddirlo.
Così della vicenda delle foibe come quella di Porzus, come del Triangolo
Rosso, come di via Rasella si sono sefviti i "pacificatori" che per
riabilitare i repubblichini di Salò accusano i partigiani di avere pure
loro commesso dei crimini di guerra.
Per capire con chi abbiamo a che fare vediamo cosa ci dice, nero su
bianco,
Luigi Papo: "..la storia quando serve alla propaganda può benignamente
venire falsata".
Di fronte a cotantà onestà e fondamentale quindi mobilitarsi tutti per
la
chiarezza storica, per evitare la revisione e conseguente
criminalizzazione
della Resistenza.
Claudia Cernigoi
direttrice de "La Nuova Alabarda e la coda del diavolo"
Per contatti: CP 57, 34100 Trieste
(Un grazie di cuore a S.M. per la trascrizione!)
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e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
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