"Processo" Milosevic

1. MILOSEVIC SI RIVOLGE ALL'OPINIONE PUBBLICA (17/8/2003). Con la
TRADUZIONE INTEGRALE della lettera di Milosevic.

2. TPI; SLOBO NEGA RESPONSABILITA' PER SREBRENICA (25/8/2003); ONU:
CARLA DEL PONTE ESTROMESSA DA TRIBUNALE PER RUANDA (28/08/2003)

3. La manifestazione del 28 giugno 2003 a L'Aja
(Aldo Bernardini su "Aginform")

NOTA: Una nuova manifestazione a L'Aia e' in preparazione per il
prossimo 8 novembre. Invieremo via via su questa lista tutte le
informazioni a riguardo.


=== 1 ===

http://www.ansa.it/balcani/serbiamontenegro/serbiamontenegro.shtml

SERBIA: MILOSEVIC NEGA COINVOLGIMENTO IN OMICIDIO STAMBOLIC

(ANSA-AFP) - BELGRADO, 23 AGO - L'ex presidente jugoslavo Slobodan
Milosevic ha negato qualsiasi coinvolgimento nell'omicidio di Ivan
Stambolic, un ex presidente serbo considerato un suo rivale politico.
Milosevic, sotto processo per crimini di guerra davanti al
Tribunale internazionale dell'Aja (Tpi), ha inviato una che la
pubblichera' nella sua edizione di domani e di cui stasera sono state
fornite alcune anticipazioni. Nella lettera Milosevic nega di
essere implicato nell'omicidio di Stambolic che, dopo essere
scomparso tre anni fa dalla sua casa di Belgrado, e' stato ritrovato
cadavere nel nord della Serbia lo scorso aprile. Della sua
uccisione sono sospettati alcuni elementi del 'Berretti Rossi' (Jso),
una unita' speciale della polizia. Secondo la magistratura di
Belgrado, ad ordinare la sua eliminazione sarebbe stato proprio
Milosevic, ansioso di sbarazzarsi di un rivale politico. L'ex
presidente jugoslavo, nella lettera, definisce ''assurde'' queste
accuse. ''Stambolic non interessava piu' a nessuno, era un uomo
politico dimenticato'', scrive nella lettera al giornale.
All'inizio di questo mese alcuni investigatori serbi volevano
interrogarlo nel carcere dell'Aja dove e' rinchiuso ma Milosevic si
e' rifiutato. Nella lettera spiega di averlo fatto perche' aveva
chiesto che la sua testimonianza fosse rese pubblica, condizione che
a suo dire non era stata accettata. (ANSA-AFP). ZU
23/08/2003 23:22

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TRADUZIONE INTEGRALE
della lettera di Milosevic alla opinione pubblica, pubblicata il 24
agosto dal quotidiano Vecernje Novosti. Per le versioni in inglese e
serbocroato, da noi gia' diffuse su JUGOINFO, si veda al sito
dell'Associazione "Sloboda":
http://www.sloboda.org.yu/engleski/slobaE170803.htm

[Si noti che in seguito alla diffusione di questa lettera, consegnata a
mano da Milosevic ad esponenti del suo partito in visita all'Aia, le
autorita' del "Tribunale" hanno deciso di vietare per il futuro
qualsiasi visita in cercere: Milosevic e' quindi attualmente
impossibilitato a ricevere visite.]


Nel marzo 2001 sono stato accusato di crimini immaginari, cosicche'
hanno potuto arrestarmi e consegnarmi all'Aia.

Queste nuove accuse del 2003 hanno lo stesso scopo: L'Aia. Solo che
stavolta il loro obiettivo e' di cercare di impedire, o almeno di
minimizzare, l'evidente fiasco di questo fittizio Tribunale, che serve
come arma di guerra contro il nostro paese e contro la nostra gente.
Stavolta, diversamente dal 2001, hanno anche incominciato a
terrorizzare la mia famiglia, perseguitando vigliaccamente mia moglie e
mio figlio. La campagna criminale contro mia moglie e mio figlio viene
montata solamente a causa della mia lotta qui.

E' assurdo e vergognoso che si accaniscano contro una donna, moglie chi
e' stato capo dello Stato a lungo, professoressa universitaria, autrice
di dieci libri, tradotti in 30 lingue e stampati in tutto il mondo, per
cui nessuno potra' distruggere o nascondere le sue settimanali
testimonianze sulla crisi jugoslava [1]. Il loro valore e' stato
dimostrato con il tempo, ad onore di Mira e con nostro orgoglio. Nessun
altro intellettuale ha alzato la propria voce piu' di lei contro la
guerra, la violenza, il primitivismo, lo sfruttamento, e la schiavitu'
ed in favore della pace, della liberta' e della parita' dei diritti.

Si stanno accanendo contro un giovane che a cuore aperto e limpido ha
deciso di fare il suo cammino nella vita in maniera indipendente,
attraverso l'operosita', l'intelligenza e le abilita' sue proprie, ed
ha fatto di tutto per aiutare gli altri e rendere la sua citta' piu'
bella e piu' umana.

Stanno commettendo un crimine contro due persone che verso gli altri
non hanno mai usato altro che la bonta' e l'umanita'.

Il loro unico crimine e' quello di essere la mia famiglia.

La gente della Serbia e le persone amanti della liberta' in tutto il
mondo mi inviano messaggi di solidarieta' e mi augurano la vittoria.
Apparentemente, solo il regime di Belgrado e' ben disposto verso il
Tribunale dell'Aia, tanto da non disdegnare neppure di terrorizzare le
donne ed i ragazzi.

Alle due persone che sono venute per interrogarmi - cinque mesi dopo
che lo avevo pubblicamente richiesto - ho detto che solo i codardi
attaccano le donne ed i ragazzi, e che non esiste vergogna piu' grande.
La campagna politica, mediatica e poliziesca contro di me e la mia
famiglia e' la piu' grande infamia per quasiasi paese; una infamia che,
con il tempo, surclassera' non solo i suoi responsabili, ma anche
quelli che hanno assistito in silenzio.

Legija ed i Berretti Rossi

Per quanto riguarda le "ragioni" per cui il giudice ed il pubblico
ministero sono venuti all'Aia, desidero chiarire che:

Ne' io ne' il mio entourage abbiamo mai avuto alcun rapporto con alcun
gruppo criminale.

Non esisteva nessun "clan di Zemun" mentre io ero presidente. Esso e'
piuttosto la conseguenza diretta dei comportamenti dell'attuale
governo, del ruolo avuto da alcuni gruppi ed individui nel golpe del 5
Ottobre 2000, e dei loro reciproci accordi.

Ne' io ne' alcuno nel mio entourage abbiamo avuto contatti personali e
frequentazioni con membri della Unita' per le Operazioni Speciali,
popolarmente nota come Berretti Rossi. Io credevo fosse una unita'
antiterroristica d'elite, tipica di ogni servizio di sicurezza. Credo
tuttora che la maggiorparte dei componenti della unita' fossero
conformi a questa descrizione. Quelli con un passato o inclinazioni
criminali sono certamente meglio noti al presente regime, visto che
esso li ha utilizzati il 5 Ottobre.

La mia visita alla caserma di Kula nel 1997 era parte del cerimoniale,
un gesto di apprezzamento per il capo del servizio Jovica Stanisic, che
rispettavo come professionista e come uomo che compieva il suo lavoro
in pieno accordo con i suoi incarichi. Che quella visita fosse di
cerimoniale, e che tutto quanto nella caserma per me fosse nuovo,
dovrebbe essere ovvio a chiunque guardi l'intera registrazione in
maniera attenta.

L'ufficiale che mi riferiva sull'andamento della parata non mi era
conosciuto. Adesso so che il suo nome era Lukovic "Legija" [2]. Quando
costui arrivo' per arrestarmi nel marzo 2001, lo scambiai per
l'ufficiale che durante la mia visita aveva condotto Stanisic e me dal
quartier generale alle palestre all'aperto, che pure volevano
mostrarmi. Peraltro, ancora oggi non riesco a ricordare nessuno dei
nomi degli ufficiali che mi riferivano in varie occasioni dinanzi ad
una guardia d'onore. Questa vale persino per i comandanti delle unita'
della Guardia dell'Esercito Jugoslavo.

La prima volta che ho parlato con Lukovic "Legija" e' stato quando
venne ad arrestarmi il 31 marzo 2001. Visto che non avevo mai avuto
alcun contatto con lui prima, ne' tantomeno una conversazione, l'unica
cosa che avrei potuto "ordinargli" sarebbe stato il mio arresto.

Chiaramente, quelli che per il mio arresto hanno utilizzato membri dei
Berretti Rossi (ed altri, che saltarono incappucciati all'interno della
recinzione della mia residenza) li hanno usati anche prima e dopo. Io
chiaramente non potevo.

Le voci secondo cui questa unita' lavorava anche per la mia sicurezza
personale non sono vere. Pure menzogne. La mia sicurezza personale per
tutto il tempo e' stata l'unita' di sicurezza pubblica (non la
Sicurezza di Stato), comandata da Senta Milenkovic.

Ivan Stambolic

Sono stato amico di Ivan Stambolic per molti anni. Le nostre strade si
sono divise all'Ottava Sessione del Comitato Centrale della Lega dei
Comunisti della Serbia, nel 1987. Non abbiamo mai litigato
personalmente.

Dopo che fu sostituito, egli venne da me per chiedere quello che (a
parere di entrambi) era uno dei posti migliori nella RFS di Jugoslavia:
Presidente della Banca Jugoslava per le Relazioni Economiche
Internazionali. E lo ebbe, rimanendo in quella posizione per 10 anni
nonostante la consuetudine della rotazione delle cariche, fino al suo
pensionamento - che avrebbe potuto ottenere ben prima, sia in forza
dell'esperienza lavorativa che dell'eta'.

Era stato completamente dimenticato come politico da molti anni.
Percio' la storia secondo cui avrebbe potuto rappresentare un
potenziale avversario nelle elezioni e' una bugia palese, visto che non
vi partecipo' mai. Non fu mai nemmeno candidato. Peraltro, in quei
dieci anni, forse che qualcun altro candidato ha subito qualche attacco?

E' assurdo sostenere che mi sarei affrettato ad ucciderlo poiche'
rappresentava una minaccia, dopo che che gli avevo consentito di tenere
un posto di suo gradimento per dieci anni, e dopo che era andato in
pensione!

Per me e' particolarmente misterioso come la sua famiglia possa avere
dato prontamente credito a questa palese bugia. Sembra che loro abbiano
piu' interesse ad accusare me che non a scoprire la verita' sulle sorti
del loro padre e marito.

Ivan Stambolic era un politico dimenticato, e, al momento della sua
scomparsa, era anche un banchiere dimenticato. Nessuno nello Stato o
nell'apparato politico lo aveva piu' menzionato da anni. Egli
apparteneva all'epoca della ex RFS di Jugoslavia, e le cose dal 1990
purtroppo erano cambiate.

Senza offesa, ma nessuno piu' si interessava di Ivan Stambolic. Non ci
furono persecuzioni nei confronti di quelli che, all'Ottava Sessione,
avevano sostenuto la sua linea. Desimir Jeftic, presidente del
consiglio dei Ministri della Serbia, che pure era stato sostituito, fu
per molti anni Ambasciatore in Romania. Il migliore amico e vicino di
Ivan, Dragan Tomic, CEO [amministratore delegato?] della ditta di
mobili Simpo, rimase membro del partito e della leadership dello Stato.
Io sono certo che egli confermerebbe che gli dissi, dopo la
sostituzione di Ivan, che io lo avrei considerato molto male se egli
avesse rinunciato alla sua amicizia, voltandogli le spalle. Dunque, la
verita' e' proprio all'opposto rispetto alla storia che e' stata
fabbricata da qualche personaggio patetico.

Io fui informato della sparizione di Ivan al telefono, dal ministro
degli Interni Vlajko Stojiljkovic. Gli dissi di usare tutti i mezzi
possibili per trovarlo. Mi disse che la moglie di Ivan ed il figlio
avevano denunciato la scomparsa nel pomeriggio, benche' egli fosse
andato a correre la mattina, il che avrebbe reso le indagini piu'
complicate.

Tutti i posti di frontiera furono allertati, e piu' tardi quella sera
Vlajko Stojiljkovic mi disse che molte centinaia di poliziotti erano
impegnati nella indagine. Io insistetti che tutte le risorse fossero
utilizzate per trovarlo prima possibile. Certamente, la maggiorparte di
questi ufficiali sono tuttora impiegati al Ministero dell'Interno, e
possono testimoniare in proposito.

Sulla base di quanto Stojiljkovic mi aveva riferito, tutto cio' che si
sarebbe potuto fare fu fatto.

Draskovic, Pavkovic e l'incidente di Budva

Visto che gli inquirenti, durante le presentazioni, hanno menzionato un
mio presunto collegamento con il "tentativo di assassinio di
Draskovic", desidero dire qualche parola anche a riguardo.

Non ho mai creduto che quanto avvenne a Budva fosse un vero tentativo
di omicidio, poiche' appare improbabile che qualcuno possa sparare
tutti i colpi, in uno spazio ristretto come quello, mancando tutti i
bersagli. Neanche Vuk Draskovic, con la sua inclinazione a
drammatizzare, sarebbe stato in grado di trasformarsi in una mosca o in
una zanzara. Credetti che o qualcuno aveva avuto intenzione di
spaventarlo, oppure che egli aveva inscenato l'intero incidente per
conquistarsi l'attenzione e promuovere il suo ruolo di "vittima del
regime". Non e' difficile vedere chi abbia beneficiato di un simile
incidente, mentre e' abbondantemente chiaro che esso non servi' al
governo. Al contrario, in effetti.

Io non so se il Servizio di Sicurezza Serbo abbia avuto alcuna
attivita' in Montenegro, a parte quella di raccogliere informazioni sul
contrabbando di sigarette verso la Serbia. Rade Markovic mi fece
persino vedere fotografie di ricognizione aerea di un'area nota come
Mehov Krs, dalla parte serba del confine con il Montenegro, e spiego'
che in base alle sue informazioni si trattava di un importante
magazzino di stoccaggio delle sigarette di contrabbando. Egli si
preparava ad un raid per prendere i contrabbandieri ed interrompere il
traffico, al momento opportuno. Non so se le fotografie furono scattate
da un aereoplano o da un elicottero, della polizia o dell'esercito, in
quanto questi dettagli non mi interessavano.

Non ho mai parlato con Pavkovic di alcun trasferimento di "assassini" o
"agenti" dal Montenegro. Non e' plausibile che il Comandante in Capo
potesse essere coinvolto nel trasporto di presunti agenti segreti,
tantomeno attraverso l'intera catena di comando che incominciava con il
Capo del Comando Generale.

La verita' e' che io insistetti sempre affinche' i servizi
cooperassero, ed abbandonassero le loro rivalita', visto che non
servivano me bensi' lo Stato, e si presumeva che lavorassero per lo
Stato, in accordo con la legge. Il generale Aleksandar Vasiljevic ha
testimoniato su questo in questo tribunale illegale, nientemeno che
come testimone per l'accusa. E Rade Markovic ha testimoniato, sia qui
sia di fronte a due commissioni parlamentari, di esser stato sottoposto
a pressioni perche' cercasse di incriminarmi.

L'unico incidente di elicottero che ricordo riguarda un volo a bassa
quota di un elicottero sopra alla Casa Bianca (che era illegale),
quando un ufficiale dell'Esercito Jugoslavo incaricato della sicurezza
della Casa Bianca mantenne la calma evitando che esso fosse
tragicamente abbattuto. Piu' tardi quel giorno si venne a sapere che
l'elicottero stava trasferendo una persona gravemente malata dalla
Repubblica Serba [di Bosnia] alla Accademia Militare di Medicina [VMA].

Non vi vergognate?

Ho chiesto ad entrambi, l'inquirente e la pubblica accusa, che il mio
interrogatorio fosse pubblico, e che avrebbero potuto anche collegare
una linea telefonica aperta, cosicche' chiunque avrebbe potuto
chiedermi quello che voleva. Mi hanno spiegato che questo non era
consentito dalla legge, fintantoche' era in corso l'inchiesta. Ne ho
preso atto, ma ho chiesto che le registrazioni fossero rese pubbliche
alla fine dell'inchiesta - visto che non ci sarebbe piu' stato alcun
pericolo di potenziali interferenze, a quel punto. Hanno rifiutato
anche questo, benche' avessero la piena autorita' legale per
acconsentire. Ne' io, ne' loro, ne' i miei rappresentanti legali hanno
sporto obiezioni.

Il governo attuale usa la legge come pretesto per l'arbitrio e la
tirannia. Niente di nuovo!

Gia' nel 1742 Montesquieu scrisse: "Non c'e' tirannia piu' crudele di
quella perpetrata sotto lo scudo della legge ed in nome della
giustizia."

In tutta questa sporca operazione, con cui cercano di salvare questa
illegittima corte dell'Aia dal fallimento, l'elemento piu' vergognoso
e' sicuramente la persecuzione di mia moglie e mio figlio. Ho detto al
giudice inquirente che la sua indagine dovrebbe includere anche il
fantasma dei lingotti d'oro, delle riserve di valuta straniera, delle
ville in Svizzera e chi piu' ne ha piu' ne metta, visto che che tutto
questo e' stato menzionato in varie dichiarazioni ed ampi reportage sui
giornali, solo per essere poi "dimenticato".

Gli ho chiesto: "Non si vergogna?" Non mi ha risposto.

A mia moglie Mira ed a mio figlio Marko, che sono stati separati da me
in questa maniera vigliacca, desidero dire: "La vita e' troppo corta
per ringraziarvi della vostra bonta'."

L'Aia, 17 agosto 2003
Slobodan Milosevic

NOTE:
[1] Si riferisce alla rubrica fissa che Mira Markovic teneva sul
settimanale Duga. I testi di Mira Markovic sono stati pubblicati anche
in lingua italiana, vedi ad esempio:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2380.
[2] I media hanno riportato che il soprannome gli deriva dall'aver
fatto parte della Legione Straniera francese.


=== 2 ===

http://www.ansa.it/balcani/serbiamontenegro/serbiamontenegro.shtml

MILOSEVIC: TPI; SLOBO NEGA RESPONSABILITA' PER SREBRENICA

(ANSA) - BRUXELLES, 25 AGO - Nessuna responsabilta' personale ne'
della Serbia nel massacro di Srebrenica nel 1995. Lo ha ribadito oggi
Slobodan Milosevic al Tribunale penale internazionale per l'ex
Jugoslavia dell'Aja, alla riapertura delle udienze dopo tre settimane
di pausa estiva. ''E' evidente per tutti che ne' io ne' la Serbia
abbiamo avuto nulla a che fare con i fatti di Srebrenica'', ha detto
l'ex presidente jugoslavo rivolgendosi a Richard May, presidente della
corte dell'Aja. L'udienza di oggi e' stata dedicata alla
testimonianza di un soldato croato-bosniaco ''pentito'' per la propria
partecipazione all'uccisione di circa 8.000 musulmani bosniaci a
Srebrenica (Bosnia orientale) nel luglio 1995. Condannato nel 1998
a cinque anni di reclusione dal Tpi, Drazen Erdemovic e' un ex soldato
croato arruolato nella divisione dell'esercito serbo che prese parte
al massacro di Srebrenica. Erdemovic aveva espresso il suo pentimento
e la sua amarezza per i fatti di Srebrenica, accettando cosi' di
collaborare con il Tribunale dell'Aja. La testimonianza resa da
Erdemovic depone a sfavore dell'ex presidente jugoslavo. Nella sua
deposizione il soldato ha infatti riferito di essere stato addestrato
- insieme alla sua unita', composta da una quarantina di militari -
nel 1994 a Pancevo, in Serbia, e di aver inoltre ricevuto uniformi ed
armamenti direttamente da Belgrado. Rispondendo alla Corte un
Milosevic rilassato ha rigettato l'accusa di essere coinvolto nella
strage. L'ex uomo forte di Belgrado e' accusato dal Tpi di crimini di
guerra, genocidio e crimini contro l'umanita' per i delitti commessi
nelle tre guerre balcaniche nella prima meta' degli anni '90.(ANSA)
RED*RIG 25/08/2003 18:28

ONU: CARLA DEL PONTE ESTROMESSA DA TRIBUNALE PER RUANDA

(ANSA) - NEW YORK, 28 AGO - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha
deciso oggi di rimuovere Carla Del Ponte dall'incarico di procuratore
per il Tribunale internazionale sui genocidi in Ruanda (Ictr), ma ha
confermato l'incarico del magistrato svizzero come procuratore capo
del Tribunale internazionale contro i crimini di guerra nella ex
Jugoslavia (Tpi). Del Ponte, che ha portato sul banco degli
imputati l'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, detiene ancora
i due mandati quadriennali che pero' scadono il 14 settembre. Il
Consiglio di Sicurezza ha adesso deciso di scindere le due funzioni.
La risoluzione approvata oggi era stata redatta dagli Usa: in essa
si chiede al segretario generale Kofi Annan di nominare un nuovo
procuratore per il tribunale incaricato di occuparsi dei genocidi del
1994 in Ruanda in cui venne trucidate circa 800 mila persone.
Secondo le aspettative al Palazzo di Vetro, il nuovo incarico dovrebbe
essere affidato a un magistrato africano. Allo stesso tempo la
risoluzione da' il benevenuto all'intenzione del segretario generale
Annan, espressa in una lettera del 28 giugno, di rinnovare l'incarico
di Del Ponte alla testa del tribunale per la ex Jugoslavia. Carla
Del Ponte accettera' l'incarico dimezzato, ha indicato una sua
portavoce all'Aja. La stessa Del Ponte aveva confermato nei giorni
scorsi al Consiglio di Sicurezza l'intenzione di restare al Tribunale
per la ex Jugoslavia perche' ''e' molto attaccata a quello che e'
stato fatto''. La raccomandazione di sdoppiare i mandati dei due
tribunali era stata fatta nelle scorse settimane da Annan anche in
seguito a pressioni del governo del Ruanda, che aveva criticato
l'inefficienza della corte nonostante i suoi 16 giudici, oltre 800
membri dello staff e un bilancio di circa cento milioni di dollari
all'anno. (ANSA). BN 28/08/2003 17:47


=== 3 ===

http://www.pasti.org/agenhome.htm

da AGINFORM
Numero 35, luglio 2003

Sostegno a Milosevic

La manifestazione del 28 giugno 2003 a L'Aja

Il 28 giugno 2003, secondo anniversario del sequestro e rapimento del
presidente Slobodan Milosevic da Belgrado per consegnarlo all'illegale
Tribunale dell'Aja per la ex Jugoslavia e, per i serbi, giorno di San
Vito (ricorrenza della storica battaglia di Kosovo Polie del 1389
contro gli ottomani), si è svolta all'Aja una manifestazione pubblica
di protesta contro il Tribunale e di sostegno alla battaglia per la
liberazione di Milosevic e degli altri jugoslavi arbitrariamente
detenuti.

La manifestazione è stata organizzata dalle sezioni europee del
Comitato internazionale per la difesa di Milosevic.

Hanno partecipato circa 250 persone da Germania (la rappresentanza più
consistente), Paesi Bassi, Gran Bretagna, Austria, Francia, USA,
Italia, Irlanda, Canada, Belgio, Jugoslavia, Bulgaria, Grecia. Bandiere
jugoslave soprattutto con la stella rossa e altre (anche una della ex
Repubblica democratica tedesca!) hanno espresso il carattere
internazionale dell'iniziativa, che deve molto del successo ai
sostenitori olandesi, guidati da Wil Van der Klift.

Davanti alla sede del Tribunale, di cui è stata da tutti sottolineata
l'illegalità e il concreto comportamento contrario anche ai diritti
dell'uomo, hanno parlato Van der Klift, Gavrilovic (Gran Bretagna),
Valkanoff (Bulgaria), Mraovic (Francia), Bernardini (Italia), Collon
(Belgio), Varkevisser (Paesi Bassi). Sono state lette le richieste
ufficiali al Tribunale e all'ONU. Ha fatto seguito una marcia di alcuni
chilometri sino al penitenziario di Scheveningen e qui hanno preso la
parola, oltre ad alcuni dei precedenti, Hartmann (Germania), Krsljanin
(Jugoslavia), Kelly (Irlanda), Cottin (USA), Verner (Germania). Si è
data lettura della lettera a Milosevic, immediatamente consegnata alle
autorità del carcere.

E' stato giustamente notato che si tratta di un primo passo, in
apparenza modesto ma sostanzialmente rilevantissimo, in un clima
generale che ha visto la demonizzazione massmediatica della Serbia e di
Milosevic in particolare, che rende difficile persino solo parlarne,
anche con grandi masse di ispirazione "democratica" e di "sinistra".
Gravissimo è stato il cedimento, sino alla collusione, di quelle forze
(anche "comuniste") che hanno proclamano "né con la NATO né con
Milosevic" e hanno esultato - "Belgrado ride" - di fronte al colpo di
stato, ormai dimostrato, che ha avuto luogo in Jugoslavia e alla
barbarica traduzione al carcere dell'Aja del presidente Milosevic,
avvenuta dietro promessa di danaro. E quindi tacciono e non danno il
reale significato né alla fascistizzazione e al disastro sociale della
(residua) Jugoslavia, come degli altri paesi della ex (grande)
Jugoslavia, né al valore storico di nemesi che ha avuto in sorte, da
chiunque attivata, il Giuda Djindjic, colui che ha consegnato
Milosevic; ma neppure, dall'altro lato, al comportamento eroico, nel
pieno e oggi dimenticato senso del termine, dello stesso Milosevic
avanti a quella Corte da Santa Alleanza che siede all'Aja per
selezionare accortamente, e "costruire", i "crimini" da perseguire e i
"criminali" da trattare secondo copioni in tutta logica pre-scritti:
primo fra tutti Slobodan Milosevic, antesignano della lotta alla
globalizzazione, da lui per tempo riconosciuta come la veste attuale
dell'imperialismo. Il presidente jugoslavo, al di là dell'indegno
silenzio dei media, continua a controbattere con efficacia l'azione del
Tribunale e dei "testimoni" a suo carico.

A lui, agli altri jugoslavi ingiustamente carcerati, alle lotte in
Jugoslavia va tutta la nostra solidarietà, come quella espressa all'Aja
(e nello stesso giorno a Mosca, Parigi, Belgrado...) e la più decisa
ripulsa contro quei pilateschi "comunisti" che, invece di confrontarsi
con le lotte reali di chi affronta in concreto il mostro imperialistico
e di far vedere e vivere il legame che unisce queste lotte, inseguono
modelli astratti di "democrazia" mutuati dall'ideologia borghese e che
nulla hanno a che fare con i bisogni effettivi dei popoli nelle loro
espressioni proletarie (non borghesi), primo fra i quali è quello
dell'indipendenza.

Proprio per questo dobbiamo fare appello per la concreta solidarietà:
Milosevic e i suoi avvocati jugoslavi (che fungono da consulenti
esterni e da coadiutori per lui) devono sopportare gli enormi costi
della macchina giudiziaria.

Aldo Bernardini


[Aldo Bernardini, insigne docente di Diritto Internazionale, ex rettore
della Universita' di Teramo, e' esponente della sezione italiana del
Comitato Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic]