[Nell'articolo che segue si spiega il fenomeno della rinuncia alla
cittadinanza della Bosnia-Erzegovina come un atto dettato dalla
necessita', accompagnato da dispiacere e dolore. In verita', se da una
parte le stesse ragioni pratiche valgono per tantissimi cittadini di
ciascuna delle repubblichine post-jugoslave, costretti a rifugiarsi
all'estero - foss'anche solo per sopravvivere economicamente -, noi
conosciamo bosniaci che hanno rinunciato alla cittadinanza con rabbia
piuttosto che con dispiacere. Si tratta infatti spesso anche del
rifiuto di una identita' che e' stata imposta, e che viene ritenuta
fittizia. A questo rifiuto generalizzato si sta accompagnando, in tutta
la Bosnia-Erzegovina, la rinascita del sentimento jugoslavista nelle
famiglie e nei giovani di ogni origine "etnica".
Italo Slavo]


http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=2424

Mai più Bosniaco

Ogni giorno più di 50 persone si fanno cancellare dal registro dei
cittadini della Bosnia Erzegovina. Dalla fine della guerra ad oggi sono
circa in 20.000 ad aver preso questa decisione

(12/09/2003) Essere Bosniaci oggi non è un gran complimento. Gli
abitanti della Bosnia Erzegovina in Europa sono considerati cittadini
di ultima classe, extracomunitari, musulmani, poveri. Il passaporto
bosniaco non vale un soldo bucato. Così, tutti quelli che hanno la
possibilità di ottenere un'altra cittadinanza lo fanno volentieri.
Quasi tutti i cattolici bosniaci hanno preso la cittadinanza croata, e
con il passaporto croato si riesce a viaggiare con pochi problemi. I
passaporti più ambìti però sono senza dubbio quelli dei paesi
dell’Unione Europea. In questi ultimi anni tantissimi bosniaci, oltre
un milione, sono andati a vivere fuori dal proprio paese e lì sono
diventati “cittadini normali”. Il sistema legale anglosassone permette
ad una persona di avere la doppia cittadinanza. I Bosniaci che vivono
in America, Australia, Gran Bretagna ne hanno approfittato. Con altri
paesi, invece, la questione della doppia cittadinanza non è stata
ancora risolta. Proprio in questo periodo si sta negoziando con
Svezia e Svizzera. In molti paesi tuttavia la gente è obbligata a
scegliere una cittadinanza sola. Per questo motivo ogni giorno, presso
il Ministero degli affari civili, più di 50 persone si fanno cancellare
dal registro dei cittadini della Bosnia Erzegovina. Dal 1996 al 25
agosto 2003, da quel registro sono state cancellate 17.458 persone. Si
tratta soprattutto di gente giovane (Slobodna Bosna,04.09.2003).

Se volete parlare con loro, intervistarli, non sono molto disponibili.
Dicono tutti di essere dispiaciuti per il fatto che devono fare una
cosa del genere. Ma che sono costretti. La procedura non è semplice.
Per essere cancellati dal registro dei cittadini della BiH la procedura
dura più di un anno e mezzo, mentre ad esempio per la stessa persona
la procedura per mettersi in regola in Austria dura non più di un paio
di settimane. In Bosnia la “cancellazione” costa 1.700 marchi
convertibili (poco meno di 850 €, ndr) e poi si pagano altri 1.800 euri
per la nuova cittadinanza. Se la procedura viene fatta in uno dei
consolati bosniaci in Europa vanno aggiunte tasse per 450 euri.

La procedura è complicata quanto a tempo e soldi necessari, ma per
quanto riguarda il resto è molto semplice. Ad esempio al ministero non
vi chiedono i vostri motivi. La gente è libera di scegliere. Però,
dicono gli impiegati, capita spesso che la gente cerchi di spiegarsi da
sola, senza esserne richiesta. Alcuni raccontando la propria storia, a
volte piangono. Dicono che hanno deciso dopo tanti dilemmi, incertezze,
e che lo fanno soprattutto per i loro figli. Un certo numero di
Bosniaci che durante la guerra stava all’estero era tornato in Bosnia
cercando di ricominciare da capo, ma con le case non ancora
ricostruite, la povertà, e senza lavoro, dopo un breve periodo di
tentativi sono tornati in Occidente. E per vivere lì, ovviamente, è
meglio avere la cittadinanza.

Facendo i conti, in questi dieci anni la Bosnia ha perso altri 20.000
cittadini. Per non pensare che ce ne sono ancora più di un milione che,
forse, faranno la stessa fine.


» Fonte: da Mostar, Dario Terzic
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