Intellettuali di servizio: Predrag Matvejevic (3)

Trascrizione dell'Intervista al prof. Predrag Matvejevic
rilasciata nel mese di luglio 2003 a Radio 3 RAI, una mattina,
nell'ambito degli "approfondimenti" delle notizie.

La trascrizione del nastro è qui riportata con interruzioni e lacune,
ed alcune note nostre tra parentesi quadre. A suo tempo fu inviata in
merito una lettera di protesta alla Radio e per conoscenza a
Matvejevic, si veda:
"Una lettera di protesta a Radio Tre"
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2655

(a cura di Ivan)

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Su Matvejevic si veda anche:
* Matvejevic, il solito. Dopo un articolo sul ponte di Mostar:
lettera di protesta al "Messaggero"
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2753
* ed anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1462
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1280
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1093
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/345
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/32
* dedicata a Matvejevic: la poesia VIDJEH CUDO...
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2600

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Intervista al prof. Predrag Matvejevic su Radio 3 RAI,
luglio 2003

D.: Sul contrasto dei Balcani reali e i Balcani immaginari, sentiamo
adesso uno scrittore che ormai vive in Italia, ed è si slavo ma è molto
italiano, Predrag Matvejevic. Buon giorno!
R.: Si, brava, brava, sei una dei rari che pronunciano bene il mio nome.
D.: (voce maschile) Questo programma ha trattato fino adesso un tema
che in se ha una sorta d’ironia tragica. Ossia i Balcani che dalla
caduta della fine dell’ Impero ottomano in poi, sono diventati luogo di
grandissimi conflitti. Stranamente nel teatro leggero, nell’operetta e
poi nel cinema degli anni venti e trenta è diventato una specie di
luogo di…
(interrompe Matvejevic)
R.: Anche nell’opera di Agata Christie sa, c'è anche nel romanzo giallo
questo.
D.:…Infatti la signora scompare nel film di A. Hitchcock che è tratto
da un romanzo di A. Christie, appunto. Perché secondo lei questo strano
contrasto?
R.: Innanzitutto direi questo avviene nello scontare di definire i
Balcani. Anche la gente dei Balcani non riesce a mettersi d’accordo
fino dove arrivano i Balcani. In questa ultima guerra, per esempio,
abbiamo visto che i croati accusano i serbi: voi siete balcanesi, noi
non abbiamo niente a che fare coi Balcani. Anche forse l’Europa in
questo momento, facendo una scelta, prendendo la Slovenia che è fuori
dall’ambito balcanico, c'è qualche cosa di questo. E c'è una
bellissima, direi, nello stesso tempo, idea e barzeletta, che viene
raccontata da Claudio Magris e un pò da me stesso, nei nostri libri,
che spiega un pò questo spostamento della frontiera e nel contempo la
definizione. Colui che parte dalla Germania dice, quando si ferma a
Monaco di Baviera o Vienna, da qui cominciano i Balcani. Anche un
grande Metternich che tagliava l’Europa, come un grande statista
diceva, sì, alle mura di Vienna iniziano i Balcani. I viennesi e gente
di Monaco di Baviera si sono offesi, e dicono no. Cominciano da
Zagabria, da Lubiana. Anche lì sono offesi. Malgrado che il grande
scrittore croato, il più grande [si riferisce probabilmente a Krleza,
ma perché non lo nomina?], diceva, proprio "da questa stazione iniziano
i Balcani". Anche qui si sono offesi. Dicono: iniziano a Belgrado,
Sarajevo, Pristina, Tirana... E la gente più, diciamo, colta, più
saggia, dice: ma ancora un po’ più a Est comincia la culla della
cultura Europea. E come vede questo spostamento, queste…talvolta
determina vari approcci e varie definizioni infatti. Possiamo chiedere
a seconda vecchie storiografie e vecchie geografie che dicono i Balcani
si stendono fino al Golfo di Quarnaro, alcuni dicono al faro del Golfo
di Trieste.
… e qui infatti, bisogna riconoscere una cosa; è sui Balcani che è nata
l’idea dell’Europa, è sui Balcani che è nata la cultura europea, e non
soltanto nella Grecia antica. Bisanzio era un’erede straordinario di
questa vecchia cultura. E dunque così che è una difficoltà. Per
esempio, c'è questa immagine di polveriera, Balcani polveriera
d’Europa. Si aggiunge un’ immagine simile di termometro d’Europa. Si
vede come va l’Europa secondo il termometro balcanico. Poi c'è un’idea,
una battuta di Churchill fatta durante la II Guerra mondiale, quando ha
visto la situazione dei Balcani. In quel momento Churchill si trovava
in Italia e disse in un incontro con Tito: "I Balcani sono uno spazio
che produce più di storia, che non può consumare" questo che rimane,
che non può consumare la storia. Ecco, questo fa la parte fantasiosa,
la parte folle e la parte, diciamo, esotica dei Balcani.
D.: Quindi, è il luogo più adatto per il nostro programma, è un
iperluogo per eccellenza, un luogo con un eccesso di connotazione…
R.: Assolutamente, e se mi permette vorrei fare, una… non una difesa,
non credo che i Balcani hanno bisogno di me che sono "fra asilo ed
esilio" [sic], che non ho… ma una difesa diciamo storica di alcune cose
crudeli dei Balcani. Nel libro forse più caratteristico, più tradotto
nel mondo, di Ivo Andric [premio Nobel per la letteratura, jugoslavo],
"Il ponte sulla Drina" …Abbiamo fatto recentemente, con la mia
prefazione, con la mia scelta dei testi una bellissima collana dei
"Meridiani" di Mondadori... Allora all’inizio di questo libro c'è una
scena che è forse una delle più crudeli della letteratura mondiale;
l’impalamento del cristiano ribelle. Viene uno specialista di anatomia
con un lungo palo che passi attraverso tutto il corpo, per non toccare
nessun organo vitale perché la vittima sopravviva, che schiuma da
questo palo per dare esempio agli altri. Bisogna immaginare centinaia
di crocevia variopinti nei Balcani in cui sono questi uomini impalati.
[sic]
Non hanno mai preso Vienna. Ci sono venuti fino a Vienna. Esauriti e
non potevano prenderla. Questa grande sofferenza, un grande contributo
dei Balcani nella storia dell’Europa.
D.: (voce femminile) Matvejevic, pochi giorni orsono Le è stato
conferito, insieme ad alcuni altri scrittori europei, i più importanti
del momento, il "Premio Strega europeo", che è stato istituito ora, in
occasione del semestre di Presidenza italiana in Europa. Lei ha vinto
questo premio, questo riconoscimento, per l’ultimo dei suoi libri che
si chiama "L’altra Venezia", edito da Garzanti, e in questo libro Lei
inizia praticamente una sorta di visione e poi d’immaginario. Stiamo
sempre parlando di Venezia vista dai Balcani. Che tipo di rapporto tra
queste due vicinanze, tra queste due culture?
R.: Io cercavo di conciliare qualche cosa che era stesso opposto in
modo arbitrario. Infatti come sa, c'è la Riva dei Schiavoni… nella
Venezia stessa, schiavoni voleva dire slavi … Parola slavo, schiavo, si
sono cambiate per dare questi schiavoni. C’era una visione dei storici
slavi, (che) era un rifiuto di Venezia, e c'è una sottovalutazione
dalla parte di Venezia stessa. Io ho cercato di far incontrare alcuni
momenti che sono completamente diversi. Nel momento in cui Venezia
viene occupata prima dalla Polonia, poi dall’Austria... Gli ultimi che
volevano difendere… E proprio Ippolito Nievo ha scritto questo testo,
questo elogio dei schiavoni che si sono messi sulla Riva dei Schiavoni:
Vogliamo difenderla... E le campane suonavano a morte di Zara, di
Spalato, Sebenico, fino alle Bocche di Cattaro. E dunque anche in un
altro momento del ’48, erano con Tommaseo schierati questi schiavoni
per difendere Venezia. E poi ho trovato, ricercando... la mia passione
sono le carte geografiche, e anche nel "Breviario mediterraneo", e
soprattutto nell’ "Altra Venezia" [Matvejevic cita se stesso in
continuazione], c'è un capitolo sulle carte veneziane. Ci sono tanti in
queste botteghe di cartografi, ci sono tanti slavi, croati, sloveni, di
Dalmazia, che venivano a lavorare, che hanno fatto ottime opere con i
cartografi veneziani. Dunque era una guerra balcanica, lo spazio che
era sotto Venezia, che ha vissuto e si è confrontato in qualche modo
soltanto col Rinascimento non ha visto queste crudeltà che si sono
manifestate nell’ultima guerra balcanica. E per questo è una delle
ragioni che io ho scritto questa "Altra Venezia". Devo dire, temendo
che Venezia non accetti facilmente. Al contrario, il libro è stato
molto ben accettato, accolto a Venezia e tutti i giornali veneziani.
D.: Matvejevic, durante la dominazione turca che poi è durata
lunghissimo quasi…
R.: … quasi cinque secoli
D.: … cinque secoli appunto. C’è stata una bassa conflittualità tra
diverse comunità per cinquecento anni. Conflittualità che poi si
accentua dopo la caduta dell’Impero.
R.: Bisogna dire che l’Impero turco aveva una politica nazionale, nei
confronti delle nazionalità che non erano nazioni ancora ben definite,
diciamo nei confronti delle etnie e delle religioni, abbastanza
tollerante [vedi i "crocevia variopinti con gli uomini impalati" di cui
sopra]. Questo bisogna… [mormorii da parte dell’intervistatore] e
d’altra parte, una parte della gente ha preso l’Islam. I bosniaci,
infatti, che erano vittima proprio nell’ultima guerra… e voglio dire
c’è una bellissima idea di uno grande scrittore tradotto in Italia,
slavo, bosniaco, si chiama Mehmed Selimovic… [si odono ancora mormorii
dell’intervistatore] Il suo romanzo analizza la morte, che presenta
questa bellissima idea che da, che presenti questa realtà della etnia
islamica [sic] in Europa… [ancora "hm hm" in sottofondo]. Diceva:
"Siamo stati troppo pochi per diventare un lago, e siamo stati troppi
per essere inghiottiti dalla sabbia"... [Mesha Selimovic, scrittore
proviene da una famiglia di religione musulmana, in realta' si
considera serbo].
... E comunque troppi per essere inghiotiti dalla sabbia. E dunque
questo nella ultima guerra, proprio quando parliamo dei luoghi
balcanici che è capitato. Devo dire io sono di una famiglia doppiamente
cristiana, mio padre russo, mia madre cattolica croata, dunque non sono
musulmano. Mi sono schierato coi musulmani di Bosnia ed Erzegovina, e
sono andato durante l’assedio di Sarajevo ["...hm, hm..."] a vivere un
tempo di questo assedio coi nostri fratelli bosniaci musulmani, molto
laici. [sic! Matvejevic non è stato dunque "dall’altra parte", cioè ad
esempio a Nedjarici, quartiere a maggioranza serba fino allora,
assediato dalle truppe di Izetbegovic. E per quanto riguarda i "laici",
Matvejevic "dimentica" la "Dichiarazione islamica" di Izetbegovic,
"dimentica" il proclama "Cosa fare dei serbi nella Repubblica islamica
di Bosnia ed Erzegovina" pubblicato su "Vox" nel 1990, "dimentica" i
volontari mujaheddin dai paesi islamici accorsi in Bosnia ad aiutare
Izetbegovic, Osama bin Laden compreso, e "dimentica" anche il progetto
di "trasversale verde". Si ricorda soltanto di quello che gli pare]
Devo dire adesso in questo momento, quando parliamo solennemente
dell’Europa, il ruolo dell’Italia, che spero sarà migliore di questi
ultimi tempi che abbiamo visto queste nostre dispute. L’Europa ha fatto
l’errore di non riconoscere lì l’Islam laico europeo, che avrebbe
potuto servire come esempio agli altri Islam, di tipi di deviazioni
islamiche, ideologiche, religiose.
D.: Predrag Matvejevic, grazie di aver partecipato al nostro viaggio
attraverso i Balcani…
R.:Grazie a voi, spero che continueremo questo viaggio.
D.:Si, grazie tante.

Trascrizione a cura di Ivan, per il CNJ