( Ovaj tekst na srpskohrvatskom:
O ujedinjenju jugoslovenskih naroda i republika
http://komunist.free.fr/arhiva/jun2004/rkp-bih.html )
Dell’unita' dei popoli e delle repubbliche jugoslave
Il Partito Comunista Operaio della Bosnia-Erzegovina invita tutti i
partiti comunisti e gli altri partiti di orientamento jugoslavo a
sostenere il Partito Comunista Sloveno [ vedi:
http://komunist.free.fr/arhiva/jun2004/kps.html ; in italiano su:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3743 ] sulla
necessità di non riconoscere la frantumazione della Repubblica
Socialista Federativa di Jugoslavia e sulla necessità della sua
ricostituzione!
Per una dichiarazione congiunta dei vari partiti sulla necessità della
ricostruzione della RSFJ!
Si parla molto negli ultimi anni dell’integrazione europea. Tutti
corrono per unirsi all’UE nella speranza di ottenere qualche guadagno.
Dalle integrazioni europee ne traggono guadagno soltanto i paesi
europei ricchi e le classi dirigenti dei paesi poveri dell’est e centro
Europa e dei Balcani. I semplici cittadini di questa unione non ne
ricavano nessun profitto. Molti lo sanno, perciò si dichiarano contrari
all’UE. La dimostrazione di ciò è l’ultimo sondaggio realizzato in
Croazia. Lo stesso vale per la Bosnia-Erzegovina.
Siccome le annessioni sono antidemocratiche e noncuranti
dell’espressione dei cittadini, la classe dirigente non ritiene
importanti neanche i risultati delle votazioni. Cosi' la integrazione
viene imposta anche se ad esprimersi a favore e' soltanto un cittadino
su dieci.
Ma se possiamo dire di questa integrazione che essa e' insoddisfacente
per tutti, tranne che per la classe dirigente, esiste un’altra
integrazione della quale il gruppo che conta non vuole proprio parlare,
mentre i media e i leader partitici la ritengono sorpassata ed
impossibile: l’integrazione delle repubbliche jugoslave e dei loro
popoli. Dichiaratevi jugoslavo, dite che siete per la ricostruzione
della RSFJ, e sarete esposti ad una marea di sorrisi sarcastici.
Dopo la guerra civile e l'inglorioso sfacelo della Seconda Jugoslavia,
si dice che nessuno vorrebbe più rinnovare "la ex patria comune". Di
questo dobbiamo dubitarne. Le numerose inchieste svolte in tutte le
Repubbliche negli ultimi anni, hanno dimostrato che i cittadini dei
nuovi Stati ricordano con nostalgia il precedente sistema e lo Stato
unico. Naturalmente non per questo essi sono pronti a sostenere un
movimento politico che si adoperi per la ricostruzione della
Jugoslavia. Ma è altrettanto evidente che il sentimento nazionalista
antijugoslavo non è così forte come appariva e come sembra ancora. La
gente semplicemente pensa che l’idea del rinnovamento dello Stato
jugoslavo non sarebbe realizzabile e perciò non vuole impegnarvisi.
Questo ancora non significa che a molti questa idea non sia vicina.
Si dice spesso che la jugoslavità è una questione di nostalgia. C’è
della verità in questo. Ma non è forse vero che la gente, innanzitutto,
ricordando il periodo prospero della propria vita vorrebbe che esso
ritorni?
Per quanto riguarda i comunisti, il loro programma non si basa sulla
nostalgia, anche se essi la rispettano. La rispettano in quanto parte
dei sentimenti e delle aspirazioni umane. E' chiaro che un programma
politico non si può basare sulla nostalgia e sulle emozioni, quali che
siano. I comunisti d'altronde non lo fanno. Per noi è evidente che
tutto il mondo si sta collegando; l’unione è necessaria, per vari
motivi. Ma, effettuandosi in varie forme e tra vari soggetti, essa può
avere anche conseguenze negative.
E' inaccettabile unirsi con nazioni e stati ricchi, perché questo
significa la subordinazione economica, politica e militare agli
interessi del grande capitale. Da noi proprio questo si sta verificando.
E' insensato richiamarsi ad una solida unione con popoli con i quali
gli jugoslavi non hanno avuto un forte contatto culturale, storico ed
economico, mentre al contempo si condanna ogni connessione fra popoli
simili. E' insostenibile la tesi secondo cui gli interessi e le
affinita' di qualunque popolo jugoslavo con altri popoli europei
sarebbero maggiori degli interessi e delle affinita' tra esso e gli
altri popoli jugoslavi.
Il livello dello sviluppo economico degli Stati jugoslavi è simile, e
fino a qualche tempo fa questi territori facevano parte dello stesso
sistema economico. Oltre, del tutto uguale è la loro storia e l’etica
stessa.
In più, i popoli e gli Stati jugoslavi si trovano nella stessa
posizione nei confronti del capitalismo mondiale.
In particolare, la loro economia ha una posizione sfavorevolmente
identica nella spartizione mondiale del lavoro e del mercato. Siccome i
popoli jugoslavi appartengono al gruppo dei cosiddetti piccoli popoli,
è più logico che si uniscano reciprocamente e lavorino insieme per
migliorare la loro posizione.
Esiste una singolare euforia per entrare nell’UE e nel patto NATO. Essa
non durerà per molto. I risultati negativi si riscontreranno presto, in
particolare quelli che riguardano la completa perdita dell’autonomia
politica, le grandi spese per gli armamenti, e la sudditanza
dell’economia nazionale jugoslava meno sviluppata sul mercato europeo
unico.
Il Partito Comunista Operaio della Bosnia Erzegovina sin dalla sua
fondazione si adopera per la ricostruzione della Jugoslavia nelle
frontiere del 1991, perché in base ai principi dell’AVNOJ la Jugoslavia
non si è sciolta - come di solito si va dicendo - ma viceversa è stata
distrutta da determinate forze politiche del paese e dall’estero.
La ricostruzione della Jugoslavia e della jugoslavità è di grande
interesse per la classe operaia, perché, divisa nazionalmente, essa non
può svolgere un ruolo indipendente nella lotta per i propri interessi.
E la difficolta' non sta tanto nel fatto che la classe operaia negli
Stati jugoslavi è sotto l’influenza dell’ideologia nazionalista. Forse
il problema maggiore è che la classe operaia in ciascuno Stato
jugoslavo è troppo poco numerosa per opporsi ai suoi nemici sia sul
piano regionale che quello globale. La classe operaia jugoslava, unita
in un unico movimento politico e liberata da pregiudizi nazionalisti,
rappresenta una forza politica rispettabile. La sua resistenza al
capitale globale sarà più efficace se agirà come una forza unica. Il
socialismo e la Jugoslavia sono perciò due idee difficilmente
realizzabili l'una senza l’altra.
La Bosnia-Erzegovina e i suoi popoli hanno un interesse particolare per
la ricostruzione della Jugoslavia. E' evidente che la Bosnia-Erzegovina
si è formata come Stato durante la Guerra popolare di liberazione,
tramite le decisioni prese alle sessioni dell’AVNOJ (Consiglio
antifascista di liberazione popolare della Jugoslavia) e dello ZAVNOBiH
(Consiglio regionale antifascista di liberazione della
Bosnia-Erzegovina). La storia però non si può studiarla selettivamente,
come vorrebbero ragioni ideologiche e politiche contingenti. Lo
ZAVNOBiH fa parte del sistema dell’AVNOJ e le sue decisioni sono state
formulate con la forte convinzione che la Bosnia ed Erzegovina fa parte
della Jugoslavia federata. Tenendo conto della composizione nazionale
della popolazione, la Bosnia-Erzegovina può essere un esempio di
persistenza come Stato unico inserito nella Jugoslavia, sulla base di
una pace stabile e duratura, della democrazia e della parità tra le
nazionalità.
E' un diritto legittimo del popolo bosgnacco quello di vivere la
Bosnia-Erzegovina come la propria patria e di esprimere il desiderio di
vivere, come prima, su tutto il suo territorio. Ma allo stesso modo è
legittimo che sia i serbi che i croati della Bosnia Erzegovina vivano
in un unico Stato insieme ai loro connazionali di Serbia e Croazia.
Questa apparente contraddizione si può risolvere in modo pacifico e
democratico soltanto se si rinnova lo Stato jugoslavo. Così saranno
realizzati gli interessi e le volontà di tutte e tre le popolazioni
bosniaco-erzegovesi.
Questo succedeva anche nella RSFJ, dove la parità dei diritti valeva
come un fatto reale, e non come un semplice sogno jugo-romantico.
Sostenendo queste posizioni il Partito Comunista Operaio della Bosnia
Erzegovina appoggia completamente la dichiarazione del CC del Partito
Comunista di Slovenia sul non riconoscimento della frammentazione della
RSFJ, e si risolve a lavorare per la ricostruzione della patria
comune. I comunisti della Bosnia Erzegovina invitano i partiti
comunisti e i partiti delle altre repubbliche jugoslave a sostenere
questa dichiarazione ed a contattarli per accordarsi sulla elaborazione
di una dichiarazione comune con la quale si potrà dire di essere pronti
ad una lotta politica per la ricostruzione della RSFJ.
Bijelina, giugno 2004
Comitato Centrale del
Partito Comunista Operaio di Bosnia-Erzegovina
[ Trad. a cura di Ivan, rev. del testo a cura di Andrea per il
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
Italijanska Koordinacija za Jugoslaviju - Italija ]
O ujedinjenju jugoslovenskih naroda i republika
http://komunist.free.fr/arhiva/jun2004/rkp-bih.html )
Dell’unita' dei popoli e delle repubbliche jugoslave
Il Partito Comunista Operaio della Bosnia-Erzegovina invita tutti i
partiti comunisti e gli altri partiti di orientamento jugoslavo a
sostenere il Partito Comunista Sloveno [ vedi:
http://komunist.free.fr/arhiva/jun2004/kps.html ; in italiano su:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3743 ] sulla
necessità di non riconoscere la frantumazione della Repubblica
Socialista Federativa di Jugoslavia e sulla necessità della sua
ricostituzione!
Per una dichiarazione congiunta dei vari partiti sulla necessità della
ricostruzione della RSFJ!
Si parla molto negli ultimi anni dell’integrazione europea. Tutti
corrono per unirsi all’UE nella speranza di ottenere qualche guadagno.
Dalle integrazioni europee ne traggono guadagno soltanto i paesi
europei ricchi e le classi dirigenti dei paesi poveri dell’est e centro
Europa e dei Balcani. I semplici cittadini di questa unione non ne
ricavano nessun profitto. Molti lo sanno, perciò si dichiarano contrari
all’UE. La dimostrazione di ciò è l’ultimo sondaggio realizzato in
Croazia. Lo stesso vale per la Bosnia-Erzegovina.
Siccome le annessioni sono antidemocratiche e noncuranti
dell’espressione dei cittadini, la classe dirigente non ritiene
importanti neanche i risultati delle votazioni. Cosi' la integrazione
viene imposta anche se ad esprimersi a favore e' soltanto un cittadino
su dieci.
Ma se possiamo dire di questa integrazione che essa e' insoddisfacente
per tutti, tranne che per la classe dirigente, esiste un’altra
integrazione della quale il gruppo che conta non vuole proprio parlare,
mentre i media e i leader partitici la ritengono sorpassata ed
impossibile: l’integrazione delle repubbliche jugoslave e dei loro
popoli. Dichiaratevi jugoslavo, dite che siete per la ricostruzione
della RSFJ, e sarete esposti ad una marea di sorrisi sarcastici.
Dopo la guerra civile e l'inglorioso sfacelo della Seconda Jugoslavia,
si dice che nessuno vorrebbe più rinnovare "la ex patria comune". Di
questo dobbiamo dubitarne. Le numerose inchieste svolte in tutte le
Repubbliche negli ultimi anni, hanno dimostrato che i cittadini dei
nuovi Stati ricordano con nostalgia il precedente sistema e lo Stato
unico. Naturalmente non per questo essi sono pronti a sostenere un
movimento politico che si adoperi per la ricostruzione della
Jugoslavia. Ma è altrettanto evidente che il sentimento nazionalista
antijugoslavo non è così forte come appariva e come sembra ancora. La
gente semplicemente pensa che l’idea del rinnovamento dello Stato
jugoslavo non sarebbe realizzabile e perciò non vuole impegnarvisi.
Questo ancora non significa che a molti questa idea non sia vicina.
Si dice spesso che la jugoslavità è una questione di nostalgia. C’è
della verità in questo. Ma non è forse vero che la gente, innanzitutto,
ricordando il periodo prospero della propria vita vorrebbe che esso
ritorni?
Per quanto riguarda i comunisti, il loro programma non si basa sulla
nostalgia, anche se essi la rispettano. La rispettano in quanto parte
dei sentimenti e delle aspirazioni umane. E' chiaro che un programma
politico non si può basare sulla nostalgia e sulle emozioni, quali che
siano. I comunisti d'altronde non lo fanno. Per noi è evidente che
tutto il mondo si sta collegando; l’unione è necessaria, per vari
motivi. Ma, effettuandosi in varie forme e tra vari soggetti, essa può
avere anche conseguenze negative.
E' inaccettabile unirsi con nazioni e stati ricchi, perché questo
significa la subordinazione economica, politica e militare agli
interessi del grande capitale. Da noi proprio questo si sta verificando.
E' insensato richiamarsi ad una solida unione con popoli con i quali
gli jugoslavi non hanno avuto un forte contatto culturale, storico ed
economico, mentre al contempo si condanna ogni connessione fra popoli
simili. E' insostenibile la tesi secondo cui gli interessi e le
affinita' di qualunque popolo jugoslavo con altri popoli europei
sarebbero maggiori degli interessi e delle affinita' tra esso e gli
altri popoli jugoslavi.
Il livello dello sviluppo economico degli Stati jugoslavi è simile, e
fino a qualche tempo fa questi territori facevano parte dello stesso
sistema economico. Oltre, del tutto uguale è la loro storia e l’etica
stessa.
In più, i popoli e gli Stati jugoslavi si trovano nella stessa
posizione nei confronti del capitalismo mondiale.
In particolare, la loro economia ha una posizione sfavorevolmente
identica nella spartizione mondiale del lavoro e del mercato. Siccome i
popoli jugoslavi appartengono al gruppo dei cosiddetti piccoli popoli,
è più logico che si uniscano reciprocamente e lavorino insieme per
migliorare la loro posizione.
Esiste una singolare euforia per entrare nell’UE e nel patto NATO. Essa
non durerà per molto. I risultati negativi si riscontreranno presto, in
particolare quelli che riguardano la completa perdita dell’autonomia
politica, le grandi spese per gli armamenti, e la sudditanza
dell’economia nazionale jugoslava meno sviluppata sul mercato europeo
unico.
Il Partito Comunista Operaio della Bosnia Erzegovina sin dalla sua
fondazione si adopera per la ricostruzione della Jugoslavia nelle
frontiere del 1991, perché in base ai principi dell’AVNOJ la Jugoslavia
non si è sciolta - come di solito si va dicendo - ma viceversa è stata
distrutta da determinate forze politiche del paese e dall’estero.
La ricostruzione della Jugoslavia e della jugoslavità è di grande
interesse per la classe operaia, perché, divisa nazionalmente, essa non
può svolgere un ruolo indipendente nella lotta per i propri interessi.
E la difficolta' non sta tanto nel fatto che la classe operaia negli
Stati jugoslavi è sotto l’influenza dell’ideologia nazionalista. Forse
il problema maggiore è che la classe operaia in ciascuno Stato
jugoslavo è troppo poco numerosa per opporsi ai suoi nemici sia sul
piano regionale che quello globale. La classe operaia jugoslava, unita
in un unico movimento politico e liberata da pregiudizi nazionalisti,
rappresenta una forza politica rispettabile. La sua resistenza al
capitale globale sarà più efficace se agirà come una forza unica. Il
socialismo e la Jugoslavia sono perciò due idee difficilmente
realizzabili l'una senza l’altra.
La Bosnia-Erzegovina e i suoi popoli hanno un interesse particolare per
la ricostruzione della Jugoslavia. E' evidente che la Bosnia-Erzegovina
si è formata come Stato durante la Guerra popolare di liberazione,
tramite le decisioni prese alle sessioni dell’AVNOJ (Consiglio
antifascista di liberazione popolare della Jugoslavia) e dello ZAVNOBiH
(Consiglio regionale antifascista di liberazione della
Bosnia-Erzegovina). La storia però non si può studiarla selettivamente,
come vorrebbero ragioni ideologiche e politiche contingenti. Lo
ZAVNOBiH fa parte del sistema dell’AVNOJ e le sue decisioni sono state
formulate con la forte convinzione che la Bosnia ed Erzegovina fa parte
della Jugoslavia federata. Tenendo conto della composizione nazionale
della popolazione, la Bosnia-Erzegovina può essere un esempio di
persistenza come Stato unico inserito nella Jugoslavia, sulla base di
una pace stabile e duratura, della democrazia e della parità tra le
nazionalità.
E' un diritto legittimo del popolo bosgnacco quello di vivere la
Bosnia-Erzegovina come la propria patria e di esprimere il desiderio di
vivere, come prima, su tutto il suo territorio. Ma allo stesso modo è
legittimo che sia i serbi che i croati della Bosnia Erzegovina vivano
in un unico Stato insieme ai loro connazionali di Serbia e Croazia.
Questa apparente contraddizione si può risolvere in modo pacifico e
democratico soltanto se si rinnova lo Stato jugoslavo. Così saranno
realizzati gli interessi e le volontà di tutte e tre le popolazioni
bosniaco-erzegovesi.
Questo succedeva anche nella RSFJ, dove la parità dei diritti valeva
come un fatto reale, e non come un semplice sogno jugo-romantico.
Sostenendo queste posizioni il Partito Comunista Operaio della Bosnia
Erzegovina appoggia completamente la dichiarazione del CC del Partito
Comunista di Slovenia sul non riconoscimento della frammentazione della
RSFJ, e si risolve a lavorare per la ricostruzione della patria
comune. I comunisti della Bosnia Erzegovina invitano i partiti
comunisti e i partiti delle altre repubbliche jugoslave a sostenere
questa dichiarazione ed a contattarli per accordarsi sulla elaborazione
di una dichiarazione comune con la quale si potrà dire di essere pronti
ad una lotta politica per la ricostruzione della RSFJ.
Bijelina, giugno 2004
Comitato Centrale del
Partito Comunista Operaio di Bosnia-Erzegovina
[ Trad. a cura di Ivan, rev. del testo a cura di Andrea per il
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
Italijanska Koordinacija za Jugoslaviju - Italija ]