(english / italiano)

Lacrime di coccodrillo dopo squartamento della Jugoslavia

(see in english, below: Flexible borders in a smaller country, by
Beatrice Ottaviano)


SERBIA: CONFINI VARIABILI PER UNO STATO RIDOTTO / ANSA

(Di Beatrice Ottaviano) (ANSA) - BELGRADO, 24 GEN - Bosniaci per il
catasto, serbi per l'amministrazione, di fatto quasi apolidi perche'
dimenticati da tutti: gli abitanti del villaggio di Medjurecje, sul
fiume Lim, non sono in grado di rispondere alla semplice domanda su
quale sia la loro reale cittadinanza. ''Ogni casa del nostro villaggio
- dice Zivorad Jankovic, uno degli abitanti piu' anziani - e' di fatto
in regime di extraterritorialita'. Medjurecje appartiene alla Bosnia
secondo i registri del catasto, ma e' pienamente in territorio serbo:
una specie di enclave. Quando c'era la Jugoslavia comunista, nessuno se
ne preoccupava piu' di tanto, non era fondamentale. Ma oggi ogni
documento rappresenta un problema internazionale. E' come quando due
persone divorziano: ogni minimo oggetto anche insignificante diventa
motivo di lite''. Gli apolidi di Medjurecje non sono gli unici a
doversi barcamenare fra dubbi e problemi: ''E' tutt'altro che un caso
isolato - afferma Milan Bursac, direttore dell'istituto geografico
dell'Accademia delle scienze serba - le nostre frontiere, dopo la
scissione della vecchia Federazione jugoslava, sono diventate
estremamente elastiche. Con la Bosnia ci sono molti esempi: come nel
caso di Sabac, in Serbia, e Bjeljina, in Bosnia, due cittadine
affacciate sui due lati del fiume Drina. La frontiera dovrebbe passare
in mezzo al corso d'acqua, ma di fatto la barriera e' due chilometri
oltre, in pieno territorio bosniaco''. Quella zona comunque non crea
grandi imbarazzi: la Bosnia di cui si parla e' la Repubblica Srpska,
l'entita' serba dell'ex repubblica jugoslava, e non ci sono attriti fra
le due comunita'. Diverso e' il caso per gli abitanti della cittadina
di Backa Palanka, in Vojvodina (Serbia del nord), costretti a uscire di
casa col passaporto sempre in tasca. L'abitato e' senza ombra di dubbio
serbo, ma e' diviso dal fiume Danubio. L'unico ponte nei pressi e' in
territorio croato: se non si vuole prendere la barca per fare visita ai
parenti dell'altra sponda, bisogna entrare e uscire dalla Croazia.
''Oggi basta il passaporto - dice Stevan Popovic, che ha parte della
famiglia da un lato e parte dall'altro del fiume blu - ma fino a due
anni fa occorreva anche il visto. E le autorita' croate non erano
tenere nel concederlo''. Sempre il Danubio e' responsabile di un
fenomeno raro e imbarazzante: la frontiera con la Croazia, nei pressi
di Apatin, corre proprio in mezzo al fiume, che pero' in quel tratto
pianeggiante cambia a seconda delle stagioni e delle piogge, spostando
i confini a volte anche di un centinaio di metri. Per i naviganti e
soprattutto per i pescatori il rischio di arresti per sconfinamento e'
costante: ''La guardia costiera croata e' estremamente fiscale -
racconta uno di loro, Zoran Mitrovic - io personalmente sono stato
fermato una decina di volte''. Sempre contesa con la Croazia e' stata a
lungo una intera penisola, Prevlaka, sull'Adriatico, al confine
montenegrino. Ai tempi di Josif Broz Tito nessuno si interessava a quel
pezzo di roccia sul mare, ma con le guerre degli anni '90 e' diventata
un punto strategico importantissimo, perche' controlla il traffico del
fiordo piu' meridionale d'Europa, le bocche di Cattaro. Solo dopo
estenuanti negoziati - e dopo che una 'missione di interposizione'
dell'Onu composta da quattro persone ha passato 12 anni su quello
scoglio - e' arrivata la definitiva attribuzione a Zagabria. Sempre
attraverso lunghi negoziati, si e' recentemente arrivati a una
soluzione nella vertenza dei confini fra Serbia e Macedonia: ma nei
trattati sono stati 'dimenticati' una settantina di chilometri
quadrati, che erano stati ceduti ai tempi di Tito ai macedoni come atto
di fratellanza. Quel trattato non e' stato ne' rinnovato, ne'
cancellato, e la questione, almeno sulla carta, rimane aperta. Ben piu'
cruciale e rischioso e' il contenzioso che potrebbe aprirsi sui confini
fra Serbia e Kosovo, la provincia a maggioranza albanese ora sotto il
controllo dell'Onu. ''I libri del catasto - sottolinea il professor
Bursac - ci dicono che due terzi del territorio kosovaro appartengono a
famiglie serbe, alla chiesa ortodossa, all'esercito e alla famiglia
reale serba. Col tempo parte e' stata venduta agli albanesi, ma meta'
del Kosovo resta di proprieta' di serbi. Sono diritti che hanno una
loro valenza giuridica, e potrebbero essere fatti pesare in
tribunale''. (ANSA). OT
24/01/2005 17:46

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http://news.serbianunity.net/bydate/2005/January_27/8.html?w=p

Serbia: Flexible borders in a smaller country

ANSA - January 27, 2005

By Beatrice Ottaviano

According to the land register they are Bosnians, according to the
administration they are Serbs, but in fact the citizens of the
Medjurecje village on the river Lim are hardly able to answer the
simple question of their citizenship.

"Each house in our village in fact enjoys a state of being
extra-territorial," Zivorad Jankovic, one of the oldest citizens of the
village said. "According to the cadastral books, Medjurecje belongs to
Bosnia, but it is fully on Serbian territory, which makes it a sort of
enclave. Under communist Yugoslavia no one was really concerned about
this, because it was not that important, but now each document
represents an international problem. It is as if when two people
divorce even the smallest object is a motive for a quarrel."

The stateless people of Medjurecje are not the only ones who must steer
a middle course between problems and doubts.

"It is hardly an isolated case," Milan Bursac, director of the
Geographical Institute of the Serbian Academy of Sciences, said. "After
the split of the old Yugoslavia, our borders became extremely elastic.
There are many examples on the Bosnian border such as the case with
Sabac in Serbia and Bjeljina in Bosnia, which are two towns on the two
shores of the Drina River. The border should pass in the middle of the
river, but in fact the barrier is two kilometres away on Bosnian
territory."

This area however hardly creates big problems as the town of Bjeljina
is located in the Republika Srpska, which is the Serb half of Bosnia,
and there are no conflicts between the two communities.

Very different is however the case with the people living in the town
of Backa Palanka, in Serbia's northern Vojvodina province, who have to
carry their passports every time they leave their homes. The town is
Serb beyond any doubt, but is separated by the Danube River and the
only bridge in the vicinity is on Croatian territory. Therefore if
someone wants to visit relatives on the other shore and does not want
to use a boat, he or she must enter and leave through Croatia.

"Now carrying a passport is enough, but two years ago we needed also a
visa and the Croatian authorities were hardly willing to issue them,"
Stevan Popovic, who has relatives on both shores of the Danube, said.

The Danube River is reason for another rare and embarrassing phenomenon.

The border with Croatia, near the town of Apatin, passes in the middle
of the river, which however in this flat stretch often changes its
route due to the different seasons and to the rain moving the border up
to some hundred metres in each direction. The sailors and mostly the
fishermen often risk to be arrested for crossing the border.

"The Croatian coast guards are extremely strict," Zoran Mitrovic said.
"I have been arrested a dozen of times."

An entire peninsula, Prevlaka, on the Adriatic coast at the border with
Montenegro has also been object of long disputes with Croatia.

At the time of Josip Broz Tito no one was interested in this piece of
rock on the seacoast, but with the 1990s wars it has become a very
important strategic point because it controlled the traffic in Europe's
southernmost fiord, the Kotor Gulf.

The peninsula has been given to Zagreb only after exhausting
negotiations and after the intervention of the UN.

Long negotiations were also needed to reach a solution of the border
dispute between Serbia and Macedonia. However some 70 sq km, given to
Macedonia at the times of Tito as an act of brotherhood, had been
forgotten in the signed treaty. This treaty has never been renewed or
cancelled and therefore the issue remains open.

Much more crucial and risky is the case that could be open on the
borders of Serbia and the UN-governed province of Kosovo.

"The land registers show that two thirds of the Kosovo territory belong
to Serb families, to the Orthodox Church, to the army and to the Serb
royal family," Professor Bursac said. "With the time, part of the land
has been sold to Albanians, but half of Kosovo is still owned by Serbs.
These rights have a judicial value and could have their weight in
court."