http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=3117
Kossovo: bollette, francobolli e mazzette
Commesse di milioni di euro assegnate senza gara d’appalto. Scoppia lo
scandalo all’interno delle Poste e telecomunicazioni kossovare.
Coinvolti funzionari internazionali di alto livello.
(31/05/2004)
Da Pristina scrive Alma Lama
Un altro duro colpo all’amministrazione ONU del Kossovo. Alcuni dei
suoi funzionari di più alto livello sono indagato per corruzione. Le
perplessità già da tempo espresse dai media kossovari nei confronti
della direzione delle Poste e Telecomunicazioni del Kossovo (PTK), si
sono rivelate una vera e propria profezia.
Lo svedese Gerard Fischer, ex viceamministratore del Kossovo, viene
accusato di abusi per migliaia di euro. Spettava infatti a lui
sottoscrivere ogni contratto stipulato dall’amministrazione
internazionale con terzi superiore ai 50.000 euro. Cosa che poi è
avvenuta solo in parte.
Ancor più coinvolti nelle indagini vi sono altri due ufficiali
internazionali. Si tratta di Rainer Leasar , ex-direttore della
Directory of Infrastructure and communications Issues dell’UNMIK e
Uno Nilson consulente di alto livello delle PTK. Con loro due albanesi:
Leme Xhema, direttrice generale di PTK e Bedri Rama, ex-direttore.
La Guardia di Finanza italiana, stanziata in Kossovo per coadiuvare le
indagini sui crimini finanziari, aveva iniziato il proprio lavoro nove
mesi fa. Ora sono state formulate gravi accuse che pesano sulle spalle
degli indagati. Questi ultimi, nonostante le forti critiche ricevute in
questi mesi dalla stampa, erano sembrati sino ad ora “intoccabili”.
La rete di connivenze sembra molto ampia. Alcuni funzionari della KTA
(Kosovo Trust Agency) – agenzia che si occupa della gestione di interi
settori dell’economia kossovara – sembra siano stati allontanati, dopo
l’inizio dell’inchiesta, dai loro posti di lavoro. “Questo dossier di
indagine sulla corruzione spaventa molti” ha affermato
confidenzialmente ad Osservatorio un funzionario di UNMIK spiegando il
terremoto che la vicenda sta causando all’interno dell’amministrazione
provvisoria delle Nazioni Unite.
Uno Nilson è da poco uscito dal carcere dopo aver pagato una cauzione
di 30mila euro. I due dirigenti albanesi ne hanno pagati 50mila per
ritornare a piede libero. Altre persone coinvolte si sarebbero rese
irreperibili e sono ricercate.
“Tolleranza zero per la corruzione” ha dichiarato tempo colui che
sarebbe rimasto sulla poltorna di amministratore internazionale del
Kossovo ancora per poco, Harri Holkeri. Lo stesso slogan era stato
pronunciato anche dal suo predecessore Michael Stainer. Sotto il suo
mandato la corruzione era però fiorita. Anche dai media internazionali
l’UNMIK è stata in passato spesso criticata non solo per non riuscire a
bloccare la corruzione dilagante ma per essere essa stessa parte del
meccanismo. Accuse negate naturalmente sia da UNMIK che dai funzionari
ONU al palazzo di vetro. “Ora però abbiamo in mano prove
inequivocabili” ha affermato il pubblico ministero Aleksander Bates,
che sostiene di aver abbastanza materiale per poter sostenere sino in
fondo le sue accuse.
Ma quali sono queste ultime? Innanzitutto si sta indagando su una
decina di contratti stipulati dalle PTK con terzi al di fuori di
qualsiasi normativa prevista. Non sarebbero infatti state istituite
alcune gare di appalto ma sarebbero state incaricate aziende che si
sospettano molto vicine agli indagati.
Il primo contratto irregolare sarebbe stato sottoscritto il 20 agosto
2001. In quell’occasione si acquistarono programmi informatici per più
di mezzo milione di euro. Nella stessa data è stato firmato un altro
contratto per l’aquisto di 100 monitor, 100 computer Compaq e 100
licenze Microsoft per poco più di 200.000 euro. Nulla di tutto questo è
mai arrivato agli uffici delle PTK. Cosa simile è avvenuta per corsi di
aggiornamento a favore dei dipendenti: pagati ma mai avvenuti. Tutti
questi contratti sono stati firmati sia da dirigenti internazionali che
da dirigenti locali.
Ma il “pesce grosso”, secondo il pubblico ministero, sarebbero stati i
contratti con l’azienda di Information technology Infonova, con sede a
Graz, in Austria. Due contratti per un totale di 49 milioni di euro.
Una tranche iniziale di 9 milioni di euro seguiti poi dal resto.
Gli indagati avrebbero sottoscritto questi contratti senza prevedere
alcuna gara d’appalto, contro le indicazioni in merito date
dall’Autorità fiscale centrale e non rispettando le competenze di altri
funzionari che avrebbero dovuto monitorare e seguire l’operazione.
Altro reato imputato a Leme Xhema e Uno Nilsson è l’aver assunto un
consulente internazionale con una retribuzione altissima. Rose-Marie
Blidnert, manager dell’azienda Rationell Company, è stata assunta per
un anno e guadagnava 1670 euro al giorno. Non appena l’ex
vice-amministratore del Kossovo Gerard Fischer è arrivato a conoscenza
del fatto ha rescisso il contratto ma intanto Rose-Marie Blidnert
aveva già incamerato poco meno di 152mila euro.
Ed alle PTK, che emergono dall’inchiesta come una sorta di cuccagna
per i corrotti, tutti coloro i quali si opponevano al sistema venivano
allontanati. E’ accaduto anche a Adnan Merovci, ex-direttore. Poco dopo
che era stato mandato a casa gli agenti della guardia di finanza
entravano in casa e negli uffici di Leme Xhema, che ha occupato
successivamente la stessa poltrona, e sequestravano documenti ed hard
disk.
Il Primo ministro del Kossovo Bajram Rexhepi, assieme ai media, già in
passato aveva espresso dubbi sul funzionamento delle Poste e
Telecomunicazioni kossovare, che il suo governo non controlla, senza
però ricevere risposte dall’UNMIK. La direttrice Xhema si è
giustificata delle accuse che le vengono rivolte sostenendo che la
sottoscrizione dei contratti incriminati le era stata indicata ed
ordinata dai dirigenti internazionali.
Questo è il secondo grave caso di corruzione scoperto in Kossovo e che
coinvolge direttamente l’amministrazione internazionale UNMIK. Il primo
aveva visto protagonista Jo Trutschler, direttore per conto dell’UNMIK
della centrale elettrica KEK. Era accusato di aver sottratto ben 4
milioni di euro e di averli diretti verso una banca a Gibilterra. E’
già stato giudicato e condannato da un tribunale in Germania.
Purtroppo i sospetti in Kossovo sul dilagare della corruzione in seno
all’UNMIK non si placano. Si ritiene che siano più o meno coinvolti
anche funzionari di medio-basso livello. In molti individuano nella
non-trasparenza dell’amministrazione internazionale il problema
maggiore.
Vedi anche:
Guardia di Finanza. Via dal Kossovo?
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=2264
Kossovo: scandalo KEK, primo arresto
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=1647
» Fonte: © Osservatorio sui Balcani
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=3117
Kossovo: bollette, francobolli e mazzette
Commesse di milioni di euro assegnate senza gara d’appalto. Scoppia lo
scandalo all’interno delle Poste e telecomunicazioni kossovare.
Coinvolti funzionari internazionali di alto livello.
(31/05/2004)
Da Pristina scrive Alma Lama
Un altro duro colpo all’amministrazione ONU del Kossovo. Alcuni dei
suoi funzionari di più alto livello sono indagato per corruzione. Le
perplessità già da tempo espresse dai media kossovari nei confronti
della direzione delle Poste e Telecomunicazioni del Kossovo (PTK), si
sono rivelate una vera e propria profezia.
Lo svedese Gerard Fischer, ex viceamministratore del Kossovo, viene
accusato di abusi per migliaia di euro. Spettava infatti a lui
sottoscrivere ogni contratto stipulato dall’amministrazione
internazionale con terzi superiore ai 50.000 euro. Cosa che poi è
avvenuta solo in parte.
Ancor più coinvolti nelle indagini vi sono altri due ufficiali
internazionali. Si tratta di Rainer Leasar , ex-direttore della
Directory of Infrastructure and communications Issues dell’UNMIK e
Uno Nilson consulente di alto livello delle PTK. Con loro due albanesi:
Leme Xhema, direttrice generale di PTK e Bedri Rama, ex-direttore.
La Guardia di Finanza italiana, stanziata in Kossovo per coadiuvare le
indagini sui crimini finanziari, aveva iniziato il proprio lavoro nove
mesi fa. Ora sono state formulate gravi accuse che pesano sulle spalle
degli indagati. Questi ultimi, nonostante le forti critiche ricevute in
questi mesi dalla stampa, erano sembrati sino ad ora “intoccabili”.
La rete di connivenze sembra molto ampia. Alcuni funzionari della KTA
(Kosovo Trust Agency) – agenzia che si occupa della gestione di interi
settori dell’economia kossovara – sembra siano stati allontanati, dopo
l’inizio dell’inchiesta, dai loro posti di lavoro. “Questo dossier di
indagine sulla corruzione spaventa molti” ha affermato
confidenzialmente ad Osservatorio un funzionario di UNMIK spiegando il
terremoto che la vicenda sta causando all’interno dell’amministrazione
provvisoria delle Nazioni Unite.
Uno Nilson è da poco uscito dal carcere dopo aver pagato una cauzione
di 30mila euro. I due dirigenti albanesi ne hanno pagati 50mila per
ritornare a piede libero. Altre persone coinvolte si sarebbero rese
irreperibili e sono ricercate.
“Tolleranza zero per la corruzione” ha dichiarato tempo colui che
sarebbe rimasto sulla poltorna di amministratore internazionale del
Kossovo ancora per poco, Harri Holkeri. Lo stesso slogan era stato
pronunciato anche dal suo predecessore Michael Stainer. Sotto il suo
mandato la corruzione era però fiorita. Anche dai media internazionali
l’UNMIK è stata in passato spesso criticata non solo per non riuscire a
bloccare la corruzione dilagante ma per essere essa stessa parte del
meccanismo. Accuse negate naturalmente sia da UNMIK che dai funzionari
ONU al palazzo di vetro. “Ora però abbiamo in mano prove
inequivocabili” ha affermato il pubblico ministero Aleksander Bates,
che sostiene di aver abbastanza materiale per poter sostenere sino in
fondo le sue accuse.
Ma quali sono queste ultime? Innanzitutto si sta indagando su una
decina di contratti stipulati dalle PTK con terzi al di fuori di
qualsiasi normativa prevista. Non sarebbero infatti state istituite
alcune gare di appalto ma sarebbero state incaricate aziende che si
sospettano molto vicine agli indagati.
Il primo contratto irregolare sarebbe stato sottoscritto il 20 agosto
2001. In quell’occasione si acquistarono programmi informatici per più
di mezzo milione di euro. Nella stessa data è stato firmato un altro
contratto per l’aquisto di 100 monitor, 100 computer Compaq e 100
licenze Microsoft per poco più di 200.000 euro. Nulla di tutto questo è
mai arrivato agli uffici delle PTK. Cosa simile è avvenuta per corsi di
aggiornamento a favore dei dipendenti: pagati ma mai avvenuti. Tutti
questi contratti sono stati firmati sia da dirigenti internazionali che
da dirigenti locali.
Ma il “pesce grosso”, secondo il pubblico ministero, sarebbero stati i
contratti con l’azienda di Information technology Infonova, con sede a
Graz, in Austria. Due contratti per un totale di 49 milioni di euro.
Una tranche iniziale di 9 milioni di euro seguiti poi dal resto.
Gli indagati avrebbero sottoscritto questi contratti senza prevedere
alcuna gara d’appalto, contro le indicazioni in merito date
dall’Autorità fiscale centrale e non rispettando le competenze di altri
funzionari che avrebbero dovuto monitorare e seguire l’operazione.
Altro reato imputato a Leme Xhema e Uno Nilsson è l’aver assunto un
consulente internazionale con una retribuzione altissima. Rose-Marie
Blidnert, manager dell’azienda Rationell Company, è stata assunta per
un anno e guadagnava 1670 euro al giorno. Non appena l’ex
vice-amministratore del Kossovo Gerard Fischer è arrivato a conoscenza
del fatto ha rescisso il contratto ma intanto Rose-Marie Blidnert
aveva già incamerato poco meno di 152mila euro.
Ed alle PTK, che emergono dall’inchiesta come una sorta di cuccagna
per i corrotti, tutti coloro i quali si opponevano al sistema venivano
allontanati. E’ accaduto anche a Adnan Merovci, ex-direttore. Poco dopo
che era stato mandato a casa gli agenti della guardia di finanza
entravano in casa e negli uffici di Leme Xhema, che ha occupato
successivamente la stessa poltrona, e sequestravano documenti ed hard
disk.
Il Primo ministro del Kossovo Bajram Rexhepi, assieme ai media, già in
passato aveva espresso dubbi sul funzionamento delle Poste e
Telecomunicazioni kossovare, che il suo governo non controlla, senza
però ricevere risposte dall’UNMIK. La direttrice Xhema si è
giustificata delle accuse che le vengono rivolte sostenendo che la
sottoscrizione dei contratti incriminati le era stata indicata ed
ordinata dai dirigenti internazionali.
Questo è il secondo grave caso di corruzione scoperto in Kossovo e che
coinvolge direttamente l’amministrazione internazionale UNMIK. Il primo
aveva visto protagonista Jo Trutschler, direttore per conto dell’UNMIK
della centrale elettrica KEK. Era accusato di aver sottratto ben 4
milioni di euro e di averli diretti verso una banca a Gibilterra. E’
già stato giudicato e condannato da un tribunale in Germania.
Purtroppo i sospetti in Kossovo sul dilagare della corruzione in seno
all’UNMIK non si placano. Si ritiene che siano più o meno coinvolti
anche funzionari di medio-basso livello. In molti individuano nella
non-trasparenza dell’amministrazione internazionale il problema
maggiore.
Vedi anche:
Guardia di Finanza. Via dal Kossovo?
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=2264
Kossovo: scandalo KEK, primo arresto
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=1647
» Fonte: © Osservatorio sui Balcani