NEOCOLONIALISMO: SOLO IN BOSNIA 40MILA I MILITARI ITALIANI IN NOVE ANNI
BOSNIA: DA SFOR A EUFOR, 40 MILA ITALIANI IN NOVE ANNI /ANSA - (di
Nadira Sehovic) (ANSA) - SARAJEVO, 30 NOV - Nella forza militare che la
Nato costitui' per la Bosnia, agli italiani tocco' la zona piu'
turbolenta e difficile: una parte di Sarajevo, Gorazde e l'area di
Pale, quel villaggio di montagna da dove i serbi di Radovan Karadzic
lanciarono la guerra e l'assedio della capitale bosniaca. Negli anni
del conflitto era stata esclusa una partecipazione italiana alla
missione dell'Onu (Unprofor) per evitare di mandare sul campo soldati
di paesi vicini che erano stati coinvolti nella Seconda guerra
mondiale. Nonostante cio', i bersaglieri della Garibaldi che arrivarono
alla fine del dicembre 1995 furono bene accolti da tutte le etnie
bosniache. Dispiegati 2.500 uomini in quattro basi e numerosi posti di
controllo e osservazione, i militari italiani mostrarono fin
dall'inizio l'efficacia di un mix di forza militare e di grande
capacita' di dialogo. Il primo compito dell'Italfor riguardo' la
'reintegrazione' della capitale prevista da Dayton, il ritorno cioe' al
governo di Sarajevo dei quartieri controllati dai serbi durante i tre
anni e mezzo di assedio. Il ritiro delle truppe militari serbe
significo' l'abbandono, non sempre volontario, di quei quartieri da
parte anche dei civili di etnia serba, accompagnato da incendi
appiccati, devastazioni con ordigni esplosivi e minacce ai pochi che
non volevano andarsene. Pochi mesi dopo, la prima imponente operazione
della missione Nato, nell'estate del 1996, fu affidata ai militari
italiani: il comando della brigata Folgore guido' la distruzione, con
successo e senza incidenti, di 400 tonnellate di munizioni ed
esplosivi, trovate da una pattuglia italiana nei pressi di Sokolac,
nella Republika Srpska. A questa sono seguite altre grosse operazioni
militari alle quali si sono col tempo succeduti interventi di minore
visibilita'. Costanti pattugliamenti e la conoscenza capillare del
territorio, lavoro di intelligence, ma anche ingenti aiuti umanitari e
interventi di vario tipo a favore della popolazione, hanno permesso ai
militari itliani di contribuire in misura importante a mantenere la
pace e la stabilita' in Bosnia. In nove anni della missione Ifor/Sfor,
si sono avvicendati nel Paese circa 40.000 soldati italiani. Fino al
2000, le brigate che si sono avvicendate a Sarajevo, Garibaldi,
Folgore, Taurinense, Friuli, Ariete e Sassari, hanno guidato, fino al
2000, la Brigata multinazionale nord inquadrata nella Divisione sud-est
della Sfor a comando francese. In seguito, con la riduzione degli
effettivi della Sfor, il contingente italiano ha operato come Italian
battle group, fino al novembre 2002, e poi nell'ambito di
German-Italian battle group fino al maggio di quest'anno. L'attuale
'Italfor Bosnia' guidato dal 3/o reggimento artiglieria di montagna
della brigata Julia, forte di circa 600 uomini, passera' il 2 dicembre
sotto il comando di Eufor senza cambiamenti. La seconda componente
militare italiana della Forza Nato, l'Unita' multinazionale
specializzata (Msu), costituita in Bosnia nell'agosto del 1998, opera
alle dirette dipendenze del comandante della Sfor, ed e' guidata dai
carabinieri. L'Msu e' stata costituita dopo i disordini di Brcko
(Bosnia nord) dell'estate del 1997, quando i militari statunitensi, a
bordo dei loro carri armati, si trovarono nella situazione di dover
fronteggiare disordini di piazza molto violenti senza poter usare le
armi militari e dovendo anche trarre in salvo, dalla folla inferocita,
gli agenti, disarmati, della Polizia internazionale dell'Onu. Su
richiesta degli Usa furono chiamati i carabinieri a guidare una forza
militare di polizia per gestire soprattutto le questioni di ordine
pubblico. Nei sei anni successivi, l'Msu ha acquistato un ruolo sempre
piu' importante perche' le situazioni da fronteggiare diventavano
sempre meno militari e sempre piu' civili. Il reparto di Msu, forte di
circa 350 carabinieri, comprende anche unita' romene, slovene e
austriache. Dal 2 dicembre operera' alle dipendenze del comandante
dell'Eufor, immutato per il momento, ma con il nome di Ipu (Integrated
police unit). COR
30/11/2004 13:59
(fonte: www.ansa.it/balcani)
BOSNIA: DA SFOR A EUFOR, 40 MILA ITALIANI IN NOVE ANNI /ANSA - (di
Nadira Sehovic) (ANSA) - SARAJEVO, 30 NOV - Nella forza militare che la
Nato costitui' per la Bosnia, agli italiani tocco' la zona piu'
turbolenta e difficile: una parte di Sarajevo, Gorazde e l'area di
Pale, quel villaggio di montagna da dove i serbi di Radovan Karadzic
lanciarono la guerra e l'assedio della capitale bosniaca. Negli anni
del conflitto era stata esclusa una partecipazione italiana alla
missione dell'Onu (Unprofor) per evitare di mandare sul campo soldati
di paesi vicini che erano stati coinvolti nella Seconda guerra
mondiale. Nonostante cio', i bersaglieri della Garibaldi che arrivarono
alla fine del dicembre 1995 furono bene accolti da tutte le etnie
bosniache. Dispiegati 2.500 uomini in quattro basi e numerosi posti di
controllo e osservazione, i militari italiani mostrarono fin
dall'inizio l'efficacia di un mix di forza militare e di grande
capacita' di dialogo. Il primo compito dell'Italfor riguardo' la
'reintegrazione' della capitale prevista da Dayton, il ritorno cioe' al
governo di Sarajevo dei quartieri controllati dai serbi durante i tre
anni e mezzo di assedio. Il ritiro delle truppe militari serbe
significo' l'abbandono, non sempre volontario, di quei quartieri da
parte anche dei civili di etnia serba, accompagnato da incendi
appiccati, devastazioni con ordigni esplosivi e minacce ai pochi che
non volevano andarsene. Pochi mesi dopo, la prima imponente operazione
della missione Nato, nell'estate del 1996, fu affidata ai militari
italiani: il comando della brigata Folgore guido' la distruzione, con
successo e senza incidenti, di 400 tonnellate di munizioni ed
esplosivi, trovate da una pattuglia italiana nei pressi di Sokolac,
nella Republika Srpska. A questa sono seguite altre grosse operazioni
militari alle quali si sono col tempo succeduti interventi di minore
visibilita'. Costanti pattugliamenti e la conoscenza capillare del
territorio, lavoro di intelligence, ma anche ingenti aiuti umanitari e
interventi di vario tipo a favore della popolazione, hanno permesso ai
militari itliani di contribuire in misura importante a mantenere la
pace e la stabilita' in Bosnia. In nove anni della missione Ifor/Sfor,
si sono avvicendati nel Paese circa 40.000 soldati italiani. Fino al
2000, le brigate che si sono avvicendate a Sarajevo, Garibaldi,
Folgore, Taurinense, Friuli, Ariete e Sassari, hanno guidato, fino al
2000, la Brigata multinazionale nord inquadrata nella Divisione sud-est
della Sfor a comando francese. In seguito, con la riduzione degli
effettivi della Sfor, il contingente italiano ha operato come Italian
battle group, fino al novembre 2002, e poi nell'ambito di
German-Italian battle group fino al maggio di quest'anno. L'attuale
'Italfor Bosnia' guidato dal 3/o reggimento artiglieria di montagna
della brigata Julia, forte di circa 600 uomini, passera' il 2 dicembre
sotto il comando di Eufor senza cambiamenti. La seconda componente
militare italiana della Forza Nato, l'Unita' multinazionale
specializzata (Msu), costituita in Bosnia nell'agosto del 1998, opera
alle dirette dipendenze del comandante della Sfor, ed e' guidata dai
carabinieri. L'Msu e' stata costituita dopo i disordini di Brcko
(Bosnia nord) dell'estate del 1997, quando i militari statunitensi, a
bordo dei loro carri armati, si trovarono nella situazione di dover
fronteggiare disordini di piazza molto violenti senza poter usare le
armi militari e dovendo anche trarre in salvo, dalla folla inferocita,
gli agenti, disarmati, della Polizia internazionale dell'Onu. Su
richiesta degli Usa furono chiamati i carabinieri a guidare una forza
militare di polizia per gestire soprattutto le questioni di ordine
pubblico. Nei sei anni successivi, l'Msu ha acquistato un ruolo sempre
piu' importante perche' le situazioni da fronteggiare diventavano
sempre meno militari e sempre piu' civili. Il reparto di Msu, forte di
circa 350 carabinieri, comprende anche unita' romene, slovene e
austriache. Dal 2 dicembre operera' alle dipendenze del comandante
dell'Eufor, immutato per il momento, ma con il nome di Ipu (Integrated
police unit). COR
30/11/2004 13:59
(fonte: www.ansa.it/balcani)