PENSIERINI PER IL NUOVO ANNO
Alcune riflessioni di carattere generale ed un bilancio di quattro anni
di Coordinamento Romano per la Jugoslavia.
> Qualche esperienza di cui fare tesoro
La sigla CRJ nasceva nel dicembre 1995 in occasione della organizzazione
di due giorni di conferenza-dibattito presso l'Universita' di Roma "La
Sapienza". Gia' i titoli delle due giornate (la prima dedicata a "Guerra
civile jugoslava e disinformazione strategica", la seconda a "Guerra
civile jugoslava e nuovi imperialismi") miravano ad aprire un
varco nel "muro di gomma" del pensiero unico sui fatti jugoslavi, che
aveva dominato per tutta la durata della guerra fratricida in Croazia e
Bosnia anche negli ambienti della solidarieta' ed in tutta la "sinistra"
italiana. Come gruppo di persone di diversa esperienza politica ed
assortita estrazione sociale e "nazionale", a vario titolo e per vario
motivo impegnate sull'"altro versante" della opposizione alla guerra nei
Balcani - il versante jugoslavista e jugoslavo, quello di tutti coloro i
quali erano stati contrari allo squartamento della RSF di Jugoslavia
essendo per questo relegati nel ghetto del "filoserbismo paranoico" -
decidemmo di continuare l'attivita' portata avanti fino ad allora
ciascuno nel proprio ambito (dalle trasmissioni radiofoniche alle
missioni di solidarieta' nei Balcani, alla presenza critica a
dimostrazioni ed altre iniziative), possibilmente coordinandola e
rendendola piu' efficace e "leggibile" dall'esterno.
Questo specialmente sul versante della CONTROINFORMAZIONE, cioe' nella
produzione e diffusione militante delle informazioni negate dai media e
nella lotta contro la disinformazione strategica, che era e rimane
secondo la nostra analisi strumento di guerra da parte dell'imperialismo
impegnato nel "divide et impera" ai danni della Jugoslavia e di tutta
l'Europa centro-orientale.
Il 1996 proseguiva con la pseudo-pace determinata dagli accordi di
Dayton, che sancivano la spartizione della RFSJ con la occupazione e
militarizzazione di alcune delle ex-repubbliche federate da parte degli
USA e della NATO. Ma le avvisaglie di nuove disgrazie erano presenti, e
verso la fine dell'anno veniva avviato un lavoro continuativo di
informazione per via telematica allo scopo di comunicare le vicende e
le interpretazioni dei fatti sottoposte ad una piu' o meno intenzionale
censura dei media.
All'inizio del 1997 coglievamo alcuni spunti per iniziare una sana
polemica con certe aree della sinistra italiana fino ad allora attive
nella demonizzazione della parte serba e nell'occultamente della storia
della RFSJ. Soprattutto sui problemi della provincia serba del Kosmet
intervenivamo contro la disinformazione di settori impegnati ad
appoggiare il movimento secessionista panalbanese di Ibrahim Rugova e la
sua politica di boicottaggio su base etnica.
A meta' dello stesso anno aprivamo un sito internet sul server dei
Centri Sociali del Nord Est "Isole nella Rete" (http://www.ecn.org),
cercando di allargare lo spettro dei nostri interlocutori nell'ambito
della sinistra antiimperialista. Ma con il passare delle settimane
l'informazione da noi diffusa diventava sempre piu' indigesta ai
responsabili del server. Le iniziative contro la NATO ed i rapporti con
gli antiimperialisti dei Balcani (spec. la manifestazione di Belgrado
contro la NATO, in ottobre) passavano come inosservate, mentre si
acuivano le tensioni in Kosmet a causa dell'exploit della attivita'
dell'UCK, organizzazione irredentista armata, finanziata e sostenuta
dagli USA e dalla NATO. Cosi', mentre all'inizio del 1998 insieme agli
scontri armati in Kosmet cresceva anche la campagna di stampa
antijugoslava e la simpatia di certi settori del "centrosocialismo"
(oltreche' radicali, diessini, eccetera) nei confronti dell'UCK, il sito
internet del CRJ veniva censurato da "Isole nella Rete" e ci veniva
negato l'accesso ai servizi di posta elettronica.
Oltre a continuare l'attivita' in rete tramite alcuni server gratuiti,
venivano riprese le trasmissioni radiofoniche sull'emittente romana
"Radio Citta' Aperta" e tenuti occasionali interventi su altre emittenti
e nel corso di altre iniziative. Alla fine dell'anno, grazie al sostegno
dei compagni di Marx2001 e Nuova Unita', avevamo ripreso uno spazio
stabile in rete ed una attivita' di controinformazione particolarmente
intensa attraverso gli indirizzi http://www.marx2001.org e
crj@...
Il 1999 si apriva in un clima pesantissimo. Gia' all'inizio dell'estate
precedente avevamo indicato la realta' della minaccia incombente da
parte della NATO, ed ora nuovissime operazioni di disinformazione
strategica e cecchinaggio diplomatico ("strage" di Racak, "accordi" di
Rambouillet) prefiguravano l'interventismo del nostro paese e degli
altri della Alleanza Atlantica. A partire dal mese di marzo eravamo
soggetti ad una attivita' frenetica, sia in rete sia con la
partecipazione a trasmissioni ed iniziative pubbliche, sia nella
produzione di materiali di controinformazione - ad esempio con il
Comitato Unitario contro la guerra imperialista alla Jugoslavia
costituitosi a Roma.
Verso la fine dei bombardamenti, durante la manifestazione di
Aviano del 6 giugno, alcuni nostri attivisti "colpevoli" di
sventolare la bandiera della RFSJ subivano una aggressione da
parte dei settori "centrosocialisti" di cui sopra. Piu' recentemente,
nell'ambito di una operazione della Procura della Repubblica
di Pordenone per azioni di danneggiamento avvenute in zona di Aviano,
un nostro esponente ed altri compagni di realta' a noi molto vicine
venivano perquisiti ed indagati benche' fossero assolutamente
estranei ai fatti.
> Il lavoro continua
Veniamo dunque ai giorni nostri. Come si e' visto, piu' il tempo passa,
piu' il gioco si fa pesante. Non potendo ribattere nel merito di quello
che andiamo dicendo - sulle cause della crisi nei Balcani, sulla deriva
autoritaria nei paesi europei, sui crimini commessi da militari e
leaders politici quali l'attuale Presidente del Consiglio D'Alema, sul
neocolonialismo nei Balcani e fino al Caucaso, eccetera - i nostri
avversari cercano di colpire noi e tutto il movimento internazionalista
ed antiimperialista attraverso la repressione, le provocazioni,
l'operato dei loro "servi stupidi" che fanno capo a qualche ritrovo di
fumatori di spinelli o a qualche redazione di giornaletti di
autoproclamata sinistra.
Intanto l'onda lunga della guerra di aggressione contro la Repubblica
Federale di Jugoslavia continua, in termini di pericoli per la pace, e
continua allora anche il nostro impegno. Ricordiamo in particolare il
lavoro per la istituzione della sezione italiana del Tribunale
Indipendente contro i crimini di guerra della NATO, cui aderiamo, e
l'attivita', come gruppo o individualmente, in varie altre iniziative
contro la guerra (Comitato di solidarieta' alla popolazione jugoslava e
raccolta fondi per la Zastava di Kragujevac, Comitato Scienziate/i
contro la guerra, "Un ponte per...", eccetera).
Ma continua soprattutto l'opera di controinformazione. Su "Radio Citta'
Aperta" (a Roma e nel Lazio FM 88.900) la trasmissione "Voce Jugoslava"
va avanti, ogni martedi alle ore 13, a parte occasionali variazioni nel
palinsesto. Al nostro bollettino telematico e' dedicata una attenzione
crescente: esso viene ricevuto e ri-usato da individualita' e gruppi
internazionalisti, come e' giusto, benche' i documenti che facciamo
circolare continuino ad essere apparentemente ignorati dagli ambienti
politici ufficiali (compreso il PRC, nel cui seno sopravvive un settore
antijugoslavo ed affezionato all'irredentismo panalbanese) e dai
giornalisti "che contano". Il sito internet si arricchisce lentamente,
anche se la natura volontaria del nostro lavoro non ci consente di
aggiornarlo tanto spesso quanto sarebbe necessario.
In generale, benche' con grave ritardo, l'interpretazione jugoslavista
della vicende balcaniche guadagna spazio tra militanti e nell'opinione
pubblica. Questo peraltro avviene con difficolta' a causa dei danni
causati dal pensiero "politicamente corretto" (cioe'
liberal-secessionista e razzista antiserbo) diffuso a spron battente da
influenti quotidiani come "Il Manifesto" nei primi anni del conflitto; e
sfortunatamente la "correzione di rotta" attuale e' duvuta proprio alla
estrema drammaticita' degli avvenimenti ed all'accanimento imperialista
a fare a pezzi ancora tutto cio' che resta di un paese, comprese tante
vite umane.
Rispetto a questo, restano troppo indietro proprio gli jugoslavi, per la
loro difficolta' a coordinarsi e per la incredibile stratificazione di
divisioni interne (specialmente nel frastagliatissimo mondo serbo e dei
serbi in esilio).
Il riscontro che riceviamo per il nostro lavoro e' reale, ma
discontinuo. Abbiamo l'impressione che la nostra attivita' desti
aspettative svariate, talvolta contraddittorie: ognuno ha interesse per
una problematica diversa, vorrebbe trascinarci su questo o su quel
versante. Qualcuno si lamenta perche' inviamo troppi documenti, qualcun
altro ci richiede ancora questo e quest'altro.
> La sinistra antiimperialista in Italia
In qualche maniera poi, attraverso le nostre comunicazioni per via
telematica come anche attraverso tutti gli altri contatti, abbiamo "il
polso" della situazione della sinistra antiimperialista italiana nel suo
complesso. Il quadro che ne emerge e' preoccupante per la tendenza
cronica alla discontinuita' ed alla disgregazione, tendenza che nemmeno
episodi gravi come la guerra della primavera 1999 riescono ad invertire.
Sperimentiamo una commistione di settarismi, "settarismi al contrario"
(cioe' determinati da un apparente antisettarismo per cui si escludono
tutta una serie di interlocutori), difficolta' tutte personalistiche nei
rapporti con individui e gruppi, nonche' la sostanziale disabitudine a
basare l'analisi e la prassi politica su basi scientifiche piuttosto che
su slogan superficiali e passioni estemporanee, a privilegiare il rigore
del metodo e delle conoscenze piuttosto che le sparate velleitarie.
E' vero che esiste una vera e propria BALCANIZZAZIONE della sinistra
italiana nel suo complesso, all'interno della quale convivono ad esempio
interpretazioni diametralmente opposte dei fatti jugoslavi (dai
sostenitori dell'UCK a quelli che piangono la morte di Arkan come un
"compagno"), che affonda le sue radici proprio nella deriva
anti-ideologica ed anti-razionale degli ultimi anni, nella
disinformazione e nell'abbandono delle chiavi di interpretazione
marxiste. Ma esiste anche un sostanziale caos nella - ben piu'
delimitata e delimitabile - scena antiimperialista, sul piano
organizzativo-pratico piu' che su quello analitico-ideologico; un caos
che emerge con accenti paradossali negli ambienti marxisti-leninisti,
dove l'interpretazione dei fatti e' univoca e salda ma la litigiosita'
tra individui e gruppi e' feroce. Una situazione che pesa notevolmente
sulle possibilita' di costruzione di una organizzazione politica dei
comunisti nel nostro paese.
Noi non intendiamo occuparci di tutto: siamo nati, e probabilmente
termineremo la nostra attivita', incentrandoci sulle vicende della
Jugoslavia federativa e socialista. Tuttavia, il nostro lavoro ci porta
necessariamente ad affrontare anche altre questioni e tutti i nodi
presenti nella sinistra italiana, sul fronte antiimperialista, ed anche
in gran parte del mondo della cultura. Speriamo che qualcuno di questi
nodi si sciolga nel futuro prossimo, possibilmente in modo non troppo
doloroso... Per quanto ci riguarda, la nostra piu' grande ambizione e'
scomparire come Coordinamento Romano per la Jugoslavia una volta che le
drammatiche ragioni per cui ci siamo costituiti verranno meno!
Con i migliori auguri l'anno 2000... ma solo a chi ama la Jugoslavia,
la unita' e la fratellanza fra tutti i popoli!
Smrt fasizmu, sloboda narodu!
Italo Slavo, gennaio 2000
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
** NO COPYRIGHT ! **
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Alcune riflessioni di carattere generale ed un bilancio di quattro anni
di Coordinamento Romano per la Jugoslavia.
> Qualche esperienza di cui fare tesoro
La sigla CRJ nasceva nel dicembre 1995 in occasione della organizzazione
di due giorni di conferenza-dibattito presso l'Universita' di Roma "La
Sapienza". Gia' i titoli delle due giornate (la prima dedicata a "Guerra
civile jugoslava e disinformazione strategica", la seconda a "Guerra
civile jugoslava e nuovi imperialismi") miravano ad aprire un
varco nel "muro di gomma" del pensiero unico sui fatti jugoslavi, che
aveva dominato per tutta la durata della guerra fratricida in Croazia e
Bosnia anche negli ambienti della solidarieta' ed in tutta la "sinistra"
italiana. Come gruppo di persone di diversa esperienza politica ed
assortita estrazione sociale e "nazionale", a vario titolo e per vario
motivo impegnate sull'"altro versante" della opposizione alla guerra nei
Balcani - il versante jugoslavista e jugoslavo, quello di tutti coloro i
quali erano stati contrari allo squartamento della RSF di Jugoslavia
essendo per questo relegati nel ghetto del "filoserbismo paranoico" -
decidemmo di continuare l'attivita' portata avanti fino ad allora
ciascuno nel proprio ambito (dalle trasmissioni radiofoniche alle
missioni di solidarieta' nei Balcani, alla presenza critica a
dimostrazioni ed altre iniziative), possibilmente coordinandola e
rendendola piu' efficace e "leggibile" dall'esterno.
Questo specialmente sul versante della CONTROINFORMAZIONE, cioe' nella
produzione e diffusione militante delle informazioni negate dai media e
nella lotta contro la disinformazione strategica, che era e rimane
secondo la nostra analisi strumento di guerra da parte dell'imperialismo
impegnato nel "divide et impera" ai danni della Jugoslavia e di tutta
l'Europa centro-orientale.
Il 1996 proseguiva con la pseudo-pace determinata dagli accordi di
Dayton, che sancivano la spartizione della RFSJ con la occupazione e
militarizzazione di alcune delle ex-repubbliche federate da parte degli
USA e della NATO. Ma le avvisaglie di nuove disgrazie erano presenti, e
verso la fine dell'anno veniva avviato un lavoro continuativo di
informazione per via telematica allo scopo di comunicare le vicende e
le interpretazioni dei fatti sottoposte ad una piu' o meno intenzionale
censura dei media.
All'inizio del 1997 coglievamo alcuni spunti per iniziare una sana
polemica con certe aree della sinistra italiana fino ad allora attive
nella demonizzazione della parte serba e nell'occultamente della storia
della RFSJ. Soprattutto sui problemi della provincia serba del Kosmet
intervenivamo contro la disinformazione di settori impegnati ad
appoggiare il movimento secessionista panalbanese di Ibrahim Rugova e la
sua politica di boicottaggio su base etnica.
A meta' dello stesso anno aprivamo un sito internet sul server dei
Centri Sociali del Nord Est "Isole nella Rete" (http://www.ecn.org),
cercando di allargare lo spettro dei nostri interlocutori nell'ambito
della sinistra antiimperialista. Ma con il passare delle settimane
l'informazione da noi diffusa diventava sempre piu' indigesta ai
responsabili del server. Le iniziative contro la NATO ed i rapporti con
gli antiimperialisti dei Balcani (spec. la manifestazione di Belgrado
contro la NATO, in ottobre) passavano come inosservate, mentre si
acuivano le tensioni in Kosmet a causa dell'exploit della attivita'
dell'UCK, organizzazione irredentista armata, finanziata e sostenuta
dagli USA e dalla NATO. Cosi', mentre all'inizio del 1998 insieme agli
scontri armati in Kosmet cresceva anche la campagna di stampa
antijugoslava e la simpatia di certi settori del "centrosocialismo"
(oltreche' radicali, diessini, eccetera) nei confronti dell'UCK, il sito
internet del CRJ veniva censurato da "Isole nella Rete" e ci veniva
negato l'accesso ai servizi di posta elettronica.
Oltre a continuare l'attivita' in rete tramite alcuni server gratuiti,
venivano riprese le trasmissioni radiofoniche sull'emittente romana
"Radio Citta' Aperta" e tenuti occasionali interventi su altre emittenti
e nel corso di altre iniziative. Alla fine dell'anno, grazie al sostegno
dei compagni di Marx2001 e Nuova Unita', avevamo ripreso uno spazio
stabile in rete ed una attivita' di controinformazione particolarmente
intensa attraverso gli indirizzi http://www.marx2001.org e
crj@...
Il 1999 si apriva in un clima pesantissimo. Gia' all'inizio dell'estate
precedente avevamo indicato la realta' della minaccia incombente da
parte della NATO, ed ora nuovissime operazioni di disinformazione
strategica e cecchinaggio diplomatico ("strage" di Racak, "accordi" di
Rambouillet) prefiguravano l'interventismo del nostro paese e degli
altri della Alleanza Atlantica. A partire dal mese di marzo eravamo
soggetti ad una attivita' frenetica, sia in rete sia con la
partecipazione a trasmissioni ed iniziative pubbliche, sia nella
produzione di materiali di controinformazione - ad esempio con il
Comitato Unitario contro la guerra imperialista alla Jugoslavia
costituitosi a Roma.
Verso la fine dei bombardamenti, durante la manifestazione di
Aviano del 6 giugno, alcuni nostri attivisti "colpevoli" di
sventolare la bandiera della RFSJ subivano una aggressione da
parte dei settori "centrosocialisti" di cui sopra. Piu' recentemente,
nell'ambito di una operazione della Procura della Repubblica
di Pordenone per azioni di danneggiamento avvenute in zona di Aviano,
un nostro esponente ed altri compagni di realta' a noi molto vicine
venivano perquisiti ed indagati benche' fossero assolutamente
estranei ai fatti.
> Il lavoro continua
Veniamo dunque ai giorni nostri. Come si e' visto, piu' il tempo passa,
piu' il gioco si fa pesante. Non potendo ribattere nel merito di quello
che andiamo dicendo - sulle cause della crisi nei Balcani, sulla deriva
autoritaria nei paesi europei, sui crimini commessi da militari e
leaders politici quali l'attuale Presidente del Consiglio D'Alema, sul
neocolonialismo nei Balcani e fino al Caucaso, eccetera - i nostri
avversari cercano di colpire noi e tutto il movimento internazionalista
ed antiimperialista attraverso la repressione, le provocazioni,
l'operato dei loro "servi stupidi" che fanno capo a qualche ritrovo di
fumatori di spinelli o a qualche redazione di giornaletti di
autoproclamata sinistra.
Intanto l'onda lunga della guerra di aggressione contro la Repubblica
Federale di Jugoslavia continua, in termini di pericoli per la pace, e
continua allora anche il nostro impegno. Ricordiamo in particolare il
lavoro per la istituzione della sezione italiana del Tribunale
Indipendente contro i crimini di guerra della NATO, cui aderiamo, e
l'attivita', come gruppo o individualmente, in varie altre iniziative
contro la guerra (Comitato di solidarieta' alla popolazione jugoslava e
raccolta fondi per la Zastava di Kragujevac, Comitato Scienziate/i
contro la guerra, "Un ponte per...", eccetera).
Ma continua soprattutto l'opera di controinformazione. Su "Radio Citta'
Aperta" (a Roma e nel Lazio FM 88.900) la trasmissione "Voce Jugoslava"
va avanti, ogni martedi alle ore 13, a parte occasionali variazioni nel
palinsesto. Al nostro bollettino telematico e' dedicata una attenzione
crescente: esso viene ricevuto e ri-usato da individualita' e gruppi
internazionalisti, come e' giusto, benche' i documenti che facciamo
circolare continuino ad essere apparentemente ignorati dagli ambienti
politici ufficiali (compreso il PRC, nel cui seno sopravvive un settore
antijugoslavo ed affezionato all'irredentismo panalbanese) e dai
giornalisti "che contano". Il sito internet si arricchisce lentamente,
anche se la natura volontaria del nostro lavoro non ci consente di
aggiornarlo tanto spesso quanto sarebbe necessario.
In generale, benche' con grave ritardo, l'interpretazione jugoslavista
della vicende balcaniche guadagna spazio tra militanti e nell'opinione
pubblica. Questo peraltro avviene con difficolta' a causa dei danni
causati dal pensiero "politicamente corretto" (cioe'
liberal-secessionista e razzista antiserbo) diffuso a spron battente da
influenti quotidiani come "Il Manifesto" nei primi anni del conflitto; e
sfortunatamente la "correzione di rotta" attuale e' duvuta proprio alla
estrema drammaticita' degli avvenimenti ed all'accanimento imperialista
a fare a pezzi ancora tutto cio' che resta di un paese, comprese tante
vite umane.
Rispetto a questo, restano troppo indietro proprio gli jugoslavi, per la
loro difficolta' a coordinarsi e per la incredibile stratificazione di
divisioni interne (specialmente nel frastagliatissimo mondo serbo e dei
serbi in esilio).
Il riscontro che riceviamo per il nostro lavoro e' reale, ma
discontinuo. Abbiamo l'impressione che la nostra attivita' desti
aspettative svariate, talvolta contraddittorie: ognuno ha interesse per
una problematica diversa, vorrebbe trascinarci su questo o su quel
versante. Qualcuno si lamenta perche' inviamo troppi documenti, qualcun
altro ci richiede ancora questo e quest'altro.
> La sinistra antiimperialista in Italia
In qualche maniera poi, attraverso le nostre comunicazioni per via
telematica come anche attraverso tutti gli altri contatti, abbiamo "il
polso" della situazione della sinistra antiimperialista italiana nel suo
complesso. Il quadro che ne emerge e' preoccupante per la tendenza
cronica alla discontinuita' ed alla disgregazione, tendenza che nemmeno
episodi gravi come la guerra della primavera 1999 riescono ad invertire.
Sperimentiamo una commistione di settarismi, "settarismi al contrario"
(cioe' determinati da un apparente antisettarismo per cui si escludono
tutta una serie di interlocutori), difficolta' tutte personalistiche nei
rapporti con individui e gruppi, nonche' la sostanziale disabitudine a
basare l'analisi e la prassi politica su basi scientifiche piuttosto che
su slogan superficiali e passioni estemporanee, a privilegiare il rigore
del metodo e delle conoscenze piuttosto che le sparate velleitarie.
E' vero che esiste una vera e propria BALCANIZZAZIONE della sinistra
italiana nel suo complesso, all'interno della quale convivono ad esempio
interpretazioni diametralmente opposte dei fatti jugoslavi (dai
sostenitori dell'UCK a quelli che piangono la morte di Arkan come un
"compagno"), che affonda le sue radici proprio nella deriva
anti-ideologica ed anti-razionale degli ultimi anni, nella
disinformazione e nell'abbandono delle chiavi di interpretazione
marxiste. Ma esiste anche un sostanziale caos nella - ben piu'
delimitata e delimitabile - scena antiimperialista, sul piano
organizzativo-pratico piu' che su quello analitico-ideologico; un caos
che emerge con accenti paradossali negli ambienti marxisti-leninisti,
dove l'interpretazione dei fatti e' univoca e salda ma la litigiosita'
tra individui e gruppi e' feroce. Una situazione che pesa notevolmente
sulle possibilita' di costruzione di una organizzazione politica dei
comunisti nel nostro paese.
Noi non intendiamo occuparci di tutto: siamo nati, e probabilmente
termineremo la nostra attivita', incentrandoci sulle vicende della
Jugoslavia federativa e socialista. Tuttavia, il nostro lavoro ci porta
necessariamente ad affrontare anche altre questioni e tutti i nodi
presenti nella sinistra italiana, sul fronte antiimperialista, ed anche
in gran parte del mondo della cultura. Speriamo che qualcuno di questi
nodi si sciolga nel futuro prossimo, possibilmente in modo non troppo
doloroso... Per quanto ci riguarda, la nostra piu' grande ambizione e'
scomparire come Coordinamento Romano per la Jugoslavia una volta che le
drammatiche ragioni per cui ci siamo costituiti verranno meno!
Con i migliori auguri l'anno 2000... ma solo a chi ama la Jugoslavia,
la unita' e la fratellanza fra tutti i popoli!
Smrt fasizmu, sloboda narodu!
Italo Slavo, gennaio 2000
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
** NO COPYRIGHT ! **
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