1. Kostelic ed il nazismo
2. Lettera di Ivan al giornalista de "La Repubblica"
3. L'esempio infame dai campioni dello sport


1. SCI: GIORNALE CROATO, KOSTELIC AFFASCINATO DAL TERZO REICH

(ANSA) - ZAGABRIA, 15 GEN - Ivica Kostelic ammira il Terzo Reich. Lo
rivela il settimanale croato 'National' che ha deciso di
pubblicare nell'ultimo numero lo stralcio di una intervista fatta nel
maggio 2002 in cui lo sciatore si diceva ''affascinato'' dal regime
nazista. Il settimanale ha deciso di pubblicare le parole della
primavera scorsa in seguito al sorprendente commento al successo di
Kranjska Gora che Ivica Kostelic avrebbe fatto una decina di giorni fa
citando il giorno dell'attacco nazista all' Urss (''Alla partenza ero
pronto come un soldato tedesco il 22 giugno 1941''). A maggio la parte
politica dell'intervista non era stata pubblicata ''perche' - ha
spiegato il settimanale - era apparsa su un supplemento di tono
leggero e perche' in redazione abbiamo pensato che si trattasse di una
boutade estemporanea''. Nel numero di questa settimana il National ha
invece ripreso quell'intervista dedicando a Kostelic la copertina con
il titolo: ''Il Nazismo, un buon sistema''. ''Il Terzo Reich - ha
detto Kostelic secondo il settimanale - ha condensato duemila anni di
storia romana in un decennio, il nazionalsocialismo era difficilmente
applicabile, perche' era un po' troppo estremo''.
Parlando dell'attacco tedesco contro l'Inghilterra Ivica Kostelic lo
ha definito con ammirazione ''un'irripetibile, pura fantascienza''.
''Potete immaginare 1400 aerei tedeschi in aria - ha aggiunto lo
sciatore - e' esattamente come le guerre stellari, se aggiungiamo i
500 aerei inglesi significa 2000 aerei in 200-300 chilometri
quadrati''. ''Per me - ha detto Kostelic, 24 anni - il comunismo e'
stato peggio del nazismo. Sapete qual era la differenza sostanziale?
Lasciando perdere l'olocausto che era una visione idiota, era che nel
nazismo per un individuo c'era la possibilita' di affermarsi, era un
buon sistema per gli ambiziosi. Nel comunismo invece non era permesso
essere ambiziosi. Si trattava di due sistemi totalitari, tuttavia
Hitler non faceva uccidere i suoi generali, lo ha fatto solo con
quelli che avevano congiurato contro la sua vita, invece Stalin ogni
giorno ammazzava qualche generale, anche i suoi amici''. National
riferisce anche le dichiarazioni del padre Ante rilasciate al
settimanale Globus due giorni dopo quelle di Ivica a Kranjska Gora sul
soldato tedesco nel giugno 1941. Dopo aver dichiarato che non paghera'
le tasse in Croazia, Ante Kostelic ha definito il presidente croato
Stipe Mesic ''un porcospino'' indicando come possibili presidenti
ideali Ante Ledic (un atleta che ''e' un bell'uomo e faceva i cento
metri in 10.3'') oppure il presidente della camera di commercio Nadan
Vidosevic (perche' ''ha gli occhi azzurri e i capelli neri''). (ANSA).
VD 15/01/2003 19:52
http://www.ansa.it/balcani/croazia/20030115195232442834.html


2. "IVICA I MARICA"

To: l.coen@...

"Ivica i Marica, cioè, i Janica", parafrasando la storiella di Hans e
Gretel, nel senso inverso' giacché papà Kostelic ha indicato la
"strada" da intraprendere...
Questo per ricollegarmi al Suo articolo, signor Coen: "Kostelic, dai
trionfi ai deliri", apparso su "Repubblica", 16 gennaio a.c.
"Un settimanale croato rende noto un incredibile colloquio col nuovo
asso dello sci....".
Incredibile? Ma per niente, e certo non per noi - ne' per quelli che
volevano vedere! -, che sin dal 1990 ammonivamo, in quel poco di
spazio concessoci, che Franjo Tudjman stava riportando la Croazia
seccessionista ai nefasti anni 1941-1945. Gli anni del cosiddetto
Stato Indipendente Croato di Pavelic, uno Stato riconosciuto e
protetto da Hitler e Mussolini, e benedetto dall'allora arcivescovo
Stepinac.
Andammo allora anche alla redazione della rivista "Shalom" a Roma.
Ricordammo a Livio Maitan, in occasione di un Convegno sulla
Jugoslavia anni fa, l'Olocausto che avevano subìto i serbi ortodossi
nel lager di Jasenovac. "Si, ma non è stato grande quanto quello degli
ebrei", mi rispose Maitan. In quel lager morirono circa 600.000 mila
inermi cittadini, oltreché serbi, anche rom ed ebrei (15000). Anche se
non fosse stato relativamente il più grande, Jasenovac era sicuramente
il più atroce dei lager.
La conoscevano benissimo, in tanti, la pericolosità del
neo-ustascismo, promosso dall'emigrazione "nera" croata, con a capo
Franjo Tudjman - ma non volevano "vedere"... Lo stesso presidente
della comunità ebraica a Zagabria dichiarò sui quotidiani che "la
comunità ebraica non ha da temere dal regime di Tudjman" (sic!).
Eppure, e' di dominio pubblico la frase che pronunciò Tudjman: "Grazie
a dio, mia moglie non è serba ne' ebrea". Lo sapeva benissimo
Wiesenthal chi fosse Tudjman, e lo denunciò, tanto che qualcuno
si meravigliò quando Tudjman apparve alla commemorazione
dell'Olocausto a Washinghton.
E questo Papa, con la beatificazione di A. Stepinac, convalida e
benedice gli orrendi crimini compiuti dagli ustascia di allora, e
gratifica gli autori dei crimini commessi negli ultimi 12 anni. E
nemmeno una voce autorevole si e' alzata contro questa beatificazione!
Papa Pacelli, parlando da laico, era proprio "rose e fiori" a
confronto di Stepinac...
Signor Coen, ha mai ascoltato le cattiverie e le faziosità pronunciate
da un altro sportivo, il giocatore del "Milan" Zvonimir Boban, "eroe
nazionale della nuova Croazia", alla TV (TeleRoma 56) ed anche
altrove, insieme al "compare" Pannella!?
E voi vi meravigliate che questi nuovi giovani, come il Kostelic, si
comportino cosi', ed usino parole "offensive per tutto il nostro
popolo" (aggiungo io: jugoslavo!) ???
Oltreché razzisti, frustrati, inculcati di odio verso "l'altro", il
loro vicino, questi vogliono pure riscrivere la storia. Ivica, da
"storico dilettante", non è nemmeno stupido. Come non lo è "papà
Kostelic", il suo educatore che farfuglia di non voler pagare le tasse
perché alla presidenza della Croazia si trova Stipe Mesic, quel
"porcospino" neocomunista (sic!)... Mesic è uno dei principali
responsabili della distruzione della Jugoslavia, ed è stato braccio
destro di Tudjman nei momenti cruciali.
Mentre il giovanotto Ivica, "storico dilettante", nelle sue
ferneticazioni non vede neanche ad un palmo dal naso quando dice che
"nel comunismo (socialismo, Ivica, "socialismo sotto la guida del
partito comunista"!) non era permesso essere ambiziosi". Nel senso che
uno non aveva la possibilità di affermarsi anche all'estero, suppongo.
Falso! Si dovrebbe ricordare, per esempio, il caso di Mate Parlov,
croato, primo pugile jugoslavo professionista... O l'allora ancor
giovanissimo Drazen Petrovic, giocatore di pallacanestro, per il quale
si cambiò anche la regola per cui gli sportivi jugoslavi non
potevano andare giocare all'estero prima dei 28 anni di età.
Signor Coen, dopo questa disgraziata e grande tragedia jugoslava, di
una guerra che è stata una guerra fratricida, lo sa Lei quanto se ne
fregano i Kostelic ed i loro simili della traduzione di qualche
articolo apparso sui giornali italiani, oppure di qualche
"bacchettatina alle manine" dalla comunità internazionale, ora che
hanno ottenuto il loro tanto agognato Stato indipendente croato?

Distinti saluti Ivan


3. L'ESEMPIO INFAME DAI CAMPIONI DELLO SPORT

Molti ricordano gli incidenti causati dagli hooligans croati in
trasferta a Milano; altri menzionano il ruolo avuto dalle tifoserie
alle prime avvisaglie della dissezione della RFS di Jugoslavia -
quando si incominciarono ad usare simboli e slogan nazisti negli
stadi, cosa che in Italia si fa regolarmente, ma che nella ben piu'
civile RFS di Jugoslavia fino alla fine degli anni Ottanta era
inimmaginabile.

Molti di meno pero' si sono resi conto dell'esempio infame che stanno
dando oggi in prima persona alcune "star" dello sport post-jugoslavo,
e specialmente di quello croato. Spesso e volentieri in Italia i
comportamenti e le idee nazionaliste, razziste e fasciste di questi
atleti vengono nascoste al pubblico e travisate.

Accade cosi', ad esempio, che l'estremista croato Boban - che prima di
diventare un noto calciatore del campionato italiano si era reso
famoso in patria per le sue provocazioni contro pubblico, atleti e
persino rappresentanti delle forze dell'ordine di nazionalita' serba,
e che non ha mai nascosto la sua vicinanza alla politica di Tudjman -
venga invitato a scrivere una prefazione in un libro per bambini sulla
guerra!

Il libro in questione - "La vita è una bomba!" del giornalista
sportivo Luigi Garlando (Piemme Junior, 2001 - si veda:
http://www.piemmescuola.it/0534-7.html), vincitore persino del Premio
"Il battello a vapore", Città di Verbania 2000 - si presenta come un
innocuo testo per bambini, nel quale si vuole descrivere l'orrore
della guerra. In realta' il fatto che esso contenga una prefazione di
Boban desta piu' di qualche sospetto. Ed i sospetti sono confermati
andando a leggere la vicenda narrata, che riporta ad una guerra in
Bosnia dalle tinte giornalistico-disinformative, una guerra in Bosnia
tutta spiegata in termini manichei e traumatizzanti, dove una parte
politica ben precisa (indovinate un po' quale?) deve svolgere il ruolo
che in altre favole viene assegnato all'Uomo Nero.

I. Slavo