GLI ASCARI ALBANESI

(see english summary at bottom)


Il Messaggero (Roma), Venerdì 17 Ottobre 2003

http://ilmessaggero.caltanet.it/
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D

Martino: sì agli albanesi nell’Esercito italiano

Il ministro: «Non mi pare scandaloso». «L’Iraq? L’opposizione non sia
autolesionista»
di CARLO MERCURI

ROMA - «Una volta, in Albania, feci un pensiero ad alta voce. Dissi:
“Sarebbe bello arruolare una brigata albanese nell’Esercito italiano”.
Pensavo che la cosa fosse finita lì, invece qualche tempo dopo il mio
collega Pandeli Majko mi chiese conto di quell’affermazione. Mi disse:
“Vanno avanti i lavori per la Brigata albanese”? [SIC] A Tirana avevano
preso molto sul serio la mia idea».

Invece a Roma, ministro Martino, che effetto ha fatto la sua proposta?

«Guardi, io non ci trovo nulla di scandaloso. In Italia abbiamo una
situazione demografica disastrosa: aumentano gli anziani e diminuiscono
i giovani. L’idea di arruolare gli albanesi nell’Esercito italiano è
buona: alla fine dei cinque anni di ferma gli albanesi potrebbero
diventare cittadini italiani e, in più, avrebbero imparato un mestiere
[SIC]. D’altronde, i francesi hanno la Legione straniera, gli inglesi
hanno i “Gurkha”. Perché noi no? [SIC]».

A che punto è, ministro, l’Europa della Difesa?

«Preferirei parlare di Europa della sicurezza, essendo il concetto di
Difesa molto cambiato negli ultimi anni [SIC]. (...)».

Ministro, l’Onu ha appena varato una risoluzione che dà il via a una
Forza multinazionale in Iraq. Che ne pensa?

«Che è un fatto meraviglioso [SIC]. Io sono convinto che l’Iraq non
sarà, come ha detto qualcuno, un nuovo Vietnam per le forze della
coalizione. (...)».

Ministro, la previsione del bilancio della Difesa per il 2004 vede
ancora un taglio dei fondi. Ci sono dei programmi a rischio?

«(...) Certo, mi dispiace che là dove la spesa pubblica è giustificata,
come nella Difesa, si spenda di meno [SIC]. La Difesa non è un apparato
dello Stato, è lo Stato».

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NDARD

ARRIVA LA BRIGATA ALBANESE

di ANTONIO GOLINI

LA LEGIONE straniera: degli stranieri al servizio della Francia. Questa
è la definizione che campeggia sul sito Internet della famosissima
legione che finora ha visto morire, sacrificandosi per la Francia, 35
mila stranieri di tutte le parti del mondo. Una legione, singolare per
molti versi, che affonda le sue radici nel lontano 1831 e che finora è
rimasta unica, o quasi. Ma da qualche tempo si parla di un progetto per
crearne una anche in Italia. Almeno queste sembrano essere le proposte
contenute in una analisi dell’Istituto di studi e ricerche della difesa
e questa è una ipotesi cui ha fatto cenno il ministro della Difesa,
Antonio Martino, parlandone ieri ai giornalisti come di un fatto «che
non è assolutamente scandaloso». L’idea sarebbe quella di reclutare
extracomunitari dando così vita a un corpo simile alla legione
straniera francese.
La demografia è tutt’altro che estranea a questo progetto. I
diciottenni maschi sono calati da circa 500 mila nel 1982 a circa 320
mila nel 2002 e contemporaneamente gli obiettori di coscienza non
importa se del tutto convinti o meno convinti sono cresciuti
straordinariamente. Da qui la ”esigenza” di abolire la leva (la cui
fine è stata anticipata al 2005), una macchina costosa che non
garantiva più un reclutamento adeguato. Ma di nuovo la demografia ci
mette lo zampino: le pochissime nascite degli ultimi decenni si
riflettono in un decrescente numero di giovani. In particolare quelli
di età compresa fra i 20 e i 40 anni, che sono coloro da cui dovrebbero
provenire le forze armate professioniste, stanno calando a un ritmo di
300 mila all’anno e così continuerà ad essere per molti anni e così
continuerà ad essere per molti anni a venire. Questa fortissima
diminuzione dei giovani, che sta anche alla base della consistente
immigrazione straniera, crea da parte del ”mercato del lavoro civile”
una fortissima concorrenza al ”mercato del lavoro militare”. Si
ripropone così il problema di avere un numero adeguato di forze armate,
attive, fra l’altro, in un crescente numero di parti del mondo ad
assicurare o a mantenere la pace. Ed ecco la proposta di costituire una
brigata, per esempio, di albanesi, e più in generale di arruolare
immigrati che, per quello che si sa, dovrebbero essere muniti di
permesso di soggiorno di almeno un anno e avere la residenza in Italia;
otterrebbero la cittadinanza italiana dopo almeno cinque anni di
servizio volontario, svolto eventualmente anche all’estero nelle
numerose missioni di pace in cui siamo impegnati.
Sulla proposta si sono avute, a suo tempo, interpellanze parlamentari
che fra l’altro sottolineano la «inaccettabile prosa neocoloniale nei
confronti dell’Albania, quale ex ”protettorato” fascista del Re
d’Italia». Bisogna essere realisti però. Le condizioni di contesto sono
quelle sottolineate prima e gli albanesi sono, fra gli immigrati,
quelli che parlano di più e meglio l’italiano. E d’altra parte se si
guarda alla Francia si trova che i 7.770 legionari, che hanno un’età
media di 23 anni, provengono da 136 Paesi diversi, ma con una
nettissima maggioranza (50 per cento) di slavi.
Il problema più rilevante mi pare un altro, e cioè che i nostri
”legionari” acquisirebbero la cittadinanza italiana soltanto dopo
cinque anni di servizio. Come si può immaginare che si possa chiedere a
delle persone di entrare in un esercito che dovrebbe avere come quello
francese uno straordinario spirito di corpo e il culto della missione
da compiere da straniero e non da cittadino italiano? Come si può
pensare che in un Paese così vivace politicamente e socialmente come il
nostro non ci sarebbero manifestazioni di un giusto e netto disagio
morale per il fatto di richiedere a stranieri un servizio delicato e
oneroso, pericoloso in alcuni casi, prima ancora che siano stati
accettati come italiani?


--- ENGLISH ---

http://www.ptd.net/webnews/wed/bp/Qitaly-albania-army.RZTX_DOH.html

Italy may enlist Albanian recruits in the army

Friday, 17-Oct-2003 8:40AM
Story from AFP
Copyright 2003 by Agence France-Presse (via ClariNet)

ROME, Oct 17 (AFP) - Italy could seek to recruit Albanians to reverse a
fall in numbers in the Italian army, Defense Minister Antonio Marzano
[read: Martino] said Friday in an interview.
"I think the idea of recruiting Albanians in the Italian army is a good
one and I don't think there is anything scandalous about it. Our
demography is disastrous: the number of elderly people is rising and
the number of young people is falling," Marzano [read: Martino] told Il
Messagero daily.
The Italian army is set to turn professional in 2005 with the end of
conscription and is having trouble recruiting new members.
"At the end of serving five years in the army, the Albanians could then
become Italian citizens, and on top of that they would have learnt a
profession," he added.
There are more than 144,000 Albanians in Italy and they form the second
largest immigrant group in the country. But Italians are sometimes wary
of them, as mafia gangs of Albanian origin are said to be operating in
Italy.
The Italian and Albanian police have already joined forces as the
result of an accord signed between both countries in 1997 whereby the
Italian police frequenty patrols Albanian waters looking for would-be
illegal immigrants.

clr/ebk/jkb
Italy-Albania-army