L'articolo che segue apparira' sul prossimo numero de "L'Ernesto"
http://www.lernesto.it
LA REPUBBLICA EX-JUGOSLAVA DI MACEDONIA DOPO LE ELEZIONI
di Andrea Martocchia (*)
Le ultime elezioni politiche nella Repubblica ex-Jugoslava di Macedonia
(FYROM) si sono tenute il 15 settembre scorso in un clima tutt'altro che
disteso. Ben 57 partiti si sono distribuiti tra 26 liste singole e sette
liste di coalizione, cui vanno aggiunte altre cinque liste civiche, in
un panorama di frastagliamento e confusione molto indicativo di come le
"regole del gioco democratico" siano applicate nei paesi "in
transizione", soprattutto in quelli che pochi anni fa erano parte della
Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia (RFSJ).
TERRORISMO INCESSANTE
Ma il dato principale, piu' preoccupante, e' quello del persistere della
violenza di matrice nazionalista e secessionista, prima, durante e dopo
le elezioni. Nel corso della campagna elettorale vari attentati contro
le sedi dei partiti hanno mirato evidentemente ad ostacolare il pacifico
confronto politico, e quindi anche ogni possibile esito elettorale
risolutivo e legittimo. Questa operazione non e' riuscita, ma atti
mirati alla destabilizzazione del paese sono comunque proseguiti,
dimostrando ancora una volta che il "disarmo" delle formazioni
terroristiche e' stato fittizio, e che gli "accordi di pace" stipulati
ad Ohrid nell'agosto 2001 sono serviti per adesso solamente a
legittimare la presenza delle truppe NATO sul territorio, senza portare
alla pacificazione. Gli "accordi di pace" di Ohrid - splendida localita'
situata sull'omonimo lago, sede di un famoso Festival internazionale di
poesia - hanno fatto seguito ad una intensa stagione di guerriglia
scatenata dai terroristi pan-albanesi dell'UCK di Macedonia
(febbraio-agosto 2001). Essi consentono oggi la presenza di 700 soldati
della NATO sul territorio macedone, duecento dei quali italiani.
La nuova ondata di violenze pre-elettorali e' culminata quando due
poliziotti sono stati uccisi, il 25 agosto, ad un posto di blocco nei
pressi della citta' meridionale di Gostivar. Secondo fonti governative,
gli arrestati, due albanesi-kosovari bloccati subito nei pressi del
posto di frontiera di Jazince, viaggiavano a bordo di un'autovettura
Golf targata Roma!... L'Armata Nazionale Albanese (AKSH) - nuova
denominazione sotto la quale si nasconde il "disciolto" UCK di Macedonia
(Esercito di Liberazione Nazionale, dove per "nazionale" si intende la
nazione grande-albanese) - si e' affrettata con un comunicato a smentire
la vicenda dell'arresto e nel contempo a rivendicare l'attentato,
definito ''il proseguimento delle azioni militari contro il potere
slavo-macedone''. Sparatorie non sono mancate nemmeno il giorno delle
elezioni. E due giorni dopo e' stata diffusa la notizia che lo stesso
Ministro dell'Interno uscente era sfuggito pochi giorni prima ad un
attentato dell'AKSH (AFP 17/9/02). Suonano percio' ridicoli i toni
trionfalistici usati dal Segretario generale della NATO, Lord
Robertson, secondo il quale i cittadini della FYROM "voted "yesterday in
free and democratic legislative elections. These elections, held in a
generally peaceful environment [sic!], were largely conducted in
accordance with international standards."
LO SCENARIO POLITICO
Viceversa: la campagna elettorale e' stata pesantamente condizionata
dalle violenze, come anche dalle continue interferenze da parte
dell'OSCE, di ONG "indipendenti" spuntate come funghi, da tanti media
finanziati dall'estero, dall'International Crisis Group (ICG) di Morton
Abramowicz... ed, ovviamente, sono "scesi in lizza" anche il Fondo
Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, con i loro comunicati, le
loro pagelle, il loro continuo sabotaggio delle possibilita' di accordo
sulle condizioni da soddisfare per avere accesso a prestiti e
finanziamenti (si vedano le dichiarazioni dell'incaricato per il governo
macedone Sam Vaknin alla URL:
http://www.antiwar.com/orig/deliso51.html). Queste pressioni hanno
danneggiato in primo luogo le forze del governo uscente, e soprattutto
quei politici slavo-macedoni che si sono troppo esposti con critiche
esplicite al sostegno fornito dagli USA ai terroristi. Si pensi che il
premier uscente Ljubco Georgevski, pure di destra, si era spinto fino ad
accusare pubblicamente "certe strutture internazionali che appoggiano la
pulizia etnica in Bosnia, come anche in certe parti della Macedonia e
tra i serbi del Kosovo, sostenendo la creazione di un Kosovo
indipendente e persino di una Grande Albania" (AFP 2/8/2002). Guarda
caso, dopo pochi giorni l'ICG diffondeva per la prima volta una analisi
dai toni molto pesanti sulla corruzione all'interno della coalizione di
governo.
Il principale partito di quella coalizione e' il VMRO-DPMNE, il partito
di Georgevski. Si tratta di una formazione nazionalista che prende il
nome da un'organizzazione storica dell'irredentismo slavo-macedone.
L'alleato piu' fedele nella ex coalizione di governo era il Partito
Liberale, al quale appartiene Stojan Andov, presidente del parlamento
uscente. Le sue posizioni sono oltranziste: ideologicamente quest'ultimo
partito e' considerato un partito pro-bulgaro. Questi partiti della
destra nazionalista macedone si sono distinti, a pochi giorni dalle
elezioni, per la inaugurazione di una megalitica croce metallica, alta
76 metri, sul monte Vodno (1.800 m), che domina Skopje: "illuminata da
550 riflettori, la croce, la piu' grande dei Balcani, e' visibile a 80
km dalla capitale" (ANSA). Una mera assurdita' ed una vergogna, per un
paese tra l'altro in preda ad una crisi economica profonda.
Continuando nell'elencazione dei partiti in lizza: al centro-sinistra
troviamo l'SDSM (Unione Socialdemocratica). E' il partito di Branko
Crvenkovski, che fu primo ministro fino al 1998, e si e' presentato alle
votazioni a capo della coalizione ''Insieme per la Macedonia'', alla
quale hanno aderito anche il Partito Liberal-Democratico ed altre otto
formazioni minori. L'SDMS e' anche il partito dell'ex presidente Kiro
Gligorov, che fu figura di spicco nella Jugoslavia federativa e
socialista, poi artefice della transizione pacifica verso una Repubblica
macedone indipendente che di quella Jugoslavia doveva rappresentare una
"versione ridotta", essendo costituita, come quella, da decine di
nazionalita' diverse, tutte riconosciute e garantite nei diritti
essenziali - linguistici, culturali, sociali -, diritti ai quali dal
1990 si era aggiunto pure il diritto alla organizzazione politica.
Gligorov e' un personaggio carismatico, tuttora molto apprezzato;
l'SDSM, da taluni, e' considerato un partito pro-serbo, in quanto
''jugonostalgico'', benche' ideologicamente sia da annoverare
nell'ambito della sinistra moderata e filo-occidentale.
Alla sinistra dell'SDSM troviamo i socialisti di Ljubisav Ivanov-Dzingo
- che ha conquistato un seggio in Parlamento - ed altre formazioni
minori, come il Partito Comunista di Macedonia.
Un discorso a parte vale per le tante organizzazioni basate sulla
caratterizzazione nazionalitaria schipetara (cioe' albanese in senso
etnico, e non nel senso della cittadinanza della limitrofa Repubblica di
Albania). Si tratta di una costellazione all'interno della quale si sono
verificate scissioni e scontri a ripetizione, cosi' come pure
fortissima e' la conflittualita' tra settori diversi della mafia e della
guerriglia.
Il PDSH (Partito Democratico Albanese) e' guidato da Arber Xhaferri, a
lungo leader carismatico degli albanesi di Macedonia. Le sue quotazioni
appaiono tuttavia in discesa da quando sono entrati in scena i
terroristi, le bande armate. Pur essendo infatti una formazione di
destra e nazionalista, il PDSH e' stato l'alleato albanese piu' fedele
della VMRO-DPMNE nella curiosa coalizione di governo uscente, che ha
raccolto insieme nazionalisti fanatici delle opposte appartenenze, slava
e schipetara (1998-2002).
In ascesa, anche nei favori della NATO, e' invece, oggi, la DUI (Unione
Democratica per l'Integrazione). E' la diretta emanazione del
"disciolto" UCK di Macedonia. E' stato fondato solo nel giugno scorso,
nei pressi di Tetovo, "centro" della Macedonia occidentale rivendicata
dagli irredentisti che usano denominare tutta la regione come "Tetova" -
"Kosova-Tetova" e' uno dei loro slogan. Il leader e' Ali Ahmeti, capo
politico dell'UCK di Macedonia, leader indipendentista "storico". Nel
1986 riparo' in Svizzera per sfuggire ai tribunali jugoslavi; "Le Matin"
(30/9/2002) ha rivelato che lo Stato elvetico ancora gli paga una
pensione di invalidita' per gravi problemi mentali. Nel 1998-1999 Ahmeti
ha partecipato attivamente alle azioni dell'UCK kosovaro, e solo
recentissimamente si e' trasferito nella FYROM per destabilizzare anche
questo altro brandello della ex-RFSJ. Nel febbraio 2001 l'UCK di Ahmeti
si scatena: la primavera macedone viene insanguinata, intere comunita'
urbane vengono assediate e minacciate. Emblematico il caso di Kumanovo,
seconda citta' della FYROM, forse la piu' rappresentativa del carattere
multinazionale e tollerante, "jugoslavo", della Repubblica di Macedonia.
Kumanovo viene messa pesantemente sotto attacco: oltre alle decine di
morti, ai rapimenti, ricordiamo che nelle settimane di assedio e' stata
fatta mancare l'acqua dai terroristi, con una operazione di
strangolamento dal significato inequivocabile. Come in Bosnia, bisognava
infliggere ferite insanabili, colpire con la violenza le realta' piu'
"jugoslave", persuadere con la forza che la convivenza non doveva piu'
essere possibile. Contro Ahmeti, amnistiato nell'ambito degli accordi
di Ohrid, alla vigilia delle elezioni e' stato sporto un nuovo mandato
di arresto per strage ed altri reati; ma lui replica tranquillo: "Sono
troppo protetto perche' possano arrestarmi", e sicuramente non ha torto
(AFP 16/9/02). Grazie all'appoggio della NATO, la DUI e' diventata con
queste elezioni il fattore determinante della scena politica, quello
essenziale per costituire una qualsivoglia coalizione di governo.
Ci sono poi altre forze albanesi: il PPD (Partito per la prosperita'
democratica), altro storico e "naturale" alleato della SDSM, ed il PDK
(Partito democratico nazionale) di Kastriot Haxhirexha. Quest'ultimo e'
nato all'inizio della stagione terroristica, e teorizza la creazione di
una federazione macedone che dia agli albanesi un territorio autonomo.
Il suo nome e' stato curiosamente inserito nella lista nera stilata dal
Dipartimento di Stato americano all'indomani dell'attentato dell'11
settembre, come possibile sostenitore di movimenti terroristici,
probabilmente perche' non "in linea" con il filone irredentista
"vincente", quello sostenuto dagli USA, e che nella FYROM e' per
l'appunto rappresentato da Ahmeti.
Al quadro elettorale bisogna poi aggiungere una miriade di formazioni
che rappresentano i tanti gruppi nazionali - turchi, rom, serbi,
eccetera - e svariate sfumature ideologiche.
I RISULTATI DELLE ELEZIONI
Nei giorni immediatamente successivi al voto la incertezza e' stata
alimentata dalle proteste di rappresentanti governativi, che hanno
denunciato manipolazioni e brogli, pur senza mettere in discussione
l'esito, scontato, che li vede perdenti. Il ministro degli Interni ha
persino inviato agenti dei servizi segreti a perquisire la Tipografia di
Stato, dalla quale sarebbero sparite delle schede. Tuttavia, dopo
qualche tira-e-molla su di un seggio contestato, i risultati sono ormai
ufficiali: all'Unione Socialdemocratica vengono assegnati 60 dei 120
posti in Parlamento. Alla VMRO-DPMNE 33 seggi, alla DUI 16 seggi, al
Partito Democratico Albanese 7, al Partito per la Prosperita'
Democratica 2, infine al Partito Democratico Nazionale (albanese) e al
Partito Socialista di Macedonia un seggio ciascuno.
Il leader dell'SDSM, non disponendo della maggioranza assoluta, ha
annunciato l'avvio dei negoziati con la DUI, piuttosto che con i partiti
albanesi piu' moderati o con gli ex-alleati socialisti: una scelta che
sicuramente fa felici gli occidentali. Per facilitare questa ardua
costruzione politica tra socialdemocratici e fanatici separatisti,
l'ingombrante leader terrorista Ahmeti si e' detto disponibile a farsi
da parte, rinunciando al suo posto in Parlamento e conservando solamente
il ruolo di leader simbolico del suo partito. Ma nella lista di Ahmeti
risultano eletti almeno altri sette ex comandanti della guerriglia
albanese.
Mentre scriviamo il candidato premier deve ancora annunciare programma e
coalizione. Uscendo dalla sede della presidenza dove aveva ricevuto
l'incarico Crvenkovski ha dichiarato che ''la sfida che ci attende e'
molto grande, ci sforzeremo di non fare gli stessi errori commessi in
passato'', ma non si capisce bene a cosa si riferisca... I negoziati tra
SDSM e DUI sono in corso.
I piu' soddisfatti della situazione sono dunque i rappresentanti
dell'"ala dura" del secessionismo, ed i "rappresentanti internazionali":
i Robertson, i Solana, i vari premier europei che non hanno disdegnato
lodi e complimenti per l'andamento delle votazioni. Tanta soddisfazione
deriva in realta'
dalla certezza che la NATO e le altre strutture che tengono la FYROM
sotto tutela resteranno sul territorio. E' stato il presidente della
Repubblica Boris Trajkovski, di destra, a chiedere alla NATO di
prorogare di nuovo la sua missione ''Amber Fox'', fino al prossimo 15
dicembre: richiesta prontamente accettata.
LA CONTESA USA-UE
A cosa e' dovuto tanto interessamento occidentale per una regione cosi'
piccola dei Balcani? Come per tutta l'area circostante, la FYROM sconta
la sua posizione geografica, di rilevante interesse strategico. Posta al
centro di una "croce" formata da un asse orizzontale "turco" (Turchia,
Bulgaria, Albania, lungo la direttrice del cosiddetto "Corridoio 8"), e
da un asse verticale "bizantino" (Serbia, Grecia), la Macedonia slava e'
storicamente soggetta a innumerevoli pressioni dai paesi vicini. Ma
mentre sull'asse "verticale" essa trova le ragioni per restare unita o
addirittura unirsi, tutta intera, a realta' multi-nazionali ancora piu'
grandi, quale era la RFSJ, sulla direttrice "orizzontale" la Macedonia
si spacca drammaticamente in due, tra irredentismo bulgaro - cui il
super-nazionalismo macedone da' man forte - ed irredentismo albanese.
Non e' indifferente evidenziare che la Macedonia slava, nel corso della
Seconda Guerra Mondiale, fu per l'appunto smembrata tra Bulgaria ed
Albania alleate del nazifascismo, mentre Serbia e Grecia pativano
l'occupazione straniera, ma vivevano anche i momenti esaltanti della
Lotta di Liberazione.
Oggi, i problemi non sono poi tanto diversi. Di nuovo, le spinte
provenienti dai paesi vicini non sono che il riflesso di spinte ben piu'
grandi, che arrivano da potenze lontane. In un prossimo contributo su
questa rivista esamineremo in maggiore dettaglio le dinamiche della
contesa tra imperialismo statunitense ed imperialismo europeo, per come
essa si esplica nella FYROM: ne esamineremo i retroscena strategici,
legati essenzialmente alla "torta" delle infrastrutture per il Corridoio
8. In questa sede ci limitiamo a segnalare un recente episodio legato
alla suddetta contesa tra USA ed UE: l'agenzia di informazione VPRO ed
il Klingerdaar Institute, in Olanda, hanno rivelato che settori
dell'intelligence europea stigmatizzano l'appoggio sfacciato fornito
dagli USA all'UCK macedone, consistente in armi, forniture per le
telecomunicazioni, e addestramento militare.
Quest'ultimo e' stato curato dalla Military Professional Resources Inc.,
con base in Virginia: 17 suoi istruttori erano ad esempio presenti nel
comando UCK di Aracinovo nel corso degli scontri del giugno 2001.
Secondo quanto gia' apparso pure sull'"Hamburger Abendblatt", tra i
prigionieri fatti dai soldati macedoni in quella occasione c'era un
tizio che, preso dal panico, sventolo' il passaporto statunitense
urlando: "Diplomatic immunity!". Solo dopo pesanti pressioni USA costui
fu lasciato andare col resto del convoglio UCK, scortato dalla NATO.
Secondo la nuova documentazione fornita al giornalista olandese Hub
Jaspers, questo individuo era stato gia' impegnato nell'addestramento
delle milizie bosniaco-musulmane... Non e' un mistero d'altronde che la
MPRI ha operato in diversi momenti delle guerre di secessione jugoslave,
istruendo pure i miliziani croati. Dai documenti si evince anche come
Ali Ahmeti abbia preso ordini direttamente da Hasim Thaci, detto "il
serpente", capo militare dell'UCK kosovaro, e come il disarmo dell'UCK
kosovaro prima (1999) e di quello macedone dopo (operazione "Essential
Harvest", 2001) non siano stati altro che delle messe-in-scena.
Ma perche' tutti questi "segreti di pulcinella" escono fuori cosi', un
anno dopo? La Unione Europea evidentemente vorrebbe stabilita' nella
regione, per poterla inglobare in se' prima possibile; percio' essa si
lamenta del comportamento degli USA, che continuano a fomentare
instabilita' e violenza. Gli USA al contrario sono espliciti rispetto
alla loro strategia nella regione. "Voice of America" ha riferito che
Steven Meyer, ex viceresponsabile dell'ufficio della CIA per i Balcani,
in una Conferenza su "The Impact of U.S. Policy on the Balkans" tenutasi
al Woodrow Wilson International Center for Scholars ha affrontato la
questione macedone in maniera spregiudicata, affermando testualmente che
"i cambiamenti di confini nei Balcani non debbono essere un tabu'" -
come se non ce ne fossero stati gia' abbastanza!...
Ovviamente, la realizzazione di questi disegni strategici
irresponsabili viene pagata a caro prezzo, e sulla propria pelle, dai
cittadini dei Balcani. Oltre al sangue versato negli episodi di
terrorismo, diventa inevitabile il deterioramento dei rapporti
istituzionali e sociali, e soprattutto il peggioramento delle relazioni
tra le varie componenti nazionali. Ed e' cosi' che, per la prima volta
dopo decine di anni, migliaia di studenti di nazionalità albanese
vengono sottoposti alle pressioni famigliari - in un contesto in cui,
come in Kosovo, si va riaffacciando la cultura reazionaria, bigotta e
maschilista dei "clan" - ed obbligati a rifiutarsi di frequentare le
stesse classi e le stesse scuole frequentate dagli studenti delle altre
"etnie". A tutto questo si aggiungano i traffici di vario tipo - armi,
droga, prostituzione - sui quali si basano gli introiti mafiosi delle
organizzazioni armate, ed i sanguinosi incidenti alla frontiera con
l'Albania, dovuti alla lotta contro i contrabbandieri.
Per concludere, dobbiamo ricordare che migliaia di soldati italiani
stazionano nell'area. A quale scopo?
Lo scorso 29 agosto, a poche decine di chilometri dal confine macedone,
in quello che e' oggi il protettorato del Kosovo, retrovia e base dei
terroristi dell'UCK di Macedonia, i soldati delle truppe italiane della
KFOR sono intervenuti a bloccare una aggressione in atto, da parte di
terroristi pan-albanesi, contro quattro contadini serbi disarmati che
erano al lavoro nei campi. E' successo presso Gorazdevac, a 55
chilometri da Pristina. I soldati italiani sono stati impegnati in una
sparatoria per ben due ore, nel piu' spettacolare scontro a fuoco in cui
siano state coinvolte le truppe di occupazione occidentali sin dal loro
arrivo nella provincia serba, nel giugno 1999. Fortunosamente lo scontro
non ha causato vittime, ed un solo terrorista e' stato fermato (AP
30/8/02). Non ci risulta che alcun media italiano abbia riportato la
notizia. Lo stesso sito internet ANSA sul Kosovo si e' ben guardato dal
riportarla. E' meglio che gli italiani non si pongano interrogativi
imbarazzanti.
(*) Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
FONTI:
Bollettino JUGOINFO del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/
Dispacci ed articoli AFP, ANSA, Pravda. Reportages di Christopher Deliso
per Antiwar.com .
ALTRI SITI UTILI:
Emperor's Clothes
http://emperors-clothes.com/
Centre for Research on Globalisation
http://www.globalresearch.ca/by-topic/balkans/
Macedonian Information Agency (MIA)
http://www.mia.com.mk/webang.asp
Elezioni Politiche 2002
http://195.26.131.100/izbori2002/en/index.asp
http://oscewatch.org/CountryReport.asp?CountryID=15&ReportID=184
Partito Socialista di Macedonia
http://www.spm.com.mk/
http://www.lernesto.it
LA REPUBBLICA EX-JUGOSLAVA DI MACEDONIA DOPO LE ELEZIONI
di Andrea Martocchia (*)
Le ultime elezioni politiche nella Repubblica ex-Jugoslava di Macedonia
(FYROM) si sono tenute il 15 settembre scorso in un clima tutt'altro che
disteso. Ben 57 partiti si sono distribuiti tra 26 liste singole e sette
liste di coalizione, cui vanno aggiunte altre cinque liste civiche, in
un panorama di frastagliamento e confusione molto indicativo di come le
"regole del gioco democratico" siano applicate nei paesi "in
transizione", soprattutto in quelli che pochi anni fa erano parte della
Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia (RFSJ).
TERRORISMO INCESSANTE
Ma il dato principale, piu' preoccupante, e' quello del persistere della
violenza di matrice nazionalista e secessionista, prima, durante e dopo
le elezioni. Nel corso della campagna elettorale vari attentati contro
le sedi dei partiti hanno mirato evidentemente ad ostacolare il pacifico
confronto politico, e quindi anche ogni possibile esito elettorale
risolutivo e legittimo. Questa operazione non e' riuscita, ma atti
mirati alla destabilizzazione del paese sono comunque proseguiti,
dimostrando ancora una volta che il "disarmo" delle formazioni
terroristiche e' stato fittizio, e che gli "accordi di pace" stipulati
ad Ohrid nell'agosto 2001 sono serviti per adesso solamente a
legittimare la presenza delle truppe NATO sul territorio, senza portare
alla pacificazione. Gli "accordi di pace" di Ohrid - splendida localita'
situata sull'omonimo lago, sede di un famoso Festival internazionale di
poesia - hanno fatto seguito ad una intensa stagione di guerriglia
scatenata dai terroristi pan-albanesi dell'UCK di Macedonia
(febbraio-agosto 2001). Essi consentono oggi la presenza di 700 soldati
della NATO sul territorio macedone, duecento dei quali italiani.
La nuova ondata di violenze pre-elettorali e' culminata quando due
poliziotti sono stati uccisi, il 25 agosto, ad un posto di blocco nei
pressi della citta' meridionale di Gostivar. Secondo fonti governative,
gli arrestati, due albanesi-kosovari bloccati subito nei pressi del
posto di frontiera di Jazince, viaggiavano a bordo di un'autovettura
Golf targata Roma!... L'Armata Nazionale Albanese (AKSH) - nuova
denominazione sotto la quale si nasconde il "disciolto" UCK di Macedonia
(Esercito di Liberazione Nazionale, dove per "nazionale" si intende la
nazione grande-albanese) - si e' affrettata con un comunicato a smentire
la vicenda dell'arresto e nel contempo a rivendicare l'attentato,
definito ''il proseguimento delle azioni militari contro il potere
slavo-macedone''. Sparatorie non sono mancate nemmeno il giorno delle
elezioni. E due giorni dopo e' stata diffusa la notizia che lo stesso
Ministro dell'Interno uscente era sfuggito pochi giorni prima ad un
attentato dell'AKSH (AFP 17/9/02). Suonano percio' ridicoli i toni
trionfalistici usati dal Segretario generale della NATO, Lord
Robertson, secondo il quale i cittadini della FYROM "voted "yesterday in
free and democratic legislative elections. These elections, held in a
generally peaceful environment [sic!], were largely conducted in
accordance with international standards."
LO SCENARIO POLITICO
Viceversa: la campagna elettorale e' stata pesantamente condizionata
dalle violenze, come anche dalle continue interferenze da parte
dell'OSCE, di ONG "indipendenti" spuntate come funghi, da tanti media
finanziati dall'estero, dall'International Crisis Group (ICG) di Morton
Abramowicz... ed, ovviamente, sono "scesi in lizza" anche il Fondo
Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, con i loro comunicati, le
loro pagelle, il loro continuo sabotaggio delle possibilita' di accordo
sulle condizioni da soddisfare per avere accesso a prestiti e
finanziamenti (si vedano le dichiarazioni dell'incaricato per il governo
macedone Sam Vaknin alla URL:
http://www.antiwar.com/orig/deliso51.html). Queste pressioni hanno
danneggiato in primo luogo le forze del governo uscente, e soprattutto
quei politici slavo-macedoni che si sono troppo esposti con critiche
esplicite al sostegno fornito dagli USA ai terroristi. Si pensi che il
premier uscente Ljubco Georgevski, pure di destra, si era spinto fino ad
accusare pubblicamente "certe strutture internazionali che appoggiano la
pulizia etnica in Bosnia, come anche in certe parti della Macedonia e
tra i serbi del Kosovo, sostenendo la creazione di un Kosovo
indipendente e persino di una Grande Albania" (AFP 2/8/2002). Guarda
caso, dopo pochi giorni l'ICG diffondeva per la prima volta una analisi
dai toni molto pesanti sulla corruzione all'interno della coalizione di
governo.
Il principale partito di quella coalizione e' il VMRO-DPMNE, il partito
di Georgevski. Si tratta di una formazione nazionalista che prende il
nome da un'organizzazione storica dell'irredentismo slavo-macedone.
L'alleato piu' fedele nella ex coalizione di governo era il Partito
Liberale, al quale appartiene Stojan Andov, presidente del parlamento
uscente. Le sue posizioni sono oltranziste: ideologicamente quest'ultimo
partito e' considerato un partito pro-bulgaro. Questi partiti della
destra nazionalista macedone si sono distinti, a pochi giorni dalle
elezioni, per la inaugurazione di una megalitica croce metallica, alta
76 metri, sul monte Vodno (1.800 m), che domina Skopje: "illuminata da
550 riflettori, la croce, la piu' grande dei Balcani, e' visibile a 80
km dalla capitale" (ANSA). Una mera assurdita' ed una vergogna, per un
paese tra l'altro in preda ad una crisi economica profonda.
Continuando nell'elencazione dei partiti in lizza: al centro-sinistra
troviamo l'SDSM (Unione Socialdemocratica). E' il partito di Branko
Crvenkovski, che fu primo ministro fino al 1998, e si e' presentato alle
votazioni a capo della coalizione ''Insieme per la Macedonia'', alla
quale hanno aderito anche il Partito Liberal-Democratico ed altre otto
formazioni minori. L'SDMS e' anche il partito dell'ex presidente Kiro
Gligorov, che fu figura di spicco nella Jugoslavia federativa e
socialista, poi artefice della transizione pacifica verso una Repubblica
macedone indipendente che di quella Jugoslavia doveva rappresentare una
"versione ridotta", essendo costituita, come quella, da decine di
nazionalita' diverse, tutte riconosciute e garantite nei diritti
essenziali - linguistici, culturali, sociali -, diritti ai quali dal
1990 si era aggiunto pure il diritto alla organizzazione politica.
Gligorov e' un personaggio carismatico, tuttora molto apprezzato;
l'SDSM, da taluni, e' considerato un partito pro-serbo, in quanto
''jugonostalgico'', benche' ideologicamente sia da annoverare
nell'ambito della sinistra moderata e filo-occidentale.
Alla sinistra dell'SDSM troviamo i socialisti di Ljubisav Ivanov-Dzingo
- che ha conquistato un seggio in Parlamento - ed altre formazioni
minori, come il Partito Comunista di Macedonia.
Un discorso a parte vale per le tante organizzazioni basate sulla
caratterizzazione nazionalitaria schipetara (cioe' albanese in senso
etnico, e non nel senso della cittadinanza della limitrofa Repubblica di
Albania). Si tratta di una costellazione all'interno della quale si sono
verificate scissioni e scontri a ripetizione, cosi' come pure
fortissima e' la conflittualita' tra settori diversi della mafia e della
guerriglia.
Il PDSH (Partito Democratico Albanese) e' guidato da Arber Xhaferri, a
lungo leader carismatico degli albanesi di Macedonia. Le sue quotazioni
appaiono tuttavia in discesa da quando sono entrati in scena i
terroristi, le bande armate. Pur essendo infatti una formazione di
destra e nazionalista, il PDSH e' stato l'alleato albanese piu' fedele
della VMRO-DPMNE nella curiosa coalizione di governo uscente, che ha
raccolto insieme nazionalisti fanatici delle opposte appartenenze, slava
e schipetara (1998-2002).
In ascesa, anche nei favori della NATO, e' invece, oggi, la DUI (Unione
Democratica per l'Integrazione). E' la diretta emanazione del
"disciolto" UCK di Macedonia. E' stato fondato solo nel giugno scorso,
nei pressi di Tetovo, "centro" della Macedonia occidentale rivendicata
dagli irredentisti che usano denominare tutta la regione come "Tetova" -
"Kosova-Tetova" e' uno dei loro slogan. Il leader e' Ali Ahmeti, capo
politico dell'UCK di Macedonia, leader indipendentista "storico". Nel
1986 riparo' in Svizzera per sfuggire ai tribunali jugoslavi; "Le Matin"
(30/9/2002) ha rivelato che lo Stato elvetico ancora gli paga una
pensione di invalidita' per gravi problemi mentali. Nel 1998-1999 Ahmeti
ha partecipato attivamente alle azioni dell'UCK kosovaro, e solo
recentissimamente si e' trasferito nella FYROM per destabilizzare anche
questo altro brandello della ex-RFSJ. Nel febbraio 2001 l'UCK di Ahmeti
si scatena: la primavera macedone viene insanguinata, intere comunita'
urbane vengono assediate e minacciate. Emblematico il caso di Kumanovo,
seconda citta' della FYROM, forse la piu' rappresentativa del carattere
multinazionale e tollerante, "jugoslavo", della Repubblica di Macedonia.
Kumanovo viene messa pesantemente sotto attacco: oltre alle decine di
morti, ai rapimenti, ricordiamo che nelle settimane di assedio e' stata
fatta mancare l'acqua dai terroristi, con una operazione di
strangolamento dal significato inequivocabile. Come in Bosnia, bisognava
infliggere ferite insanabili, colpire con la violenza le realta' piu'
"jugoslave", persuadere con la forza che la convivenza non doveva piu'
essere possibile. Contro Ahmeti, amnistiato nell'ambito degli accordi
di Ohrid, alla vigilia delle elezioni e' stato sporto un nuovo mandato
di arresto per strage ed altri reati; ma lui replica tranquillo: "Sono
troppo protetto perche' possano arrestarmi", e sicuramente non ha torto
(AFP 16/9/02). Grazie all'appoggio della NATO, la DUI e' diventata con
queste elezioni il fattore determinante della scena politica, quello
essenziale per costituire una qualsivoglia coalizione di governo.
Ci sono poi altre forze albanesi: il PPD (Partito per la prosperita'
democratica), altro storico e "naturale" alleato della SDSM, ed il PDK
(Partito democratico nazionale) di Kastriot Haxhirexha. Quest'ultimo e'
nato all'inizio della stagione terroristica, e teorizza la creazione di
una federazione macedone che dia agli albanesi un territorio autonomo.
Il suo nome e' stato curiosamente inserito nella lista nera stilata dal
Dipartimento di Stato americano all'indomani dell'attentato dell'11
settembre, come possibile sostenitore di movimenti terroristici,
probabilmente perche' non "in linea" con il filone irredentista
"vincente", quello sostenuto dagli USA, e che nella FYROM e' per
l'appunto rappresentato da Ahmeti.
Al quadro elettorale bisogna poi aggiungere una miriade di formazioni
che rappresentano i tanti gruppi nazionali - turchi, rom, serbi,
eccetera - e svariate sfumature ideologiche.
I RISULTATI DELLE ELEZIONI
Nei giorni immediatamente successivi al voto la incertezza e' stata
alimentata dalle proteste di rappresentanti governativi, che hanno
denunciato manipolazioni e brogli, pur senza mettere in discussione
l'esito, scontato, che li vede perdenti. Il ministro degli Interni ha
persino inviato agenti dei servizi segreti a perquisire la Tipografia di
Stato, dalla quale sarebbero sparite delle schede. Tuttavia, dopo
qualche tira-e-molla su di un seggio contestato, i risultati sono ormai
ufficiali: all'Unione Socialdemocratica vengono assegnati 60 dei 120
posti in Parlamento. Alla VMRO-DPMNE 33 seggi, alla DUI 16 seggi, al
Partito Democratico Albanese 7, al Partito per la Prosperita'
Democratica 2, infine al Partito Democratico Nazionale (albanese) e al
Partito Socialista di Macedonia un seggio ciascuno.
Il leader dell'SDSM, non disponendo della maggioranza assoluta, ha
annunciato l'avvio dei negoziati con la DUI, piuttosto che con i partiti
albanesi piu' moderati o con gli ex-alleati socialisti: una scelta che
sicuramente fa felici gli occidentali. Per facilitare questa ardua
costruzione politica tra socialdemocratici e fanatici separatisti,
l'ingombrante leader terrorista Ahmeti si e' detto disponibile a farsi
da parte, rinunciando al suo posto in Parlamento e conservando solamente
il ruolo di leader simbolico del suo partito. Ma nella lista di Ahmeti
risultano eletti almeno altri sette ex comandanti della guerriglia
albanese.
Mentre scriviamo il candidato premier deve ancora annunciare programma e
coalizione. Uscendo dalla sede della presidenza dove aveva ricevuto
l'incarico Crvenkovski ha dichiarato che ''la sfida che ci attende e'
molto grande, ci sforzeremo di non fare gli stessi errori commessi in
passato'', ma non si capisce bene a cosa si riferisca... I negoziati tra
SDSM e DUI sono in corso.
I piu' soddisfatti della situazione sono dunque i rappresentanti
dell'"ala dura" del secessionismo, ed i "rappresentanti internazionali":
i Robertson, i Solana, i vari premier europei che non hanno disdegnato
lodi e complimenti per l'andamento delle votazioni. Tanta soddisfazione
deriva in realta'
dalla certezza che la NATO e le altre strutture che tengono la FYROM
sotto tutela resteranno sul territorio. E' stato il presidente della
Repubblica Boris Trajkovski, di destra, a chiedere alla NATO di
prorogare di nuovo la sua missione ''Amber Fox'', fino al prossimo 15
dicembre: richiesta prontamente accettata.
LA CONTESA USA-UE
A cosa e' dovuto tanto interessamento occidentale per una regione cosi'
piccola dei Balcani? Come per tutta l'area circostante, la FYROM sconta
la sua posizione geografica, di rilevante interesse strategico. Posta al
centro di una "croce" formata da un asse orizzontale "turco" (Turchia,
Bulgaria, Albania, lungo la direttrice del cosiddetto "Corridoio 8"), e
da un asse verticale "bizantino" (Serbia, Grecia), la Macedonia slava e'
storicamente soggetta a innumerevoli pressioni dai paesi vicini. Ma
mentre sull'asse "verticale" essa trova le ragioni per restare unita o
addirittura unirsi, tutta intera, a realta' multi-nazionali ancora piu'
grandi, quale era la RFSJ, sulla direttrice "orizzontale" la Macedonia
si spacca drammaticamente in due, tra irredentismo bulgaro - cui il
super-nazionalismo macedone da' man forte - ed irredentismo albanese.
Non e' indifferente evidenziare che la Macedonia slava, nel corso della
Seconda Guerra Mondiale, fu per l'appunto smembrata tra Bulgaria ed
Albania alleate del nazifascismo, mentre Serbia e Grecia pativano
l'occupazione straniera, ma vivevano anche i momenti esaltanti della
Lotta di Liberazione.
Oggi, i problemi non sono poi tanto diversi. Di nuovo, le spinte
provenienti dai paesi vicini non sono che il riflesso di spinte ben piu'
grandi, che arrivano da potenze lontane. In un prossimo contributo su
questa rivista esamineremo in maggiore dettaglio le dinamiche della
contesa tra imperialismo statunitense ed imperialismo europeo, per come
essa si esplica nella FYROM: ne esamineremo i retroscena strategici,
legati essenzialmente alla "torta" delle infrastrutture per il Corridoio
8. In questa sede ci limitiamo a segnalare un recente episodio legato
alla suddetta contesa tra USA ed UE: l'agenzia di informazione VPRO ed
il Klingerdaar Institute, in Olanda, hanno rivelato che settori
dell'intelligence europea stigmatizzano l'appoggio sfacciato fornito
dagli USA all'UCK macedone, consistente in armi, forniture per le
telecomunicazioni, e addestramento militare.
Quest'ultimo e' stato curato dalla Military Professional Resources Inc.,
con base in Virginia: 17 suoi istruttori erano ad esempio presenti nel
comando UCK di Aracinovo nel corso degli scontri del giugno 2001.
Secondo quanto gia' apparso pure sull'"Hamburger Abendblatt", tra i
prigionieri fatti dai soldati macedoni in quella occasione c'era un
tizio che, preso dal panico, sventolo' il passaporto statunitense
urlando: "Diplomatic immunity!". Solo dopo pesanti pressioni USA costui
fu lasciato andare col resto del convoglio UCK, scortato dalla NATO.
Secondo la nuova documentazione fornita al giornalista olandese Hub
Jaspers, questo individuo era stato gia' impegnato nell'addestramento
delle milizie bosniaco-musulmane... Non e' un mistero d'altronde che la
MPRI ha operato in diversi momenti delle guerre di secessione jugoslave,
istruendo pure i miliziani croati. Dai documenti si evince anche come
Ali Ahmeti abbia preso ordini direttamente da Hasim Thaci, detto "il
serpente", capo militare dell'UCK kosovaro, e come il disarmo dell'UCK
kosovaro prima (1999) e di quello macedone dopo (operazione "Essential
Harvest", 2001) non siano stati altro che delle messe-in-scena.
Ma perche' tutti questi "segreti di pulcinella" escono fuori cosi', un
anno dopo? La Unione Europea evidentemente vorrebbe stabilita' nella
regione, per poterla inglobare in se' prima possibile; percio' essa si
lamenta del comportamento degli USA, che continuano a fomentare
instabilita' e violenza. Gli USA al contrario sono espliciti rispetto
alla loro strategia nella regione. "Voice of America" ha riferito che
Steven Meyer, ex viceresponsabile dell'ufficio della CIA per i Balcani,
in una Conferenza su "The Impact of U.S. Policy on the Balkans" tenutasi
al Woodrow Wilson International Center for Scholars ha affrontato la
questione macedone in maniera spregiudicata, affermando testualmente che
"i cambiamenti di confini nei Balcani non debbono essere un tabu'" -
come se non ce ne fossero stati gia' abbastanza!...
Ovviamente, la realizzazione di questi disegni strategici
irresponsabili viene pagata a caro prezzo, e sulla propria pelle, dai
cittadini dei Balcani. Oltre al sangue versato negli episodi di
terrorismo, diventa inevitabile il deterioramento dei rapporti
istituzionali e sociali, e soprattutto il peggioramento delle relazioni
tra le varie componenti nazionali. Ed e' cosi' che, per la prima volta
dopo decine di anni, migliaia di studenti di nazionalità albanese
vengono sottoposti alle pressioni famigliari - in un contesto in cui,
come in Kosovo, si va riaffacciando la cultura reazionaria, bigotta e
maschilista dei "clan" - ed obbligati a rifiutarsi di frequentare le
stesse classi e le stesse scuole frequentate dagli studenti delle altre
"etnie". A tutto questo si aggiungano i traffici di vario tipo - armi,
droga, prostituzione - sui quali si basano gli introiti mafiosi delle
organizzazioni armate, ed i sanguinosi incidenti alla frontiera con
l'Albania, dovuti alla lotta contro i contrabbandieri.
Per concludere, dobbiamo ricordare che migliaia di soldati italiani
stazionano nell'area. A quale scopo?
Lo scorso 29 agosto, a poche decine di chilometri dal confine macedone,
in quello che e' oggi il protettorato del Kosovo, retrovia e base dei
terroristi dell'UCK di Macedonia, i soldati delle truppe italiane della
KFOR sono intervenuti a bloccare una aggressione in atto, da parte di
terroristi pan-albanesi, contro quattro contadini serbi disarmati che
erano al lavoro nei campi. E' successo presso Gorazdevac, a 55
chilometri da Pristina. I soldati italiani sono stati impegnati in una
sparatoria per ben due ore, nel piu' spettacolare scontro a fuoco in cui
siano state coinvolte le truppe di occupazione occidentali sin dal loro
arrivo nella provincia serba, nel giugno 1999. Fortunosamente lo scontro
non ha causato vittime, ed un solo terrorista e' stato fermato (AP
30/8/02). Non ci risulta che alcun media italiano abbia riportato la
notizia. Lo stesso sito internet ANSA sul Kosovo si e' ben guardato dal
riportarla. E' meglio che gli italiani non si pongano interrogativi
imbarazzanti.
(*) Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
FONTI:
Bollettino JUGOINFO del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/
Dispacci ed articoli AFP, ANSA, Pravda. Reportages di Christopher Deliso
per Antiwar.com .
ALTRI SITI UTILI:
Emperor's Clothes
http://emperors-clothes.com/
Centre for Research on Globalisation
http://www.globalresearch.ca/by-topic/balkans/
Macedonian Information Agency (MIA)
http://www.mia.com.mk/webang.asp
Elezioni Politiche 2002
http://195.26.131.100/izbori2002/en/index.asp
http://oscewatch.org/CountryReport.asp?CountryID=15&ReportID=184
Partito Socialista di Macedonia
http://www.spm.com.mk/