Precisazione di complemento alla precedente lettera di protesta



All'attenzione della Redazione RAI,

Faccio presente che "la fredda accoglienza" ai profughi dalla
Jugoslavia, così ampiamente descritta e dolorosamente gridata dai
giornalisti alla tv, ha significato:

1- maggiore punteggio per entrare nella amministrazione statale e
nella scuola, superando a volte chi era stato allontanato dalla
precedente amministrazione statale fascista, per "scarso adattamento
al regime",

2- Un "regalo" di 10 (dieci) anni per la pensione.



Conosco questi fatti come dipendente statale e per motivi personali,
in quanto amici di famiglia hanno usufruito abbondantemente di
queste agevolazioni.



I detenuti politici antifascisti invece non hanno ottenuto nulla,
perché quelli sopravvissuti, "avevano sopportato un carcere duro, ma
non particolarmente, altrimenti sarebbero morti e le domande non si
fanno da morti".



Distinti saluti

Boris Bellone



-----Messaggio originale-----
Da: bellone
Inviato: lunedì 10 febbraio 2003 17.28
A: rai-tv@r...



Alla Redazione di RAI 1

p.c. La Repubblica, La Stampa, Radio Iran, Radio Cuba, Luna Nuova,
Dialogo in Valle, La voce del Gamadi, L'incontro, Liberazione, ANPI,
ANPPIA, L'antifascista, Les amis de Robespierre, Libero Pensiero
Giordano Bruno, sindacato jugoslavo, Giorgio Bocca, Eugenio Scalari,
Politecnico di Torino



Con grande dispiacere ho ascoltato la notizia da voi trasmessa oggi
10 febbraio 2003 al TG delle ore 13:30, riguardo la questione dei
"profughi" italiani, dopo la seconda guerra mondiale, dalle isole
jugoslave (oggi croate). Avete descritto il fatto come un "mini"
olocausto. Ricordo che gli Italiani hanno avuto la possibilità di
scegliere se stare in Jugoslavia o tornare in Italia, non sono stati
né massacrati, né giustiziati, né tantomeno allontanati, né con le
buone, né con le cattive. Quanto avete riferito è pertanto falso e
offende chi ha combattuto il fascismo che, come è noto alle persone
sincere e documentate, ha contribuito in maniera sostanziale allo
sterminio del popolo jugoslavo, innalzando ben 200, dico duecento,
campi di concentramento, dove donne e bambini (gli uomini venivano
subito uccisi davanti ai loro figli e alle loro mogli) morivano
perfino di sete.

Come figlio di un noto comandante partigiano della Valle di Susa e
responsabile del sabotaggio e controsabotaggio in Piemonte e nipote
di Virgilio, giornalista e direttore didattico allontanato
dall'insegnamento per "scarso adattamento al fascismo", come membro
dell'ANPPIA, protesto per queste menzogne vergognose, probabilmente
suggerite per far piacere al ministro Tremaglia, noto fascista, che
certamente non si è mai vergognato dei campi di sterminio.

Allego alcune lettere che potrebbero farvi riflettere.

Distinti saluti

Boris Bellone