D'ALEMA: MAI PIU' LA GUERRA SENZA DI NOI

---
Stampa ed appendi nella tua camera la fotografia di Massimo D'Alema sul
suo yacht: https://www.cnj.it/immagini/dalema.jpg
---

Legittimi e integrati
ANDREA COLOMBO
http://www.ilmanifesto.it/
Il Manifesto, 18 Ottobre 2003

«IngiustifIcata», «sbagliata», «disastrosa», la guerra
in Iraq è però da un paio di giorni anche «legittima».
Ce ne informa il presidente dei Ds Massimo D'Alema.
Non è la prima missione armata che consideri tale. Non
sarà l'ultima. Il termine adoperato dall'ex premier è
freddo, quasi astratto. Evoca sottili questioni di
diritto, rinvia a dotte schermaglie in materia di
diritto internazionale. La traduzione è più terrena.
Vuol dire che se nella primavera scorsa la guerra di
Bush fosse stata approvata dalle Nazioni unite, i
Democratici di sinistra e la Margherita avrebbero
avuto ben poco da ridire. Stesse bombe e stesse
stragi, però legittime, opportune, anzi necessarie.
Come in Kosovo. Il gruppo dirigente ulivista,
probabilmente, non avrebbe fatto mancare il suo voto
in parlamento. Come per il Kosovo. Avrebbe spaccato
l'Ulivo, deluso per l'ennesima volta il suo elettorato
straordinariamente paziente, perso le elezioni
amministrative, rinsaldato il governo dell'amico
italiano di George Bush. Sacrifici necessari al
cospetto della legittimità internazionale. Pur se
fondata sul ricatto della superpotenza unica.

Il segretetario del partito, Piero Fassino, condivide
il giudizio del suo presidente e aggiunge una buona
dose di commosso entusiasmo. La risoluzione dell'Onu
gli pare «una svolta che apre una fase del tutto
diversa». Che gli Usa abbiano ottenuto l'appoggio
unanime della stessa assemblea che, pochi mesi fa,
aveva tentato invano di contrastare la loro impresa
non gli sembra affatto una desolante vittoria politica
dell'amministrazione Bush. Al contrario, ritiene che
con quel voto sia stato finalmente superato
«l'unilateralismo con cui si è affrontata la questione
irachena». Non è una logica facilmente comprensibile.

Francesco Rutelli la condivide in pieno, ma il suo
caso è meno oscuro: era tentato dal voto a favore
della guerra già nella primavera scorsa. Figurarsi ora
che è legittima.

Gli applausi e l'entusiasmo non significano che i
principali partiti d'opposizione abbiano già deciso di
votare a favore del prolungamento della missione. Si
vedrà in parlamento, segnala l'ex sottosegretario alla
difesa (e alla presidenza del consiglio) Minniti. Si
tratterà comunque di un confronto rasserenato
dall'alta legittimazione appena giunta. Il giudizio
sull'occupazione americana è stato derubricato
ufficialmente a «questione d'opportunità politica»,
sulla quale del resto il gotha della Quercia e della
Margherita ancora non si pronuncia.

Non è affatto escluso tuttavia che, al momento del
voto, i due fondamentali partiti dell'Ulivo
privilegino la necessità di mantenere unita la loro
coalizione e tornino a bocciare la missione (sempre
che non scelgano il limbo ipocrita dell'astensione).
Ma poco importa. Il segnale che gli stava al cuore è
già stato inviato con le dichiarazioni di ieri. Fa il
paio con l'improvvida apertura sulla riforma delle
pensioni. Rivela che sotto la Quercia l'antico vizio
di guardare prima di tutto alle aree sociali e ai
poteri che dovrebbero essere più distanti da una forza
pur moderatamente di sinistra non è affatto scomparso.
Al contrario, trae nuovo vigore dall'ottimismo che si
è diffuso nell'opposizione tutta, dal sentirsi sulla
soglia del ritorno al governo, dai sondaggi trionfali
e inebrianti. Sta per terminare la notte
dell'opposizione, torna a brillare la stella della
governabilità. Delle guerre «legittime». Della
modernizzazione del mercato del lavoro. Della riforma
della previdenza. Però le elezioni politiche sono
ancora lontane. E continuando di questo passo non è
affatto detto che l'Ulivo le vinca.