(seconda ed ultima parte)
UNO SCANDALO DAL PUNTO DI VISTA GIURIDICO
Noti giuristi e commentatori hanno spiegato come, nel suo funzionamento,
il Tribunale dell'Aja violi tutti i principi del diritto internazionale.
In sostanza, esso non rispetta la separazione dei poteri, ne' la parità
fra accusa e difesa, ne' tantomeno la presunzione di innocenza finché
non si giunge ad una condanna: la regola 92 stabilisce che le
confessioni siano ritenute credibili, a meno che l'accusato possa
provare il contrario, mentre in qualsiasi altra parte del mondo
l'accusato è ritenuto innocente fino a quando non sia provata la sua
colpevolezza.
Esso formula i propri regolamenti e li modifica su ordine del Presidente
o del Procuratore, assegnando ad essi carattere retroattivo: attraverso
una procedura totalmente ridicola, il Presidente può apportare
variazioni di sua propria iniziativa o ratificarle via fax ad altri
giudici (regola 6)!
Il regolamento stesso non contempla un giudice per le indagini
preliminari che investighi sulle accuse. Il Tribunale ad hoc utilizza
testimoni anonimi che si possono dunque sottrarre al confronto con la
difesa; secreta le fonti testimoniali,
che possono essere anche servizi segreti di paesi coinvolti nei fatti.
Usa la segretezza anche sui procedimenti aperti (regola 53), sulle
prove, che possono essere state raccolte illegalmente e non sono
sottoposte a verifica. Di fatto, quindi, pone gli imputati
nell'impossibilità di difendersi; ricusa o rifiuta a proprio arbitrio di
ascoltare gli avvocati della difesa (regola 46), allo stesso modo dei
tribunali
dell'Inquisizione; può rifiutare agli avvocati di consultare
documentazione probatoria (regola 66); può detenere sospetti per novanta
giorni prima di formulare
imputazioni, con l'evidente scopo di estorcere confessioni.
IL "CASO MILOSEVIC": COME TI CREO IL CAPRO ESPIATORIO
L'imputazione contro l'allora Presidente della Repubblica Federale di
Jugoslavia Slobodan Milosevic veniva resa pubblica dalla procuratrice
Arbour su pressione di
Madeleine Albright proprio durante la aggressione della NATO, nella
primavera del 1999, nell'ambito della campagna mediatica di
demonizzazione della Jugoslavia e dei suoi dirigenti. Un tassello,
insomma, della piu' ampia operazione di disinformazione strategica e
guerra psicologica. La "necessita'" di una indagine contro Milosevic
veniva annunciata alla conferenza stampa congiunta tenuta dalla "madre
del Tribunale ad hoc", Albright, e dall'ex-procuratore Louise Arbour
(successivamente sostituita dalla Del Ponte) a Washington D.C. il 30
aprile del 1999 (si veda il documento ufficiale dell'ufficio del
portavoce del Dipartimento di Stato USA:
http://secretary.state.gov/www/statements/1999/990430a.html )
Per la effettiva cattura di Milosevic, pero', dovevano maturare le
condizioni politiche in Jugoslavia. Questo cambiamento e' avvenuto solo
nell'autunno del 2000, quando a Belgrado si e' instaurato il
regime-fantoccio filooccidentale. La rocambolesca cattura di Milosevic
e' avvenuta mesi dopo, il 31 marzo: in cambio al nuovo governo jugoslavo
sono stati accordati 50 milioni di dollari gia' promessi dagli USA. I
dirigenti belgradesi, per ottemperare ai ricatti militari ed economici
degli USA, della Nato e del Tribunale dell'Aja, hanno commesso una serie
di
macroscopiche illegalità. Milosevic è stato detenuto per tre mesi senza
che nessuno delle centinaia di testimoni ascoltati avesse fornito la
minima prova a sostegno dell'imputazione di "abuso di potere" (diversa
da quella di "crimini di guerra" usata all'Aia). Al termine delle due
proroghe della detenzione preventiva, Milosevic avrebbe dovuto essere
scarcerato. Viceversa, un ulteriore, grande scandalo e' stata la
modalita' della sua "estradizione" da Belgrado in Olanda, tramite una
operazione-lampo illegale ed anticostituzionale curata dai settori piu'
filo-americani del governo di Zoran Djindjic. A sottolineare il vero e
proprio affronto operato da questi agenti della NATO interni nel governo
serbo ai danni del paese e della sua stessa dignita' e memoria storica,
basti guardare al giorno in cui il sequestro e' avvenuto: 28 giugno,
data altamente simbolica per la nazione serba
(battaglia contro i turchi, discorso del 1989 di Milosevic a Kosovo
Polje, in cui invocava la convivenza e la parità tra tutte le etnie). Il
sequestro ed il trasporto all'Aia su velivoli della RAF inglese avveniva
in base a un decreto del solo premier
Djindjic e del ministro degli interni, con un governo dimezzato dal
ritiro dei ministri montenegrini, un decreto che violava, insieme alle
costituzioni jugoslava e serba, la posizione del parlamento federale,
l'orientamento dei partner di maggioranza e dello stesso presidente
jugoslavo Kostunica, e la opinione contraria
della Corte Costituzionale, formalizzata il 6 novembre 2001 ed il cui
testo e' stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della RF di
Jugoslavia N.70/01 il 28 dicembre 2001.
Il giorno dopo il trasferimento di Milosevic, i governanti jugoslavi
(gia' giunti al potere con l'aiuto militare e finanziario della Nato)
ottenevano il loro ulteriore premio: 1.360 milioni di dollari stanziati
dalla Conferenza dei "donatori". Aiuti concessi a condizione della
totale privatizzazione dell'economia nazionale e di posizioni di
privilegio assicurate alle multinazionali.
Ma questo e' un altro discorso...
LE UDIENZE
Milosevic ha da subito tenuto un atteggiamento fermo ed inequivocabile:
si dichiara prigioniero politico, non riconosce legittimita' al
Tribunale ad hoc, e rifiuta di essere assistito da avvocati, compresi
quelli designati "d'ufficio" dal "Tribunale" stesso (gli "amici
curiae"). Milosevic ha spiegato dettagliatamente queste sue posizioni,
ed in generale la sua opinione su questa istituzione para-legale e
para-giuridica, in un documento spedito ai "giudici" il 30 agosto 2001.
Milosevic ribadisce continuamente di volersi difendere da solo, e chiede
la sua scarcerazione anche allo scopo di preparare la sua autodifesa in
condizioni eque.
Le prime udienze (tra luglio e gennaio) sono state dedicate a problemi
procedurali, ma Milosevic non ha mancato di dire la sua ogni volta che
gli fosse concesso di parlare, e fintantoche' il microfono non gli e'
stato spento in malo modo. Il 29 ottobre, ad esempio, dopo la lettura
della "imputazione sulla Croazia" ha detto:
<<Questa imputazione è il secondo atto del crimine commesso contro il
mio popolo, perchè dichiara colpevole la vittima al fine di proteggere i
veri colpevoli per il crimine contro la Jugoslavia. E' assurdo accusare
la Serbia ed i serbi per la secessione armata della Croazia, che ha
causato una guerra civile, conflitti e
sofferenze per la popolazione civile.>>
Il giorno dopo, commentando "l'imputazione sul Kosovo", egli ha fatto
notare che essa <<riguarda solamente fatti avvenuti dal 24 marzo alla
fine della prima settimana di giugno [1999], laddove (...) tutto il
pianeta sa che è proprio dal 24 marzo fino alla prima settimana di
giugno compresa che la Nato ha commesso la sua criminale aggressione
contro la Jugoslavia. L'imputazione e ciò che abbiamo udito implicano
che la Nato non ha commesso una aggressione contro la Jugoslavia, ma
piuttosto che la
Jugoslavia ha commesso un'aggressione contro se stessa, e perciò le
conseguenze di 78 giorni e 78 notti di bombardamenti sulla Jugoslavia,
durante i quali sono state scaricate 22.000 tonnellate di bombe causando
un altissimo numero di vittime - questi non sarebbero gli effetti della
aggressione della Nato, ma piuttosto gli effetti
dell'aggressione che la Jugoslavia ha commesso contro se stessa.
Questa non è semplice faziosità. Faziosità è una parola troppo tenera.
Quello che abbiamo ascoltato oltrepassa persino ciò che dovevamo
ascoltare da parte del nemico, cioè dal portavoce della Nato. Quindi è
ovviamente un caso di ciò che potreste definire faziosità totale. (...)
Se la corte non vuole prendere in considerazione
questi fatti, allora è ovvio che questa non è una corte ma solamente una
parte del meccanismo atto ad eseguire crimini contro il mio paese e la
mia gente. Se quest'ultimo è il caso (...) e dunque se la corte è parte
dell'ingranaggio, allora per piacere, date lettura ai verdetti che vi è
stato detto di formulare e smettetela di annoiarmi.>>
MILOSEVIC ENTRA NEL MERITO, I MEDIA STACCANO IL COLLEGAMENTO
Dopo la lettura del ``capo d'imputazione'' sulla Bosnia-Erzegovina,
Milosevic dichiarava invece: <<Questo testo miserabile che abbiamo qui
ascoltato e' l'apice
dell'assurdita'. Devono darmi credito per la pace in Bosnia, e non per
la guerra. La responsabilita' per la guerra in Bosnia e' delle potenze
che hanno distrutto la Jugoslavia e dei loro satrapi in Jugoslavia, e
non della Serbia, ne' del suo popolo, ne' della sua politica. Questo e'
un tentativo...>> Qui il microfono veniva spento.
Ed ancora, in dicembre: <<Per me e' assolutamente chiaro il motivo per
cui questo falso pubblico ministero insiste sulla unificazione [dei tre
"capi d'accusa"].
La causa di questo e' l'11 settembre. Loro vogliono mettere in secondo
piano le accuse contro di me sul Kosovo perche' queste inevitabilmente
aprono la questione della collaborazione della amministrazione Clinton
con i terroristi nel Kosovo, compresa la organizzazione di Bin Laden.
(...)
Quello che si puo' trovare sotto la superficie di questi ``capi
d'imputazione'' non sono altro che i detriti ed il fango di dieci anni
di guerra mediatica, condotta con l'obiettivo di demonizzare sia la
Serbia, sia il popolo serbo e la sua dirigenza, ed anche me
personalmente, e addirittura la mia famiglia. Perche' la guerra
mediatica ha preceduto quella reale, ed ha avuto come obiettivo quello
di convincere l'opinione pubblica occidentale che siamo delinquenti,
anche se non abbiamo mai dato argomenti per avvalorare questo.
Voi oggi avete letto qui che il 6 Aprile 1992 l'Unione Europea riconobbe
la Bosnia-Erzegovina. Questo e' stato fatto sotto l'influenza
dell'allora Ministro degli Esteri tedesco Hans Dietrich Genscher,
perche' il 6 Aprile era il giorno in cui nel 1941 Hitler attacco' la
Jugoslavia bombardando Belgrado. C'era un desiderio di simboleggiare, in
questo modo, il capovolgimento degli esiti della Seconda Guerra
Mondiale.>>
Il 30 gennaio 2002: <<In realta' c'era un piano evidente contro quello
Stato di allora che era, direi, un modello per il futuro federalismo
europeo. Quello Stato era la Jugoslavia, dove piu' nazionalita' erano
comprese in un sistema federativo che
realizzava la possibilita' di vivere con pari diritti, con successo, con
la possibilita' di prosperare, svilupparsi e, direi, di essere d'esempio
al mondo intero di come si puo' vivere insieme. Per tutto il tempo
abbiamo lottato per la Jugoslavia, per conservare la Jugoslavia. In
fondo, tutti i fatti comprovano soltanto quello che sto dicendo. E
soltanto la Repubblica Federale di Jugoslavia tuttora esistente ha
conservato la sua struttura dal punto di vista delle nazionalita'. (...)
Con cio' che sta avvenendo li' [in Kosovo] si sta in pratica
riabilitando la politica del periodo nazista, di Hitler e Mussolini.
Questo grande parlare di "Grande Serbia", di questa presunta idea che
non e' mai esistita, non serve altro che a mascherare la creazione di
una "Grande Albania" - quella stessa che crearono Hitler e Mussolini
durante la
Seconda Guerra Mondiale. Guardate soltanto quello schema, e guardate che
cosa si sta facendo adesso, quello che vogliono sottrarre alla Serbia,
al Montenegro ed alla
Macedonia - e un domani forse anche alla Grecia del Nord, quando le
relazioni greco-turche saranno messe alla prova di nuovo per ordine del
comune padrone, ed anche quella sara' per loro una questione da
risolvere.>>
In effetti, dopo alcune incertezze legate alla intenzione della
"procuratrice" Del Ponte di unificare i tre procedimenti - sul Kosovo,
sulla Croazia e sulla Bosnia, i cui "capi d'imputazione" sono stati da
lei stessa preparati - il processo e' stato effettivamente unificato ed
e' iniziato lo scorso 12 febbraio. Da allora, nei
limiti del tempo accordatogli, a Milosevic il microfono non viene piu'
spento, ma i mass-media dopo le prime giornate-shock hanno gradualmente,
ma completamente, abbassato il sipario. In Jugoslavia, le autorita'
hanno impedito il proseguimento della diretta televisiva, alla quale una
parte crescente della popolazione si stava effettivamente appassionando.
Cosi', soltanto chi e' presente in aula assiste ad uno spettacolo
veramente eccezionale, surreale. Milosevic sta agevolmente rovesciando
tutte le accuse, mette in contraddizione i "testimoni", tanto che
qualcuno di questi deve rinunciare, qualcuno si sente male... Milosevic
mette la NATO sul banco degli imputati come responsabile non solo dei
bombardamenti, ma proprio del tragico squartamento della Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia, ripercorrendo gli atti diplomatici,
politici, e militari a vari livelli compiuti dai paesi dell'Alleanza. I
fatti citati da Milosevic sono fatti storici, ormai, benche'
sostanzialmente ignorati o trascurati dai commentatori occidentali e
filo-occidentali in tutti questi anni. Sono fatti incontrovertibili, e
Milosevic, mentre ripercorre pagine e pagine di storia balcanica e
mondiale, ne scrive a tutti gli effetti una nuova, con grande dignita'.
L'obiettivo degli sponsor del "Tribunale ad hoc" - quello di fare di
Milosevic il capro espiatorio esclusivo per le tragedie di tutti questi
anni - puo' essere realizzato solamente nella misura in cui le opinioni
pubbliche restino disattente ed ignare di cio' che viene effettivamente
detto nell'aula dell'Aia. E' questo silenzio informativo, come un
ulteriore momento della campagna di disinformazione strategica attuata
in tutti questi anni, il peggiore nemico della Jugoslavia e delle
popolazioni che la abitano, l'arma piu' micidiale.
A. Martocchia
Marzo 2002
Il testo e' stato rielaborato dagli articoli:
1. L'ESPANSIONE DELLA NATO AD EST: IL CASO DEI BALCANI
relazione presentata al convegno:
"Il mondo dopo Manhattan", Napoli, 20-21 ottobre 2001.
Gli Atti sono editi dalle Edizioni "Citta' del Sole".
2. IL CADI' TI ACCUSA, IL CADI' TI GIUDICA
articolo che uscira' sul prossimo numero de
IL BOLLETTINO di informazione antimperialista
http://www.bollettino.it/
UNO SCANDALO DAL PUNTO DI VISTA GIURIDICO
Noti giuristi e commentatori hanno spiegato come, nel suo funzionamento,
il Tribunale dell'Aja violi tutti i principi del diritto internazionale.
In sostanza, esso non rispetta la separazione dei poteri, ne' la parità
fra accusa e difesa, ne' tantomeno la presunzione di innocenza finché
non si giunge ad una condanna: la regola 92 stabilisce che le
confessioni siano ritenute credibili, a meno che l'accusato possa
provare il contrario, mentre in qualsiasi altra parte del mondo
l'accusato è ritenuto innocente fino a quando non sia provata la sua
colpevolezza.
Esso formula i propri regolamenti e li modifica su ordine del Presidente
o del Procuratore, assegnando ad essi carattere retroattivo: attraverso
una procedura totalmente ridicola, il Presidente può apportare
variazioni di sua propria iniziativa o ratificarle via fax ad altri
giudici (regola 6)!
Il regolamento stesso non contempla un giudice per le indagini
preliminari che investighi sulle accuse. Il Tribunale ad hoc utilizza
testimoni anonimi che si possono dunque sottrarre al confronto con la
difesa; secreta le fonti testimoniali,
che possono essere anche servizi segreti di paesi coinvolti nei fatti.
Usa la segretezza anche sui procedimenti aperti (regola 53), sulle
prove, che possono essere state raccolte illegalmente e non sono
sottoposte a verifica. Di fatto, quindi, pone gli imputati
nell'impossibilità di difendersi; ricusa o rifiuta a proprio arbitrio di
ascoltare gli avvocati della difesa (regola 46), allo stesso modo dei
tribunali
dell'Inquisizione; può rifiutare agli avvocati di consultare
documentazione probatoria (regola 66); può detenere sospetti per novanta
giorni prima di formulare
imputazioni, con l'evidente scopo di estorcere confessioni.
IL "CASO MILOSEVIC": COME TI CREO IL CAPRO ESPIATORIO
L'imputazione contro l'allora Presidente della Repubblica Federale di
Jugoslavia Slobodan Milosevic veniva resa pubblica dalla procuratrice
Arbour su pressione di
Madeleine Albright proprio durante la aggressione della NATO, nella
primavera del 1999, nell'ambito della campagna mediatica di
demonizzazione della Jugoslavia e dei suoi dirigenti. Un tassello,
insomma, della piu' ampia operazione di disinformazione strategica e
guerra psicologica. La "necessita'" di una indagine contro Milosevic
veniva annunciata alla conferenza stampa congiunta tenuta dalla "madre
del Tribunale ad hoc", Albright, e dall'ex-procuratore Louise Arbour
(successivamente sostituita dalla Del Ponte) a Washington D.C. il 30
aprile del 1999 (si veda il documento ufficiale dell'ufficio del
portavoce del Dipartimento di Stato USA:
http://secretary.state.gov/www/statements/1999/990430a.html )
Per la effettiva cattura di Milosevic, pero', dovevano maturare le
condizioni politiche in Jugoslavia. Questo cambiamento e' avvenuto solo
nell'autunno del 2000, quando a Belgrado si e' instaurato il
regime-fantoccio filooccidentale. La rocambolesca cattura di Milosevic
e' avvenuta mesi dopo, il 31 marzo: in cambio al nuovo governo jugoslavo
sono stati accordati 50 milioni di dollari gia' promessi dagli USA. I
dirigenti belgradesi, per ottemperare ai ricatti militari ed economici
degli USA, della Nato e del Tribunale dell'Aja, hanno commesso una serie
di
macroscopiche illegalità. Milosevic è stato detenuto per tre mesi senza
che nessuno delle centinaia di testimoni ascoltati avesse fornito la
minima prova a sostegno dell'imputazione di "abuso di potere" (diversa
da quella di "crimini di guerra" usata all'Aia). Al termine delle due
proroghe della detenzione preventiva, Milosevic avrebbe dovuto essere
scarcerato. Viceversa, un ulteriore, grande scandalo e' stata la
modalita' della sua "estradizione" da Belgrado in Olanda, tramite una
operazione-lampo illegale ed anticostituzionale curata dai settori piu'
filo-americani del governo di Zoran Djindjic. A sottolineare il vero e
proprio affronto operato da questi agenti della NATO interni nel governo
serbo ai danni del paese e della sua stessa dignita' e memoria storica,
basti guardare al giorno in cui il sequestro e' avvenuto: 28 giugno,
data altamente simbolica per la nazione serba
(battaglia contro i turchi, discorso del 1989 di Milosevic a Kosovo
Polje, in cui invocava la convivenza e la parità tra tutte le etnie). Il
sequestro ed il trasporto all'Aia su velivoli della RAF inglese avveniva
in base a un decreto del solo premier
Djindjic e del ministro degli interni, con un governo dimezzato dal
ritiro dei ministri montenegrini, un decreto che violava, insieme alle
costituzioni jugoslava e serba, la posizione del parlamento federale,
l'orientamento dei partner di maggioranza e dello stesso presidente
jugoslavo Kostunica, e la opinione contraria
della Corte Costituzionale, formalizzata il 6 novembre 2001 ed il cui
testo e' stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della RF di
Jugoslavia N.70/01 il 28 dicembre 2001.
Il giorno dopo il trasferimento di Milosevic, i governanti jugoslavi
(gia' giunti al potere con l'aiuto militare e finanziario della Nato)
ottenevano il loro ulteriore premio: 1.360 milioni di dollari stanziati
dalla Conferenza dei "donatori". Aiuti concessi a condizione della
totale privatizzazione dell'economia nazionale e di posizioni di
privilegio assicurate alle multinazionali.
Ma questo e' un altro discorso...
LE UDIENZE
Milosevic ha da subito tenuto un atteggiamento fermo ed inequivocabile:
si dichiara prigioniero politico, non riconosce legittimita' al
Tribunale ad hoc, e rifiuta di essere assistito da avvocati, compresi
quelli designati "d'ufficio" dal "Tribunale" stesso (gli "amici
curiae"). Milosevic ha spiegato dettagliatamente queste sue posizioni,
ed in generale la sua opinione su questa istituzione para-legale e
para-giuridica, in un documento spedito ai "giudici" il 30 agosto 2001.
Milosevic ribadisce continuamente di volersi difendere da solo, e chiede
la sua scarcerazione anche allo scopo di preparare la sua autodifesa in
condizioni eque.
Le prime udienze (tra luglio e gennaio) sono state dedicate a problemi
procedurali, ma Milosevic non ha mancato di dire la sua ogni volta che
gli fosse concesso di parlare, e fintantoche' il microfono non gli e'
stato spento in malo modo. Il 29 ottobre, ad esempio, dopo la lettura
della "imputazione sulla Croazia" ha detto:
<<Questa imputazione è il secondo atto del crimine commesso contro il
mio popolo, perchè dichiara colpevole la vittima al fine di proteggere i
veri colpevoli per il crimine contro la Jugoslavia. E' assurdo accusare
la Serbia ed i serbi per la secessione armata della Croazia, che ha
causato una guerra civile, conflitti e
sofferenze per la popolazione civile.>>
Il giorno dopo, commentando "l'imputazione sul Kosovo", egli ha fatto
notare che essa <<riguarda solamente fatti avvenuti dal 24 marzo alla
fine della prima settimana di giugno [1999], laddove (...) tutto il
pianeta sa che è proprio dal 24 marzo fino alla prima settimana di
giugno compresa che la Nato ha commesso la sua criminale aggressione
contro la Jugoslavia. L'imputazione e ciò che abbiamo udito implicano
che la Nato non ha commesso una aggressione contro la Jugoslavia, ma
piuttosto che la
Jugoslavia ha commesso un'aggressione contro se stessa, e perciò le
conseguenze di 78 giorni e 78 notti di bombardamenti sulla Jugoslavia,
durante i quali sono state scaricate 22.000 tonnellate di bombe causando
un altissimo numero di vittime - questi non sarebbero gli effetti della
aggressione della Nato, ma piuttosto gli effetti
dell'aggressione che la Jugoslavia ha commesso contro se stessa.
Questa non è semplice faziosità. Faziosità è una parola troppo tenera.
Quello che abbiamo ascoltato oltrepassa persino ciò che dovevamo
ascoltare da parte del nemico, cioè dal portavoce della Nato. Quindi è
ovviamente un caso di ciò che potreste definire faziosità totale. (...)
Se la corte non vuole prendere in considerazione
questi fatti, allora è ovvio che questa non è una corte ma solamente una
parte del meccanismo atto ad eseguire crimini contro il mio paese e la
mia gente. Se quest'ultimo è il caso (...) e dunque se la corte è parte
dell'ingranaggio, allora per piacere, date lettura ai verdetti che vi è
stato detto di formulare e smettetela di annoiarmi.>>
MILOSEVIC ENTRA NEL MERITO, I MEDIA STACCANO IL COLLEGAMENTO
Dopo la lettura del ``capo d'imputazione'' sulla Bosnia-Erzegovina,
Milosevic dichiarava invece: <<Questo testo miserabile che abbiamo qui
ascoltato e' l'apice
dell'assurdita'. Devono darmi credito per la pace in Bosnia, e non per
la guerra. La responsabilita' per la guerra in Bosnia e' delle potenze
che hanno distrutto la Jugoslavia e dei loro satrapi in Jugoslavia, e
non della Serbia, ne' del suo popolo, ne' della sua politica. Questo e'
un tentativo...>> Qui il microfono veniva spento.
Ed ancora, in dicembre: <<Per me e' assolutamente chiaro il motivo per
cui questo falso pubblico ministero insiste sulla unificazione [dei tre
"capi d'accusa"].
La causa di questo e' l'11 settembre. Loro vogliono mettere in secondo
piano le accuse contro di me sul Kosovo perche' queste inevitabilmente
aprono la questione della collaborazione della amministrazione Clinton
con i terroristi nel Kosovo, compresa la organizzazione di Bin Laden.
(...)
Quello che si puo' trovare sotto la superficie di questi ``capi
d'imputazione'' non sono altro che i detriti ed il fango di dieci anni
di guerra mediatica, condotta con l'obiettivo di demonizzare sia la
Serbia, sia il popolo serbo e la sua dirigenza, ed anche me
personalmente, e addirittura la mia famiglia. Perche' la guerra
mediatica ha preceduto quella reale, ed ha avuto come obiettivo quello
di convincere l'opinione pubblica occidentale che siamo delinquenti,
anche se non abbiamo mai dato argomenti per avvalorare questo.
Voi oggi avete letto qui che il 6 Aprile 1992 l'Unione Europea riconobbe
la Bosnia-Erzegovina. Questo e' stato fatto sotto l'influenza
dell'allora Ministro degli Esteri tedesco Hans Dietrich Genscher,
perche' il 6 Aprile era il giorno in cui nel 1941 Hitler attacco' la
Jugoslavia bombardando Belgrado. C'era un desiderio di simboleggiare, in
questo modo, il capovolgimento degli esiti della Seconda Guerra
Mondiale.>>
Il 30 gennaio 2002: <<In realta' c'era un piano evidente contro quello
Stato di allora che era, direi, un modello per il futuro federalismo
europeo. Quello Stato era la Jugoslavia, dove piu' nazionalita' erano
comprese in un sistema federativo che
realizzava la possibilita' di vivere con pari diritti, con successo, con
la possibilita' di prosperare, svilupparsi e, direi, di essere d'esempio
al mondo intero di come si puo' vivere insieme. Per tutto il tempo
abbiamo lottato per la Jugoslavia, per conservare la Jugoslavia. In
fondo, tutti i fatti comprovano soltanto quello che sto dicendo. E
soltanto la Repubblica Federale di Jugoslavia tuttora esistente ha
conservato la sua struttura dal punto di vista delle nazionalita'. (...)
Con cio' che sta avvenendo li' [in Kosovo] si sta in pratica
riabilitando la politica del periodo nazista, di Hitler e Mussolini.
Questo grande parlare di "Grande Serbia", di questa presunta idea che
non e' mai esistita, non serve altro che a mascherare la creazione di
una "Grande Albania" - quella stessa che crearono Hitler e Mussolini
durante la
Seconda Guerra Mondiale. Guardate soltanto quello schema, e guardate che
cosa si sta facendo adesso, quello che vogliono sottrarre alla Serbia,
al Montenegro ed alla
Macedonia - e un domani forse anche alla Grecia del Nord, quando le
relazioni greco-turche saranno messe alla prova di nuovo per ordine del
comune padrone, ed anche quella sara' per loro una questione da
risolvere.>>
In effetti, dopo alcune incertezze legate alla intenzione della
"procuratrice" Del Ponte di unificare i tre procedimenti - sul Kosovo,
sulla Croazia e sulla Bosnia, i cui "capi d'imputazione" sono stati da
lei stessa preparati - il processo e' stato effettivamente unificato ed
e' iniziato lo scorso 12 febbraio. Da allora, nei
limiti del tempo accordatogli, a Milosevic il microfono non viene piu'
spento, ma i mass-media dopo le prime giornate-shock hanno gradualmente,
ma completamente, abbassato il sipario. In Jugoslavia, le autorita'
hanno impedito il proseguimento della diretta televisiva, alla quale una
parte crescente della popolazione si stava effettivamente appassionando.
Cosi', soltanto chi e' presente in aula assiste ad uno spettacolo
veramente eccezionale, surreale. Milosevic sta agevolmente rovesciando
tutte le accuse, mette in contraddizione i "testimoni", tanto che
qualcuno di questi deve rinunciare, qualcuno si sente male... Milosevic
mette la NATO sul banco degli imputati come responsabile non solo dei
bombardamenti, ma proprio del tragico squartamento della Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia, ripercorrendo gli atti diplomatici,
politici, e militari a vari livelli compiuti dai paesi dell'Alleanza. I
fatti citati da Milosevic sono fatti storici, ormai, benche'
sostanzialmente ignorati o trascurati dai commentatori occidentali e
filo-occidentali in tutti questi anni. Sono fatti incontrovertibili, e
Milosevic, mentre ripercorre pagine e pagine di storia balcanica e
mondiale, ne scrive a tutti gli effetti una nuova, con grande dignita'.
L'obiettivo degli sponsor del "Tribunale ad hoc" - quello di fare di
Milosevic il capro espiatorio esclusivo per le tragedie di tutti questi
anni - puo' essere realizzato solamente nella misura in cui le opinioni
pubbliche restino disattente ed ignare di cio' che viene effettivamente
detto nell'aula dell'Aia. E' questo silenzio informativo, come un
ulteriore momento della campagna di disinformazione strategica attuata
in tutti questi anni, il peggiore nemico della Jugoslavia e delle
popolazioni che la abitano, l'arma piu' micidiale.
A. Martocchia
Marzo 2002
Il testo e' stato rielaborato dagli articoli:
1. L'ESPANSIONE DELLA NATO AD EST: IL CASO DEI BALCANI
relazione presentata al convegno:
"Il mondo dopo Manhattan", Napoli, 20-21 ottobre 2001.
Gli Atti sono editi dalle Edizioni "Citta' del Sole".
2. IL CADI' TI ACCUSA, IL CADI' TI GIUDICA
articolo che uscira' sul prossimo numero de
IL BOLLETTINO di informazione antimperialista
http://www.bollettino.it/