Testimonianze (3)
CITTA' ITALIANE, ANNO 2003
Oggi a Trento, all'angolo fra via Manci e la galleria che dà in Piazza
Italia, c'era una mendicante.
Accucciata per terra era piegata in due con la fronte quasi toccava il
marciapiede. Si sosteneva con le mani appoggiate alla pietra gelida in
questa giornata freddissima e tremava come una foglia. Gemeva piano,
come un cane che guaisce. Piangeva e sull'asfalto sotto il suo viso si
allargavano polle di lacrime. Davanti aveva appoggiato un'immagine
della Madonna col bambino in braccio.
La gente passava ignorandola completamente.
Nessuno che manifestasse una traccia di pietà.
Ho tentato di parlarle, non capiva l'italiano.
Mi sono rivolta a lei con le poche parole che ricordo di slavo, ma non
sono stata in grado di decifrare la sua risposta. Le ho chiesto se era
serba. Ha taciuto.
Allora ho pensato alla sollevazione di tutto il "mondo civile" contro
i "crimini dei serbi".
Ho ricordato una guerra che ha fatto migliaia di vittime civili, che
ha lasciato orfani, vedove, mutilati, che ha distrutto l'economia di
un popolo ricacciandolo all'età della pietra, che lo ha ridotto alla
fame, e che ha avvelenato con l'uranio impoverito quella parte del
pianeta per miliardi di anni.
E mi sono chiesta dove sono i documentari, le foto, i reportages sulle
conseguenze di questa guerra tanto umanitaria.
Mi sono chiesta come mai nessun rappresentante dei media è andato
nella ex-Jugoslavia a filmare come vanno le cose oggi.
Abbiamo distrutto un popolo e poi ce ne siamo dimenticati.
La miseria, la disperazione, la fame, gli orrori che abbiamo creato
non interessano nessuno...
Piera Graffer, 5/2/2003
CITTA' ITALIANE, ANNO 2003
Oggi a Trento, all'angolo fra via Manci e la galleria che dà in Piazza
Italia, c'era una mendicante.
Accucciata per terra era piegata in due con la fronte quasi toccava il
marciapiede. Si sosteneva con le mani appoggiate alla pietra gelida in
questa giornata freddissima e tremava come una foglia. Gemeva piano,
come un cane che guaisce. Piangeva e sull'asfalto sotto il suo viso si
allargavano polle di lacrime. Davanti aveva appoggiato un'immagine
della Madonna col bambino in braccio.
La gente passava ignorandola completamente.
Nessuno che manifestasse una traccia di pietà.
Ho tentato di parlarle, non capiva l'italiano.
Mi sono rivolta a lei con le poche parole che ricordo di slavo, ma non
sono stata in grado di decifrare la sua risposta. Le ho chiesto se era
serba. Ha taciuto.
Allora ho pensato alla sollevazione di tutto il "mondo civile" contro
i "crimini dei serbi".
Ho ricordato una guerra che ha fatto migliaia di vittime civili, che
ha lasciato orfani, vedove, mutilati, che ha distrutto l'economia di
un popolo ricacciandolo all'età della pietra, che lo ha ridotto alla
fame, e che ha avvelenato con l'uranio impoverito quella parte del
pianeta per miliardi di anni.
E mi sono chiesta dove sono i documentari, le foto, i reportages sulle
conseguenze di questa guerra tanto umanitaria.
Mi sono chiesta come mai nessun rappresentante dei media è andato
nella ex-Jugoslavia a filmare come vanno le cose oggi.
Abbiamo distrutto un popolo e poi ce ne siamo dimenticati.
La miseria, la disperazione, la fame, gli orrori che abbiamo creato
non interessano nessuno...
Piera Graffer, 5/2/2003