[english version:
ERP KiM: Massimo Cacciari: They are preparing to destroy the jewels
(by Renzo Mazzaro)
http://groups.yahoo.com/group/sorabia/message/38473 ]
---
Monasteri del Kosmet: Anche Massimo Cacciari prende posizione
Ci sono voluti piu' di tre anni e mezzo. Ciononostante, registriamo
con piacere che pure Massimo Cacciari alla fine ha preso ufficialmente
posizione sulla distruzione sistematica - in corso - dell'inestimabile
patrimonio artistico del Kosovo-Metohija.
Alcune contraddizioni restano: come si puo' leggere nell'intervista
che riportiamo di seguito, l'intervistatore di Cacciari insiste con la
"menzogna originaria" della "Grande Serbia", e Cacciari, anziche'
appellarsi al governo, oppure al "suo" centrosinistra, si appella...
ad Andreotti! Ma tant'e'. Speriamo che molti altri seguano l'esempio
di Massimo Cacciari, e che siano ascoltati, prima che sia troppo
tardi. (I. Slavo)
---
"La Nuova di Venezia e Mestre" e "La Tribuna di Treviso",
martedì 4 marzo 2003
http://www.nuovavenezia.quotidianiespresso.it/nuovavenezia/
arch_04/venezia/idee/vt101.htm
http://www.tribunatreviso.quotidianiespresso.it/tribunatreviso/
arch_04/treviso/idee/vt101.htm
Il contingente italiano sta per essere spostato. E i musulmani
potrebbero far saltare opere d'arte inimitabili.
L'appello di Cacciari
«Stanno per distruggere dei gioielli»
I nostri militari devono difendere le splendide chiese del Kosovo
L'allarme del filosofo: «Sono come San Marco Custodiscono i vertici
dell'arte bizantina. Se le abbandoniamo al loro destino, siamo da
fucilare»
di Renzo Mazzaro
Dopo la pulizia etnica, il repulisti della memoria. Cancellare i
ricordi. Via i simboli, soprattutto quelli più forti: chiese,
monasteri, monumenti della cristianità occidentale. Fare piazza pulita
per togliere ogni pretesto di ritorno ai serbi. Questo pensano gli
estremisti albanesi, di religione musulmana, che ancora inseguono nel
Kosovo il sogno di una Grande Albania a base etnica, come Milosevic
inseguiva quello della Grande Serbia.
La guerra è finita nel 1999 ma il Kosovo, provincia autonoma della
Federazione Serbia-Montenegro, in attesa di diventare Stato autonomo
chissà quando, resta una polveriera. La linea moderata del partito del
presidente Ibrahim Rugova, è schiacciata dagli attentati terroristici:
su 28 assassinii degli ultimi mesi, 20 riguardano suoi collaboratori.
E ben 122 chiese ortodosse sono state fatte saltare in aria, sotto gli
occhi della Kfor, la forza multinazionale di pace. Un patrimonio
artistico di valore mondiale sta andando all'estinzione
«nell'indifferenza dei liberatori del Kosovo»: lo denuncia Massimo
Cacciari, ex sindaco di Venezia.
Cacciari, lei conosce bene quella zona...
«Conosco molto bene la situazione del Kosovo e quella dei beni
artistici. Me ne sono interessato molto prima della guerra. Li
visitai, dietro sollecitazione del mio maestro Sergio Bettini,
immediatamente dopo la laurea, nel 1967. Feci un giro di tutti i
santuari, monasteri e chiese bizantine della zona tra Bosnia, Kosovo,
Serbia. Un'area praticamente sconosciuta, rimasta tagliata fuori da
tutti i giri turistici; diversamente da quanto è accaduto, per
esempio, ai grandi conventi e monasteri transilvani della Romania».
Fu un tour scientifico?
«Credo di essere tra i dieci che hanno fatto il giro scientifico di
quelle chiese, talmente era difficile arrivarci. Non c'erano alberghi,
non c'era nulla di nulla. Ma restavi di sale quando entravi».
A quale chiesa si riferisce?
«A quella di Pec per esempio: quello è San Marco, ha degli affreschi
incredibili. Il monastero e la chiesa di Pristina sono Istanbul, sono
Bisanzio. Il monastero di Decani, tutto affrescato all'interno, è di
una bellezza pazzesca. Sono le cose più antiche dell'arte bizantina,
diecimila volte più importanti delle chiese greche di Castoria, oppure
dei resti bizantini di Salonicco. Ricordo anche chiese romaniche a
livello delle grandi cattedrali dalmate di Zara, Sebenico, Trau. E'
inaudito come la comunità internazionale, che si è strappata i capelli
perchè gli afgani e Bin Laden hanno fatto saltare le due statuone del
Budda, che dal punto di vista artistico valevano nada de nada, non
abbia mosso un dito. Avendo lì anche le truppe».
Dal 1999 gli estremisti musulmani hanno raso al suolo 122 chiese
ortodosse.
«Appunto, è spaventoso. Quando ero ancora sindaco di Venezia, sono
venuti a raccontarmi di questa situazione. Avevamo già una mezza idea
di fare una mostra su quello che era accaduto, non ricordo più con
chi».
Forse c'era anche Rugova?
«No, Rugova non c'era: non mi sembra neanche che si preoccupi molto di
questi problemi. Era una delegazione di kosovari che abitavano in
Italia. Mi pare che uno lavorasse nell'Università di Pisa. Ma era un
mese o due prima che mi dimettessi, nel 2000. Dopo non ho visto
altro».
Il mensile Trenta giorni ha ricostruito nel numero di febbraio la
cronaca delle distruzioni.
«L'ho vista. Benemerito Trenta giorni, speriamo che Andreotti si dia
da fare. L'Italia si renderebbe corresponsabile di un delitto».
Ma se i militari italiani si ritirano dai presidi, il rischio è
elevatissimo.
«Sarebbe come se facessero saltare in aria San Marco a Venezia. E' una
follia, bisogna tenere lì i militari, bisogna assolutamente impedire
che un'eventualità del genere accada».
Questa decisione è di competenza del ministro della Difesa italiano,
che proprio in queste ore ha mandato a Pristina, per discuterne con la
Kfor, il sottosegretario alla Difesa Filippo Berselli.
«Allora io dico: se nell'ambito delle operazioni che l'Italia deve
fare, non tutela un patrimonio di questo genere che non ha confronti
al mondo, si fa corresponsabile della distruzione. Siamo da fucilare.
Non ho altre parole: siamo da fucilare.
Saremmo noi i liberatori, quelli che sono andati a portare la pace,
che hanno scelto la civiltà contro la barbarie? Sono cose dell'altro
mondo».
Come si può definire il suo: un appello al ministero della Difesa
perché torni sulle decisioni?
«Finché non siamo assolutamente certi che nessuno può mettere in
pericolo queste chiese, non bisogna assolutamente sguarnire i presidi
militari. Questo patrimonio artistico è unico, non esistono altri
esempi. E' come San Marco, ripeto: chiese uguali in Europa non non ce
ne sono, non perché San Marco sia la più bella, ma perché quel
linguaggio artistico non esiste altrove. Purtroppo nessuno ne parla».
ERP KiM: Massimo Cacciari: They are preparing to destroy the jewels
(by Renzo Mazzaro)
http://groups.yahoo.com/group/sorabia/message/38473 ]
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Monasteri del Kosmet: Anche Massimo Cacciari prende posizione
Ci sono voluti piu' di tre anni e mezzo. Ciononostante, registriamo
con piacere che pure Massimo Cacciari alla fine ha preso ufficialmente
posizione sulla distruzione sistematica - in corso - dell'inestimabile
patrimonio artistico del Kosovo-Metohija.
Alcune contraddizioni restano: come si puo' leggere nell'intervista
che riportiamo di seguito, l'intervistatore di Cacciari insiste con la
"menzogna originaria" della "Grande Serbia", e Cacciari, anziche'
appellarsi al governo, oppure al "suo" centrosinistra, si appella...
ad Andreotti! Ma tant'e'. Speriamo che molti altri seguano l'esempio
di Massimo Cacciari, e che siano ascoltati, prima che sia troppo
tardi. (I. Slavo)
---
"La Nuova di Venezia e Mestre" e "La Tribuna di Treviso",
martedì 4 marzo 2003
http://www.nuovavenezia.quotidianiespresso.it/nuovavenezia/
arch_04/venezia/idee/vt101.htm
http://www.tribunatreviso.quotidianiespresso.it/tribunatreviso/
arch_04/treviso/idee/vt101.htm
Il contingente italiano sta per essere spostato. E i musulmani
potrebbero far saltare opere d'arte inimitabili.
L'appello di Cacciari
«Stanno per distruggere dei gioielli»
I nostri militari devono difendere le splendide chiese del Kosovo
L'allarme del filosofo: «Sono come San Marco Custodiscono i vertici
dell'arte bizantina. Se le abbandoniamo al loro destino, siamo da
fucilare»
di Renzo Mazzaro
Dopo la pulizia etnica, il repulisti della memoria. Cancellare i
ricordi. Via i simboli, soprattutto quelli più forti: chiese,
monasteri, monumenti della cristianità occidentale. Fare piazza pulita
per togliere ogni pretesto di ritorno ai serbi. Questo pensano gli
estremisti albanesi, di religione musulmana, che ancora inseguono nel
Kosovo il sogno di una Grande Albania a base etnica, come Milosevic
inseguiva quello della Grande Serbia.
La guerra è finita nel 1999 ma il Kosovo, provincia autonoma della
Federazione Serbia-Montenegro, in attesa di diventare Stato autonomo
chissà quando, resta una polveriera. La linea moderata del partito del
presidente Ibrahim Rugova, è schiacciata dagli attentati terroristici:
su 28 assassinii degli ultimi mesi, 20 riguardano suoi collaboratori.
E ben 122 chiese ortodosse sono state fatte saltare in aria, sotto gli
occhi della Kfor, la forza multinazionale di pace. Un patrimonio
artistico di valore mondiale sta andando all'estinzione
«nell'indifferenza dei liberatori del Kosovo»: lo denuncia Massimo
Cacciari, ex sindaco di Venezia.
Cacciari, lei conosce bene quella zona...
«Conosco molto bene la situazione del Kosovo e quella dei beni
artistici. Me ne sono interessato molto prima della guerra. Li
visitai, dietro sollecitazione del mio maestro Sergio Bettini,
immediatamente dopo la laurea, nel 1967. Feci un giro di tutti i
santuari, monasteri e chiese bizantine della zona tra Bosnia, Kosovo,
Serbia. Un'area praticamente sconosciuta, rimasta tagliata fuori da
tutti i giri turistici; diversamente da quanto è accaduto, per
esempio, ai grandi conventi e monasteri transilvani della Romania».
Fu un tour scientifico?
«Credo di essere tra i dieci che hanno fatto il giro scientifico di
quelle chiese, talmente era difficile arrivarci. Non c'erano alberghi,
non c'era nulla di nulla. Ma restavi di sale quando entravi».
A quale chiesa si riferisce?
«A quella di Pec per esempio: quello è San Marco, ha degli affreschi
incredibili. Il monastero e la chiesa di Pristina sono Istanbul, sono
Bisanzio. Il monastero di Decani, tutto affrescato all'interno, è di
una bellezza pazzesca. Sono le cose più antiche dell'arte bizantina,
diecimila volte più importanti delle chiese greche di Castoria, oppure
dei resti bizantini di Salonicco. Ricordo anche chiese romaniche a
livello delle grandi cattedrali dalmate di Zara, Sebenico, Trau. E'
inaudito come la comunità internazionale, che si è strappata i capelli
perchè gli afgani e Bin Laden hanno fatto saltare le due statuone del
Budda, che dal punto di vista artistico valevano nada de nada, non
abbia mosso un dito. Avendo lì anche le truppe».
Dal 1999 gli estremisti musulmani hanno raso al suolo 122 chiese
ortodosse.
«Appunto, è spaventoso. Quando ero ancora sindaco di Venezia, sono
venuti a raccontarmi di questa situazione. Avevamo già una mezza idea
di fare una mostra su quello che era accaduto, non ricordo più con
chi».
Forse c'era anche Rugova?
«No, Rugova non c'era: non mi sembra neanche che si preoccupi molto di
questi problemi. Era una delegazione di kosovari che abitavano in
Italia. Mi pare che uno lavorasse nell'Università di Pisa. Ma era un
mese o due prima che mi dimettessi, nel 2000. Dopo non ho visto
altro».
Il mensile Trenta giorni ha ricostruito nel numero di febbraio la
cronaca delle distruzioni.
«L'ho vista. Benemerito Trenta giorni, speriamo che Andreotti si dia
da fare. L'Italia si renderebbe corresponsabile di un delitto».
Ma se i militari italiani si ritirano dai presidi, il rischio è
elevatissimo.
«Sarebbe come se facessero saltare in aria San Marco a Venezia. E' una
follia, bisogna tenere lì i militari, bisogna assolutamente impedire
che un'eventualità del genere accada».
Questa decisione è di competenza del ministro della Difesa italiano,
che proprio in queste ore ha mandato a Pristina, per discuterne con la
Kfor, il sottosegretario alla Difesa Filippo Berselli.
«Allora io dico: se nell'ambito delle operazioni che l'Italia deve
fare, non tutela un patrimonio di questo genere che non ha confronti
al mondo, si fa corresponsabile della distruzione. Siamo da fucilare.
Non ho altre parole: siamo da fucilare.
Saremmo noi i liberatori, quelli che sono andati a portare la pace,
che hanno scelto la civiltà contro la barbarie? Sono cose dell'altro
mondo».
Come si può definire il suo: un appello al ministero della Difesa
perché torni sulle decisioni?
«Finché non siamo assolutamente certi che nessuno può mettere in
pericolo queste chiese, non bisogna assolutamente sguarnire i presidi
militari. Questo patrimonio artistico è unico, non esistono altri
esempi. E' come San Marco, ripeto: chiese uguali in Europa non non ce
ne sono, non perché San Marco sia la più bella, ma perché quel
linguaggio artistico non esiste altrove. Purtroppo nessuno ne parla».