Kosovo: SALVAIMONASTERI
1. Con le icone, in fiamme la multietnicità (T. Di Francesco)
2. Un commento critico di Ivan Istrijan
3. Altri dispacci d'agenzia
VEDI ANCHE:
http://www.salvaimonasteri.org
La primavera dei vandali
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3521
Kosovo, pulizia etnica contro l'arte
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3541
Kosovo, il medioevo bruciato
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3543
Rosa D'Amico: L’arte bizantina in Serbia tra ‘200 e ‘300
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3549
=== 1 ===
"IL MANIFESTO" giovedì 14 ottobre 2004
Con le icone, in fiamme la multietnicità
Campagna «Salvaimonasteri», presentato a Roma «Enclave Kosovo» della
regista Valgiusti
TOMMASO DI FRANCESCO
Una folla assalta e incendia il monastero ortodosso di S. Elia a
Podujevo, poi tutti applaudono. Sono le immagini feroci del 17 marzo
scorso quando si scatenò la furia della contropulizia etnica albanese
contro i pochi serbi rimasti in Kosovo. Vennero uccise 19 persone e
distrutti 35 tra chiese e monasteri, in soli tre giorni. E' l'inizio
del prezioso e puntuale documentario «Enclave Kosovo» realizzato dalla
regista Elisabetta Valgiusti della campagna «Salvaimonasteri»
(www.salvaimonasteri.org tel. 06.6832258) e presentato ieri mattina
nella sede parlamentare di Palazzo Marini a Roma, alla presenza fra gli
altri di Padre Sava e padre Ksenofon del monastero di Decani, del
cardinale Tomas Spidlik, del giornalista Ennio Remondino, e di
Marie-Paule Roudil dell'Unesco. Impietosa, la macchina da ripresa
raggiunge i profughi serbi nella palestra di Obilic dove vivono ancora
adesso; a parlare è un bambino che ripete: «Voglio dire che noi non
siamo al sicuro, io voglio tornare a casa». Da Kosovska Mitrovica parla
il rappresentante Oliver Ivanovic: «Per noi non c'è futuro, non c'è
alcuna prospettiva di lavoro, la disoccupazione è al 65%, ci viene
impedito ogni sbocco». Ora le immagini si attardano sulle macerie del
monastero di Devic raso al suolo a marzo e sulle mura annerite che
hanno cancellato le volte affrescate della chiesa Madre di Dio di
Ljeviska. «Ci hanno attaccato in tremila - racconta un testimone -
allora siamo stati scortati nella sede parrocchiale dalla Kfor e loro
hanno cominciato a buttare spugne imbevute di nafta, poteva essere una
strage». Ecco il legame indissolubile tra presenza umana, quella della
minoranza serba e insediamenti ortodossi. Resa chiara dalle parole
esperte di Spidlik: «I codici del monachesimo orientale prescrivevano
la contemplazione, ma i monaci lavoravano e diventavano ricchi.
Mangiavano poco e dividevano il resto con i poveri», insomma i
monasteri come welfare dei Balcani eternamente ai confini della guerra.
Solo la pittura, gli affreschi, l'architettura dei monasteri era il
collegamento tra arte bizantina, arte romano gotica e area slava, tra
oriente e occidente. Un anello mancante, ricorda nel documentario
Massimo Cacciari intervistato, che se cancellato «sarebbe una perdita
per tutti noi: sarebbe come perdere San Marco a Venezia», o Notre Dame
a Parigi, insiste l'ambasciatore serbo Tanaskovic.
«Non possiamo essere soddisfatti dei risultati della guerra del 1999»,
inaspettato, davvero, il mea culpa del'introduttore del dibattito che
altri non è che Gustavo Selva, presidente della commissione esteri
della Camera, tutta la colpa è dell'Amministrazione Onu (Unmik) del
Kosovo e dell'ottica «contabile» dell'Unesco. Certo, l'Unmik ha pesanti
responsabilità: con la gestione Kouchner il Kosovo è stato di fatto
avviato verso una improbabile quanto illeggittima indipendenza - non
contemplata nella risoluzione 1244 con cui l'Onu ha fatto propria la
pace di Kumanovo del luglio 1999. Tranquilli però: ora il nostro
contingente difende le enclave serbe. E' invece il colonnello
Castellano, che ha comandato a marzo i paracadutisti italiani della
zona, a denunciare che la sopravvivenza delle «enclave» è vergognosa: i
serbi non hanno possibilità di movimento, nemmeno tra una enclave e
l'altra. Ma Selva non parla della Nato. Dov'era lui quando la violenza
dei bombardamenti «umanitari» veniva letta dalla maggioranza albanese
come la prova delle loro ragioni per uno stato monoetnico, fino a
costituire quell'impunità che guida la mano di chi organizza veri e
propri pogrom anti-serbi? Ora il Kosovo è un mostro giuridico, un
protettorato militare all'infinito, zona franca delle mafie
internazionali, pronto all'indipendenza, cavalcata sia dal «moderato»
Ibrahim Rugova che dall'ex Uck che, con il Pdk, ha riempito di scritte
razziste le macerie annerite dei monasteri ortodossi, a partire dal
bellissimo S. Nicola. Bisogna rimettere in discussione l'idea della
«guerra umanitaria» ha detto Luana Zanella, deputata dei Verdi, che ha
portato al disastro attuale, per salvare i monasteri e ricostruire la
multietnicità.
Singolare l'affermazione del «rappresentante diplomatico» italiano a
Pristina, Salzano: «La violenza di marzo era inaspettata, forse non
preparata». Incredibile: i monasteri devastati con sistematicità dal
luglio 1999, data d'ingresso delle truppe Nato, sono stati fino ad oggi
più di 140, le persone uccise 1350, altrettanti i desaparecidos,
240mila i profughi. A marzo l'hanno visto tutti, per 5 anni tutti
invece hanno taciuto, ha ricordato Ennio Remondino. Non c'è solo da
restaurare. I monasteri di Decani, Gracanica e Pec ancora non sono
stati distrutti. La salvaguardia della loro integrità, non come difesa
delle radici cristiane d'Europa - vogliamo forse un'altra guerra di
religione, «umanitaria», stavolta contro i cattivi di turno, gli
improbabili musulmani albanesi? -, ma come difesa degli insediamenti
umani multietnici, può essere un obiettivo nuovo, se esiste tanta
coscienza diffusa del disastro provocato dalla guerra «umanitaria»
della Nato che poteva essere evitata. A partire dal giudizio sulle
elezioni della prossima settimana, alle quali la maggior parte dei
serbi, cacciati dal Kosovo, non parteciperà e che invece a Pristina e a
Washington vedono già come «inizio» della separazione da Belgrado.
=== 2 ===
Caro Di Francesco,
Sono passato giovedì scorso a Via del Pozzetto dove si stava
proiettando "Enclave Kosovo" della regista Valgiusti, film in relazione
alla campagna "Salvaimonasteri". Ho visto la gente, tra cui tanti
giovani, che aspettavano per entrare a Palazzo Marini della sede
parlamentare, previo controllo metal detector. Mi è venuta spontanea
una battuta verso Remondino, incontrato fuori, e verso alcuni giovani,
"Quanta gente a versare lacrime di coccodrillo ! Dove stava e da che
parte stava 'sta gente mentre bombardavano la Serbia e la regione del
Kosovo-Metohija ?!"
E tu Di Francesco, con la frase "Sono le immagini feroci del 17 marzo
scorso quando si scatenò la furia della contropulizia (sic!) etnica
albanese contro i pochi serbi rimasti in Kosovo" (e Metohija!), non fai
che ribadire le ragioni bugiardamente addotte per quelle barbarie
effettuata dalla NATO con l’appoggio del Governo D’Alema - il quale ha
avuto la faccia tosta di vantarsi e scrivere pure il libro sul Kosovo!
E dopo l’arrivo della KFOR i terroristi secessionisti albanesi-kosovari
si sono sentiti più sicuri ancora di continuare lo sciacallaggio e la
devastazione, mentre i soldatini con le piume stavano a guardare.
Caro Di Francesco, dovresti dire un po’ a quei giovani, e non solo a
loro, delle vere cause dei bombardamenti sulla "Jugoslavia di
Milosevic". Condannato lui prima ancora di essere processato, per poter
così giustificare il brutale bombardamento NATO. Scrivendo cosi, tu, Di
Francesco non sei amico di nessuna di quelle popolazioni che abitano il
Kosovo e Metohija, non quella che rispettava il Governo di Belgrado, ma
nemmeno di tutte le popolazioni intorno: macedoni e greci compresi.
Prova a nominare ad un qualunque albanese del Kosovo la vera
denominazione della regione, Kosovo e Metohija, e a spiegarne il
significato. Potresti sentirti insultare o quantomeno rispondere:
"Anche li (in Grecia) è sparso il nostro sangue, anche quella è terra
albanese".
Ivan Istrijan
=== 3 ===
http://www.ansa.it/balcani/
KOSOVO: DA VENEZIA INIZIATIVA PER SALVARE MONASTERI SERBI
(ANSA) - VENEZIA, 10 LUG - Parte da Venezia un' iniziativa per
salvare cio' che resta dei monasteri ortodossi in Kosovo, in parte
distrutti a causa del conflitto etnico in quella regione balcanica. E
tra le molte adesioni potrebbe giungere anche quella dell' attore
statunitense di origini serbe John Malkovic, in veste di testimonial.
Il progetto si chiama ''Salvaimonasteri'' ed e' stata promossa da
un comitato informale cui partecipano anche i Verdi di Venezia, dopo
l' allarme lanciato cinque mesi fa dall'ex sindaco Massimo Cacciari.
A presentarlo oggi, nella sede municipale di Ca' Farsetti, la
deputata dei Verdi Luana Zanella, lo stesso Cacciari ed Elisabetta
Valgiusti del comitato. Dal 1999 ad oggi, e' stato ricordato,
sono stati distrutti dalle fazioni estremistiche musulmane oltre
cento tra monasteri e chiese cristiane ortodosse, e migliaia di
icone, oggetti liturgici e libri sacri. Solo nello scorso mese di
marzo sono stati distrutti 35 tra monasteri e chiese. ''Vogliamo
testimoniare la nostra solidarieta' attivandoci per salvaguardare l'
eredita' artistica cristiana in Kosovo - ha detto Elisabetta
Valgiusti del Comitato. L' obiettivo e' sensibilizzare l'opinione
pubblica e porre all' attenzione dei soggetti istituzionali quanto
sta accadendo''. ''Speriamo di riuscire a sensibilizzare l' Europa
perche' protegga in tutti i modi quello che e' rimasto - da
auspicato Cacciari - perche' sarebbe una catastrofe culturale
immensa se andasse tutto abbattuto. E' un pezzo di memoria europea
che rischia di andare in fumo: il Kosovo e' stato il cuore del
grande stato serbo nel medioevo e un crocevia di culture. Quello dei
monasteri e' un patrimonio importantissimo, ma poco conosciuto
perche' fuori delle rotte turistiche''. Ora il comitato
''Salvaimonasteri'' sta lavorando ad un documentario che verra'
presentato a settembre all' Artfilm festival di Asolo, e ha attivato
un proprio sito Internet (www.salvaimonasteri.it). Sono stati inoltre
presi contatti con gli agenti di John Malkovich, il quale, ha
riferito ancora Valgiusti, sembra aver preso a cuore la questione.
Istituzionali invece i canali su cui i Verdi stanno lavorando. Nei
giorni scorsi Luana Zanella ha inviato un appello al ministro tedesco
degli Esteri Joschka Fischer, mentre la questione sara' posta in
discussione nel prossimo consiglio comunale di Venezia. (ANSA).
YV6-BOR
10/07/2004 18:34
KOSOVO: UN VIDEO PER SALVARE I MONASTERI ORTODOSSI
(ANSA) - ROMA, 13 OTT - Un video per salvare i monasteri ortodossi del
Kosovo. E' l'iniziativa presentata oggi a Roma su iniziativa del
Comitato Salvaimonasteri, costituitosi in seguito alla distruzione,
nel mese di marzo 2004, di 35 tra chiese e monasteri ortodossi (alcuni
risalenti al XIII secolo) nelle enclavi serbe di Kosovo e Metohija.
''I monasteri ortodossi del Kosovo, piu' che altrove, hanno
rappresentato nei secoli il punto di contatto tra le culture di
Oriente e Occidente e l'unico riferimento sicuro nel crollo delle
istituzioni civili, tanto da essere rispettati anche dall'Impero
ottomano che accordo' loro privilegi particolari: la loro distruzione
e' un attacco a tutta la cultura europea'': cosi' il card. Tomas
Spidlik ha commentato al Sir il video 'Enclave Kosovo'.
''Dall'inizio della guerra - denunciano gli appartenenti a
Salvaimonasteri - si registrano 250 mila sfollati, 150 monumenti
ortodossi distrutti insieme a migliaia di case. In questa situazione
difficilissima, tenuta in parte sotto controllo dalla presenza di 18
mila uomini delle forze internazionali, e' in atto una pulizia etnica
in senso contrario rispetto a quella che causo' la guerra del 1999 e
si assiste al sistematico annientamento di un inestimabile patrimonio
artistico e spirituale''. ''A 5 anni dalla fine della guerra - ha
affermato p. Sava, del monastero ortodosso di Visoki Decani - in
Kosovo sono ancora negati i diritti umani fondamentali: alla vita,
alla mobilita', all'istruzione, all'accesso alle cure mediche. Si sta
creando una societa' opposta a quella che tenta di costruire l'Europa
moderna''. (ANSA). RED-VN 13-OTT-04 18:35 NNNN 13/10/2004
18:56
1. Con le icone, in fiamme la multietnicità (T. Di Francesco)
2. Un commento critico di Ivan Istrijan
3. Altri dispacci d'agenzia
VEDI ANCHE:
http://www.salvaimonasteri.org
La primavera dei vandali
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3521
Kosovo, pulizia etnica contro l'arte
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3541
Kosovo, il medioevo bruciato
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3543
Rosa D'Amico: L’arte bizantina in Serbia tra ‘200 e ‘300
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3549
=== 1 ===
"IL MANIFESTO" giovedì 14 ottobre 2004
Con le icone, in fiamme la multietnicità
Campagna «Salvaimonasteri», presentato a Roma «Enclave Kosovo» della
regista Valgiusti
TOMMASO DI FRANCESCO
Una folla assalta e incendia il monastero ortodosso di S. Elia a
Podujevo, poi tutti applaudono. Sono le immagini feroci del 17 marzo
scorso quando si scatenò la furia della contropulizia etnica albanese
contro i pochi serbi rimasti in Kosovo. Vennero uccise 19 persone e
distrutti 35 tra chiese e monasteri, in soli tre giorni. E' l'inizio
del prezioso e puntuale documentario «Enclave Kosovo» realizzato dalla
regista Elisabetta Valgiusti della campagna «Salvaimonasteri»
(www.salvaimonasteri.org tel. 06.6832258) e presentato ieri mattina
nella sede parlamentare di Palazzo Marini a Roma, alla presenza fra gli
altri di Padre Sava e padre Ksenofon del monastero di Decani, del
cardinale Tomas Spidlik, del giornalista Ennio Remondino, e di
Marie-Paule Roudil dell'Unesco. Impietosa, la macchina da ripresa
raggiunge i profughi serbi nella palestra di Obilic dove vivono ancora
adesso; a parlare è un bambino che ripete: «Voglio dire che noi non
siamo al sicuro, io voglio tornare a casa». Da Kosovska Mitrovica parla
il rappresentante Oliver Ivanovic: «Per noi non c'è futuro, non c'è
alcuna prospettiva di lavoro, la disoccupazione è al 65%, ci viene
impedito ogni sbocco». Ora le immagini si attardano sulle macerie del
monastero di Devic raso al suolo a marzo e sulle mura annerite che
hanno cancellato le volte affrescate della chiesa Madre di Dio di
Ljeviska. «Ci hanno attaccato in tremila - racconta un testimone -
allora siamo stati scortati nella sede parrocchiale dalla Kfor e loro
hanno cominciato a buttare spugne imbevute di nafta, poteva essere una
strage». Ecco il legame indissolubile tra presenza umana, quella della
minoranza serba e insediamenti ortodossi. Resa chiara dalle parole
esperte di Spidlik: «I codici del monachesimo orientale prescrivevano
la contemplazione, ma i monaci lavoravano e diventavano ricchi.
Mangiavano poco e dividevano il resto con i poveri», insomma i
monasteri come welfare dei Balcani eternamente ai confini della guerra.
Solo la pittura, gli affreschi, l'architettura dei monasteri era il
collegamento tra arte bizantina, arte romano gotica e area slava, tra
oriente e occidente. Un anello mancante, ricorda nel documentario
Massimo Cacciari intervistato, che se cancellato «sarebbe una perdita
per tutti noi: sarebbe come perdere San Marco a Venezia», o Notre Dame
a Parigi, insiste l'ambasciatore serbo Tanaskovic.
«Non possiamo essere soddisfatti dei risultati della guerra del 1999»,
inaspettato, davvero, il mea culpa del'introduttore del dibattito che
altri non è che Gustavo Selva, presidente della commissione esteri
della Camera, tutta la colpa è dell'Amministrazione Onu (Unmik) del
Kosovo e dell'ottica «contabile» dell'Unesco. Certo, l'Unmik ha pesanti
responsabilità: con la gestione Kouchner il Kosovo è stato di fatto
avviato verso una improbabile quanto illeggittima indipendenza - non
contemplata nella risoluzione 1244 con cui l'Onu ha fatto propria la
pace di Kumanovo del luglio 1999. Tranquilli però: ora il nostro
contingente difende le enclave serbe. E' invece il colonnello
Castellano, che ha comandato a marzo i paracadutisti italiani della
zona, a denunciare che la sopravvivenza delle «enclave» è vergognosa: i
serbi non hanno possibilità di movimento, nemmeno tra una enclave e
l'altra. Ma Selva non parla della Nato. Dov'era lui quando la violenza
dei bombardamenti «umanitari» veniva letta dalla maggioranza albanese
come la prova delle loro ragioni per uno stato monoetnico, fino a
costituire quell'impunità che guida la mano di chi organizza veri e
propri pogrom anti-serbi? Ora il Kosovo è un mostro giuridico, un
protettorato militare all'infinito, zona franca delle mafie
internazionali, pronto all'indipendenza, cavalcata sia dal «moderato»
Ibrahim Rugova che dall'ex Uck che, con il Pdk, ha riempito di scritte
razziste le macerie annerite dei monasteri ortodossi, a partire dal
bellissimo S. Nicola. Bisogna rimettere in discussione l'idea della
«guerra umanitaria» ha detto Luana Zanella, deputata dei Verdi, che ha
portato al disastro attuale, per salvare i monasteri e ricostruire la
multietnicità.
Singolare l'affermazione del «rappresentante diplomatico» italiano a
Pristina, Salzano: «La violenza di marzo era inaspettata, forse non
preparata». Incredibile: i monasteri devastati con sistematicità dal
luglio 1999, data d'ingresso delle truppe Nato, sono stati fino ad oggi
più di 140, le persone uccise 1350, altrettanti i desaparecidos,
240mila i profughi. A marzo l'hanno visto tutti, per 5 anni tutti
invece hanno taciuto, ha ricordato Ennio Remondino. Non c'è solo da
restaurare. I monasteri di Decani, Gracanica e Pec ancora non sono
stati distrutti. La salvaguardia della loro integrità, non come difesa
delle radici cristiane d'Europa - vogliamo forse un'altra guerra di
religione, «umanitaria», stavolta contro i cattivi di turno, gli
improbabili musulmani albanesi? -, ma come difesa degli insediamenti
umani multietnici, può essere un obiettivo nuovo, se esiste tanta
coscienza diffusa del disastro provocato dalla guerra «umanitaria»
della Nato che poteva essere evitata. A partire dal giudizio sulle
elezioni della prossima settimana, alle quali la maggior parte dei
serbi, cacciati dal Kosovo, non parteciperà e che invece a Pristina e a
Washington vedono già come «inizio» della separazione da Belgrado.
=== 2 ===
Caro Di Francesco,
Sono passato giovedì scorso a Via del Pozzetto dove si stava
proiettando "Enclave Kosovo" della regista Valgiusti, film in relazione
alla campagna "Salvaimonasteri". Ho visto la gente, tra cui tanti
giovani, che aspettavano per entrare a Palazzo Marini della sede
parlamentare, previo controllo metal detector. Mi è venuta spontanea
una battuta verso Remondino, incontrato fuori, e verso alcuni giovani,
"Quanta gente a versare lacrime di coccodrillo ! Dove stava e da che
parte stava 'sta gente mentre bombardavano la Serbia e la regione del
Kosovo-Metohija ?!"
E tu Di Francesco, con la frase "Sono le immagini feroci del 17 marzo
scorso quando si scatenò la furia della contropulizia (sic!) etnica
albanese contro i pochi serbi rimasti in Kosovo" (e Metohija!), non fai
che ribadire le ragioni bugiardamente addotte per quelle barbarie
effettuata dalla NATO con l’appoggio del Governo D’Alema - il quale ha
avuto la faccia tosta di vantarsi e scrivere pure il libro sul Kosovo!
E dopo l’arrivo della KFOR i terroristi secessionisti albanesi-kosovari
si sono sentiti più sicuri ancora di continuare lo sciacallaggio e la
devastazione, mentre i soldatini con le piume stavano a guardare.
Caro Di Francesco, dovresti dire un po’ a quei giovani, e non solo a
loro, delle vere cause dei bombardamenti sulla "Jugoslavia di
Milosevic". Condannato lui prima ancora di essere processato, per poter
così giustificare il brutale bombardamento NATO. Scrivendo cosi, tu, Di
Francesco non sei amico di nessuna di quelle popolazioni che abitano il
Kosovo e Metohija, non quella che rispettava il Governo di Belgrado, ma
nemmeno di tutte le popolazioni intorno: macedoni e greci compresi.
Prova a nominare ad un qualunque albanese del Kosovo la vera
denominazione della regione, Kosovo e Metohija, e a spiegarne il
significato. Potresti sentirti insultare o quantomeno rispondere:
"Anche li (in Grecia) è sparso il nostro sangue, anche quella è terra
albanese".
Ivan Istrijan
=== 3 ===
http://www.ansa.it/balcani/
KOSOVO: DA VENEZIA INIZIATIVA PER SALVARE MONASTERI SERBI
(ANSA) - VENEZIA, 10 LUG - Parte da Venezia un' iniziativa per
salvare cio' che resta dei monasteri ortodossi in Kosovo, in parte
distrutti a causa del conflitto etnico in quella regione balcanica. E
tra le molte adesioni potrebbe giungere anche quella dell' attore
statunitense di origini serbe John Malkovic, in veste di testimonial.
Il progetto si chiama ''Salvaimonasteri'' ed e' stata promossa da
un comitato informale cui partecipano anche i Verdi di Venezia, dopo
l' allarme lanciato cinque mesi fa dall'ex sindaco Massimo Cacciari.
A presentarlo oggi, nella sede municipale di Ca' Farsetti, la
deputata dei Verdi Luana Zanella, lo stesso Cacciari ed Elisabetta
Valgiusti del comitato. Dal 1999 ad oggi, e' stato ricordato,
sono stati distrutti dalle fazioni estremistiche musulmane oltre
cento tra monasteri e chiese cristiane ortodosse, e migliaia di
icone, oggetti liturgici e libri sacri. Solo nello scorso mese di
marzo sono stati distrutti 35 tra monasteri e chiese. ''Vogliamo
testimoniare la nostra solidarieta' attivandoci per salvaguardare l'
eredita' artistica cristiana in Kosovo - ha detto Elisabetta
Valgiusti del Comitato. L' obiettivo e' sensibilizzare l'opinione
pubblica e porre all' attenzione dei soggetti istituzionali quanto
sta accadendo''. ''Speriamo di riuscire a sensibilizzare l' Europa
perche' protegga in tutti i modi quello che e' rimasto - da
auspicato Cacciari - perche' sarebbe una catastrofe culturale
immensa se andasse tutto abbattuto. E' un pezzo di memoria europea
che rischia di andare in fumo: il Kosovo e' stato il cuore del
grande stato serbo nel medioevo e un crocevia di culture. Quello dei
monasteri e' un patrimonio importantissimo, ma poco conosciuto
perche' fuori delle rotte turistiche''. Ora il comitato
''Salvaimonasteri'' sta lavorando ad un documentario che verra'
presentato a settembre all' Artfilm festival di Asolo, e ha attivato
un proprio sito Internet (www.salvaimonasteri.it). Sono stati inoltre
presi contatti con gli agenti di John Malkovich, il quale, ha
riferito ancora Valgiusti, sembra aver preso a cuore la questione.
Istituzionali invece i canali su cui i Verdi stanno lavorando. Nei
giorni scorsi Luana Zanella ha inviato un appello al ministro tedesco
degli Esteri Joschka Fischer, mentre la questione sara' posta in
discussione nel prossimo consiglio comunale di Venezia. (ANSA).
YV6-BOR
10/07/2004 18:34
KOSOVO: UN VIDEO PER SALVARE I MONASTERI ORTODOSSI
(ANSA) - ROMA, 13 OTT - Un video per salvare i monasteri ortodossi del
Kosovo. E' l'iniziativa presentata oggi a Roma su iniziativa del
Comitato Salvaimonasteri, costituitosi in seguito alla distruzione,
nel mese di marzo 2004, di 35 tra chiese e monasteri ortodossi (alcuni
risalenti al XIII secolo) nelle enclavi serbe di Kosovo e Metohija.
''I monasteri ortodossi del Kosovo, piu' che altrove, hanno
rappresentato nei secoli il punto di contatto tra le culture di
Oriente e Occidente e l'unico riferimento sicuro nel crollo delle
istituzioni civili, tanto da essere rispettati anche dall'Impero
ottomano che accordo' loro privilegi particolari: la loro distruzione
e' un attacco a tutta la cultura europea'': cosi' il card. Tomas
Spidlik ha commentato al Sir il video 'Enclave Kosovo'.
''Dall'inizio della guerra - denunciano gli appartenenti a
Salvaimonasteri - si registrano 250 mila sfollati, 150 monumenti
ortodossi distrutti insieme a migliaia di case. In questa situazione
difficilissima, tenuta in parte sotto controllo dalla presenza di 18
mila uomini delle forze internazionali, e' in atto una pulizia etnica
in senso contrario rispetto a quella che causo' la guerra del 1999 e
si assiste al sistematico annientamento di un inestimabile patrimonio
artistico e spirituale''. ''A 5 anni dalla fine della guerra - ha
affermato p. Sava, del monastero ortodosso di Visoki Decani - in
Kosovo sono ancora negati i diritti umani fondamentali: alla vita,
alla mobilita', all'istruzione, all'accesso alle cure mediche. Si sta
creando una societa' opposta a quella che tenta di costruire l'Europa
moderna''. (ANSA). RED-VN 13-OTT-04 18:35 NNNN 13/10/2004
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