Resoconto della conferenza stampa del 21 aprile del Comitato per il
ritiro dei militari italiani dall�Iraq
�
Si � tenuta�mercoledi 21 a Montecitorio�la annunciata conferenza stampa
del Comitato per il ritiro dei militari italiani dall�Iraq.
L�introduzione di Sergio Cararo(Contropiano) ha riassunto le tappe del
percorso che ha portato alla costituzione del Comitato (l�assemblea
nazionale di Roma e la riunione nazionale di Firenze) ed ha illustrato
l�obiettivo e il significato della petizione popolare che chiede il
ritiro immediato delle truppe e il disinvestimento dalle spese di
guerra per destinarle a spese sociali. Ha ribadito la validit� della
proposta di una manifestazione nazionale per il ritiro delle truppe
dall�Iraq e in solidariet� con la Palestina per il prossimo 26 giugno,
confortata anche dalla decisione del FSE tenutosi a Instanbul che ha
lanciato una settimana di mobilitazione su questi temi tra il 23 e il
30 giugno. La scadenza del 30 giugno rimane uno spartiacque tra chi si
batte per il ritiro delle truppe e chi continua a tergiversare su
questo obiettivo.
Paolo Cento ha sottolineato il senso della petizione popolare
(�circondare con 803.000 firme gli 803 parlamentari che non hanno
votato per il ritiro delle truppe�). La prima uscita pubblica con i
banchetti sar� nelle manifestazioni del prossimo 25 aprile ed ha
ribadito l�importanza della manifestazione del 26 giugno come proposta
unitaria anche per le forze che al momento non aderiscono al Comitato.
Luciano Pettinari (Sinistra DS per il socialismo) ha criticato
l�inerzia del centro-sinistra di fronte alla svolta impressa dalla
decisione del governo spagnolo di ritirare le truppe prima del 30
giugno. E� una riluttanza inspiegabile alla luce dei fatti e della
drammatica situazione in Iraq che conforma chiaramente una guerra alla
quale va sottratta l�Italia. Pettinari ha confermato l�impegno alla
raccolta delle firme sulla petizione popolare e sul Comitato.
Jacopo Venier (Comunisti Italiani) ha insistito sullo �iato� tra il
popolo che si mobilita contro la guerra e i rappresentanti politici che
continuano a non dare una rappresentanza adeguata alle aspettative
della sua stessa gente che chiede una posizione chiara e definitiva per
il ritiro. Ha inoltre confermato il massimo sforzo unitario da parte
del Comitato verso altri soggetti del movimento contro la guerra.. La
petizione popolare � una sorta di patto politico con la gente.
Bruno Steri (PRC) precisando di parlare a nome della componente de
�L�Ernesto� ha confermato il pieno accordo da subito con l�iniziativa
che ha come obiettivo comune il ritiro immediato dei militari italiani
dall�Iraq ed ha evidenziato come il richiamo all�ONU nella crisi
irachena non dica pi� nulla. C�� un doppio tentativo di smantellamento
dell�ONU: quello dell�amministrazione Bush, che vuole l�ONU solo come
copertura alla propria leadership dell�occupazione; quello dello
svuotamento dell�ONU dall�interno. Di fronte alla scelta di Zapatero ci
vorrebbe pi� coraggio politico e pi� dinamicit�.
Giampaolo Silvestri (federazione dei Verdi) ha ribadito la richiesta di
ritiro immediato come presupposto dell�autodeterminazione del popolo
iracheno ed ha aperto il capitolo sulle spese militari. E� la prima
volta � ha detto riferendosi alla petizione � che viene richiesto
esplicitamente di reinvestire le spese militari in spese sociali. In
Iraq vanno congelati anche i contratti siglati dalle aziende private
che sono piombate sul paese.In relazione alla questione degli ostaggi,
ha affernato che oltre ai militari occorre che dall�Iraq se ne vadano
anche gli eserciti privati e si � augurato che vengano liberati non
solo i tre italiani ma anche i prigionieri di Guantanamo, i palestinesi
e Morderai Vanunu. Silvestri ha anche espresso amarezza per
l�atteggiamento del presidente della repubblica Ciampi che dovrebbe
essere il garante dell�art.11. Lo pseudo patriottismo che si respira
rischia di essere molto ipocrita. Infine ha chiesto la sospensione del
Trattato commerciale tra Unione Europea e Israele.
Emidia Papi (CUB) confermando l�impegno del sindacato nel Comitato e
per l�utilizzo della petizione dentro i posti di lavoro a livello
nazionale, � entrata nel dettaglio della questione delle spese militari
e della loro riconversione a spese sociali per dare reddito a precari e
disoccupati e ai servizi sociali. Su 532 milioni di euro per le
missioni militari all�estero, ben il 41% � destinato a quella in Iraq,
mentre le missioni militari effettivamente dell�ONU impiegano solo 80
soldati sugli 8.000 impegnati nelle missioni e meno dell�1% dei fondi
previsti. La gran parte dei fondi e delle missioni militari
�sostanziose� non sono dell�ONu ma della NATO o su basi bilaterali e
multilaterali tra vari Stati. Nascondersi dietro le missioni dell�ONU
per non votare contro il rifinanziamento delle missioni militari �
dunque una foglia di fico.
�
Questa la sintesi degli interventi in conferenza stampa. La presenza di
giornalisti era consistente.
Approfitto di questa lettera per informare tutti che al momento �
disponibile una casella di posta elettronica del Comitato e della
campagna per il ritiro dei militari italiani: viadalliraqora@...
, quanto prima verr� creato un gruppo per rendere pi� veloci le
comunicazioni e il dibattito ed eventualmente una pagina web per le
attivit� del comitato.
Si rende necessaria una riunione nazionale che verr� convocata al pi�
presto. Le citt� che intendono partire con la raccolta delle firme
possono chiederla alla casella di e-mail indicata.
�
----------------------
testo della petizione
�
Petizione popolare ai sensi dell�art.109 del Regolamento della Camera
dei Deputati
RITIRO IMMEDIATO DEI MILITARI ITALIANI DALL�IRAQ
�
Al Presidente della
Repubblica�����������������������������������������Al Presidente del
Senato
Carlo Azeglio
Ciampi������������������������������������������������������������������
���Marcello Pera
�
�
Al Presidente della
Camera����������������������������������������������������������Al
Presidente del Consiglio dei Ministri
Pierferdinando
Casini������������������������������������������������������������������
�Silvio Berlusconi
�
Noi sottoscritti, cittadine e cittadini italiani,
������������������������������������������
�ritenendo che l�invio, la presenza, la permanenza di truppe italiane
nell�Iraq occupato a seguito della brutale ed ingiustificata
aggressione militare avviata dalla coalizione anglo-statunitense il 20
marzo del 2003, costituisce una violazione della sovranit� e della
integrit� della Repubblica Irachena ed una trasgressione di quelle
leggi cui le stesse istituzioni dello Stato Italiano dicono di
richiamarsi come l�art.11 della Costituzione;
�
�valutando che gli eventi prodottisi a seguito dell�occupazione
militare dell�Iraq da parte delle forze armate della coalizione
anglo-statunitense, confermano uno scenario di guerra che sta
destabilizzando la regione medio orientale e sta mietendo numerose
vittime tra la popolazione irachena;
�
�ritenendo che l�invio, la permanenza e l�utilizzo contro la
popolazione irachena del contingente militare italiano, configura ormai
�l�Italia come Stato belligerante ed occupante esponendo l�intero paese
alle conseguenze della guerra ove, in circostanze diverse�i fatti di
Nassyria e quelli di Madrid hanno rivelato drammaticamente tali
conseguenze;
�
ritenendo che, in queste condizioni, il finanziamento pubblico e la
presenza di imprese italiane nella ricostruzione dell�Iraq configurano
una partecipazione attiva all�occupazione di quel paese e al saccheggio
delle sue risorse;
�
denunciando che le missioni militari italiane all�estero sono costate
solo negli ultimi cinque anni 3miliardi e 650milioni di euro, fondi
destinati ad operazioni militari che sono stati spesi mentre vengono
sistematicamente tagliate le spese per i servizi sanitari, per la
pubblica istruzione, per gli strumenti di sostegno al reddito per i
precari e disoccupati;
�
Ritenendo di dover sottrarre il nostro paese ad un atto di aperto
ritorno al colonialismo che la stragrande maggioranza dell�opinione
pubblica italiana, europea e mondiale ha rifiutato, per impedire
ulteriori e sanguinose conseguenze in Iraq e in Italia, per impedire le
gravi ripercussioni del clima di guerra sulle libert� democratiche nel
nostro paese e nelle relazioni con i cittadini immigrati, per
disinvestire dalle spese di guerra ed incrementare le spese a fini
sociali;
�
chiediamo:
�
- Il ritiro immediato del contingente militare italiano dall�Iraq
�
- L�utilizzo dei fondi previsti per le missioni militari italiane
all�estero per misure di carattere sociale destinate ad assicurare
reddito ai precari e disoccupati nel nostro paese, risorse al sistema
sanitario nazionale e al servizio scolastico nazionale.
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[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]
ritiro dei militari italiani dall�Iraq
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Si � tenuta�mercoledi 21 a Montecitorio�la annunciata conferenza stampa
del Comitato per il ritiro dei militari italiani dall�Iraq.
L�introduzione di Sergio Cararo(Contropiano) ha riassunto le tappe del
percorso che ha portato alla costituzione del Comitato (l�assemblea
nazionale di Roma e la riunione nazionale di Firenze) ed ha illustrato
l�obiettivo e il significato della petizione popolare che chiede il
ritiro immediato delle truppe e il disinvestimento dalle spese di
guerra per destinarle a spese sociali. Ha ribadito la validit� della
proposta di una manifestazione nazionale per il ritiro delle truppe
dall�Iraq e in solidariet� con la Palestina per il prossimo 26 giugno,
confortata anche dalla decisione del FSE tenutosi a Instanbul che ha
lanciato una settimana di mobilitazione su questi temi tra il 23 e il
30 giugno. La scadenza del 30 giugno rimane uno spartiacque tra chi si
batte per il ritiro delle truppe e chi continua a tergiversare su
questo obiettivo.
Paolo Cento ha sottolineato il senso della petizione popolare
(�circondare con 803.000 firme gli 803 parlamentari che non hanno
votato per il ritiro delle truppe�). La prima uscita pubblica con i
banchetti sar� nelle manifestazioni del prossimo 25 aprile ed ha
ribadito l�importanza della manifestazione del 26 giugno come proposta
unitaria anche per le forze che al momento non aderiscono al Comitato.
Luciano Pettinari (Sinistra DS per il socialismo) ha criticato
l�inerzia del centro-sinistra di fronte alla svolta impressa dalla
decisione del governo spagnolo di ritirare le truppe prima del 30
giugno. E� una riluttanza inspiegabile alla luce dei fatti e della
drammatica situazione in Iraq che conforma chiaramente una guerra alla
quale va sottratta l�Italia. Pettinari ha confermato l�impegno alla
raccolta delle firme sulla petizione popolare e sul Comitato.
Jacopo Venier (Comunisti Italiani) ha insistito sullo �iato� tra il
popolo che si mobilita contro la guerra e i rappresentanti politici che
continuano a non dare una rappresentanza adeguata alle aspettative
della sua stessa gente che chiede una posizione chiara e definitiva per
il ritiro. Ha inoltre confermato il massimo sforzo unitario da parte
del Comitato verso altri soggetti del movimento contro la guerra.. La
petizione popolare � una sorta di patto politico con la gente.
Bruno Steri (PRC) precisando di parlare a nome della componente de
�L�Ernesto� ha confermato il pieno accordo da subito con l�iniziativa
che ha come obiettivo comune il ritiro immediato dei militari italiani
dall�Iraq ed ha evidenziato come il richiamo all�ONU nella crisi
irachena non dica pi� nulla. C�� un doppio tentativo di smantellamento
dell�ONU: quello dell�amministrazione Bush, che vuole l�ONU solo come
copertura alla propria leadership dell�occupazione; quello dello
svuotamento dell�ONU dall�interno. Di fronte alla scelta di Zapatero ci
vorrebbe pi� coraggio politico e pi� dinamicit�.
Giampaolo Silvestri (federazione dei Verdi) ha ribadito la richiesta di
ritiro immediato come presupposto dell�autodeterminazione del popolo
iracheno ed ha aperto il capitolo sulle spese militari. E� la prima
volta � ha detto riferendosi alla petizione � che viene richiesto
esplicitamente di reinvestire le spese militari in spese sociali. In
Iraq vanno congelati anche i contratti siglati dalle aziende private
che sono piombate sul paese.In relazione alla questione degli ostaggi,
ha affernato che oltre ai militari occorre che dall�Iraq se ne vadano
anche gli eserciti privati e si � augurato che vengano liberati non
solo i tre italiani ma anche i prigionieri di Guantanamo, i palestinesi
e Morderai Vanunu. Silvestri ha anche espresso amarezza per
l�atteggiamento del presidente della repubblica Ciampi che dovrebbe
essere il garante dell�art.11. Lo pseudo patriottismo che si respira
rischia di essere molto ipocrita. Infine ha chiesto la sospensione del
Trattato commerciale tra Unione Europea e Israele.
Emidia Papi (CUB) confermando l�impegno del sindacato nel Comitato e
per l�utilizzo della petizione dentro i posti di lavoro a livello
nazionale, � entrata nel dettaglio della questione delle spese militari
e della loro riconversione a spese sociali per dare reddito a precari e
disoccupati e ai servizi sociali. Su 532 milioni di euro per le
missioni militari all�estero, ben il 41% � destinato a quella in Iraq,
mentre le missioni militari effettivamente dell�ONU impiegano solo 80
soldati sugli 8.000 impegnati nelle missioni e meno dell�1% dei fondi
previsti. La gran parte dei fondi e delle missioni militari
�sostanziose� non sono dell�ONu ma della NATO o su basi bilaterali e
multilaterali tra vari Stati. Nascondersi dietro le missioni dell�ONU
per non votare contro il rifinanziamento delle missioni militari �
dunque una foglia di fico.
�
Questa la sintesi degli interventi in conferenza stampa. La presenza di
giornalisti era consistente.
Approfitto di questa lettera per informare tutti che al momento �
disponibile una casella di posta elettronica del Comitato e della
campagna per il ritiro dei militari italiani: viadalliraqora@...
, quanto prima verr� creato un gruppo per rendere pi� veloci le
comunicazioni e il dibattito ed eventualmente una pagina web per le
attivit� del comitato.
Si rende necessaria una riunione nazionale che verr� convocata al pi�
presto. Le citt� che intendono partire con la raccolta delle firme
possono chiederla alla casella di e-mail indicata.
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testo della petizione
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Petizione popolare ai sensi dell�art.109 del Regolamento della Camera
dei Deputati
RITIRO IMMEDIATO DEI MILITARI ITALIANI DALL�IRAQ
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Al Presidente della
Repubblica�����������������������������������������Al Presidente del
Senato
Carlo Azeglio
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Pierferdinando
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�Silvio Berlusconi
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Noi sottoscritti, cittadine e cittadini italiani,
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�ritenendo che l�invio, la presenza, la permanenza di truppe italiane
nell�Iraq occupato a seguito della brutale ed ingiustificata
aggressione militare avviata dalla coalizione anglo-statunitense il 20
marzo del 2003, costituisce una violazione della sovranit� e della
integrit� della Repubblica Irachena ed una trasgressione di quelle
leggi cui le stesse istituzioni dello Stato Italiano dicono di
richiamarsi come l�art.11 della Costituzione;
�
�valutando che gli eventi prodottisi a seguito dell�occupazione
militare dell�Iraq da parte delle forze armate della coalizione
anglo-statunitense, confermano uno scenario di guerra che sta
destabilizzando la regione medio orientale e sta mietendo numerose
vittime tra la popolazione irachena;
�
�ritenendo che l�invio, la permanenza e l�utilizzo contro la
popolazione irachena del contingente militare italiano, configura ormai
�l�Italia come Stato belligerante ed occupante esponendo l�intero paese
alle conseguenze della guerra ove, in circostanze diverse�i fatti di
Nassyria e quelli di Madrid hanno rivelato drammaticamente tali
conseguenze;
�
ritenendo che, in queste condizioni, il finanziamento pubblico e la
presenza di imprese italiane nella ricostruzione dell�Iraq configurano
una partecipazione attiva all�occupazione di quel paese e al saccheggio
delle sue risorse;
�
denunciando che le missioni militari italiane all�estero sono costate
solo negli ultimi cinque anni 3miliardi e 650milioni di euro, fondi
destinati ad operazioni militari che sono stati spesi mentre vengono
sistematicamente tagliate le spese per i servizi sanitari, per la
pubblica istruzione, per gli strumenti di sostegno al reddito per i
precari e disoccupati;
�
Ritenendo di dover sottrarre il nostro paese ad un atto di aperto
ritorno al colonialismo che la stragrande maggioranza dell�opinione
pubblica italiana, europea e mondiale ha rifiutato, per impedire
ulteriori e sanguinose conseguenze in Iraq e in Italia, per impedire le
gravi ripercussioni del clima di guerra sulle libert� democratiche nel
nostro paese e nelle relazioni con i cittadini immigrati, per
disinvestire dalle spese di guerra ed incrementare le spese a fini
sociali;
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chiediamo:
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- Il ritiro immediato del contingente militare italiano dall�Iraq
�
- L�utilizzo dei fondi previsti per le missioni militari italiane
all�estero per misure di carattere sociale destinate ad assicurare
reddito ai precari e disoccupati nel nostro paese, risorse al sistema
sanitario nazionale e al servizio scolastico nazionale.
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[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]