"Kom' obojci, kom' opanci"

Kome odgovara dogovor Hrvatske i Crne Gore, odnosno Jugoslavije?

PREVELI NAS ZEDNE PREKO PREVLAKE

Za "Oko", nedeljnik , 18. decembar 2002, pise Branko Stasic.

Protokol o privremenom rezimu na podrucju Prevlake, uz juznu granicu
Hrvatske i SRJ, kojim ovaj mali kopneni spic na ulazu u Boku Kotorsku
prestaje da bude neuralgicna tacka i postaje "primer kako treba
resavati sporna pitanja u odnosima susednih zemalja", u Hrvatskoj je
docekan euforicno, kao "nova pobeda deset godina posle Domovinskog
rata" (...)

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Dal settimanale belgradese "Oko", 18 dicembre 2002

"A chi le pezze e a chi le ciocie"
CI HANNO FATTO ATTRAVERSARE LA PREVLAKA SENZA BERE
di Branko Stasic

A chi conviene questo accordo tra la Croazia e il Montenegro cioé
Jugoslavia?

Dopo lunghe trattative, la cui ultima fase è durata 9 mesi, la
Jugoslavia, cioé il Montenegro, e la Croazia hanno trovato la
risoluzione per il loro "ultimo contenzioso", quello del promontorio
di Prevlaka [zona marina strategica presso Cattaro, ndCNJ].
L'altra settimana (nella prima metà di dicembre) sulla linea di
frontiera, sotto una tenda appositamente allestita, è stato raggiunto
l'accordo per un regime temporaneo, firmato tra i ministri degli
Esteri della Jugoslavia e della Croazia, Goran Svilanovic e Tonino
Picula.
Si può subito dire che questa risoluzione è un (in)successo della
diplomazia montenegrina giacché la firma l'ha messa il capo della
missione jugoslava, e non montenegrina. Ma questa e' soltanto una
formalità, perché il Montenegro, malgrado di fatto indipendente, non è
uno stato, mentre la R.F. di Jugoslavia lo è. Perciò la nuova unità
statale di Serbia e Montenegro avra' in eredità anche questo
Protocollo, come anche molti altri oneri e doveri derivanti dai
precedenti accordi interstatali.
Ciò che questa soluzione definisce "regime provvisorio" è anche una
definizione formale, perché la soluzione finale concerne soltanto la
linea di frontiera marittima, e perché sia il Montenegro che la
Croazia ritengono che con nuovi dialoghi potrebbero ottenere di più.

Senza "dimostrazioni di forza"

In ogni caso, dopo 10 anni dalla fine dello scontro bellico tra
Podgorica e Belgrado da una parte e Zagabria dall'altra, cioé dalla
sconfitta del tentativo serbo-montenegrino di occupare Dubrovnik e
dintorni [sic], ritornano gli appetiti territoriali della tornata
precedente. Prevlaka di nuovo viene posta sotto giurisdizione croata,
come era nella ex Jugoslavia [socialista, nella quale pero' le
frontiere avevano esclusivamente valore amministrativo, ndCNJ].
L'altra settimana la missione ONU - MO, che era rimasta per 10 anni
sulla Prevlaka, in base alla risoluzione del Consiglio di sicurezza
779, "ha conseganto le chiavi" ai rappresentanti della Croazia, con il
che la polizia croata ha stabilito il controllo di questo piccolo
promontorio-punta all' ingresso del Golfo della Boka Kotorska, ed un
"controllo parziale", insieme alla polizia montenegrina, su di una
sottile cintura della costa interna del promontorio del "mare comune"
nel golfo.
Secondo il Protocollo, le due parti "regolano temporaneamente" le
relazioni collegate alle regole di frontiera con la demilitarizzazione
della zona, senza ingerenze doganali, come anche relativamente alle
questioni legate alla vita dei cittadini su quel territorio, che non
dovrebbero più rappresentare problemi. Sulla "temporaneità" si insiste
non solo nelle dichaiarazioni dei rappresentanti delle due parti, ma
anche nella parte iniziale del documento, dove e' scritto che le
decisioni del Protocollo e gli annessi, come anche l'applicazione
dello stesso, "in nessun modo pregiudicano la frontiera di divisione
tra i due stati". (...)
Il Protocollo obbliga la Croazia alla completa demilitarizzazione
nella fascia di 5 km dalla frontiera (con l'eccezione della strada
Poljice - Molunat) mentre per la RFJ (Montenegro), in profondità di 3
km (e di più nemmeno ne avrebbe).
La demilitarizzazione sottintende lo spostamento o distruzione di
tutte le fortificazioni (bastioni e installazioni missilistiche) come
anche il trasferimento in nuove locazioni fuori da questa zona di
tutti i sistemi militari missilistici, l'artiglieria, ecc. (...)
Le due parti alla firma del "Protocollo provvisorio" hanno affermato
con orgoglio che l'accordo è stato raggiunto "senza mediazione
straniera", ed hanno dichiarato che "è stato trovato un altro punto di
incontro e cooperazione".
Sembra però che la parte croata abbia più ragioni di essere
soddisfatta, e non lo ha nascosto. (...)
Al capo della missione jugoslava, Goran Svilanovic, mancava una vera
ragione di soddisfazione, non soltanto perché non era poi tanto
interessato in questo accomodamento, ma anche perché non poteva dire
altro che: più di questo non si sarebbe potuto ottenere. Anche in
questi accordi ha prevalso il principio della divisione della RFS di
Jugoslavia, cioé che le frontiere repubblicane (e amministrative) sono
diventate frontiere di nuovi stati. In altre parole "si è ottenuto
soltanto quello che era possibile".
Ci sono pareri, sia dalla parte montenegrina che quella croata,
secondo cui ognuna di esse poteva ottenere di più.
Il capo-missione degli esperti, il montenegrino N. Vucinic, in un
primo momento ha dichiarato che "il Montenegro forse poteva ottenere
di più", ma ha subito ammesso: "importante è che abbiamo difeso i
nostri interessi". Per i firmatari jugoslavi il più importante aspetto
sembra essere "il guadagno" sul mare. "Il regime marittimo nel golfo
delle Bocche di Cattaro nel settore di Dubrovnik è rimasto come prima
della guerra" ha dichiarato Vucinic.
Sia come sia, Podgorica in questo caso non ha ragione di lamentarsi di
Belgrado e nemmeno di lasciargli la gloria, perché tutta l'operazione
è il risultato della propria abilità.
Il presidente montenegrino M. Djukanovic alla vigilia della firma del
Protocollo ha dichiarato che "il Montenegro e la Croazia sulla
questione della Prevlaka stanno contrattando senza la mediazione di
Belgrado". In un'altra occasione ha detto: "Belgrado è qui soltanto
presente da un punto di vista giuridico e formale". (...)
Da parte croata la firma del Protocollo è stata salutata quasi
euforicamente, almeno nei media. Sicuramente i giornalisti hanno
voluto comunicare quello che i politici si astenevano dal comunicare -
e cioe' che "la Croazia ha ottenuto un'altra vittoria, 10 anni dopo la
cosiddetta guerra patriottica".
Ma nelle fila croate non tutti sono contenti. Cosi l'ex diplomatico
del periodo tudjmaniano, Davorin Rudolf, afferma che la Croazia "ha
concesso troppo" quando ha "concesso" le acque territoriali (e con
esse ha "regalato" anche parte dello spazio aereo e i fondali marini),
cioé che la frontiera provvisoria del regolamento marittimo "è
scandalosa e a discapito della Croazia". Ufficialmente però la Croazia
e la Jugoslavia ritengono di aver "fatto un grande passo nella
normalizzazione delle relazioni reciproche", come dice il capo del
Governo croato, Ivica Racan, ma anche complessivamente, come dichiara
il capo delegazione jugoslava Svilanovic.
La Jugoslavia ha riconosciuto la sovranità della Croazia sulla
Prevlaka, e tutto il resto dipenderà essenzialmente dalla buona
volontà, dagli interessi e dalle necessità del futuro.

Un po' di storia
[che ognuno "tira", a mo' di coperta, come gli conviene, N.d.t.]
Comperata ancora nel 1419; ufficialmente Zagabria non ha mai permesso
di mettere in dubbio che il promontorio della Prevlaka non
appartenesse alla Croazia. In questo ha avuto il sostegno degli
accademici. Questa posizione è stata confermata con la
scoperta nel libro "Hrvatska Prevlaka". La Repubblica di Dubrovnik
(Ragusa) "ancora nel lontano 1419 ha comperato la Prevlaka dal
feudatario bosniaco Sandalj Hranic", e di questo acquisto "il trattato
venne stipulato il 24 giugno 1419 nel luogo di Scepan Polje,
sull'odierna frontiera tra la Serbia e il Montenegro".
Prevlaka durante i secoli, come del resto tutto il litorale Adriatico,
ha cambiato proprietari: sotto Napoleone dal 1805 al 1813,
austroungarica dal 1814 al 1918, nel Regno della Jugoslavia dal 1918
al 1941, sotto l' Italia fino al 1945. Di nuovo in Jugoslavia, fino al
1991, ma la domanda è: in questa cornice, a chi apparteneva? I croati
affermano che "era sempre nella compagine di Dubrovnik", cioé della
Croazia, mentre fonti montenegrine risalgono al periodo
austroungarico, ed una di queste fonti riprende un documento secondo
cui Punta d' Ostrò, cioé Rt Ostra, amministrativamente appartiene al
comune di Castelnuovo, cioé l'odierna Hercegnovi, e questo al
distretto di Cattaro, cioé Kotor!

[Traduzione di Ivan per il CNJ.
Nota del traduttore:
Sembra come quella coperta troppo corta che ognuno cerca di tirare
dalla parte propria. La Croazia ha dovuto concedere delle frontiere
marine alla Slovenia in Istria; ora, riconosciuta "democratica" dal
governo Bush junior, essa rivendica territorio "di terra e di mare" da
un'altra parte...
"Povero popolo jugoslavo, qualunque cosa avresti fatto saresti stato
fregato". Svegliati! Solo in uno stato comune fondato sulla tolleranza
potrà ripristinarsi una pace duratura.]