COMITATI
CONTRO LA GUERRA
MILANO

sabato 30 ottobre si svolgerà a Roma la manifestazione organizzata dal
Comitato Fermiamo la Guerra. Pur aderendo alla mobilitazione per il
ritiro delle truppe italiane dall'Iraq, non possiamo condividere
l'appello di convocazione di questa manifestazione. Ne spieghiamo
brevemente qui sotto i motivi.


Questo è l'appello a firma del Comitato Fermiamo la Guerra:

COMUNICATO per la Manifestazione Nazionale del 30 Ottobre
COMITATO FERMIAMO LA GUERRA
 
martedì 12 ottobre 2004.

C'E' UNA ALTERNATIVA ALLO "SCONTRO DI CIVILTÀ": GIÙ LE ARMI. LIBERIAMO
LA PACE. VIA SUBITO LE TRUPPE DALL'IRAQ

BASTA CON LA GUERRA, IL TERRORISMO , IL NEOLIBERISMO PER LA GIUSTIZIA
SOCIALE E L'INCONTRO DI CIVILTÀ PER LA PACE, I DIRITTI, LA DEMOCRAZIA,
LA PARTECIPAZIONE

UN'ALTRA EUROPA É POSSIBILE E NECESSARIA

CONTRO LA GUERRA PERMANENTE Vita e libertà per il popolo iracheno e per
gli ostaggi. Stop immediato ai bombardamenti. Cessate il fuoco, fine
dell'occupazione, ritiro delle truppe dall'Iraq. La comunità
internazionale deve impegnarsi per una soluzione politica che
restituisca sovranità al popolo iracheno, coinvolgendo tutte le
componenti irachene inclusa la società civile e le forze che hanno
scelto la strada della resistenza. Per una pace giusta in Medio
Oriente: due stati per due popoli. Fine all' occupazione dei territori
palestinesi, no al muro illegale. Vita, diritti e dignità per il popolo
kurdo e per il popolo ceceno.

L'EUROPA RIPUDI LA GUERRA assumendo il contenuto dell'articolo 11 della
Costituzione Italiana. Prevenzione dei conflitti, riduzione delle spese
militari e disarmo.

CONTRO LE POLITICHE DEL TERRORE E DELLA BARBARIE Contro ogni forma di
terrorismo da chiunque perpetrato -stati, organizzazioni o individui.
No alla aggressione dei fondamentalisti neoconservatori contro il mondo
islamico, che alimenta lo "scontro di civiltà". No all'uso della "lotta
al terrorismo" per colpire diritti civili e democratici, dissenso e
conflitto sociale.

NO AL RAZZISMO No alle leggi xenofobe. No ai Centri di Permanenza
Temporanea. No alle deportazioni. Libertà di circolazione e pieni
diritti ai migranti. No all'Europa fortezza. Cittadinanza di residenza.
Per una Europa solidale con i sud del mondo.

DIRITTI SOCIALI GARANTITI Diritto al lavoro, alla casa, al reddito,
alla salute, all'istruzione, alla previdenza. No alla precarietà e allo
smantellamento dello stato sociale. No alle politiche neoliberiste in
Italia, in Europa, in tutto il mondo.

30 OTTOBRE - MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA

COMITATO FERMIAMO LA GUERRA

http://www.socialpress.it/breve.php3?id_breve=504


Queste sono le nostre considerazioni:

Due note sull’appello del COMITATO FERMIAMO LA GUERRA per la
manifestazione del 30 ottobre per il ritiro delle truppe italiane
dall’Iraq.
 
 UNA CONFUSIONE INACCETTABILE
 
Riprendiamo, citandoli, alcuni punti di questo appello:
 
1)      “C'E' UNA ALTERNATIVA ALLO "SCONTRO DI CIVILTÀ"
dire “c’è un’alternativa allo scontro di civiltà” implica riconoscere
che questo scontro esiste ed è in atto, significa dunque nascondere che
si tratta, invece, di una formula mediatica che vuole giustificare
l’aggressione imperialista ai popoli del Medioriente
 
2)      “liberiamo la pace”
!?! La pace non è un ostaggio. La realtà è che siamo in guerra, che gli
stati e i governi dell’Occidente capitalista hanno lanciato una guerra
di aggressione per il controllo delle risorse, delle vie di
comunicazione mercantili, per il dominio delle aree strategiche e per 
la supremazia del proprio modello economico-politico
(liberista/democratico). La guerra contro i Paesi non allineati
all’ordine capitalista, la guerra al proletariato mondiale per la sua
definitiva soggezione.
La pace tra i popoli non può nascere che contro la guerra imperialista:
"la pace tra gli oppressi, la guerra all’oppressore", questo è l’unico
incontro di civiltà per la pace possibile.
 
3)      “BASTA CON LA GUERRA, IL TERRORISMO,…”
IL TERRORISMO – cioè?
La pratica terrorista del bombardamento sulle città, dei
rastrellamenti, delle torture e quella dei servizi segreti contro le
popolazioni (bombe sui mercati o sugli ospedali) e gli obiettivi
“simbolici” (moschee, per esempio), l’assassinio di giornalisti
indipendenti, i sequestri ad uso montatura mediatica? O le azioni della
guerriglia contro militari, caserme di polizia, mercenari,
collaborazionisti?
Il muro di Sharon, i posti di blocco, i buldozer che ribaltano case e
campi, le braccia spezzate agli adolescenti, le bombe intelligenti di
Israele? O i metodi di lotta dell’Intifada palestinese? 
Se si intende una categoria astratta di guerra non convenzionale,
indipendentemente dai soggetti che la adottano, in questo caso
bisognerebbe ricordare, come fanno gli studiosi e i commentatori
onesti, che la guerra “classica” non è più da tempo rispettosa delle
regole stabilite dal “diritto internazionale” e fa normalmente uso,
oltre al bombardamento a tappeto, di tutte le tecniche terroristiche
contro militari e, soprattutto, civili. E' dunque sconcertante che,
mentre si nobilitano queste pratiche come atti di guerra quando ad
applicarle sono gli eserciti aggressori dotati di potentissimi sistemi
d’arma, si stigmatizzino quando praticate dagli aggrediti in condizione
di assoluta inferiorità sul piano militare. La “condanna” morale, che
si pretende equidistante, in realtà condanna l’aggredito a rimanere
vittima  in quanto intende togliergli ogni facoltà di autodifesa.
Aggiungiamo soltanto che la Resistenza irachena sconfessa e condanna
sistematicamente le azioni terroristiche spettacolari compiute da
gruppi che sostengono di agire in nome dell’Islam e rivendicano
l’appartenenza alla resistenza ma sono manipolati o diretti dai
differenti servizi segreti.

 
4)      “La comunità internazionale deve impegnarsi per una soluzione
politica che restituisca sovranità al popolo iracheno,…”
LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE … Cioè? L’ONU? Che cosa la resistenza
irachena pensa dell’ONU lo ha mostrato con l’attentato (rivendicato)
all’inviato speciale Vieira de Mello allora membro del “triumvirato”
che controllava il “governo provvisorio”. Quello che se ne dovrebbe
pensare risulta abbastanza chiaro valutando il ruolo svolto dall’ONU
nella disgregazione della Jugoslavia, la sua benedizione alla prima
Guerra del Golfo e all’embargo  e la legittimazione di fatto
dell’occupazione dell’Iraq. Quest’ultima in palese violazione della sua
stessa Carta che sancisce il diritto alla resistenza con ogni mezzo
all’invasione e all’occupazione militare. Se si vuole parlare di ONU si
dovrebbe fare riferimento a questo principio e sconfessare la realtà di
questo organismo, vero ingranaggio della guerra imperialista.
L’ONU e’ sempre stato espressione dei rapporti di forza esistenti:
l’ingresso dell’ONU in Iraq - prima avversato dagli americani convinti
di poter riportare una rapida vittoria e caldeggiato invece dalle altre
potenze (Europa e Russia) - sancisce ora il compromesso per la
spartizione delle risorse privatizzate tra USA, incapaci di ottenere la
vittoria da soli, e Paesi Europei; in più, disimpegnando militari
statunitensi, agevola nuove aggressioni.
 
5)      “Vita, diritti e dignità per il popolo kurdo e per il popolo
ceceno.”
CECENIA – e’ quanto meno inopportuno accomunare nel medesimo appello a
manifestare “contro la guerra permanente” la questione cecena a quella
irachena, se non altro perché l’Italia mantiene truppe di occupazione
in Iraq, non nel Caucaso: sarebbe più pertinente un riferimento alla
Jugoslavia e ai Balcani, presidiati da circa 9000 nostri soldati.
A parte questo, è bene ricordare che a beneficiare della guerra in
Cecenia (e non solo di un esito di definitiva secessione) sono i
colossi petroliferi anglo-americani in competizione tra loro e con le
compagnie russe per il controllo degli oleodotti.  Il Paese non ha
risorse proprie e, nei fatti, non potrebbe sopravvivere economicamente
in stato di indipendenza, se non a carico dei proventi ottenuti dai
permessi di transito del petrolio sul territorio nazionale, rendite per
loro natura legate ai contratti stipulati con i petrolieri. Risulta
evidente (oltre ad essere provato) l’interesse della CIA al processo di
destabilizzazione dell’area: del reclutamento e addestramento dei due
eserciti separatisti di Basayev e del saudita Khattab si è incaricato
il servizio segreto pakistano (1994, campo afgano di Amir Muavvia, per
esempio, impiantato negli anni ’80 in collaborazione con la CIA). Il
micronazionalismo ceceno, come le precedenti – e in larga parte
superate presso la popolazione - forme di lotta contro l’assimilazione,
è strumento di ingerenze esterne delle potenze imperialiste ed ora
anche delle mafie “locali” affermatesi con la disgregazione dell’URSS e
interessate alla spartizione della proprietà sociale e ai traffici
petroliferi. Non è possibile, e non è decente, parlare di
autodeterminazione o di guerra di liberazione nazionale.
KURDI – altrettanto inopportuno l’appello, in questa sede, ai diritti
del popolo kurdo, anche se ci si riferisse ai Kurdi della Turchia. Ma
la genericità del testo fa per di più dubitare che si voglia associare
la lotta autenticamente popolare dei kurdi turchi contro la
discriminazione economica sociale e politica e la repressione, e per
una società progressista, all’azione delle fazioni nazionaliste
tardofeudali dei capi kurdi iracheni strumento da decenni
dell’imperialismo statunitense.
 
6)      “L'EUROPA RIPUDI LA GUERRA…”
L’Europa di Shengen, del riarmo, delle privatizzazioni, della
Commissione Europea (vero governo mai eletto)?  L’Europa è già
coinvolta nella “guerra al terrorismo” e, benché attualmente sovrastata
dalla evidente superiorità militare e oggetto a sua volta delle
strategie di dominio globale delle amministrazioni nordamericane, 
intende porsi come polo imperialista concorrente agli USA.

7)      Caricare un appello per un impegno comune di un ventaglio così
ampio di contenuti che si sanno non condivisibili per una consistente
parte del movimento contro la guerra evidenzia una volontà di creare
divisione  e contrapporsi alle componenti antimperialiste. E’ dunque
un’operazione, oltre che di dubbia correttezza, indicativa della
volontà politica di limitare l’efficacia della mobilitazione e farne
strumento di pressione politica  istituzionale ad esclusivo vantaggio
della propria fazione. 
 
 
C’E’ UN’ALTERNATIVA ALLA DEMAGOGIA: assumere l’obiettivo comune del
“RITIRO INCONDIZIONATO DELLE TRUPPE” e riconoscere la piena
“LEGITTIMITA’ DELLA RESISTENZA IRACHENA E PALESTINESE”.  
 
Invitiamo chi condivide queste note e intende partecipare alla
manifestazione ad unirsi alla parte del corteo che esprime sostegno
alla RESISTENZA IRACHENA E PALESTINESE e a partecipare alla successiva
manifestazione indetta per il 13 novembre a Roma da FORUMPALESTINA
[vedi:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3892 ]

 
(per contatti: vale.po @ tiscalinet.it )