Da: Iniziativa PARTIGIANI! Roma 7/5/2005
Data: Ven 14 Gen 2005 10:57:47 Europe/Rome
Oggetto: Attacco contro la Resistenza
A PROPOSITO DEL FILMATO IL CUORE NEL POZZO IN PROGRAMMAZIONE RAI NEL
FEBBRAIO 2005.
Invitiamo tutti quelli che ricevono questa mail a girarla alla loro
lista ed a scrivere una protesta alla commissione per il controllo
sulla RAI, magari girando il testo stesso, variando però l’oggetto, in
modo che non cancellino subito il file, ma siano obbligati ad aprirlo.
In un’intervista al giornale La Stampa del 18 aprile 2002 l’attuale
ministro alle telecomunicazioni Gasparri (di A.N.) alla domanda “Ora
gli sceneggiati "vanno" molto: ha qualche altra idea?” rispose
«Credo sarebbe interessante realizzarne uno sulla tragedia delle foibe».
E alla successiva: “E perché proprio uno sceneggiato e non un
programma storico?”
«Se facciamo un documentario, magari con la riesumazione delle ossa,
provochiamo soltanto ripulsa. Penso che sarebbe più efficace una
fiction che raccontasse la storia di una di quelle povere famiglie.
Sono grandi tragedie. Come quella dell’Olocausto o di Anna Frank.»
Da queste due domande, e dalle due risposte, si può capire quale fosse,
da subito, l’interesse del ministro e della sua parte, e quanto
disinteressati siano stati gli autori, registi e sceneggiatori che si
sono impegnati a realizzare l’opera così “commissionata”. Nessun
ordine, sia ben chiaro, solo una dichiarazione di interesse. E tutti
pronti, come un sol uomo, a dire signorsì, dando prova di una solida ed
autorevole indipendenza.
Vediamo come questa tragedia simile, per Gasparri, a quelle
dell’Olocausto e di Anna Frank è stata realizzata.
Innanzitutto è stato scelto un regista, Alberto Negrin, che ha già
girato sceneggiati su storie di persecuzioni naziste contro gli ebrei
(lo sceneggiato “Perlasca”); poi uno degli attori principali (che si
dichiara su posizioni di sinistra) è Leo Gullotta, che ha però accolto
la vulgata fascista del 17-20 mila infoibati.
Questa in breve la trama della fiction in programmazione a febbraio: in
Istria una giovane italiana viene violentata da un perfido sloveno,
Novak, che poi diventerà partigiano (bisogna dire che in Istria gli
sloveni sono una minoranza rispetto ai croati, e non abitano la zona
nella quale è stata ambientata la vicenda). Nel 1944 Novak inizia a
perseguitare la donna, alla quale ha infoibato i familiari, compreso il
marito, e per riprendersi il figlio (che sembra sia frutto della
violenza) arriva al punto di organizzare l’incendio dell’orfanotrofio
dove il piccolo è ricoverato, per uccidere lui e altri bambini,
massacrando altri buoni slavi che li difendono, uccidendo il parroco
che lotta per la loro salvezza,dandosi ad ogni sorta di bassezza,
vandalismo e saccheggio. Alla fine di tutto questo, ciò che rimane in
mente è che i partigiani sloveni erano feroci e cattivi, mentre gli
italiani erano solo vittime innocenti.
Ma cosa è accaduto veramente in Istria in quel periodo?
Per evitare di essere accusati di parzialità comunista o partigiana
daremo la parola a Nerina Feresini, un’insegnante di Pisino che ha
assistito nella sua città ai fatti dopo l’8 settembre del ’43, e nel
1947 è venuta, “esule”, in Italia. A Trieste è stata attiva nei circoli
istriani di destra (lo si capirà dalle sue stesse parole).
In risposta alle nostre domande, pubblichiamo quindi alcun stralci
tratti dalla pubblicazione di Nerina Feresini intitolata “Quel
terribile settembre”, edita nel 1993 dalla Famiglia pisinota di Trieste.
PARTIGIANI NEMICI DEGLI ITALIANI SOL PERCHÉ ITALIANI?
« La sera del 12 (settembre 1943, ndr) caddero le prime vittime. Verso
le 21 il lugubre silenzio che incombeva sulla cittadina fu rotto da una
nutrita sparatoria, da scoppi di bombe a mano accompagnati da urla
selvagge e dallo stridio di un treno costretto a fermarsi nei pressi
del Calvario. Per telefono era giunta la notizia dell’arrivo del
convoglio alla stazione di Pisino. Il capostazione Antonio Olmeda aveva
dato via libera. Ma i “drusi” (così i nazionalisti italiani
soprannominano i partigiani jugoslavi, ndr) non erano dello stesso
parere. Dopo una breve sosta il convoglio riprese la corsa a gran
velocità, ma alla stazione fu bloccato e assalito dai ribelli. Il
capostazione, accusato di intesa col nemico, fu accoltellato nel suo
ufficio. Seguirono la stessa sorte due ferrovieri, Giovanni Benassi e
Benedetto Masini e un partigiano. Sul treno c’erano circa 400 marinai
della scuola CREM: fatti prigionieri dai tedeschi dopo l’occupazione di
Pola, sotto la scorta di otto soldati venivano tradotti in Germania.
Furono costretti a scendere. Si sparpagliarono nella cittadina,
trovando conforto e ospitalità presso varie famiglie, finché, due
giorni dopo, ebbero l’ordine di allontanarsi a piedi. I loro
accompagnatori tedeschi si diedero alla fuga, che ebbe breve durata,
perché furono raggiunti e trucidati »
Ciò che noi capiamo è che i partigiani (croati), rischiando la propria
vita, liberarono 400 militari italiani che venivano deportati in
Germania, facendoli accogliere dagli abitanti, per poi favorirne la
fuga verso casa a piedi (le ferrovie erano controllate dai tedeschi).
Gli uccisi erano gli “accompagnatori” tedeschi e i ferrovieri che, col
loro operato, avrebbero invece favorito la deportazione degli italiani.
Di tutto ciò, ovviamente, non si parlerà nella fiction.
CHI DEVASTÒ LA CITTÀ DI PISINO?
« Il 27 (settembre ‘43, ndr) si verificò il primo bombardamento aereo
tedesco e colse di sorpresa la popolazione sfollata che era appena
rientrata dalla campagna (…) i tedeschi sganciarono 21 bombe che
colpirono diversi edifici ».
« Il giorno 2 ottobre Pisino fu colpita da un secondo bombardamento,
questa volta più massiccio. La formazione era composta da otto
apparecchi, che sganciarono 60 bombe un po’ dappertutto »
« Quel giorno andarono distrutti il Teatro e colpito in più parti il
Ginnasio – Liceo G. R. Carli, di cui crollarono le scale e l’ala
rivolta verso piazza Garibaldi, dove esplosero sette bombe ».
« Gli edifici disastrati non si contavano e numerosi crateri erano
stati aperti nelle strade ».
COME I TEDESCHI RIPORTANO L’ORDINE?
« Era la mattina del 4. La colonna (della divisione SS Prinz Eugen,
ndr) ebbe l’ordine di fare piazza pulita. Come si avvicinavano alla
periferia di Pisino, i soldati uccidevano quanti incontravano per la
strada o nelle case. Nessuna abitazione fu rispettata. Tutte ebbero dei
morti »
« Triste fu la sorte dei pisinoti rifugiati a villa Merzari. Era una
trentina di persone (…) furono condotti (dai tedeschi, ndr) dietro al
negozio dove una bomba aveva formato un cratere. E quella fu la loro
tomba »
« Per due giorni la truppa ebbe licenza di razziare. In città
continuarono le sparatorie. (…) La tiepida sera di ottobre fu
illuminata dal falò di 37 case incendiate col lanciafiamme, tra le
quali la scuola elementare di via D’Annunzio, di cui non rimase che lo
scheletro. (…) Così furono saccheggiati tutti gli appartamenti, fu
portata via la biancheria, i corredi delle spose, l’argenteria e il
vasellame. I mobili furono aperti con le baionette, insudiciati i
materassi, i generi alimentari, spaccati i grammofoni e le radio. Non
c’era casa che non portasse il segno della spaventosa razzia »
E dopo questa descrizione, così cruda ed efficace, cosa succede?
« Alcuni pisinoti che erano riusciti a salvarsi (…) decisero di
rimanere e scelsero coraggiosamente l’unica via allora praticabile in
difesa della popolazione, affiancandosi ai tedeschi. Un gesto
volontario di altruismo che alcuni pagarono con la vita, altri
riparando in Patria, con le persecuzioni comuniste. L’ordine fu dunque
ripristinato e i cittadini poterono ritornare nelle loro case, quelle
ancora abitabili »
Infine, ancora una piccola citazione dal testo di Nerina Feresini.
Nel suo scritto, che in parte prosegue sino al ’45, troviamo gli orfani
dell’ospizio Mosconi, probabilmente quelli cui si riferisce la fiction,
perché nell’interno dell’Istria gli orfanotrofi non dovevano certo
essere numerosi. Ma la professoressa non fa cenno ad alcuna
persecuzione operata dai partigiani nei confronti dei bambini, né a
maltrattamenti subiti dai religiosi: narra solo dello spavento
provocato dall’arrivo dei tedeschi.
Speriamo ora che sia chiaro a tutti chi fu il devastatore dell’Istria,
e chi collaborò con esso. Siamo certi che di tutto questo massacro,
narrato da una testimone presente ai fatti, la fiction girata per la
giornata della memoria dell’esodo non farà alcuna menzione, perché è
così che oggi si vuole riscrivere la storia, criminalizzando una parte
politica (ed etnica), attribuendole crimini che non ha commesso, ma
sono stati invece commessi da altri… dei quali si vuole invece
cancellare la colpa.
Comitato contro le falsificazioni storiche (Trieste)
per contatti: nuovaalabarda @ yahoo.it
=== * ===
P A R T I G I A N I !
Roma, 7-8 maggio 2005:
Una iniziativa internazionale ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/index.htm
Data: Ven 14 Gen 2005 10:57:47 Europe/Rome
Oggetto: Attacco contro la Resistenza
A PROPOSITO DEL FILMATO IL CUORE NEL POZZO IN PROGRAMMAZIONE RAI NEL
FEBBRAIO 2005.
Invitiamo tutti quelli che ricevono questa mail a girarla alla loro
lista ed a scrivere una protesta alla commissione per il controllo
sulla RAI, magari girando il testo stesso, variando però l’oggetto, in
modo che non cancellino subito il file, ma siano obbligati ad aprirlo.
In un’intervista al giornale La Stampa del 18 aprile 2002 l’attuale
ministro alle telecomunicazioni Gasparri (di A.N.) alla domanda “Ora
gli sceneggiati "vanno" molto: ha qualche altra idea?” rispose
«Credo sarebbe interessante realizzarne uno sulla tragedia delle foibe».
E alla successiva: “E perché proprio uno sceneggiato e non un
programma storico?”
«Se facciamo un documentario, magari con la riesumazione delle ossa,
provochiamo soltanto ripulsa. Penso che sarebbe più efficace una
fiction che raccontasse la storia di una di quelle povere famiglie.
Sono grandi tragedie. Come quella dell’Olocausto o di Anna Frank.»
Da queste due domande, e dalle due risposte, si può capire quale fosse,
da subito, l’interesse del ministro e della sua parte, e quanto
disinteressati siano stati gli autori, registi e sceneggiatori che si
sono impegnati a realizzare l’opera così “commissionata”. Nessun
ordine, sia ben chiaro, solo una dichiarazione di interesse. E tutti
pronti, come un sol uomo, a dire signorsì, dando prova di una solida ed
autorevole indipendenza.
Vediamo come questa tragedia simile, per Gasparri, a quelle
dell’Olocausto e di Anna Frank è stata realizzata.
Innanzitutto è stato scelto un regista, Alberto Negrin, che ha già
girato sceneggiati su storie di persecuzioni naziste contro gli ebrei
(lo sceneggiato “Perlasca”); poi uno degli attori principali (che si
dichiara su posizioni di sinistra) è Leo Gullotta, che ha però accolto
la vulgata fascista del 17-20 mila infoibati.
Questa in breve la trama della fiction in programmazione a febbraio: in
Istria una giovane italiana viene violentata da un perfido sloveno,
Novak, che poi diventerà partigiano (bisogna dire che in Istria gli
sloveni sono una minoranza rispetto ai croati, e non abitano la zona
nella quale è stata ambientata la vicenda). Nel 1944 Novak inizia a
perseguitare la donna, alla quale ha infoibato i familiari, compreso il
marito, e per riprendersi il figlio (che sembra sia frutto della
violenza) arriva al punto di organizzare l’incendio dell’orfanotrofio
dove il piccolo è ricoverato, per uccidere lui e altri bambini,
massacrando altri buoni slavi che li difendono, uccidendo il parroco
che lotta per la loro salvezza,dandosi ad ogni sorta di bassezza,
vandalismo e saccheggio. Alla fine di tutto questo, ciò che rimane in
mente è che i partigiani sloveni erano feroci e cattivi, mentre gli
italiani erano solo vittime innocenti.
Ma cosa è accaduto veramente in Istria in quel periodo?
Per evitare di essere accusati di parzialità comunista o partigiana
daremo la parola a Nerina Feresini, un’insegnante di Pisino che ha
assistito nella sua città ai fatti dopo l’8 settembre del ’43, e nel
1947 è venuta, “esule”, in Italia. A Trieste è stata attiva nei circoli
istriani di destra (lo si capirà dalle sue stesse parole).
In risposta alle nostre domande, pubblichiamo quindi alcun stralci
tratti dalla pubblicazione di Nerina Feresini intitolata “Quel
terribile settembre”, edita nel 1993 dalla Famiglia pisinota di Trieste.
PARTIGIANI NEMICI DEGLI ITALIANI SOL PERCHÉ ITALIANI?
« La sera del 12 (settembre 1943, ndr) caddero le prime vittime. Verso
le 21 il lugubre silenzio che incombeva sulla cittadina fu rotto da una
nutrita sparatoria, da scoppi di bombe a mano accompagnati da urla
selvagge e dallo stridio di un treno costretto a fermarsi nei pressi
del Calvario. Per telefono era giunta la notizia dell’arrivo del
convoglio alla stazione di Pisino. Il capostazione Antonio Olmeda aveva
dato via libera. Ma i “drusi” (così i nazionalisti italiani
soprannominano i partigiani jugoslavi, ndr) non erano dello stesso
parere. Dopo una breve sosta il convoglio riprese la corsa a gran
velocità, ma alla stazione fu bloccato e assalito dai ribelli. Il
capostazione, accusato di intesa col nemico, fu accoltellato nel suo
ufficio. Seguirono la stessa sorte due ferrovieri, Giovanni Benassi e
Benedetto Masini e un partigiano. Sul treno c’erano circa 400 marinai
della scuola CREM: fatti prigionieri dai tedeschi dopo l’occupazione di
Pola, sotto la scorta di otto soldati venivano tradotti in Germania.
Furono costretti a scendere. Si sparpagliarono nella cittadina,
trovando conforto e ospitalità presso varie famiglie, finché, due
giorni dopo, ebbero l’ordine di allontanarsi a piedi. I loro
accompagnatori tedeschi si diedero alla fuga, che ebbe breve durata,
perché furono raggiunti e trucidati »
Ciò che noi capiamo è che i partigiani (croati), rischiando la propria
vita, liberarono 400 militari italiani che venivano deportati in
Germania, facendoli accogliere dagli abitanti, per poi favorirne la
fuga verso casa a piedi (le ferrovie erano controllate dai tedeschi).
Gli uccisi erano gli “accompagnatori” tedeschi e i ferrovieri che, col
loro operato, avrebbero invece favorito la deportazione degli italiani.
Di tutto ciò, ovviamente, non si parlerà nella fiction.
CHI DEVASTÒ LA CITTÀ DI PISINO?
« Il 27 (settembre ‘43, ndr) si verificò il primo bombardamento aereo
tedesco e colse di sorpresa la popolazione sfollata che era appena
rientrata dalla campagna (…) i tedeschi sganciarono 21 bombe che
colpirono diversi edifici ».
« Il giorno 2 ottobre Pisino fu colpita da un secondo bombardamento,
questa volta più massiccio. La formazione era composta da otto
apparecchi, che sganciarono 60 bombe un po’ dappertutto »
« Quel giorno andarono distrutti il Teatro e colpito in più parti il
Ginnasio – Liceo G. R. Carli, di cui crollarono le scale e l’ala
rivolta verso piazza Garibaldi, dove esplosero sette bombe ».
« Gli edifici disastrati non si contavano e numerosi crateri erano
stati aperti nelle strade ».
COME I TEDESCHI RIPORTANO L’ORDINE?
« Era la mattina del 4. La colonna (della divisione SS Prinz Eugen,
ndr) ebbe l’ordine di fare piazza pulita. Come si avvicinavano alla
periferia di Pisino, i soldati uccidevano quanti incontravano per la
strada o nelle case. Nessuna abitazione fu rispettata. Tutte ebbero dei
morti »
« Triste fu la sorte dei pisinoti rifugiati a villa Merzari. Era una
trentina di persone (…) furono condotti (dai tedeschi, ndr) dietro al
negozio dove una bomba aveva formato un cratere. E quella fu la loro
tomba »
« Per due giorni la truppa ebbe licenza di razziare. In città
continuarono le sparatorie. (…) La tiepida sera di ottobre fu
illuminata dal falò di 37 case incendiate col lanciafiamme, tra le
quali la scuola elementare di via D’Annunzio, di cui non rimase che lo
scheletro. (…) Così furono saccheggiati tutti gli appartamenti, fu
portata via la biancheria, i corredi delle spose, l’argenteria e il
vasellame. I mobili furono aperti con le baionette, insudiciati i
materassi, i generi alimentari, spaccati i grammofoni e le radio. Non
c’era casa che non portasse il segno della spaventosa razzia »
E dopo questa descrizione, così cruda ed efficace, cosa succede?
« Alcuni pisinoti che erano riusciti a salvarsi (…) decisero di
rimanere e scelsero coraggiosamente l’unica via allora praticabile in
difesa della popolazione, affiancandosi ai tedeschi. Un gesto
volontario di altruismo che alcuni pagarono con la vita, altri
riparando in Patria, con le persecuzioni comuniste. L’ordine fu dunque
ripristinato e i cittadini poterono ritornare nelle loro case, quelle
ancora abitabili »
Infine, ancora una piccola citazione dal testo di Nerina Feresini.
Nel suo scritto, che in parte prosegue sino al ’45, troviamo gli orfani
dell’ospizio Mosconi, probabilmente quelli cui si riferisce la fiction,
perché nell’interno dell’Istria gli orfanotrofi non dovevano certo
essere numerosi. Ma la professoressa non fa cenno ad alcuna
persecuzione operata dai partigiani nei confronti dei bambini, né a
maltrattamenti subiti dai religiosi: narra solo dello spavento
provocato dall’arrivo dei tedeschi.
Speriamo ora che sia chiaro a tutti chi fu il devastatore dell’Istria,
e chi collaborò con esso. Siamo certi che di tutto questo massacro,
narrato da una testimone presente ai fatti, la fiction girata per la
giornata della memoria dell’esodo non farà alcuna menzione, perché è
così che oggi si vuole riscrivere la storia, criminalizzando una parte
politica (ed etnica), attribuendole crimini che non ha commesso, ma
sono stati invece commessi da altri… dei quali si vuole invece
cancellare la colpa.
Comitato contro le falsificazioni storiche (Trieste)
per contatti: nuovaalabarda @ yahoo.it
=== * ===
P A R T I G I A N I !
Roma, 7-8 maggio 2005:
Una iniziativa internazionale ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/index.htm