Data: 03/12/2001 20:58
Da: chefare.roma
A: jugocoord@...
Oggetto: solidarietà con i lavoratori jugoslavi
cari compagni,
vi mandiamo per conoscenza la lettera che abbiamo mandato "All’Ufficio
adozioni – Ufficio rapporti internazionali" ed ai lavoratori della
Zastava riguardo l'appello per l'adozione a distanza.
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA
redazione romana del che fare
internet: www.chefare.org
per contatti scrivere a:
che fare casella postale 7032 - 00162 Roma - tel/fax 06 4456462
oppure a chefare@...
=*=
All’Ufficio adozioni – Ufficio rapporti internazionali
(alla c.a. di Raika Veljovic)
Ai lavoratori della Zastava
Cari compagni,
abbiamo ricevuto il vostro appello relativo alle "adozioni a distanza
dei figli dei lavoratori della Zastava" e di questo vi ringraziamo
sentitamente.
In generale la nostra Organizzazione non si
impegna direttamente in questo tipo di iniziative perché riteniamo che
la solidarietà tra sfruttati deve essere innanzitutto un’azione
politica che chiama i lavoratori allo schieramento contro i crimini
dell’imperialismo. Nondimeno vi comunichiamo che ci attiveremo per
diffondere il vostro appello - che noi intendiamo come appello alla
solidarietà tra lavoratori e sfruttati - tra la nostra rete di
simpatizzanti e non solo, affinché esso venga fatto proprio e preso
seriamente in carico. In particolare ci rivolgeremo a quei settori di
lavoratori (all’oggi ancora minoritari) che nell’autunno del 1999
manifestarono la loro opposizione all’aggressione alla Jugoslavia
scendendo in piazza contro i bombardamenti e che assieme a noi
aderirono alla raccolta dei fondi per i lavoratori della Zastava, dando
così un segnale tangibile di solidarietà di classe tra lavoratori di
diverse nazioni.
Cari compagni,
le difficoltà in cui vi trovate sono grandi e con molta chiarezza sono
espresse nella vostra lettera ma sbaglieremmo reciprocamente se non
cercassimo insieme di affrontare le cause di fondo del vostro attuale
isolamento politico per poterlo superare insieme in avanti.
Sappiamo benissimo, e lo ribadiamo anche in
questa occasione, che le maggiori responsabilità di questa situazione
sono "nostre", stanno qui, sono dei lavoratori italiani e occidentali
che durante i bombardamenti sulla Jugoslavia appoggiarono molto
(troppo!) tiepidamente e condizionatamente la vostra lotta di
resistenza e non scesero in campo apertamente contro i propri governi e
stati aggressori. I lavoratori occidentali non seppero riconoscere
nell’attacco che vi veniva portato un attacco rivolto anche contro se
stessi, contro l’unità e la forza di tutta la classe operaia
internazionale, per indebolirla dividerla e schiavizzarla sempre più ai
diktat del mercato e del profitto capitalistico. Quando i raid aerei
finirono e iniziò da parte dei paesi imperialisti l’operazione
di "pace" con l’invio delle truppe di occupazione di terra, le
direzioni riformiste del "movimento operaio ufficiale" (sia quelle
politiche presenti con i DS nel governo D’Alema sia quelle sindacali
che considerarono i bombardamenti una "contingente necessità" – vedi
nella fattispecie la Cgil di Cofferati) tirarono un "sospiro di
sollievo", concorrendo ad illudere i lavoratori che un altro "pericolo"
portato alla loro "tranquillità" metropolitana era stato in qualche
modo superato. Se questo è vero, cari compagni, allora, quando noi
rilanciamo tra i lavoratori di qui il dovere della solidarietà, lo
facciamo per chiamare i lavoratori, italiani e jugoslavi, a compiere un
passaggio in avanti verso l’assunzione dei compiti della battaglia
politica a difesa degli interessi generali della nostra classe
internazionale e contro il comune nemico imperialista. E dunque non
intendiamo sorvolare sui nodi politici di fondo che il proletariato
occidentale - e non solo - si attarda a non voler vedere e affrontare.
Per questo noi continuiamo a denunciare senza remore o timidezze
l’opera di rapina, controllo e repressione che l’imperialismo italiano
ha portato e sta continuando a portare avanti in tutta l’area balcanica
e chiamiamo su questo allo schieramento e alla lotta i proletari di qui
in modo inequivocabile e incondizionato. Ciò è fondamentale soprattutto
oggi quando una nuova aggressione da parte dei gangster occidentali
viene portata contro le masse sfruttate arabo-islamiche e nella quale
l’imperialismo italiano è in primissima fila. Strettamente legato a
ciò, chiamiamo i lavoratori italiani e occidentali alla difesa
incondizionata e militante di tutti gli immigrati (balcanici, arabi,
africani, latino-americani) che sono stati costretti a venire qui
dall’opera affamatrice e oppressiva che l’Italia e le altre nazioni
ricche hanno portato e portano avanti in tutto il mondo, proletari che
una volta giunti qui subiscono ogni giorni razzismo e sfruttamento da
parte dei padroni e dello stato italiano. Affinché la condizione del
proletariato non sia sempre più ricacciata nel degrado dalla feroce
offensiva dell’imperialismo (non solo nel Sud e nell’Est del mondo, ma
anche qui) occorre assumerci questi compiti politici decisivi per il
futuro nostro e di tutta l’umanità lavoratrice mondiale. Saluti
comunisti
Roma, 28.11.2001
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA
Da: chefare.roma
A: jugocoord@...
Oggetto: solidarietà con i lavoratori jugoslavi
cari compagni,
vi mandiamo per conoscenza la lettera che abbiamo mandato "All’Ufficio
adozioni – Ufficio rapporti internazionali" ed ai lavoratori della
Zastava riguardo l'appello per l'adozione a distanza.
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA
redazione romana del che fare
internet: www.chefare.org
per contatti scrivere a:
che fare casella postale 7032 - 00162 Roma - tel/fax 06 4456462
oppure a chefare@...
=*=
All’Ufficio adozioni – Ufficio rapporti internazionali
(alla c.a. di Raika Veljovic)
Ai lavoratori della Zastava
Cari compagni,
abbiamo ricevuto il vostro appello relativo alle "adozioni a distanza
dei figli dei lavoratori della Zastava" e di questo vi ringraziamo
sentitamente.
In generale la nostra Organizzazione non si
impegna direttamente in questo tipo di iniziative perché riteniamo che
la solidarietà tra sfruttati deve essere innanzitutto un’azione
politica che chiama i lavoratori allo schieramento contro i crimini
dell’imperialismo. Nondimeno vi comunichiamo che ci attiveremo per
diffondere il vostro appello - che noi intendiamo come appello alla
solidarietà tra lavoratori e sfruttati - tra la nostra rete di
simpatizzanti e non solo, affinché esso venga fatto proprio e preso
seriamente in carico. In particolare ci rivolgeremo a quei settori di
lavoratori (all’oggi ancora minoritari) che nell’autunno del 1999
manifestarono la loro opposizione all’aggressione alla Jugoslavia
scendendo in piazza contro i bombardamenti e che assieme a noi
aderirono alla raccolta dei fondi per i lavoratori della Zastava, dando
così un segnale tangibile di solidarietà di classe tra lavoratori di
diverse nazioni.
Cari compagni,
le difficoltà in cui vi trovate sono grandi e con molta chiarezza sono
espresse nella vostra lettera ma sbaglieremmo reciprocamente se non
cercassimo insieme di affrontare le cause di fondo del vostro attuale
isolamento politico per poterlo superare insieme in avanti.
Sappiamo benissimo, e lo ribadiamo anche in
questa occasione, che le maggiori responsabilità di questa situazione
sono "nostre", stanno qui, sono dei lavoratori italiani e occidentali
che durante i bombardamenti sulla Jugoslavia appoggiarono molto
(troppo!) tiepidamente e condizionatamente la vostra lotta di
resistenza e non scesero in campo apertamente contro i propri governi e
stati aggressori. I lavoratori occidentali non seppero riconoscere
nell’attacco che vi veniva portato un attacco rivolto anche contro se
stessi, contro l’unità e la forza di tutta la classe operaia
internazionale, per indebolirla dividerla e schiavizzarla sempre più ai
diktat del mercato e del profitto capitalistico. Quando i raid aerei
finirono e iniziò da parte dei paesi imperialisti l’operazione
di "pace" con l’invio delle truppe di occupazione di terra, le
direzioni riformiste del "movimento operaio ufficiale" (sia quelle
politiche presenti con i DS nel governo D’Alema sia quelle sindacali
che considerarono i bombardamenti una "contingente necessità" – vedi
nella fattispecie la Cgil di Cofferati) tirarono un "sospiro di
sollievo", concorrendo ad illudere i lavoratori che un altro "pericolo"
portato alla loro "tranquillità" metropolitana era stato in qualche
modo superato. Se questo è vero, cari compagni, allora, quando noi
rilanciamo tra i lavoratori di qui il dovere della solidarietà, lo
facciamo per chiamare i lavoratori, italiani e jugoslavi, a compiere un
passaggio in avanti verso l’assunzione dei compiti della battaglia
politica a difesa degli interessi generali della nostra classe
internazionale e contro il comune nemico imperialista. E dunque non
intendiamo sorvolare sui nodi politici di fondo che il proletariato
occidentale - e non solo - si attarda a non voler vedere e affrontare.
Per questo noi continuiamo a denunciare senza remore o timidezze
l’opera di rapina, controllo e repressione che l’imperialismo italiano
ha portato e sta continuando a portare avanti in tutta l’area balcanica
e chiamiamo su questo allo schieramento e alla lotta i proletari di qui
in modo inequivocabile e incondizionato. Ciò è fondamentale soprattutto
oggi quando una nuova aggressione da parte dei gangster occidentali
viene portata contro le masse sfruttate arabo-islamiche e nella quale
l’imperialismo italiano è in primissima fila. Strettamente legato a
ciò, chiamiamo i lavoratori italiani e occidentali alla difesa
incondizionata e militante di tutti gli immigrati (balcanici, arabi,
africani, latino-americani) che sono stati costretti a venire qui
dall’opera affamatrice e oppressiva che l’Italia e le altre nazioni
ricche hanno portato e portano avanti in tutto il mondo, proletari che
una volta giunti qui subiscono ogni giorni razzismo e sfruttamento da
parte dei padroni e dello stato italiano. Affinché la condizione del
proletariato non sia sempre più ricacciata nel degrado dalla feroce
offensiva dell’imperialismo (non solo nel Sud e nell’Est del mondo, ma
anche qui) occorre assumerci questi compiti politici decisivi per il
futuro nostro e di tutta l’umanità lavoratrice mondiale. Saluti
comunisti
Roma, 28.11.2001
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA