La nostra guerra con la Francia (english / italiano)
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New York Times September 18, 2003
OUR WAR WITH FRANCE
By THOMAS L. FRIEDMAN
It's time we Americans came to terms with something: France is not just
our annoying ally. It is not just our jealous rival. France is becoming
our enemy.
If you add up how France behaved in the run-up to the Iraq war
(making it impossible for the Security Council to put a real
ultimatum to Saddam Hussein that might have avoided a war), and if you
look at how France behaved during the war (when its foreign minister,
Dominique de Villepin, refused to answer the question of whether he
wanted Saddam or America to win in Iraq), and if you watch how France
is behaving today (demanding some kind of loopy symbolic transfer of
Iraqi sovereignty to some kind of hastily thrown together Iraqi
provisional government, with the rest of Iraq's transition to
democracy to be overseen more by a divided U.N. than by America), then
there is only one conclusion one can draw: France wants America to fail
in Iraq.
France wants America to sink in a quagmire there in the crazy hope that
a weakened U.S. will pave the way for France to assume its "rightful"
place as America's equal, if not superior, in shaping world affairs.
Yes, the Bush team's arrogance has sharpened French hostility. Had
President Bush and Secretary of Defense Donald Rumsfeld not been so
full of themselves right after America's military victory in Iraq --
and instead used that moment, when the French were feeling that maybe
they should have taken part, to magnanimously reach out to Paris to
join in reconstruction -- it might have softened French attitudes.
But even that I have doubts about.
What I have no doubts about, though, is that there is no coherent,
legitimate Iraqi authority able to assume power in the near term, and
trying to force one now would lead to a dangerous internal struggle and
delay the building of the democratic institutions Iraq so badly needs.
Iraqis know this. France knows this, which is why its original proposal
(which it now seems to be backtracking on a bit) could only be
malicious.
What is so amazing to me about the French campaign -- "Operation
America Must Fail" -- is that France seems to have given no thought as
to how this would affect France. Let me spell it out in simple English:
if America is defeated in Iraq by a coalition of Saddamists and
Islamists, radical Muslim groups -- from Baghdad to the Muslim slums of
Paris -- will all be energized, and the forces of modernism and
tolerance within these Muslim communities will be on the run. To think
that France, with its large Muslim minority, where radicals are
already gaining strength, would not see its own social fabric
affected by this is fanciful.
If France were serious, it would be using its influence within the
European Union to assemble an army of 25,000 Eurotroops, and a $5
billion reconstruction package, and then saying to the Bush team: Here,
we're sincere about helping to rebuild Iraq, but now we want a real
seat at the management table. Instead, the French have put out an
ill-conceived proposal, just to show that they can be different,
without any promise that even if America said yes Paris would make a
meaningful contribution.
But then France has never been interested in promoting democracy in the
modern Arab world, which is why its pose as the new protector of Iraqi
representative government -- after being so content with Saddam's
one-man rule -- is so patently cynical.
Clearly, not all E.U. countries are comfortable with this French
mischief, yet many are going along for the ride. It's stunning to me
that the E.U., misled by France, could let itself be written out of the
most important political development project in modern Middle East
history. The whole tone and direction of the Arab-Muslim world, which
is right on Europe's doorstep, will be affected by the outcome in Iraq.
It would be as if America said it did not care what happened in Mexico
because it was mad at Spain.
Says John Chipman, director of the London-based International Institute
for Strategic Studies: "What the Europeans are saying about Iraq is
that this is our backyard, we're not going to let you meddle in it, but
we're not going to tend it ourselves."
But what's most sad is that France is right -- America will not be as
effective or legitimate in its efforts to rebuild Iraq without French
help. Having France working with us in Iraq, rather than against us in
the world, would be so beneficial for both nations and for the Arabs'
future. Too bad this French government has other priorities.
---
LA NOSTRA GUERRA CON LA FRANCIA
di Thomas L. Friedman
dal New York Times del 18/9/2003
E' ora che noi americani ci rendiamo conto di un fatto: la Francia non
è solo un nostro fastidioso alleato. Non è solo un nostro geloso
rivale. La Francia sta diventando un nostro nemico.
Se si mette insieme come la Francia si è comportata mentre si preparava
la guerra all'Iraq (rendendo impossibile al Consiglio di Sicurezza
porre un reale ultimatum a Saddam Hussein, che avrebbe potuto evitare
la guerra), e se si osserva come si è comportata la Francia durante la
guerra (quando il suo
ministro degli esteri, Dominique de Villepin, si è rifiutato di
rispondere alla domanda se preferiva che in Iraq vincesse l'America o
Saddam), e si osserva come si sta comportando oggi la Francia
(richiedendo una sorta di simbolico e capzioso trasferimento della
sovranità irachena a una sorta di governo
provvisorio iracheno messo insieme frettolosamente, con la restante
transizione irachena alla democrazia affidata alle Nazioni Unite
divise, piuttosto che all'America), allora c'è una sola conclusione da
trarre: la Francia vuole che l'America fallisca in Iraq.
La Francia vuole che l'America affondi lì in un pantano nella folle
speranza che degli Usa indeboliti permetteranno alla Francia di
arrogarsi una sua "legittima" posizione come eguale dell'America, se
non superiore, nel rimodellamento degli affari mondiali.
Sì, l'arroganza della squadra di Bush ha inasprito l'ostilità francese.
Se il Presidente Bush e il Ministro della Difesa Donald Rumsfeld non
fossero stati così arroganti appena dopo la vittoria americana in Iraq,
ed avessero usato invece questo momento, quando i francesi sentivano
che avrebbero dovuto partecipare, per tendere generosamente una mano a
Parigi per unirsi nella ricostruzione - ciò avrebbe ammorbidito
l'atteggiamento francese. Ma anche al riguardo ho dei dubbi.
Ciò su cui non nutro dubbi, tuttavia, è il fatto che non essendoci una
coerente, legittima autorità irachena capace di assumere il potere nel
breve termine, provare a crearne una con la forza adesso porterebbe ad
una pericolosa lotta interna e al ritardo nella costruzione delle
istituzioni democratiche di cui l'Iraq ha così fortemente bisogno.
Ciò che mi sorprende riguardo alla campagna francese - "L'Operazione
America Deve Fallire" - è che la Francia sembra non darsi pensiero di
come questo potrebbe influire sulla Francia. Lasciatemelo scrivere in
modo semplice: se l'America viene sconfitta in Iraq da una coalizione
di saddamisti e islamisti, i gruppi musulmani radicali - da Baghdad ai
sobborghi musulmani di Parigi - saranno galvanizzati, mentre le forze
del modernismo e della tolleranza all'interno delle comunità musulmane
saranno in ritirata. E' assurdo pensare che la Francia, con la sua
larga minoranza musulmana, in cui i radicali stanno già riacquistando
forza, non vedrebbe
influenzata da ciò la propria struttura sociale.
Se la Francia fosse seria, userebbe la propria influenza nell'UE per
mettere insieme un esercito di 25.000 eurotruppe ed un pacchetto di 5
miliardi di dollari per la ricostruzione, e poi direbbe a Bush: ecco,
noi vogliamo sinceramente aiutare la ricostruzione dell'Iraq, ma adesso
vogliamo un posto vero al tavolo delle trattative. Invece, la Francia
ha tirato fuori una proposta mal concepita, tanto per sottolineare la
sua diversita', senza alcuna promessa che Parigi darebbe un contributo
significativo se l'America lo accettasse.
D'altra parte la Francia non si è mai interessata a promuovere la
democrazia nel mondo arabo moderno: ecco perché il suo atteggiamento a
nuova protettrice di un governo iracheno rappresentativo - dopo essere
stata così contenta del dominio personale di Saddam - è tanto cinico.
Chiaramente, non tutte le nazioni europee sono a proprio agio con la
impudenza francese, ma ci sono ancora molti che le vanno appresso. E'
stupefacente che l'UE, fuorviata dalla Francia, si lasci escludere dal
più importante progetto di sviluppo politico nella storia del moderno
Medio Oriente. L'intero carattere e la direzione del mondo
arabo-musulmano, che è proprio alle porte dell'Europa, sarà influenzato
da ciò che succederà in Iraq. Sarebbe come se l'America dicesse che non
le importa ciò che accade in Messico perché è in cattivi rapporti con
la Spagna.
Dice John Chipman, direttore del londinese International Institute for
Strategic Studies: "Ciò che gli europei stanno dicendo riguardo
all'Iraq è che questo è il nostro cortile di casa, non vogliamo che
altri si immischino, benche' noi non ce ne prenderemo cura".
Ma la cosa più triste è che la Francia ha ragione: l'America non sarà
tanto efficace ne' legittimata nel suo sforzo di ricostruire l'Iraq
senza l'aiuto francese. Avere la Francia al nostro fianco in Iraq,
piuttosto che contro di noi nel mondo, sarebbe vantaggioso per entrambe
le nazioni e per il futuro degli arabi. Malauguratamente il governo
francese ha altre priorità.
(si ringraziano Gennaro e Luca per la traduzione)
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New York Times September 18, 2003
OUR WAR WITH FRANCE
By THOMAS L. FRIEDMAN
It's time we Americans came to terms with something: France is not just
our annoying ally. It is not just our jealous rival. France is becoming
our enemy.
If you add up how France behaved in the run-up to the Iraq war
(making it impossible for the Security Council to put a real
ultimatum to Saddam Hussein that might have avoided a war), and if you
look at how France behaved during the war (when its foreign minister,
Dominique de Villepin, refused to answer the question of whether he
wanted Saddam or America to win in Iraq), and if you watch how France
is behaving today (demanding some kind of loopy symbolic transfer of
Iraqi sovereignty to some kind of hastily thrown together Iraqi
provisional government, with the rest of Iraq's transition to
democracy to be overseen more by a divided U.N. than by America), then
there is only one conclusion one can draw: France wants America to fail
in Iraq.
France wants America to sink in a quagmire there in the crazy hope that
a weakened U.S. will pave the way for France to assume its "rightful"
place as America's equal, if not superior, in shaping world affairs.
Yes, the Bush team's arrogance has sharpened French hostility. Had
President Bush and Secretary of Defense Donald Rumsfeld not been so
full of themselves right after America's military victory in Iraq --
and instead used that moment, when the French were feeling that maybe
they should have taken part, to magnanimously reach out to Paris to
join in reconstruction -- it might have softened French attitudes.
But even that I have doubts about.
What I have no doubts about, though, is that there is no coherent,
legitimate Iraqi authority able to assume power in the near term, and
trying to force one now would lead to a dangerous internal struggle and
delay the building of the democratic institutions Iraq so badly needs.
Iraqis know this. France knows this, which is why its original proposal
(which it now seems to be backtracking on a bit) could only be
malicious.
What is so amazing to me about the French campaign -- "Operation
America Must Fail" -- is that France seems to have given no thought as
to how this would affect France. Let me spell it out in simple English:
if America is defeated in Iraq by a coalition of Saddamists and
Islamists, radical Muslim groups -- from Baghdad to the Muslim slums of
Paris -- will all be energized, and the forces of modernism and
tolerance within these Muslim communities will be on the run. To think
that France, with its large Muslim minority, where radicals are
already gaining strength, would not see its own social fabric
affected by this is fanciful.
If France were serious, it would be using its influence within the
European Union to assemble an army of 25,000 Eurotroops, and a $5
billion reconstruction package, and then saying to the Bush team: Here,
we're sincere about helping to rebuild Iraq, but now we want a real
seat at the management table. Instead, the French have put out an
ill-conceived proposal, just to show that they can be different,
without any promise that even if America said yes Paris would make a
meaningful contribution.
But then France has never been interested in promoting democracy in the
modern Arab world, which is why its pose as the new protector of Iraqi
representative government -- after being so content with Saddam's
one-man rule -- is so patently cynical.
Clearly, not all E.U. countries are comfortable with this French
mischief, yet many are going along for the ride. It's stunning to me
that the E.U., misled by France, could let itself be written out of the
most important political development project in modern Middle East
history. The whole tone and direction of the Arab-Muslim world, which
is right on Europe's doorstep, will be affected by the outcome in Iraq.
It would be as if America said it did not care what happened in Mexico
because it was mad at Spain.
Says John Chipman, director of the London-based International Institute
for Strategic Studies: "What the Europeans are saying about Iraq is
that this is our backyard, we're not going to let you meddle in it, but
we're not going to tend it ourselves."
But what's most sad is that France is right -- America will not be as
effective or legitimate in its efforts to rebuild Iraq without French
help. Having France working with us in Iraq, rather than against us in
the world, would be so beneficial for both nations and for the Arabs'
future. Too bad this French government has other priorities.
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LA NOSTRA GUERRA CON LA FRANCIA
di Thomas L. Friedman
dal New York Times del 18/9/2003
E' ora che noi americani ci rendiamo conto di un fatto: la Francia non
è solo un nostro fastidioso alleato. Non è solo un nostro geloso
rivale. La Francia sta diventando un nostro nemico.
Se si mette insieme come la Francia si è comportata mentre si preparava
la guerra all'Iraq (rendendo impossibile al Consiglio di Sicurezza
porre un reale ultimatum a Saddam Hussein, che avrebbe potuto evitare
la guerra), e se si osserva come si è comportata la Francia durante la
guerra (quando il suo
ministro degli esteri, Dominique de Villepin, si è rifiutato di
rispondere alla domanda se preferiva che in Iraq vincesse l'America o
Saddam), e si osserva come si sta comportando oggi la Francia
(richiedendo una sorta di simbolico e capzioso trasferimento della
sovranità irachena a una sorta di governo
provvisorio iracheno messo insieme frettolosamente, con la restante
transizione irachena alla democrazia affidata alle Nazioni Unite
divise, piuttosto che all'America), allora c'è una sola conclusione da
trarre: la Francia vuole che l'America fallisca in Iraq.
La Francia vuole che l'America affondi lì in un pantano nella folle
speranza che degli Usa indeboliti permetteranno alla Francia di
arrogarsi una sua "legittima" posizione come eguale dell'America, se
non superiore, nel rimodellamento degli affari mondiali.
Sì, l'arroganza della squadra di Bush ha inasprito l'ostilità francese.
Se il Presidente Bush e il Ministro della Difesa Donald Rumsfeld non
fossero stati così arroganti appena dopo la vittoria americana in Iraq,
ed avessero usato invece questo momento, quando i francesi sentivano
che avrebbero dovuto partecipare, per tendere generosamente una mano a
Parigi per unirsi nella ricostruzione - ciò avrebbe ammorbidito
l'atteggiamento francese. Ma anche al riguardo ho dei dubbi.
Ciò su cui non nutro dubbi, tuttavia, è il fatto che non essendoci una
coerente, legittima autorità irachena capace di assumere il potere nel
breve termine, provare a crearne una con la forza adesso porterebbe ad
una pericolosa lotta interna e al ritardo nella costruzione delle
istituzioni democratiche di cui l'Iraq ha così fortemente bisogno.
Ciò che mi sorprende riguardo alla campagna francese - "L'Operazione
America Deve Fallire" - è che la Francia sembra non darsi pensiero di
come questo potrebbe influire sulla Francia. Lasciatemelo scrivere in
modo semplice: se l'America viene sconfitta in Iraq da una coalizione
di saddamisti e islamisti, i gruppi musulmani radicali - da Baghdad ai
sobborghi musulmani di Parigi - saranno galvanizzati, mentre le forze
del modernismo e della tolleranza all'interno delle comunità musulmane
saranno in ritirata. E' assurdo pensare che la Francia, con la sua
larga minoranza musulmana, in cui i radicali stanno già riacquistando
forza, non vedrebbe
influenzata da ciò la propria struttura sociale.
Se la Francia fosse seria, userebbe la propria influenza nell'UE per
mettere insieme un esercito di 25.000 eurotruppe ed un pacchetto di 5
miliardi di dollari per la ricostruzione, e poi direbbe a Bush: ecco,
noi vogliamo sinceramente aiutare la ricostruzione dell'Iraq, ma adesso
vogliamo un posto vero al tavolo delle trattative. Invece, la Francia
ha tirato fuori una proposta mal concepita, tanto per sottolineare la
sua diversita', senza alcuna promessa che Parigi darebbe un contributo
significativo se l'America lo accettasse.
D'altra parte la Francia non si è mai interessata a promuovere la
democrazia nel mondo arabo moderno: ecco perché il suo atteggiamento a
nuova protettrice di un governo iracheno rappresentativo - dopo essere
stata così contenta del dominio personale di Saddam - è tanto cinico.
Chiaramente, non tutte le nazioni europee sono a proprio agio con la
impudenza francese, ma ci sono ancora molti che le vanno appresso. E'
stupefacente che l'UE, fuorviata dalla Francia, si lasci escludere dal
più importante progetto di sviluppo politico nella storia del moderno
Medio Oriente. L'intero carattere e la direzione del mondo
arabo-musulmano, che è proprio alle porte dell'Europa, sarà influenzato
da ciò che succederà in Iraq. Sarebbe come se l'America dicesse che non
le importa ciò che accade in Messico perché è in cattivi rapporti con
la Spagna.
Dice John Chipman, direttore del londinese International Institute for
Strategic Studies: "Ciò che gli europei stanno dicendo riguardo
all'Iraq è che questo è il nostro cortile di casa, non vogliamo che
altri si immischino, benche' noi non ce ne prenderemo cura".
Ma la cosa più triste è che la Francia ha ragione: l'America non sarà
tanto efficace ne' legittimata nel suo sforzo di ricostruire l'Iraq
senza l'aiuto francese. Avere la Francia al nostro fianco in Iraq,
piuttosto che contro di noi nel mondo, sarebbe vantaggioso per entrambe
le nazioni e per il futuro degli arabi. Malauguratamente il governo
francese ha altre priorità.
(si ringraziano Gennaro e Luca per la traduzione)