SULLO ZELO DISINFORMATIVO DI ANDREA FERRARIO
"Colgo l'occasione per ringraziare il lettore che a suo tempo aveva
segnalato i materiali su cui si basa il presente numero". Cosi’
esordisce Andrea Ferrario, saltuario collaboratore di "Guerre&Pace"
ed "Il Manifesto" - quasi a prevenire legittimi dubbi sulle fonti,
quasi provvidenziali, di certi suoi lanci telematici - nel suo
ultimo "capolavoro", intitolato : "Milosevic e Sharon, un feeling
inevitabile".
Il messaggio si inquadra un po’ arditamente nella campagna di Ferrario
in sostegno al separatismo panalbanese, notoriamente appoggiato a sua
volta dalla NATO (USA in primis) anche attraverso i bombardamenti, ed
e’ motivato anche dal solito intento diffamatorio nei confronti della
persona di Slobodan Milosevic. Quella di Ferrario non e’ infatti una
analisi dei rapporti Palestina/Israele/Jugoslavia : non e’ fatta alcuna
menzione dei comunicati ufficiali del Partito Socialista della Serbia
contro la occupazione israeliana dei Territori Palestinesi, ne’ dello
sforzo diplomatico in senso (viceversa) filo-sionista del nuovo regime
coloniale serbo di Djindjic. Ferrario tralascia ogni considerazione
sull’atteggiamento della lobby filo-israeliana nei media (da Sofri a
Ferrara, dalla Fallaci a Bernard Henry-Levi), oggi giustificazionista
e complice nei confronti dei massacri attuati dal governo Sharon, lobby
che sulla Jugoslavia ha costantemente incitato alla distruzione
esprimendo particolare livore proprio contro Milosevic ed usando
ignobili parallelismi con l’Olocausto. Ferrario non commenta nemmeno
sul ruolo che le ONG israeliane hanno avuto sul campo, nello
squartamento della Jugoslavia, schierate sempre dalla parte dei
micronazionalismi (ad esempio per "Sarajevo assediata", e poi nella
vicenda dei profughi kosovaro-albanesi in Macedonia, primavera 1999).
Semplicemente, con questo ultimo intervento Ferrario cerca di inserire
a bella posta, ma invero "acrobaticamente", elementi di odio contro
Milosevic in un contesto di giusta mobilitazione internazionalista per
la Palestina, evidentemente valutando che per la sua iincessante
campagna antijugoslava "tutto fa brodo".
Nel ragionamento tendenzioso di Ferrario, Milosevic appoggerebbe Sharon
perche’ un anno fa un quotidiano israeliano ha pubblicato una
intervista a Milosevic, nella quale questi una volta avrebbe citato
Sharon come oppositore del separatismo albanese. Tutto il resto del
pezzo sono citazioni da terze persone e letture "fra le righe". Il
paragone tra palestinesi ed albanesi-kosovari, su cui Ferrario ricama
abbondantemente, e’ ovviamente un insulto alla ragione ed allo spirito
generoso della solidarieta’ internazionalista, poiche’ la
Amministrazione Nazionale Palestinese e’ riconosciuta
internazionalmente, ed Israele e’ paese occupante e colonizzatore,
mentre il Kosmet (la cui popolazione e’ da sempre un miscuglio di
componenti, tutte autoctone e nessuna "occupatrice") e’ parte
integrante della Jugoslavia da quando questa esiste, nei suoi confini
internazionalmente riconosciuti.
D’altronde, la newsletter "Notizie Est", benche’ si presenti in una
veste ingannevolmente asettica e professionale, ci e’ nota da anni per
essere tragicomicamente faziosa. Attraverso di essa vengono
diffusi in internet, soprattutto nel pubblico non sempre attento della
sinistra internazionalista italiana, in maniera mirata materiali
tendenziosi come questo su Sharon/Milosevic, tutti tesi a stigmatizzare
politiche ed orientamenti delle sinistre jugoslave ed a demonizzarne i
leader, accusati di volta in volta di attitudini criminali, corruzione,
totalitarismo - addirittura di essere filo-NATO, persino contro la
evidenza delle minacce e delle bombe della stessa NATO, e pure in
questo caso: quando Milosevic viene attaccato anche per avere
contribuito al Trattato di Pace di Dayton, per avere mediato con gli
USA.
La newsletter - su cui passano soprattutto traduzioni italiane di
articoli da organi di stampa del carrozzone-Soros e di altre catene
spesate in Occidente, come AIM - rivolge la attenzione soprattutto
verso la problematica albanese. Affine ad altri siti internet ed
organismi di appoggio all’idea grande-albanese (Comitato di
solidarieta’ con la Kosova, Balkan, REDS, Bandiera Rossa) essa ha
espresso simpatie per l’UCK sin da tempi (non?) sospetti (1998).
(a cura di I. Slavo)
> ------- Forwarded message follows -------
> From: "Notizie Est"
> To: "Notizie Est - Balcani"
> Date sent: Sun, 14 Apr 2002 18:10:32 +0200
> Subject: N.E. Balcani #543 - Serbia/Israele
> Send reply to: balcani@n...
> Priority: normal
>
> "Notizie Est" - http://www.ecn.org/est/balcani
>
> ======================================
> N.E. BALCANI #543 - SERBIA/ISRAELE
> 14 aprile 2002
> ======================================
>
> MILOSEVIC & SHARON: UN FEELING INEVITABILE
> a cura di Andrea Ferrario
>
> [Dopo le quattro settimane di sospensione delle
> pubblicazioni, riprendiamo con un breve numero di
> "Notizie Est" che, pur riferendosi a fonti di un anno
> fa, ci sembra interessante in considerazione degli
> attuali avvenimenti in Palestina. Colgo l'occasione per
> ringraziare il lettore che a suo tempo aveva segnalato
> i materiali su cui si basa il presente numero - a.f.]
>
> Sono molti gli elementi palesi che legano due
> personaggi come l'ex presidente jugoslavo Milosevic e
> l'attuale premier israeliano Sharon, innanzitutto i
> massacri perpetrati a sangue freddo contro civili
> inermi. Quello che e' meno noto, invece, e' che tra i
> due esiste un "feeling" esplicito, come testimoniano
> alcuni fatti.
>
> Lo "Ha'aretz Magazine" di Tel Aviv pubblicava un anno
> fa, e piu' precisamente il 23 marzo 2001, una lunga
> intervista a Milosevic. Tra le tante altre domande
> dell'intervistatore, una riguardava direttamente
> Israele. Alla richiesta di esporre la sua opinione nei
> confronti di Israele in generale e piu' in particolare
> della posizione di Israele riguardo alla Jugoslavia,
> Milosevic rispondeva quanto segue: "Abbiamo sempre
> avuto un atteggiamento positivo nei confronti
> dell'esigenza del popolo israeliano di vivere in pace
> ed essere libero. Ma devo ammettere che,
> sfortunatamente, la nostra buona volonta' non e' stata
> contraccambiata da Israele nei momenti difficili per il
> popolo serbo, quando quest'ultimo era esposto a ogni
> tipo di pressione - da quelle mediatiche ed economiche,
> a quelle armate. In realta', vi e' stato chi ha alzato
> la propria voce contro il separatismo albanese. Sharon,
> per esempio. Ma si e' trattato di rare eccezioni". Si
> noti bene che Milosevic, mentre si premura di citare a
> esempio Sharon, non spende nemmeno mezza parola per i
> palestinesi.
>
> Nel suo commento, che accompagnava l'intervista
> pubblicata da "Ha'aretz Magazine", Adar Primor scriveva
> che "Milosevic ha ricordi positivi di Ariel Sharon.
> L'attuale primo ministro israeliano, quando era
> ministro degli esteri, ai tempi della guerra del
> Kosovo, si era apertamente dissociato dalla campagna
> militare della NATO. Sharon aveva messo in guardia
> dalla creazione di una 'Grande Albania' che avrebbe
> diffuso il terrore islamico in tutta l'Europa,
> aggiungendo che Israele non doveva dare legittimita' a
> un coinvolgimento militare intervenzionista del tipo di
> quello messo in atto dai membri della NATO". Essendo
> Sharon uno degli ultimi uomini al mondo che si puo'
> opporre a una guerra per motivi di convinzioni morali o
> politiche, il suo messaggio risulta del tutto chiaro:
> un Kosovo indipendente avrebbe costituito un precedente
> per una Palestina indipendente e gli albanesi, come i
> palestinesi, sono solo dei "terroristi" islamici che si
> meritano unicamente di essere presi a cannonate. Ma non
> e' tutto, dietro le sue dichiarazioni si puo' leggere a
> chiare lettere il timore che, per quanto improbabile,
> un domani anch'egli potrebbe essere oggetto di un
> voltafaccia da parte dei suoi amici occidentali,
> proprio come e' accaduto al suo collega serbo. Come
> osservava Arjan El Fassed, attivista palestinese
> impegnato nella difesa dei diritti dei profughi,
> "ironicamente, con le sue parole, Sharon ha reso chiaro
> a tutto il mondo che vi e' una similitudine, forse
> addirittura un'identita', tra l'atteggiamento di
> Milosevic nei confronti del Kosovo e quello di Sharon
> nei confronti dei palestinesi" (A. El Fassed,
> "Sanctioning Sharon",
> http://www.mediamonitors.net/arjan13.html). D'altronde,
> c'e' un filo conduttore unico che lega non solo
> Milosevic e Sharon, ma anche lo stesso presidente
> statunitense George Bush, e piu' precisamente quello
> della lotta contro il terrorismo islamico, un filo
> conduttore tornato attuale con le battute di apertura
> del processo all'ex presidente jugoslavo, quando
> quest'ultimo ha rivendicato il suo ruolo di "pioniere"
> nella lotta globale contro il terrorismo di Bin Laden,
> alla quale ha dato il suo "modesto" contributo
> deportando e massacrando gli albanesi. Certo, la
> posizione personale dei tre oggi e' ben diversa: il
> primo sta chiudendo la propria carriera con un mega-
> show miliardario all'Aia, il secondo e' ancora
> impegnato a portare avanti la politica di massacri e
> distruzioni del suo collega di Belgrado, mentre il
> terzo supervisiona il tutto dalla stanza dei bottoni
> piu' grande del mondo. Quello che li accomuna
> indissolubilmente, tuttavia, rimane ancora oggi il
> cumulo di cadaveri e distruzioni che si lasciano dietro.
>
> Dell'intervista concessa da Milosevic a "Ha'aretz
> Magazine" vale la pena di citare un altro interessante
> passo, anche se non riguarda Israele, bensi' il
> maggiore protettore del governo di Tel Aviv, gli Stati
> Uniti. Alla domanda del perche' un uomo apprezzato
> personalmente da molti dei piu' alti politici
> occidentali sia caduto in un "conflitto di dimensioni
> quasi inesplicabili" con gli americani, l'ex presidente
> jugoslavo risponde: "Per essere sincero, io stesso mi
> sono meravigliato di questa animosita'. Ma la risposta
> non e' complicata: [la causa] non e' stata la politica
> americana. E' stata la politica personale dei massimi
> vertici della precedente amministrazione. Spero
> sinceramente che la nuova amministrazione americana
> vorra', basandosi sui propri interessi e sull'interesse
> nazionale americano, trovare la verita' essenziale dei
> motivi della vicinanza tra i suoi predecessori e la
> narcomafia albanese, [formata da] trafficanti in
> schiave bianche, assassini e terroristi. [...]
> Comunque, ho avuto una cooperazione eccellente con gli
> americani. Come banchiere, ho avuto svariati e positivi
> contatti con loro per molti anni. Anche all'inizio
> della crisi nell'Europa Orientale e in Jugoslavia ho
> avuto in quasi tutti gli incontri con rappresentanti
> dell'amministrazione americana contatti buoni e
> cordiali. Li ho avuti anche successivamente, in
> particolare durante i negoziati di Dayton. Perfino dopo
> di essi". Piu' chiaro di cosi'...
>
>
> __________________________________________________________
> "Notizie Est - Balcani" e' una mailing list di notizie sui
> Balcani, pubblicata dal sito web "I Balcani" e archiviata
> su web all'indirizzo:
>
> http://www.ecn.org/est/balcani
>
> Se desiderate abbonarvi (gratuitamente) o essere rimossi
> da questa lista e' sufficiente che lo comunichiate a:
> balcani@n...
> ------- End of forwarded message -------
>
>
"Colgo l'occasione per ringraziare il lettore che a suo tempo aveva
segnalato i materiali su cui si basa il presente numero". Cosi’
esordisce Andrea Ferrario, saltuario collaboratore di "Guerre&Pace"
ed "Il Manifesto" - quasi a prevenire legittimi dubbi sulle fonti,
quasi provvidenziali, di certi suoi lanci telematici - nel suo
ultimo "capolavoro", intitolato : "Milosevic e Sharon, un feeling
inevitabile".
Il messaggio si inquadra un po’ arditamente nella campagna di Ferrario
in sostegno al separatismo panalbanese, notoriamente appoggiato a sua
volta dalla NATO (USA in primis) anche attraverso i bombardamenti, ed
e’ motivato anche dal solito intento diffamatorio nei confronti della
persona di Slobodan Milosevic. Quella di Ferrario non e’ infatti una
analisi dei rapporti Palestina/Israele/Jugoslavia : non e’ fatta alcuna
menzione dei comunicati ufficiali del Partito Socialista della Serbia
contro la occupazione israeliana dei Territori Palestinesi, ne’ dello
sforzo diplomatico in senso (viceversa) filo-sionista del nuovo regime
coloniale serbo di Djindjic. Ferrario tralascia ogni considerazione
sull’atteggiamento della lobby filo-israeliana nei media (da Sofri a
Ferrara, dalla Fallaci a Bernard Henry-Levi), oggi giustificazionista
e complice nei confronti dei massacri attuati dal governo Sharon, lobby
che sulla Jugoslavia ha costantemente incitato alla distruzione
esprimendo particolare livore proprio contro Milosevic ed usando
ignobili parallelismi con l’Olocausto. Ferrario non commenta nemmeno
sul ruolo che le ONG israeliane hanno avuto sul campo, nello
squartamento della Jugoslavia, schierate sempre dalla parte dei
micronazionalismi (ad esempio per "Sarajevo assediata", e poi nella
vicenda dei profughi kosovaro-albanesi in Macedonia, primavera 1999).
Semplicemente, con questo ultimo intervento Ferrario cerca di inserire
a bella posta, ma invero "acrobaticamente", elementi di odio contro
Milosevic in un contesto di giusta mobilitazione internazionalista per
la Palestina, evidentemente valutando che per la sua iincessante
campagna antijugoslava "tutto fa brodo".
Nel ragionamento tendenzioso di Ferrario, Milosevic appoggerebbe Sharon
perche’ un anno fa un quotidiano israeliano ha pubblicato una
intervista a Milosevic, nella quale questi una volta avrebbe citato
Sharon come oppositore del separatismo albanese. Tutto il resto del
pezzo sono citazioni da terze persone e letture "fra le righe". Il
paragone tra palestinesi ed albanesi-kosovari, su cui Ferrario ricama
abbondantemente, e’ ovviamente un insulto alla ragione ed allo spirito
generoso della solidarieta’ internazionalista, poiche’ la
Amministrazione Nazionale Palestinese e’ riconosciuta
internazionalmente, ed Israele e’ paese occupante e colonizzatore,
mentre il Kosmet (la cui popolazione e’ da sempre un miscuglio di
componenti, tutte autoctone e nessuna "occupatrice") e’ parte
integrante della Jugoslavia da quando questa esiste, nei suoi confini
internazionalmente riconosciuti.
D’altronde, la newsletter "Notizie Est", benche’ si presenti in una
veste ingannevolmente asettica e professionale, ci e’ nota da anni per
essere tragicomicamente faziosa. Attraverso di essa vengono
diffusi in internet, soprattutto nel pubblico non sempre attento della
sinistra internazionalista italiana, in maniera mirata materiali
tendenziosi come questo su Sharon/Milosevic, tutti tesi a stigmatizzare
politiche ed orientamenti delle sinistre jugoslave ed a demonizzarne i
leader, accusati di volta in volta di attitudini criminali, corruzione,
totalitarismo - addirittura di essere filo-NATO, persino contro la
evidenza delle minacce e delle bombe della stessa NATO, e pure in
questo caso: quando Milosevic viene attaccato anche per avere
contribuito al Trattato di Pace di Dayton, per avere mediato con gli
USA.
La newsletter - su cui passano soprattutto traduzioni italiane di
articoli da organi di stampa del carrozzone-Soros e di altre catene
spesate in Occidente, come AIM - rivolge la attenzione soprattutto
verso la problematica albanese. Affine ad altri siti internet ed
organismi di appoggio all’idea grande-albanese (Comitato di
solidarieta’ con la Kosova, Balkan, REDS, Bandiera Rossa) essa ha
espresso simpatie per l’UCK sin da tempi (non?) sospetti (1998).
(a cura di I. Slavo)
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> To: "Notizie Est - Balcani"
> Date sent: Sun, 14 Apr 2002 18:10:32 +0200
> Subject: N.E. Balcani #543 - Serbia/Israele
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> N.E. BALCANI #543 - SERBIA/ISRAELE
> 14 aprile 2002
> ======================================
>
> MILOSEVIC & SHARON: UN FEELING INEVITABILE
> a cura di Andrea Ferrario
>
> [Dopo le quattro settimane di sospensione delle
> pubblicazioni, riprendiamo con un breve numero di
> "Notizie Est" che, pur riferendosi a fonti di un anno
> fa, ci sembra interessante in considerazione degli
> attuali avvenimenti in Palestina. Colgo l'occasione per
> ringraziare il lettore che a suo tempo aveva segnalato
> i materiali su cui si basa il presente numero - a.f.]
>
> Sono molti gli elementi palesi che legano due
> personaggi come l'ex presidente jugoslavo Milosevic e
> l'attuale premier israeliano Sharon, innanzitutto i
> massacri perpetrati a sangue freddo contro civili
> inermi. Quello che e' meno noto, invece, e' che tra i
> due esiste un "feeling" esplicito, come testimoniano
> alcuni fatti.
>
> Lo "Ha'aretz Magazine" di Tel Aviv pubblicava un anno
> fa, e piu' precisamente il 23 marzo 2001, una lunga
> intervista a Milosevic. Tra le tante altre domande
> dell'intervistatore, una riguardava direttamente
> Israele. Alla richiesta di esporre la sua opinione nei
> confronti di Israele in generale e piu' in particolare
> della posizione di Israele riguardo alla Jugoslavia,
> Milosevic rispondeva quanto segue: "Abbiamo sempre
> avuto un atteggiamento positivo nei confronti
> dell'esigenza del popolo israeliano di vivere in pace
> ed essere libero. Ma devo ammettere che,
> sfortunatamente, la nostra buona volonta' non e' stata
> contraccambiata da Israele nei momenti difficili per il
> popolo serbo, quando quest'ultimo era esposto a ogni
> tipo di pressione - da quelle mediatiche ed economiche,
> a quelle armate. In realta', vi e' stato chi ha alzato
> la propria voce contro il separatismo albanese. Sharon,
> per esempio. Ma si e' trattato di rare eccezioni". Si
> noti bene che Milosevic, mentre si premura di citare a
> esempio Sharon, non spende nemmeno mezza parola per i
> palestinesi.
>
> Nel suo commento, che accompagnava l'intervista
> pubblicata da "Ha'aretz Magazine", Adar Primor scriveva
> che "Milosevic ha ricordi positivi di Ariel Sharon.
> L'attuale primo ministro israeliano, quando era
> ministro degli esteri, ai tempi della guerra del
> Kosovo, si era apertamente dissociato dalla campagna
> militare della NATO. Sharon aveva messo in guardia
> dalla creazione di una 'Grande Albania' che avrebbe
> diffuso il terrore islamico in tutta l'Europa,
> aggiungendo che Israele non doveva dare legittimita' a
> un coinvolgimento militare intervenzionista del tipo di
> quello messo in atto dai membri della NATO". Essendo
> Sharon uno degli ultimi uomini al mondo che si puo'
> opporre a una guerra per motivi di convinzioni morali o
> politiche, il suo messaggio risulta del tutto chiaro:
> un Kosovo indipendente avrebbe costituito un precedente
> per una Palestina indipendente e gli albanesi, come i
> palestinesi, sono solo dei "terroristi" islamici che si
> meritano unicamente di essere presi a cannonate. Ma non
> e' tutto, dietro le sue dichiarazioni si puo' leggere a
> chiare lettere il timore che, per quanto improbabile,
> un domani anch'egli potrebbe essere oggetto di un
> voltafaccia da parte dei suoi amici occidentali,
> proprio come e' accaduto al suo collega serbo. Come
> osservava Arjan El Fassed, attivista palestinese
> impegnato nella difesa dei diritti dei profughi,
> "ironicamente, con le sue parole, Sharon ha reso chiaro
> a tutto il mondo che vi e' una similitudine, forse
> addirittura un'identita', tra l'atteggiamento di
> Milosevic nei confronti del Kosovo e quello di Sharon
> nei confronti dei palestinesi" (A. El Fassed,
> "Sanctioning Sharon",
> http://www.mediamonitors.net/arjan13.html). D'altronde,
> c'e' un filo conduttore unico che lega non solo
> Milosevic e Sharon, ma anche lo stesso presidente
> statunitense George Bush, e piu' precisamente quello
> della lotta contro il terrorismo islamico, un filo
> conduttore tornato attuale con le battute di apertura
> del processo all'ex presidente jugoslavo, quando
> quest'ultimo ha rivendicato il suo ruolo di "pioniere"
> nella lotta globale contro il terrorismo di Bin Laden,
> alla quale ha dato il suo "modesto" contributo
> deportando e massacrando gli albanesi. Certo, la
> posizione personale dei tre oggi e' ben diversa: il
> primo sta chiudendo la propria carriera con un mega-
> show miliardario all'Aia, il secondo e' ancora
> impegnato a portare avanti la politica di massacri e
> distruzioni del suo collega di Belgrado, mentre il
> terzo supervisiona il tutto dalla stanza dei bottoni
> piu' grande del mondo. Quello che li accomuna
> indissolubilmente, tuttavia, rimane ancora oggi il
> cumulo di cadaveri e distruzioni che si lasciano dietro.
>
> Dell'intervista concessa da Milosevic a "Ha'aretz
> Magazine" vale la pena di citare un altro interessante
> passo, anche se non riguarda Israele, bensi' il
> maggiore protettore del governo di Tel Aviv, gli Stati
> Uniti. Alla domanda del perche' un uomo apprezzato
> personalmente da molti dei piu' alti politici
> occidentali sia caduto in un "conflitto di dimensioni
> quasi inesplicabili" con gli americani, l'ex presidente
> jugoslavo risponde: "Per essere sincero, io stesso mi
> sono meravigliato di questa animosita'. Ma la risposta
> non e' complicata: [la causa] non e' stata la politica
> americana. E' stata la politica personale dei massimi
> vertici della precedente amministrazione. Spero
> sinceramente che la nuova amministrazione americana
> vorra', basandosi sui propri interessi e sull'interesse
> nazionale americano, trovare la verita' essenziale dei
> motivi della vicinanza tra i suoi predecessori e la
> narcomafia albanese, [formata da] trafficanti in
> schiave bianche, assassini e terroristi. [...]
> Comunque, ho avuto una cooperazione eccellente con gli
> americani. Come banchiere, ho avuto svariati e positivi
> contatti con loro per molti anni. Anche all'inizio
> della crisi nell'Europa Orientale e in Jugoslavia ho
> avuto in quasi tutti gli incontri con rappresentanti
> dell'amministrazione americana contatti buoni e
> cordiali. Li ho avuti anche successivamente, in
> particolare durante i negoziati di Dayton. Perfino dopo
> di essi". Piu' chiaro di cosi'...
>
>
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