Quella che segue e' la traduzione dal tedesco dell'intervista
all'ex-assessore verde all'ambiente di Pancevo, Zafirovic, distribuita
su JUGOINFO nell'originale tedesco pochi giorni fa. L'intervista e'
stata rilasciata in giugno, prima che la sindaca della citta' lo
dimissionasse.

[Ringraziamo A.Tarozzi per averci fornito il testo. Revisione di A.M.]

1.FONTE: internet
2.TITOLO: "Komisches Gefühl" [Una strana sensazione]
3.INDICE: Drei Jahre nach den NATO-Bomben beginnt in
Pancevo das langsame Sterben [Tre anni dopo le bombe
della NATO ha inizio a Pancevo la morte lenta]
4.SITO INTERNET: http://www.akweb.de/ak_s/ak463/37.htm
5.AUTORE: Zeitung für linke Debatte und Praxis [Giornale per il
dibattito e la prassi di sinistra], Nr. 463 / 21.06.2002;
il giornalista Boris Kanzleiter.
6.NUMERO DI PAGINE: 4.
7.DATA: 21.06.2002.


UNA STRANA SENSAZIONE

Tre anni dopo le bombe della NATO ha inizio a Pancevo la morte lenta


"Sempre più persone muoiono di cancro nella città"
dice I. Zafirovic quasi per inciso. Il giovane uomo è
seduto nel suo ufficio del municipio di Pancevo e va
avanti e indietro su una sedia di pelle artificiale.
Come unico deputato del partito verde nel Parlamento
della città lui è responsabile della tutela
dell'ambiente. Zafirovic guarda disorientato i
documenti ammucchiati sulla scrivania davanti a sé.
Sono rapporti sulle conseguenze ecologiche dei
bombardamenti Nato di tre anni fa. "Oggi muoiono molte
più persone che prima dei bombardamenti del 1999. Ma
parlare di questo è tabù", si ripete.

Durante i 17 giorni e notti della primavera di tre
anni fa, attacchi aerei e bombe colpivano obiettivi in
una città di 100.000 abitanti scarsi. Ciò che aveva
portato a 10 milioni di persone lavoro e lusso modesto
diventava una maledizione per gli abitanti. Pancevo è
uno dei poli industriali più importanti in Jugoslavia.
Qui ,a soli 20 km dalla metropoli di 2 milioni di
abitanti che è Belgrado, è situata l'industria
petrolchimica del paese. Benzina, fertilizzanti,
materie sintetiche, vernici, concimi sono prodotti nel
polo industriale.

"Il 24 Marzo del 1999, alle 20.40, cadevano le prime
bombe", ricorda Zafirovic. Il 24 marzo era il primo giorno
della guerra, solo cinque giorni prima le speranze di
una soluzione alle trattative del conflitto del Kosovo
erano fallite nel cassetto di Rambouillet (vicino a
Parigi).
"Come primo obiettivo le bombe hanno colpito la
fabbrica Lola Utva dove venivano montati piccoli
velivoli ad utilizzo agricolo" dice Zafirovic. Poi, nelle
settimane successive, le bombe hanno colpito le
raffinerie, la fabbrica di fertilizzanti Azotara e
quella di materie sintetiche Petrohemjia. Sono state
colpite sempre, fino all'ultimo giorno - 8 giugno -
quando è stato firmato un accordo di cessate il fuoco
ed i militari jugoslavi si sono ritirati dal Kosovo.


"E' tabù parlarne"

I bombardamenti su Pancevo sono stati documentati in
modo precisissimo. Già nell'ottobre 1999, a soli
quattro mesi dalla fine della guerra, l'UNEP
pubblicava un Rapporto dettagliato sulle conseguenze
ecologiche dei bombardamenti. Gli esperti
dell'autorità a Ginevra hanno fatto dei viaggi di
ricerca in Jugoslavia dopo la fine del cessate il
fuoco ed hanno provato - insieme a scienziati e
testimoni - a fare un inventario . Hanno identificato
Pancevo, insieme alla città industriale Kragujevac,
come "quella interessata nel modo peggiore".
"E' stato un incubo", dice Zafirovic mentre cerca di sorridere,
perché tanto è successo tutto tanto tempo fa. "Le
bombe hanno colpito gran parte dei serbatoi nei quali
erano immagazzinate materie prime per la produzione".
In particolare nella settimana tra il 13 ed il 20
aprile la popolazione è andata in panico. Ogni notte
dei missili Cruise sorvolavano l'area industriale che
è nelle vicinanze del quartiere residenziale. Le
fiamme scintillavano nel cielo notturno. Durante il
giorno poi restava buio, perché una grande nuvola di
fumo sovrastava la città. Soltanto quando iniziava a
piovere il cielo si schiariva. "Sulle automobili,
sulle strade, dappertutto c'era una sostanza nera e
viscida" - ricorda il giovane consigliere - "molte persone
allora sono fuggite da Pancevo e sono andate da
parenti o amici a Belgrado oppure in altre città" -
racconta. "Le persone avevano paura. Molte donne in
gravidanza hanno abortito in quanto si sentivano
avvelenate: gli stessi medici negli ospedali davano
consigli di questo tipo."
La catastrofe ha sorpreso la città inaspettatamente.
Pancevo è situata nella regione della Vojvodina, al
confine con l'Ungheria e la Romania. Qui, dei
conflitti al sud le persone avevano letto solo sui
giornali. Che le fabbriche nelle vicinanze fossero
pericolose lo sapevano bene però. "L'industria chimica
è da sempre una minaccia" - dice Zafirovic - "gli operai qui
muoiono giovani". Quando l'industria chimica jugoslava
fu costruita, negli anni '60/'70, i parametri
ecologici non giocavano un ruolo importante. I medici
chiamano "cancro di Pancevo" una malattia che
affiorava particolarmente negli operai della fabbrica
di PVC Petrohemjia, questa malattia era il cancro al
fegato. Loro dicevano che i responsabili di ciò erano
soprattutto le sostanze chimiche EDC (di cloro
etilene) e VCM (vinil ­ cloruro - monomero), ossia le
materie prime per la produzione di PVC. Adesso il
"cancro di Pancevo" si diffonde in quanto proprio
queste sostanze chimiche sono state liberate in grande
quantità, a causa delle bombe della NATO.
L'Umweltlexikon [Enciclopedia dell'Ambiente] descrive
gli effetti dell'EDC: "irritante per la pelle, anestetizzante,
mutageno e cancerogeno". I sintomi sono "mal di
testa, nausea con vomito, diarrea e sangue nelle feci,
coliche, anestesia profonda". Gli effetti a lungo
termine causano "depressioni e problemi di stomaco
con vomito". Minacciano "danni ad organi come fegato,
reni ed al sangue in generale; crescita del numero di
nascite premature e neonati nati morti."
Anche il VCM viene descritto come una sostanza che
"senza dubbio causa il cancro". "Non si può stabilire
un valore limite con certezza, perché ogni
concentrazione, anche se minima, può avere effetti
dannosi".
Per i luoghi di lavoro in Germania il superamento di
una concentrazione di 3 ppm (ml/m3) non è ritenuto
tollerabile. In Yugoslavia lo stesso limite passa a
5ppm.
Il team di misurazioni dell'Istituto per la tutela
della salute di Pancevo ha individuato, il 18 Aprile
1999 (mentre le fabbriche erano in fiamme), in più
punti della città una concentrazione di VCM da 7.200 a
10.600 volte superiore a quella consentita. Il
Rapporto UNEP contiene ulteriori cifre. Dalla fabbrica
Petrohemjia sono state emesse 2.100 ton. del velenoso
EDC e sono bruciate 460 ton. di VCM.
Anche altre sostanze tossiche erano nell'aria,
bruciate dalle fiamme, e sono finite nel suolo o nel
Danubio. 8 ton. di mercurio, metallo pesante che si
insinua nella catena alimentare, si sono sprigionate
da Petrohemjia. Nella raffineria vicino alla fabbrica
di plastica bruciavano, secondo gli esperti di
Ginevra, non meno di 80.000 ton. di olio grezzo e
derivati. Anche tramite ciò si sono sviluppati i
cancerogeni PAH (idrocarburi policiclici aromatici).


"Il sistema sanitario è senza soldi"

Non tutte le sostanze sono state liberate subito dopo
i bombardamenti. Due giorni dopo l'inizio
dell'offensiva, minacciata il 13 Aprile, i direttori
della fabbrica di concimi artificiali Azotara avevano
deciso di far filtrare 250 ton. di ammoniaca liquida in un
canale di scolo che porta al Danubio. Qui infatti è
iniziata una moria di pesci, ma i direttori temevano
che qualcosa di peggio sarebbe accaduto se le bombe
avessero colpito i serbatoi pieni. Infatti il giorno
successivo i serbatoi vuoti sono stati bersagliati.
"E' stato un bene che gli esperti UNEP siano venuti
subito sul posto" - pensa Zafirovic - adesso sappiamo cos'è
successo allora". Ma da allora non sarebbe stato fatto
quasi nulla per salvare la popolazione. Certo non si
potrebbe annullare l'avvelenamento, ma oggi i
contadini produrrebbero verdura su campi su cui è
caduta la pioggia nera. Non ci sono statistiche
affidabili nemmeno sui morti - spiega Zafirovic: "il sistema
sanitario non ha soldi e non esistono nemmeno più
termini di paragone con la situazione precedente."
Roeland Kortas è il direttore del Programma Clean up
dell UNEP. Con i suoi 10 collaboratori ha sede in un
ufficio nel quartiere Zemun di Belgrado, dove si
congiungono la Sava ed il Danubio per arrivare al Mar
Nero. Clean up è una espressione sbagliata. "Fino ad ora non
si sono svolte attività volte alla depurazione della
acque e del suolo di Pancevo. Ci si è concentrati su
compiti più urgenti, per es. occuparsi del canale di
rifiuti che va dal complesso industriale di Pancevo
al Danubio. In questo canale ci sono ton. di sostanze
pericolose e la situazione potrebbe peggiorare dato
che la macchina per la depurazione è stata distrutta
durante i bombardamenti", spiega Kortas. L'intento del
Programma UNEP sarebbe quello recuperare le sostanze
liberate e limitare la diffusione dell'acqua
contaminata. Si cerca insomma di non far aumentare
ulteriormente i danni.
"L'UNEP ha identificato 26 Progetti per ridurre il
rischio di salute della popolazione. Per implementarli
servono 20 milioni di dollari", spiega Kortas.
Grazie alle sole raccolte fondi in diverse metropoli
europee sono stati raccolti 11 milioni e la Germania
ha offerto 870.000 dollari. Gli stati aderenti alla
Nato hanno speso 12 miliardi per fare la guerra ed ora
sembrano non esserci più soldi in cassa per la
ricostruzione. "Avremmo bisogno di 100 milioni di
dollari per l'operazione Clean up" - argomenta Kortas -
"ma la tutela dell'ambiente non è una priorità
impellente".
Nel centro di Pancevo dei giovani sono seduti al
tavolino di un caffè. Dopo tre anni dai bombardamenti
si simula un po' di normalità. "Le persone cercano di
dimenticare" - spiega A. Weisner, membro delle truppe
di pace - "...oggi si cerca di porre l'attenzione sulla
catastrofe ecologica, ma la popolazione è come
paralizzata. Le persone hanno problemi diversi. La
disoccupazione è alle stelle ed i salari si aggirano
sui 150 euro. Tutti cercano di sopravvivere, in
qualche modo".
Nessuno è più interessato a parlare degli effetti
delle bombe. "Il governo potrebbe essere messo sotto
pressione dalla popolazione per fare di più" - dice
Weisner - "ma non ci sono soldi". Il Primo Ministro
serbo Z. Djindjic dice che le bombe hanno causato
danni di milioni di dollari. Delle promesse di aiuti,
dopo la caduta di S. Milosevic fino ad ora, sono
arrivati solo 500 milioni di dollari. C'è bisogno di
investimenti dappertutto. Ospedali e scuole sono in
uno stato tragico ed i soldati molte volte non sono
pagati.


"Quasi ognuno conosce qualcuno che è malato

Anche la Comunità Internazionale preferisce tacere.
Altrimenti bisognerebbe rispondere a molte domande che
non si vogliono sentire a Bruxelles, Berlino e
Washington. Perché sono state bombardate fabbriche, a
Pancevo, che non producevano materiale ad uso bellico?
Forse la Nato voleva distruggere un complesso
industriale importante per indebolire la forza
economica del paese? Oppure voleva solo distruggere la
raffineria più grande della Jugoslavia, che produceva
carburanti? Perché una fabbrica di concimi e plastica
è stata bombardata a più riprese? Nei Protocolli
Aggiuntivi della Convenzione di Ginevra si dice che
"una guerra che causi danni gravi, lunghi ed estesi
all'ambiente naturale è vietata". Allora perché il
Tribunale dell'Aia ha rifiutato di inquisire i
pianificatori della Nato?

Alexander Weisner non lo sa, ma sa qualcos'altro:
"Quasi ognuno conosce qualcuno che è ammalato. Questa è
una strana sensazione".


Boris Kanzleiter

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