Handke, Peter

Un disinvolto mondo di criminali

Einaudi - Collana: I Coralli
n. 173 - Pagine 87 - Formato 14x21 - Anno 2002 - ISBN 8806161458
Argomenti: Narrativa
Prezzo di vendita: € 10.00

Note: Annotazioni a posteriori su due attraversamenti della Iugoslavia
in guerra - marzo e aprile 1999 - Traduzione di Claudio Groff

Caratteristiche: brossura

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Note di Copertina

Peter Handke in questo suo nuovo resoconto di due soggiorni in
Iugoslavia durante la guerra del Kosovo, si propone come il narratore
di una storia polemicamente opposta a quella raccontata dai giornali e
dalla televisione.

Esito di due soggiorni in Serbia nella primavera del 1999, durante la
guerra del Kosovo, questo diario riprende la riflessione avviata da
Peter Handke nei precedenti Un viaggio d'inverno e Appendice estiva a
un viaggio d'inverno. Le veementi accuse che l'autore austriaco aveva
allora rivolto alle potenze occidentali con i loro macchinari di guerra
e di propaganda non sono state smentite, ma hanno anzi trovato conferma
anche nella nuova situazione. E tuttavia quello polemico è solo uno dei
livelli proposti dal testo: l'altro ci mostra l'attento osservatore, il
poetico rievocatore delle piccole cose che considera suo dovere
innanzitutto umano prestare ascolto alle voci di coloro che anche nella
moderna società dell'informazione non hanno alcuna visibilità, alcuna
possibilità di farsi sentire.
Se da un lato mette in discussione le verità e la logica degli attacchi
Nato - secondo la quale «possono essere bombardati anche un campo di
mais e un pollaio, perché mais, carne di pollo e uova servono da
vettovaglie» -, dall'altro cerca di rintracciare momenti di verità e
forse di eternità nel fluire del quotidiano, in ciò che resta di
un'antica convivenza, in una vecchia quercia (anch'essa un bersaglio
strategico?), negli sguardi di una «vecchia partigiana quasi cieca».
Prestando orecchio a un'umanità confinata ai margini, Handke riesce a
ridare nuovamente voce e realtà a un popolo la cui «tolleranza non ha
nemmeno bisogno del concetto di "tolleranza"».

Dall'anticipazione:

Sulla guerra contro la Jugoslavia l'era dell'informazione è finita.
Queste annotazioni, scritte prima che il conflitto terminasse, gridano
con le parole ciò che i fatti stanno dimostrando: i problemi
dell'umanità non si risolvono con le bombe. Dopo Un viaggio d'inverno
sui fiumi Danubio, Sava, Morava e Drina. Ovvero Giustizia per la Serbia
e Appendice estiva a un viaggio d'inverno Handke torna a raccontare i
suoi pellegrinaggi nei Balcani feriti dalla guerra.

Guardando con attenzione, indagando, accertandosi delle cose Peter
Handke descrive le due traversate che ha compiuto durante la guerra in
Jugoslavia (la prima nella Settimana Santa del 1999 e la seconda circa
un mese dopo). Il suo libro, composto di due parti redatte al rientro
in Austria, è un'attenta osservazione, una rievocazione poetica di
fatti minuti, dove l'autore si fa compagno di dolore di coloro che sono
stati colpiti da questa tragedia. Peter Handke non s'improvvisa
esperto. Racconta ciò che gli è accaduto, ciò che gli è stato
raccontato da conoscenti e amici nelle tappe del suo viaggio, ciò che
pensava lungo quel cammino. E ciò che pensa ora, una volta ritornato a
casa. S'interroga sulla distruzione che la guerra si è lasciata dietro
e sceglie di stare, senza tentennamenti, dalla parte delle vittime che,
a dispetto di quanto dicono i media, sono rimaste, e tuttora rimangono,
invisibili.

http://www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8806161458

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Un passo del libro:

<< Una goccia di pioggia cade in una pozzanghera, e io vedo
il bersaglio. Nel bosco un tronco segato con gli anelli
annuali: il bersaglio. Ritorno?…Vivere come in un disinvolto
mondo di criminali. L'annientamento della Jugoslavia non
ancora completamente manifesto al mondo: un'insidia che a me non
sembra spaziale, ma temporale, foriera di rovina per dopo;
un'insidia nel tempo. Un altro linguaggio; o anche solo un
altro tono, per la Jugoslavia, per tutti i paesi! Uomini di
buona volontà, dove siete? Si presentano solo quelli di
cattiva volontà, con le loro massime morali preconfezionate.
"La fantasia al potere!"… Coloro che un tempo diedero a
intendere di volersi mettere in marcia con questa parola d'ordine
si sono dimostrati assolutamente privi di immaginazione; non
vedono, non sentono e neppure presagiscono quello che fanno.
Il giovane cambogiano - cameriere nel ristorante asiatico -
finora così rispettoso e riservato, adesso vedendo la
targhetta "bersaglio" storce la bocca con disprezzo: "Pol
Pot! Milosevic! Serbia!". Sì, a voi occidentali è riuscito
in effetti un colpo planetario contro la Jugoslavia… A
questo proposito il portavoce dell'agenzia pubblicitaria
Saatchi & Saatchi (Londra): "L'epoca dell'informazione è
finita. Entriamo nell'epoca dell'idea. Vale a dire, abbiamo bisogno
di un contesto che dia un senso all'informazione". La guerra
contro la Jugoslavia: condotta non solo con bombe dirompenti
e missili, ma anzitutto con "contesto" e "idea". L'epoca
dell'informazione è finita. >>

(da: http://www.ragionamentidistoria.it/n03/scaffali01.htm )