La dittatura della borghesia:
Repubblica Ceca e Federazione Russa

1. Attenti a Praga: il caso di David Pecha
2. Dichiarazione del C.C. del PCFR in merito alla prosecuzione del
boicottaggio informativo del partito


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Da: "CONTROPIANO" <cpiano@...>
Data: Gio 4 Set 2003 12:42:22 Europe/Rome


ATTENTI A PRAGA

                                         
Una recente notizia ha riportato alla ribalta la dura realtà dei
cosiddetti regimi post comunisti dell’Europa dell’Est.

Il prossimo 23 settembre David Pecha, un ventiseienne militante
comunista di una cittadina della Repubblica Ceca, verrà processato per
aver scritto sul giornale “Pochoden” (“La fiaccola”), di cui è
caporedattore, che l’unico modo per risolvere il problema  della
disoccupazione nel suo paese è quello di mettere fine al regime
economico capitalista.

Il ragazzo, senza aver compiuto nessun reato se non quello di aver
espresso una opinione – cioè quella di preferire la dittatura del
proletariato a quella di un esiguo numero di capitalisti – è stato
accusato di “incitamento all’odio di classe”, e rischia ora di essere
condannato a ben otto anni di galera.

Questa è la realtà di un Paese che per entrare nell’Unione Europea si
appresta a cancellare garanzie sociali per i lavoratori e per le donne,
alzando l’età pensionabile e aumentando i contributi, privatizzando i
servizi sociali e cancellando per gli insegnanti, da un giorno
all’altro, il diritto a ricevere la tredicesima e la quattordicesima.

Contro gli insegnanti in sciopero la classe politica ceca ha scatenato
una infamante campagna stampa, e allo stesso modo i mezzi di
“informazione” stanno tentando di criminalizzare David Pecha col fine
di intimidire le forze comuniste che pure nel paese rappresentano una
realtà di massa.

E’ significativo il silenzio mediatico sulla realtà di un paese, la
Repubblica Ceca, che per anni è stato il capofila della campagna di
criminalizzazione di Cuba e che veniva descritto come un’isola felice
di democrazia nell’Est europeo.

La Rete dei Comunisti esprime tutta la propria solidarietà al compagno
colpito dalla repressione, e invita tutti i comunisti e le forze
progressiste e democratiche a dimostrare apertamente il proprio
appoggio ai comunisti cechi, e in particolare a David Pecha.
Condanniamo fermamente la violazione dei diritti fondamentali dei
cittadini nella Repubblica Ceca, come il diritto alla libera opinione
ed espressione, all’informazione, di manifestazione. Chiediamo il
proscioglimento di David Pecha e l’abrogazione di tutte le leggi
antidemocratiche varate negli ultimi anni dal cosiddetto regime
democratico della Repubblica Ceca.

La Rete dei Comunisti – (Italia)

Giovedì 4 settembre 2003

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(La Stampa del 28/8/2003)

PROCESSO PER APOLOGIA DI COMUNISMO 
Francesca Sforza 
corrispondente da BERLINO 

PRAGA DECIDE CHE MARX E’ FUORILEGGE
 
 SE Togliatti è in paradiso, come dice Andreotti, quaggiù in terra i
comunisti non se la passano per niente bene. Ne sa qualcosa David
Pecha, ragazzo moravo di 26 anni, che per aver scritto su un
giornaletto di sinistra che l’unico rimedio all’ingiustizia sociale è
la dittatura del proletariato, si è visto condurre davanti a un
tribunale dalle autorità della Repubblica Ceca con l’accusa - niente
meno - di apologia di comunismo. L’udienza decisiva è prevista per il
prossimo 23 settembre, quando David dovrà dimostrare davanti alla Corte
di Sumperk, cittadina a duecento chilometri da Praga, che i suoi
articoli sul «Pochoden» («La Fiaccola») potranno pure essere un po’
estremisti, ma non al punto di meritare otto anni di carcere, come ha
chiesto il pubblico ministero Vlastimil Flasar. «L’imputato Pecha – ha
dichiarato il suo accusatore – si lamenta delle ingiustizie sociali, e
su questo posso anche essere d’accordo, ma come unica soluzione propone
di fare la rivoluzione e instaurare la dittatura del proletariato, e
questo invece è contro la legge». Poco importa che la legge ceca
preveda il reato di associazione eversiva, che al limite sarebbe
suonato meno ridicolo di quello di apologia di comunismo (soprattutto
in un paese in cui i comunisti siedono ancora in Parlamento
legittimamente eletti dal 12 per cento della popolazione). E poco
importa anche che con la fine del comunismo quello vero, la Repubblica
Ceca stia oggi per entrare nell’Unione Europea, in cui ne succedono
tante, è vero, ma una cosa così non si era ancora mai sentita. Gli
organismi internazionali per la libertà di stampa guardano con molta
attenzione al verdetto della Corte di Sumperk, che tra l’altro sarà
pronunciato da una giudice di qualche anno più grande dell’imputato,
alla sua prima prova in aula. Una condanna a David Pecha, se non
sostanziata da prove che dimostrino un collegamento diretto con gruppi
armati, significherebbe l’inizio di una crociata sul diritto d’opinione
che rischia di coinvolgere tutte le giovani democrazie dell’Est
europeo, con inevitabili ricadute sui delicati equilibri dell’Unione.
«La magistratura sta facendo un grosso errore – spiega Peter Uhl,
socialdemocratico ed editorialista del quotidiano “Pravo” –. Stanno
perseguendo una persona che ha forse idee estremiste, ma in nessun modo
è un criminale. Non c’è alcuna prova che abbia commesso azioni
violente, o che abbia istigato alla violazione delle regole
democratiche. E’ una vicenda assurda: in una società democratica non si
può punire una persona per le proprie opinioni». Dalle colonne del
«Pravo», Peter Uhl ha lanciato un appello ai comunisti che siedono nel
Parlamento ceco per sostenere la causa di David Pecha e della libertà
d’espressione. «Non ho ricevuto nessuna risposta – dice – e so di aver
creato molto imbarazzo». Pare che i comunisti non considerino il
ragazzo «abbastanza» comunista. Solidarietà al compagno Pecha, dunque,
comunque vada.  


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Dichiarazione del C.C. del PCFR in merito alla prosecuzione del
boicottaggio informativo del partito

http://www.kprf.ru/zuganov/news/17694.shtml
                                                    
29 agosto 2003
 

Con l’approssimarsi della scadenza delle consultazioni politiche di
dicembre in Russia, si intensificano i tentativi da parte del regime di
condizionare l’andamento della campagna elettorale, attraverso un
ulteriore inasprimento del già rigido controllo sugli strumenti di
informazione di massa. Se ciò non dovesse bastare, appare scontato il
ricorso all’uso massiccio della pratica dei brogli, che già in passate
consultazioni hanno sottratto ai comunisti milioni di voti. Come
risorsa estrema, settori del regime (è la tesi sostenuta dal giornale
“Novaya Gazeta”, ripresa da “Radio Free Europe/Radio Liberty”)
potrebbero addirittura tentare la strada di un vero e proprio colpo di
stato, sapendo di poter contare, come avvenne ai tempi del sanguinoso
golpe del 1993, sul sostegno dell’Occidente. La partita in gioco è
estremamente delicata: se i comunisti confermassero gli attuali
sondaggi, che li danno ampiamente in testa, potrebbero riconquistare
una maggioranza determinante alla Duma. Non solo. In un simile scenario
politico, si scatenerebbe, con esiti imprevedibili, una lotta (al
momento condotta in modo sotterraneo) senza esclusione di colpi
all’interno dello stesso schieramento governativo e delle forze
centriste – caratterizzato da un precario equilibrio - tra i fautori di
un’accelerazione dei processi di integrazione della Russia nel “nuovo
ordine mondiale” ed i settori più sensibili alla difesa degli
“interessi nazionali”, sostenitori di un maggiore protagonismo della
potenza eurasiatica nello scenario mondiale. In tali condizioni di
netto spostamento a sinistra, la condotta politica dello stesso Putin
sarebbe soggetta a condizionamenti tali da riservare sorprese alla
vigilia della campagna per le elezioni presidenziali.

Già al momento dell’avvio dell’accordo sulle procedure della campagna
elettorale, sottoscritto, oltre che dai partiti partecipanti alla
competizione, anche dalla “Commissione elettorale centrale”, e definito
“Patto sociale Elezioni 2003”, si sono verificate le prime gravi
violazioni a danno proprio del PCFR.

L’accordo ha avuto il suo primo “banco di prova”con lo svolgimento di
una “Fiera” propagandistica, aperta alla partecipazione di tutti i
principali partiti. Essa si è svolta alla fine d’agosto nel centro di
Mosca ed è stata visitata da decine di migliaia di cittadini. In tale
occasione, il PCFR è stato protagonista delle iniziative di gran lunga
più affollate: i sondaggi, effettuati tra i visitatori, hanno
attribuito ai comunisti il 30% dei consensi (il dato è ancor più
significativo, se si considera che a Mosca il PCFR è tradizionalmente
molto debole).

Ebbene, la partecipazione dei comunisti alla “Fiera”, non è stata
ripresa da alcun canale televisivo nazionale russo. Solo l’edizione
russa di “Euronews” ha ospitato un breve servizio.

L’episodio, che non lascia certo ben sperare nel corretto svolgimento
della campagna elettorale, soprattutto nelle ultime fasi, è stato
immediatamente denunciato dal leader del PCFR Ghennadij Zjuganov in una
dura dichiarazione.

M.G.


29 agosto 2003

Il presidente del CC del PCFR G.A. Zjuganov

 
Non si è ancora asciugato l’inchiostro, con cui i rappresentanti dei
partiti, dei movimenti, della comunità giornalistica, degli esperti di
tecnologie politiche e della “Commissione elettorale centrale” hanno
firmato il “Patto sociale Elezioni 2003”, che già assistiamo alla prima
violazione dello spirito e della lettera di tale documento.

La televisione russa, i suoi canali principali – sia quello cosiddetto
“sociale” che quello statale – hanno deciso di mantenere il silenzio in
occasione della presentazione del più forte partito del paese: il PCFR.
L’unico canale televisivo, che ha trovato il coraggio di concedere uno
spazio ai comunisti di Russia, è stato la rete “Euronews”.

In tal modo, uno dei protagonisti del processo elettorale, vale a dire
il sistema degli strumenti di informazione di massa, si schiera
apertamente dalla parte dei partiti filogovernativi, filopresidenziali,
rifiutandosi di adempiere al proprio dovere nei confronti del popolo e
della società. I corrispondenti e i redattori degli strumenti di
informazione di massa sono venuti meno in pratica all’obiettività e
all’imparzialità, che dovrebbero costituire il fondamento della loro
professione.

Se ciò accade immediatamente dopo la sigla di un “patto di buone
intenzioni”, significa che ci si appresta a mettere in pratica i
disgustosi metodi di “killeraggio” televisivo, che abbiamo già dovuto
subire nel 1999. Noi, e con noi la società russa, sappiamo bene chi
(Putin, nota del traduttore) è debitore del proprio successo politico
alle tecniche di manipolazione politica utilizzate a quel tempo.

Ma la società non tollererà che si ripeta quanto accadde allora. Il
popolo della Russia è ormai immunizzato nei confronti della menzogna
televisiva, e non si riuscirà ad ingannarlo una seconda volta con la
nuova edizione del “partito del potere”.

Ricordiamo che il PCFR ha firmato il “Patto sociale Elezioni 2003” con
la precisa clausola, che contempla la creazione di reali meccanismi di
controllo dell’osservanza del trattato.

Se il Consiglio di Vigilanza del “Patto sociale” non indirizzerà al
Presidente della Federazione Russa, al Presidente della Corte Suprema
della Federazione Russa, al Procuratore Generale della Federazione
Russa, ai dirigenti degli organi di tutela giudiziaria e del Ministero
della Giustizia una dichiarazione con la richiesta di garantire
effettivamente la difesa della espressione della volontà dei cittadini,
il PCFR si vedrà costretto a mettere in discussione l’opportunità di
continuare il suo lavoro nell’ambito del Consiglio stesso.

Inoltre, restiamo in attesa di una presa di posizione del Consiglio di
Vigilanza in merito a un avvenimento che mette in evidenza la mancanza
di obiettività della televisione russa.

 
Traduzione dal russo di Mauro Gemma