(english / italiano)

1. Kerbala, la Nassirya bulgara
2. 62 Bulgarian Soldiers Refuse Deployment To Iraq War Zone

Vedi anche / see also:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3084


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http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=2739

Kerbala, la Nassirya bulgara

Le reazioni in Bulgaria all’attentato nel quale hanno perso la vita
cinque soldati bulgari. Chiesta una commissione d’inchiesta
parlamentare anche se nessun partito in Parlamento si è pronunciato per
il ritiro delle truppe.

(16/01/2004) L’opinione pubblica bulgara è uscita scioccata
dall’attentato del 27 dicembre scorso al campo base “India” a Kerbala,
Iraq, nel quale sono morti cinque soldati bulgari ed altri ventisette
sono rimasti feriti. Mentre il governo rinnovava il proprio impegno a
rimanere con un proprio contingente in Iraq tra i gruppi della società
civile si sono alzate alcune voci contrarie alla permanenza, fatto
accaduto solo di rado prima dell’attentato. Altri hanno invece
criticato i sistemi di sicurezza della base “India” che non sono stati
in grado di garantire l’incolumità dei soldati bulgari. Intanto è
rientrata in fretta la polemica che ha coinvolto bulgari e polacchi.
Questi ultimi, in seguito all’attentato, erano stati accusati di aver
tradito il contingente bulgaro e di averlo messo alla mercé dei
terroristi in modo da non subire perdite tra i propri soldati. Notizie
poi ripetutamente smentite. Certo è che tutto quanto riguarda la
presenza bulgara in Iraq è finito sotto sordina. I giornalisti non
hanno potuto intervistare i militari feriti nell’attentato e ricoverati
presso l’Istituto Militare di salute di Sofia. “Ci hanno proibito di
parlare”, titola il quotidiano “Novinar” citando le parole di Radostin
Kirilov, tra i soldati feriti a Kerbala. Poche notizie anche in merito
alla difficoltà dell’esercito bulgaro nel reclutare volontari per
Kerbala.

Le critiche

Iliya Marinov, ex vice-Ministro della difesa e padre di Petko Marinov,
comandante del contingente bulgaro a Kerbala era stato il primo ad
ipotizzare un contatto tra il comando polacco, all’interno del quale
operano i bulgari, ed i leader sciiti locali. Oggetto dell’incontro un
allentamento dei controlli a loro carico, secondo Marinov, pagato a
caro prezzo dai soldati bulgari. “Chi ha tradito i nostri ragazzi a
Kerbala?”, si è chiesto il 2 gennaio scorso in un’intervista per “24
Chassa”. Sdegnate smentite sono arrivate subito da Varsavia e le
autorità bulgare hanno immediatamente porto le proprie scuse.
Stefan Dimitrov, generale in pensione ed ex consulente per la
Presidenza bulgara, ha invece chiesto venisse creata una commissione
parlamentare che compia una missione di indagine in Iraq. “Il comando
bulgaro in Iraq ha fatto valutazioni errate della situazione sul campo”
ha affermato Dimitrov “innanzitutto sbagliando nello scegliere la
collocare della base militare”. “I militari bulgari sono andati
incontro a molte delusioni” ha aggiunto “innanzitutto che la situazione
a sud di Baghdad fosse calma, che la guerra fosse terminata e che erano
impegnati in un’operazione di peacekeeping”. “In realtà si tratta di
una vera e propria operazione militare”. Ma contrari alla commissione
parlamentare sarebbero i due partiti di governo: il Movimento Nazionale
di Simeone II ed il Movimento per i Diritti e le Libertà, che
rappresenta la minoranza turca. Il Presidente bulgaro Paravanov, i
partiti d’opposizione ed molti rappresentanti della società civile si
sono dichiarati a favore della creazione di una commissione
d’inchiesta. “Non ritengo una commissione sia necessaria. La mia
convinzione è supportata anche dalla pratica adottata in Italia ed in
Turchia” ha affermato Stanimir Ilchev, capogruppo parlamentare del
Movimento Nazionale Simeone II. Unica voce in parte dissenziente
all’interno della maggioranza quella di Borislav Tsekov, vice di
Ilchev, secondo il quale una commissione sarebbe necessaria ma non per
indagare su Kerbala ma per fissare le linee guida per il futuro della
presenza bulgara in Iraq.
Intanto Boyan Saraev, sacerdote ortodosso e parente di una delle
vittime di Kerbala si è scagliato contro la permanenza in Iraq. Il suo
sfogo ha ottenuto molto spazio nei media bulgari. “Non abbiamo alcun
ruolo in un Paese distrutto e misero come l’Iraq, non possiamo
macchiarci degli stessi crimini dei quali si macchiano gli USA solo per
difendere i loro interessi economici” ha affermato a “24 Chassa”.
“Abbiamo abbandonato i nostri figli al sacrificio”, ha dichiarato
sempre Saraev alla televisione nazionale bulgara. Hristo Genchev,
architetto e rinomato analista politico ha affermato che a suo avviso
la Bulgaria dovrebbe salvare la sua gente ed abbandonare l’Iraq.

Ai limiti della rottura con la Polonia

“Scandalo con la Polonia su Kerbala”, ha titolato nei giorni scorsi il
quotidiano Monitor. “Parvanov chiama Kwasniewski sull’Iraq. I polacchi
negano un accordo con gli sceicchi sulle spalle dei bulgari”, riporta
24 Chassa. La stampa in Bulgaria ha riservato molto spazio alla
conversazione telefonica tra i Presidenti di Polonia e Bulgaria sulle
vicende irachene. Kwasniewski ha negato ogni accusa. Dal canto suo
Parvanov ha richiesto un maggior coordinamento tra i due contingenti.
“E’ assurdo e pericoloso muovere delle accuse ai polacchi
sull’attentato a Kerbala” ha affermato il vice Ministro della difesa
Ilko Dimitrov al quotidiano Dnevnik. Lo stesso Marinov, che per primo
aveva sollevato i dubbi sul comportamento del comando polacco ha poi in
parte ritrattato affermando che “non intendeva creare tensioni tra
Sofia e Varsavia”. Ad un giornalista polacco dell’agenzia di stampa PAP
ha poi ricordato che gli argomenti da lui sollevati erano stati tratti
da un articolo pubblicato sul quotidiano polacco Gazeta Wyborcza. Il
generale Nikola Kolev, a capo dell’esercito bulgaro, si è scusato con
Varsavia per le accuse di “tradimento” mosse la contingente polacco.

Di chi le responsabilità?

Secondo molti esperti militari bulgari ed ex membri dell’esercito a
Kerbala sarebbero stati compiuti molti errori per quanto riguarda la
messa in sicurezza della base. “I colpevoli per la morte dei cinque
militari bulgari sono a Sofia”, ha affermato Velizar Shalamanov, ex
vice Ministro della difesa. E nel settimanale “168 Chassa” si accusano
le forze armate bulgare di nascondere la verità e di non voler
riconoscere le responsabilità di chi si sarebbe dovuto occupare della
sicurezza. Il settimanale inoltre insiste sul fatto che le
responsabilità di quanto accaduto sono solo bulgare e non da attribuire
al comando generale polacco. Viene ricordato infatti che in un accordo
segreto firmato a Varsavia nel luglio del 2003 da rappresentanti di 24
Paesi, e tra questi il vice Ministro della difesa Ilko Dimitrov si
stabiliva che fosse diretta responsabilità delle autorità di ciascun
Paese e del proprio comando militare quanto avvenisse all’interno delle
proprie basi in Iraq.
“Possono i vertici dell’esercito essere denunciati?” si chiedono
invece i giornalisti del quotidiano “Troud” dopo che un procuratore
militare di alto livello aveva reso noto che le indagini sulla morte
dei 5 soldati bulgari erano state archiviate. “Denuncerò lo Stato
perché ha fallito nell’adottare le misure necessarie per garantire a
mio figlio ed ai suoi colleghi quanto necessario alla sua sicurezza” ha
affermato la madre di Svilen Kirov, giovane rimasto ucciso
nell’attentato “lo farò assieme ad altri parenti delle vittime di
Kerbala”. I genitori di Nikolai Saraev, un’altra vittima, sono
categorici: “morto per negligenze criminali”. “Presenteremo denuncia
non appena sarà finito il lutto, tra 40 giorni” ha affermato il loro
legale “dimostreremo che nulla è stato fatto per salvare quei ragazzi”.
Fortemente critico sull’operato dei comandi militari bulgari anche
Pavel Gonevsky, inviato in Iraq del quotidiano “24 Chassa”.
“L’incidente trasuda mancanza di professionalità. La base militare
India era mal difesa su tre lati. I nostri soldati erano un obiettivo
ideale”. “Le uniche misure di sicurezza adottate erano trincee e muri
di mattoni collocati però a soli dieci metri dall’edificio principale”,
specifica Tzvetan Tomchev, inviato a Kerbala del quotidiano Troud.

Sessantadue soldati hanno detto no

Sessantadue soldati appartenenti al secondo battaglione dell’esercito
bulgaro che dovrebbe essere presto inviato in Iraq si sono rifiutati di
partire. “Uno ogni dieci lascia il secondo battaglione”, titola Troud.
L’attuale regolamento prevede infatti che per missioni all’estero
occorra l’assenso del militare selezionato per partire. Secondo il
quotidiano “Sega” il ministro della Difesa sarebbe già al lavoro per
proporre al Parlamento una modifica dell’attuale legge che regolamenta
le missioni di peacekeeping in modo da renderle obbligatorie ai
militari di carriera. Queste modifiche legislative ricadranno su circa
8.000 militari professionisti e sui 1.500 militari che hanno già
partecipato, come volontari, nella loro carriera a missioni all’estero.
Ma la polemica in Bulgaria è anche scoppiata sull’inadeguatezza
dell’equipaggiamento dei militari a Kerbala. “I nostri soldati vanno in
giro con torce elettriche da 1 leva (50 centesimi di euro)”, titola “24
Chassa”. Il quotidiano poi riporta che molti dei soldati che partono
per l’Iraq stanno spendendo migliaia di euro procurandosi privatamente
un miglior equipaggiamento. Anche in seguito ad esplicite richieste il
rinnovamento dell’equipaggiamento a disposizione sarebbe stato negato.
Nonostante i 5 milioni di euro spesi negli ultimi dieci anni per
riformare l’esercito non vi è ancora un solo soldato bulgaro in grado
di partecipare a missioni come quelle in Iraq, constata il settimanale
168 Chassa.

Vedi anche:

Irak: i primi morti della missione bulgara
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=2711

Anche la Bulgaria nel mirino del terrorismo internazionale?
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=2649

Soldati bulgari a Kerbala, Iraq
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=2388


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Subject:
62 Bulgarian Soldiers Refuse Deployment To Iraq War Zone
Date:
Wed, 14 Jan 2004 05:04:40 -0800 (PST)
From:
Rick Rozoff

http://www.novinite.com/view_news.php?id=29880

Novinite (Bulgaria)
January 14, 2004

62 Bulgarian Soldiers Drop out of Second Iraq-Bound
Unit

Sixty-two Bulgarian soldiers dropped out of Bulgaria's
480-strong replacement unit following the attack in
the city of Karbala on 27 December, the Chief of the
General Staff of the Bulgarian Army General Nikola
Kolev announced.

The attack wounded twenty-six and killed five
Bulgarian soldiers, the country's first fatalities in
Iraq.

The new contingent is to replace 480 Bulgarian troops
who have been deployed in Iraq as part of a
9,000-strong Polish-led multinational contingent in
Iraq.

Some of the tasks of the first Bulgarian unit will be
handed over to the coalition forces due to the rising
tension among Bulgarian military men after the deadly
attack at the end of 2003, the Bulgarian and Polish
commandments have agreed.

Bulgaria's second unit is due to head for Iraq in
separate groups after January 15.

At an official ceremony in the town of Kazanlak,
Bulgarian President Georgi Parvanov warned the
soldiers that some of the Iraqi locals might be
hostile to them and called on them to be on the alert.