(english / italiano)

Mercenari / 3:
Mercenari e competizione globale


1. Roma 16/2/05: PRESENTAZIONE LIBRI

2. Mercenari - Il business della guerra
di Mauro Bulgarelli ed Umberto Zona

3. FLASHBACK:
Il gip: "Gli ex ostaggi italiani mercenari al servizio degli Usa"
(La Repubblica, L'Unità, Lettera a Liberazione. Ottobre 2004)

4. FLASHBACK:
DOPO L'AFFILIAZIONE DI STEFIO / UN DIO DI TEMPLARE
(La Voce della Campania, Novembre 2004)

5. FLASHBACK: ACLI e MERCENARI


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Le puntate precedenti:

Mercenari / 1:
Manovalanza pan-albanese per la guerra di mafia a Napoli e per la
guerra civile ad Haiti (english / italiano)

Centinaia di «mercenari stranieri» sono i nuclei di fuoco dei clan
camorristi (R. Saviano, Il Manifesto) / Kosovo Liberation Army helps
establish "protectorate" in Haiti (Anthony Fenton, www.haitiaction.net)

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4042

Mercenari / 2:
Die Hunde des Krieges

Abu Ghraib, Krajina, Kosovo: Söldnerfirmen erledigen Schmutzarbeiten
für das Pentagon (J. Elsaesser)

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4051

---

Vedi anche / SEE ALSO:

"Support Our Mercenaries" (by Saul Landau)
http://www.counterpunch.org/landau10182004.html

Contractors and Mercenaries - The Rising Corporate Military
Monster (by R. Mokhiber & R. Weissman)
http://www.counterpunch.org/mokhiber04232004.html

Iraq, la seconda forza della coalizione: I mercenari
(islamonline / megachip / uruknet)

... I mercenari sono la seconda più grande forza in Iraq, superando
anche il più grosso alleato degli Stati Uniti, la Gran Bretagna. Circa
15.000 uomini appartenenti ad imprese private militari sono all'opera
in Iraq, secondo la stima di Peter Singer, autore di "I guerrieri della
corporazione: La salita dell'industria privatizzata militare"...

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=6697&s2=30
http://www.megachip.info/modules.php?name=News&file=article&sid=116

---

DOSSIER:

Mercenari, Private Military Companies e Contractors

Dall’organizzazione di colpi di Stato alla gestione pre e post-bellica
in Iraq, mercenari e consulenti privati della sicurezza sono sempre più
presenti ed attivi, in un panorama internazionale che fatica a
riconoscerne l’esistenza ed a inquadrarne le attività. (Aldo Pigoli /
Equilibri.net , 08/04/04)

INDICE: Introduzione / I mercenari / Le Private Military Companies / Il
business internazionale della privatizzazione della sicurezza / I
Military and Security Contractors / PMC e Peacekeeping / Attività
mercenaria, PMC e traffici internazionali illeciti / Mercenari, PMC e
regolamentazione internazionale / Conclusioni

Qui:
http://www.equilibri.net/dossiers/sx2.htm
oppure qui:
http://www.uruknet.info/?s1=1&p=6567&s2=25
oppure qui:
http://www.carmillaonline.com/archives/2004/10/001039.html


=== 1 ===

Un appuntamento da non mancare
Due libri da non perdere
 
“MERCENARI”
E
“COMPETIZIONE GLOBALE” 

Mercoledì 16 Febbraio ore 17 Sala della Sacrestia – vicolo Valdina 3/A

Due testi per leggere oltre la cortina fumogena dellaideologia
neoliberista, della “esportazione” della democrazia e della guerra
infinita.

 Coordina la presentazione dei libri

 Geraldina Colotti              Le Monde Diplomatique

 Saranno presenti gli autori dei testi 

Mauro Bulgarelli             deputato dei verdi

Mauro Casadio                Redazione di “Contropiano”

Luciano Vasapollo           Università La Sapienza – CESTES PROTEO

Umberto Zona                  Ricercatore

Intervengono

 Paolo Cento                       deputato dei verdi

Giovanni Russo Spena     deputato del PRC

Per l’ingresso è necessario avere la giacca ed un documento diidentità

GRUPPO
VERDE                                                                   
     
REDAZIONE CONTROPIANO

Mail: cpiano@ tiscali.it
Sito : http://www.contropiano.org


=== 2 ===

Mauro Bulgarelli e Umberto Zona dopo l'interessantissimo "L'Impero
invisibile", hanno prodotto un nuovo libro estremamente interessante
per capire e individuare i meccanismi della guerra moderna. Uno di
questi è "l'outsourcing" ossia l'esternalizzazione. Ci si affida ai
mercenari, alle società che assicurano logistica e servizi ed anche
alle "organizzazioni non governative". Segnaliamo questo testo e
pubblichiamo l'introduzione del libro che aiuta a comprendere la
traccia di ricerca seguita dai due autori. [a cura di Contropiano -
http://www.contropiano.org]
 

Mercenari - Il business della guerra

di Mauro Bulgarelli, Umberto zona, altremappe.org

La parola d'ordine delle nuove guerre è la flessibilità: un 'esercito'
di interinali della guerra gestisce in nome degli stati belligeranti le
zone a più alto conflitto del pianeta. Gli sviluppi dell'intervento
militare italiano in Iraq hanno portato alla ribalta il ruolo di questi
nuovi mercenari. Chi sono, da dove vengono, cosa fanno?

Nelle librerie Feltrinelli, Rinascita e nelle migliori librerie

 
Introduzione

La guerra scatenata in Iraq da G.W. Bush e dalla càbala neocon ci
riserva ogni giorno nuovi orrori. Mentre scriviamo, la Associated Press
ha appena diffuso un video della strage di Mogr el-Deeb, un piccolo
villaggio nel deserto iracheno dove era in corso una festa di nozze.
Nelle immagini si vede l'arrivo di una carovana di auto con addobbi
nuziali, quindi uomini e donne con il vestito delle festa, prima
ordinatamente disposti in una sala improvvisata ma decorata con tappeti
e disseminata di narghilè, poi intenti nelle danze. Ci sono molti
bambini che razzolano irrequieti tra i convitati. Alcuni sono
piccolissimi e si dimenano tra le braccia dei genitori o dei parenti,
in un misto di insofferenza e eccitazione, come sempre fanno i bambini
quando prendono parte a rituali collettivi a loro oscuri per regole e
finalità ma di cui percepiscono l'elettricità gioiosa che li pervade.
Bella idea andarsi a sposare in quell'inferno che è oggi l'Iraq! E'
quello che devono aver pensato i marine a bordo degli elicotteri Apache
che sorvolavano la zona quando hanno ricevuto l'ordine di fare fuoco su
quell'assembramento sospetto. Il tempo di fare questa considerazione, e
il matrimonio si era trasformato in un funerale. Quaranta convitati
erano ora cadaveri e tra loro c'erano molti bambini. Alcuni, per la
verità, erano irriconoscibili, uno era decapitato. I sopravvissuti
raccontano di un attacco lungo ed efferato, con i soldati Usa che dopo
il raid con gli elicotteri sono scesi a terra e hanno fatto irruzione
nelle case del villaggio, uccidendo altre persone. Eppure gli americani
avrebbero dovuto imparare a riconoscere certe "usanze tribali" dopo
l'errore compiuto in circostanze analoghe in Afghanistan, nei pressi di
Kandahar, dove, nel luglio del 2002, il regalo di nozze di Bush agli
sposi e alle loro famiglie fu una bomba da 500 libbre che mandò al
creatore 100 convitati a un altro banchetto di nozze. I generali James
Mattis e Mark Kimmitt - questi "gelidi coglioni", li avrebbe definiti
Luigi Pintor - non si sono scomposti e anzi hanno fatto i bulli:
"C'erano oltre una ventina di uomini in età militare. Cerchiamo di non
essere ingenui". Capite? Non "armati" ma in "età militare". Con questo
criterio, anche un plotone di boy scout in escursione campestre sarebbe
meritevole di essere annientato col napalm.
Prima di questo assassinio di massa, siamo stati invasi per settimane
dalle cartoline dall'inferno di Abu Ghraib. In quell'occasione, le
generazioni contemporanee hanno avuto modo di comprendere a cosa
alludesse Hannah Arendt quando, descrivendo lo zelo ottuso con il quale
Adolf Eichmann amministrava i treni di ebrei per Auschwitz, coniò il
concetto di "banalità del male". I carcerieri di Abu Ghraib hanno
dipinto in volto un ghigno ebete e maligno quando si mettono in posa
tra corpi nudi incappucciati e cadaveri incellophanati, sembrano
totalmente immersi nella banalità del male quando meccanicamente
trascinano al guinzaglio un essere umano o quando, nelle istantanee
inviate a amici e parenti dai loro videofonini, appaiono stolidamente
compiaciuti delle efferatezze di cui sono stati protagonisti.
Soprattutto, tenete a mente come si sono "difesi" da accuse che devono
loro essere apparse incomprensibili: "Stavamo facendo il lavoro che ci
era stato detto di fare". Lavoro. Questa parola ritorna ossessivamente
in tutto quanto concerne questa guerra, che è stata avviata per finire
il lavoro irresponsabilmente lasciato a metà dal babbo di Bush, che si
è tramutata in una ghiotta opportunità di lavoro per le multinazionali
di mezzo mondo, che è stata prodiga di inserzioni di lavoro per tanti
good fellas, bravi ragazzi, sparsi per il mondo, che dopo aver vestito
la divisa d'ordinanza del mercenario moderno - Oakey metallizzati
inforcati sul cipiglio palestrato e Mp5 luccicante pronta a fare fuoco
-, avranno modo, tornati a casa, di accendere un mutuo per la villetta
e, perché no?, di convolare a giuste nozze.
Quando abbiamo pensato di rimettere mano al progetto di un libro sui
mercenari moderni, avviato e poi rimandato a favore dell'inchiesta sui
think tank sfociata in L'impero invisibile, siamo stati fortemente
motivati proprio dall'evolversi degli avvenimenti della guerra in Iraq.
Questo può aver costituito un limite, perché indubbiamente ne abbiamo
subito l'onda emotiva ma, d'altra parte, proprio l'occupazione
dell'Iraq ci è apparsa come la prima guerra mercenaria globale, in cui
tutti, tra le fila degli occupanti, hanno agito per un interesse
privato. Una verità troppo ingombrante anche per gli irriducibili della
geopolitica usa e getta - quella buona per guadagnarsi il gettone di
presenza nei talk show - o per i commentatori con la vocazione del
poliziotto, capaci di giustificare qualunque nefandezza in nome della
lotta al terrorismo, e che oggi hanno finito le cartucce della
fermezza, del patriottismo o del cinismo. L'Iraq è un mattatoio,
organizzato però secondo le regole dell'azienda globale, popolato da
imprenditori, manager, consulenti, cooperative, operatori umanitari,
interinali e lavoratori a termine, tutti con un contratto da onorare
che giustifica la loro presenza. Tutti lavorano. Tuttavia, a prima
vista può rimanere oscuro l'oggetto di questo lavoro, cosa esso
produca. Diceva Marx che un filosofo produce idee, un poeta poesie, un
pastore prediche e un criminale crimini. E ammoniva di non considerare
blasfemo l'accostamento dell'ultimo con i primi tre, poiché il
criminale non produce solo delitti, ma anche il diritto penale, tutta
la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i giurati,
le prediche e i rieducatori. In Iraq succede probabilmente qualcosa di
simile. Commesso un crimine, l'invasione del paese, esso è stato messo
al lavoro e un gigantesco network si è attivato, producendo operatori
della sicurezza, polizia militare, secondini e carcerieri, guardie del
corpo, Organizzazioni non governative, esperti di ogni tipo. In qualche
modo, tutti possono dire di essere lì per motivi "umanitari", poiché il
lavoro di ognuno è aiutare, proteggere qualcun altro o garantire che
questi possa a sua volta svolgere il proprio lavoro. Un esercito della
misericordia che assomiglia a una processione di monatti.
Per questa via, le nuove guerre producono soggettività, strutturano una
mentalità e formano comportamenti. Una pedagogia nera in piena regola,
che utilizza l'etica perversa del lavoro per prosciugare la guerra da
tutto l'orrore di cui è piena e restituirla al "popolo dei lavoratori"
come legittima opportunità di benessere personale e di vantaggio
privato. Un'operazione che funziona: una compagnia di sicurezza, la
Caci, ha reclutato i torturatori di Abu Ghraib con un annuncio sul
proprio sito internet, proponendo testualmente "eccitanti opportunità
di intelligence per individui disposti a condurre per uno o due anni
interrogatori strategici e tattici"; l'Mi5, il servizio segreto
inglese, ha inaugurato una chat room per entrare in contatto con gli
studenti e rendere appetibile agli occhi dei giovani il lavoro della
spia e, per ultimo, il Mossad ha iniziato a reclutare sul web coniando
uno slogan ad hoc francamente inquietante: "Il Mossad è la sua gente. I
nostri dipendenti sono il nostro vero cuore".
Questa nuova dimensione della guerra, di cui l'Iraq è un formidabile
laboratorio, ci ha portato a riconsiderare la stessa definizione di
"mercenari", quella, per intenderci, attraverso la quale oggi vengono
identificati essenzialmente i contractor militari. Indagando
sull'intero ciclo di produzione delle neoguerre, abbiamo ritenuto
lecito estendere questo termine all'intero "terzo settore bellico", che
contribuisce alla progettazione e all'esecuzione dei conflitti e alla
gestione del cosiddetto dopoguerra. In questo libro, dunque, non
parleremo soltanto dei nuovi soldati di ventura ma anche del ruolo che
assolve il consulting bellico, di quello delle società di servizi
globali, dell'indotto della cooperazione "umanitaria". Quest'ultimo è
senz'altro l'argomento più scabroso da trattare, non fosse altro per il
fatto che esso riguarda anche l'attività di molte persone degnissime.
Ma è indubitabile, a nostro parere, che una vera e propria "industria
dell'umanitario" si stia strutturando attorno alla
professionalizzazione del ruolo del cooperante - soggetto a
flessibilità d'impiego e mobilità operativa sempre più accentuate -,
che l'autonomia delle Organizzazioni non governative - le Ong - dalle
autorità militari, soprattutto dopo la crisi dell'Onu, si è ristretta
pericolosamente, che l'accesso a finanziamenti cospicui inseriti nel
budget della "ricostruzione" determina spesso un'oggettiva e
imbarazzante contiguità con le forze occupanti. Non parlarne avrebbe
fatto torto in primo luogo a tutti coloro che agiscono secondo criteri
improntati alla solidarietà attiva con le vittime della guerra e non in
concerto con chi la promuove.
Per quanto concerne i mercenari armati - i corporate warrior (guerrieri
aziendali) come li ha suggestivamente definiti un analista militare,
P.W. Singer - abbiamo ritenuto utile far precedere la sezione del libro
che esamina più in dettaglio le pecularietà e le innovazioni tecniche
introdotte dalle nuove compagnie di ventura (Private Military
Companies), da un capitolo che illustrasse per sommi capi le
trasformazioni intervenute, all'indomani della Guerra fredda, negli
assetti internazionali e nelle funzioni degli eserciti. E' impossibile,
infatti, comprendere il ruolo assolto oggi dalle compagnie militari
private senza tener conto di quel processo che ha trasformato
progressivamente, ai tempi dell'impero, le guerre in operazioni di
polizia e le funzioni di ordine pubblico in operazioni militari. La
"manipolazione genetica" della figura del poliziotto e di quella del
soldato, la loro totale interscambiabilità e complementarietà nel
quadro delle politiche disciplinari e di controllo postmoderne, il
paradigma della sicurezza e la contestuale privatizzazione
dell'esercizio della forza (a Est e a Ovest), costituiscono i
presupposti imprescindibili per l'affermazione sul mercato della guerra
dei nuovi mercenari.
La considerazione di questo complesso di dinamiche, infine, ci ha
condizionato anche al momento di decidere il sottotitolo di questo
libro - gli interinali della guerra - che non si riferisce, come anche
sarebbe lecito supporre, al rapporto di precarietà lavorativa, per
quanto ben remunerata, che lega molti corporate warrior ai loro datori
di lavoro, ma alla natura stessa della guerra postmoderna. In un'epoca
in cui gli interventi militari assomigliano a retate poliziesche, in
cui l'uso della forza, modulato secondo tutte le sue sfumature, diviene
parte integrante delle tecnologie del potere, in cui guerra e pace
convivono rincorrendosi e ricombinandosi a macchia di leopardo sul
pianeta, la condizione di chi prende parte attiva ai conflitti - sia
esso un mercenario, un consulente o un "cooperante di professione" - è
il risultato di una migrazione frenetica e circolare tra la sua
condizione di "civile" e quella, a vario titolo, di "militare". La
flessibilità, nel campo dell'outsourcing bellico, governa con la
severità di un monarca dispotico, non esenta nessuno: da Mrs.
Karpinski, la generalessa di Abu Ghraib che alterna la sua attività
"civile" di consulente finanziario di successo a quella di volpe del
deserto, al buttafuori che si trasforma a gettone in Terminator, le
nuove guerre attingono a uno sconfinato esercito di riservisti di
professione, capaci di vivere la pace da soldati e la guerra da civili.
Convinti, nel far questo, di essere i migliori interpreti del loro
tempo.


=== 3 ===

http://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/esteri/iraqita/gipdice/
gipdice.html

ESTERI
"Stefio, Cupertino, Agliana e Quattrocchi furono arruolati
da Giampiero Spinelli e dalla sua società, la 'Presidium'"

Il gip: "Gli ex ostaggi italiani mercenari al servizio degli Usa"

Un testimone: "Potevano fermare le persone e aprire il fuoco"
I bodyguard: "Tutto falso. Eravamo operatori della sicurezza"

BARI - Mercenari al servizio degli Stati Uniti. Questo erano gli ex
ostaggi italiani sequestrati in Iraq per 56 giorni il 12 aprile scorso
Cupertino, Stefio, Agliana e Quattrocchi (quest'ultimo ucciso dai
rapitori). Lo dice il Giudice per le indagini preliminari di Bari:
"Erano veri e propri fiancheggiatori delle forze della coalizione e
questo spiega, se non giustifica, l'atteggiamento dei sequestratori nei
loro confronti".

Il provvedimento del gip del Tribunale barese Giuseppe De Benedictis è
quello con cui, nelle scorse settimane, ha imposto il divieto di
espatrio (poi annullato dal Tribunale del riesame) a Giampiero
Spinelli, il trentenne di Sammichele di Bari amico di Cupertino,
indagato per arruolamenti o armamenti non autorizzati al servizio di
uno Stato estero (articolo 288 codice penale).

Esaminando il ruolo della società "Presidium corporation" con sede alle
Seychelles, attraverso la quale - secondo l'accusa - Spinelli ha
compiuto a Sammichele di Bari i reclutamenti degli italiani, il gip
scrive che essa è "un centro di addestramento ed arruolamento di
mercenari (o peggio, come farebbe pensare la scelta della sede centrale
in un paradiso fiscale e la relativa tranquillità che offre...)". Era
già emerso che Salvatore Stefio era uno dei referenti della Presidium.

Spinelli è accusato "in concorso con altre persone" di aver arruolato
personalmente a Sammichele di Bari Umberto Cupertino e Maurizio Agliana
"affinché militassero in territorio iracheno in favore di forze armate
straniere (anglo-americane, per la precisione) in concerto e in
cooperazione con le medesime, in contrapposizione a gruppi armati
stranieri".

Nel provvedimento il magistrato aggiunge che le indagini sinora
compiute "hanno consentito di accertare che era effettivamente vero
quanto ipotizzato, subito dopo il sequestro dei quattro italiani in
Iraq, che essi erano sul territorio di quel Paese in veste di
mercenari, o quantomeno, di 'gorilla' a protezione di uomini di affari
in quel martoriato Paese".

Tra le testimonianze raccolte del giudice è risultata determinante
quella di Paolo Casti, arruolato dal febbraio 2004 in Iraq, che ha
dichiarato che i body guard italiani arruolati dagli Stati Uniti
avevano "il potere di fermare e controllare le persone, e in caso di
necessità di aprire il fuoco, sempre e solo in risposta ad attacco
armato".

Minaccia reazioni Maurizio Agliana e controbatte: "Non è vero. Eravamo
in Iraq incaricati di protezione ravvicinata con un contratto della
Sicurezza privata, ovviamente nell' ambito del programma delle Forze di
coalizione. Tutto qui". Identica la posizione di Salvatore Stefio:
"Riaffermo che noi eravamo, come lo siamo sempre stati, operatori della
sicurezza".
(21 ottobre 2004)

(vedi anche:
Gip Bari: "Mi hanno frainteso
Quattrocchi è stato un eroe"
http://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/esteri/iraqita/giudicedifesa/
giudicedifesa.html )

---

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=6484&s2=22

Il giudice di Bari: «Gli ex ostaggi italiani erano mercenari per gli
Usa»

L'Unità

2 ottobre 2004 - Umberto Cupertino, Salvatore Stefio, Maurizio Agliana
e Fabrizio Quattrocchi, i quattro ostaggi italiani sequestrati in Iraq
per 56 giorni, «erano veri e propri fiancheggiatori delle forze della
coalizione e questo spiega, se non giustifica, l'atteggiamento dei
sequestratori nei loro confronti». Lo scrive il Gip del Tribunale di
Bari, Giuseppe De Benedictis, nel provvedimento con cui ha imposto il
divieto di espatrio a Giampiero Spinelli, il trentenne di Sammichele di
Bari amico di Cupertino (provvedimento poi annullato dal Tribunale del
Riesame) Le indagini sinora compiute, aggiunge De Benedictis «hanno
consentito di accertare che era effettivamente vero quanto ipotizzato,
subito dopo il sequestro dei quattro italiani in Iraq», ovvero «che
essi erano sul territorio di quel Paese in veste di mercenari, o
quantomeno, di “gorilla” a protezione di uomini di affari in quel
martoriato Paese».

Giampiero Spinelli, il trentenne di Sammichele di Bari amico di
Cupertino, è indagato per arruolamenti o armamenti non autorizzati al
servizio di uno Stato estero. Cupertino, Agliana e Dridi Forese
sarebbero stati insomma arruolati «affinché militassero in territorio
iracheno in favore di forze armate straniere (anglo-americane, per la
precisione) in concerto ed in cooperazione con le medesime, in
contrapposizione a gruppi armati stranieri». Il Gip, esaminando il
ruolo della società Presiudim corporation, attraverso la quale Spinelli
avrebbe compiuto a Sammichele di Bari i reclutamenti degli italiani, la
descrive come «un centro di addestramento ed arruolamento di mercenari.
(o anche peggio, come farebbe pensare la scelta della sede centrale in
un paradiso fiscale – ovvero le Seychelles - e la relativa tranquillità
che offre...»).

Secondo la testimonianza di Paolo Casti, arruolato dal febbraio 2004 e
arrivato in Iraq poco prima di Agliana Stefio, Quattrocchi e Cupertino,
i bodyguard italiani avevano «il potere di fermare e controllare le
persone, ed in caso di necessità di aprire il fuoco, sempre e solo in
risposta ad attacco armato».

Come reagiscono gli ex ostaggi? Maurizio Agliana se la prende, e
attacca il Gip di Bari affermando: «Quello che scrive non è vero ed è
ora di finirla di cercare ciò che non c' è mai stato, arrampicandosi
sugli specchi. Lo dico ancora una volta ed è bene che questa cosa sia
ben chiara una volta per tutte: eravamo in Iraq incaricati di
protezione ravvicinata con un contratto della Sicurezza privata,
ovviamente nell' ambito del programma delle Forze di coalizione. Tutto
qui».

Più cauto, e altrettanto criptico sulla reale attività svolta in Iraq,
Salvatore Stefio: «Non voglio dire nulla. Riaffermo che noi eravamo,
come lo siamo sempre stati, operatori della sicurezza».


http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC ...

---

http://www.resistenze.org/sito/os/ip/osip4l23.htm
www.resistenze.org - osservatorio - italia - politica e società -
23-10-04

Lettera a Liberazione

Oggetto: editoriale del nuovo direttore Sansonetti sui "mercenari"


Gentile Direttore, quale vecchio e non pentito comunista, e da 10 anni
iscritto a Rifondazione, non sono stato minimamente sorpreso dalla
pubblica crocifissione di quel giudice, colpevole solo di aver chiamato
con il loro nome, “mercenari”, gli ex ostaggi Cupertino e soci.
Ma che il direttore del quotidiano comunista che leggo ogni giorno si
unisse al clima generale di linciaggio, sia nell’editoriale di sabato
23 che la sera precedente nella trasmissione “primo Piano”, mi è
sembrato francamente troppo.

Non solo sono state definite “infelici” le parole di un giudice che si
è limitato ad esprimere una verità ovvia per chiunque abbia una visione
oggettiva delle cose e non si lasci travolgere dalle suggestioni
interessate dei grandi mass media, ma addirittura si è tentato di
santificare, da parte Sua, gli ex mercenari-ostaggi, mettendoli sullo
stesso piano di quelle due ragazze che si trovavano in Iraq per motivi
esclusivamente umanitari.

Particolarmente sgradevole ed inspiegabile ho trovato la Sua
preoccupazione di non voler “...esporre alla curiosità o al ludibrio
tre poveri ragazzi (sic !) che hanno subito terrificanti sofferenze in
Iraq e che non sono colpevoli di alcun reato...”. Tutta la colpa
sarebbe di “...chi ha reclutato i quattro italiani, violando la legge
italiana, e mandandoli in Iraq a rischiare e in un caso a perdere la
propria vita...“.

Devo supporre che Lei sia convinto che i nostri quattro ingenui eroi
pensassero di essere mandati in quel paese invaso e martoriato dalla
guerra a fare gli animatori, i cuochi, o magari gli allenatori di
calcio, e non sapessero che le agenzie che li avevano arruolati
rivendicavano nella loro pubblicità di essere esperte di
“...combattimento nella jungla, in ambiente urbano, nel deserto,
commandos, controterrorismo, controguerriglia...“ (Repubblica, 23 ott.)
e vantavano periodi di addestramento militare in Israele, come quello
Spinelli, amico di Cupertino.

Tra le loro mansioni vi erano quelle di fare da scorta armata ai
dirigenti di quelle società cui sono stati assegnati appalti miliardari
per “ricostruire”  ciò che i loro stessi governi avevano già distrutto
a suon di bombe, il tutto a spese degli Iracheni, compiti cioè di
fiancheggiamento delle truppe occupanti e di collaborazione nel
saccheggio del paese. O forse Lei vorrà sostenere che svolgere
operazioni di sicurezza armata in un paese invaso e sconvolto dalla
guerra sia un lavoro “normale” per un emigrante in cerca di fortuna?

Sono molto indignato, caro Direttore, di questi brutti segnali che
provengono dal quotidiano del mio partito, certamente non casuali, e la
mia conclusione e che posso fare a meno, da ora in poi, di leggere
“Liberazione” formato Sansonetti.

Roma 24.10.04
Vincenzo Brandi, segretario del circolo ENEA Casaccia


=== 4 ===

http://www.lavocedellacampania.it/
detteditoriale.asp?tipo=inchiesta1&id=31

DOPO L'AFFILIAZIONE DI STEFIO / UN DIO DI TEMPLARE

Novembre 2004

Davvero eroici, i Cavalieri Templari. E sempre più “intimi” delle
istituzioni. Quelle italiane, non meno di quelle mondiali. Come il
ministero per le Attività produttive di Antonio Marzano. O quello per
le Politiche comunitarie guidato da Rocco Buttiglione. Senza contare,
in rapida sequenza, l’Unesco, la Nato e perfino l’Onu. Un tourbillon da
far girare la testa. Ma assolutamente reale. Partiamo dall’inizio. I
Templari tornano nelle cronache della grande stampa italiana a inizio
ottobre scorso, quando uno dei body guard rapiti in Iraq, il siciliano
Salvatore Stefio, riceve a Palermo l’investitura di Cavaliere Templare
nel corso di una solenne cerimonia. "Indossa un mantello bianco e una
croce rossa sul petto. E da ieri è un cavaliere templare. L'investitura
di Salvatore Stefio, uno dei quattro ex ostaggi italiani in Iraq -
scrive il 18 ottobre La Sicilia - si è svolta nel pomeriggio di ieri
durante una cerimonia nella chiesa di San Giovanni dei Napoletani". "E'
un momento molto significativo - afferma il neotemplare Salvatore
Stefio - perché rappresenta un ricongiungimento con la sacralità del
tempio e dell'ordine dei Templari a cui tengo molto. Per me che ho
vissuto la prigionia in terra islamica i principi dei Templari sono
molto sentiti. I cavalieri sono stati un elemento di congiunzione tra
il cristianesimo e l'islam in un'ottica di missione di pace". "La
cerimonia - aggiunge il quotidiano - è stata celebrata dal Gran
Precettore d'Italia e Commendatore di Palermo, Pietro Testa". La
notizia arriva proprio nei giorni caldi in cui scoppia il caso
“mercenari”, come il gip di Bari Giuseppe Debenedictis definisce i
vigilantes rapiti nell'ordinanza che prevede il divieto di espatrio per
Giampiero Spinelli, il barese indagato per arruolamento non autorizzato
al servizio di uno Stato estero, amico di Umberto Cupertino. Si erano
infatti concentrate sulla società Presidium, che sarebbe presieduta da
Salvatore Stefio, le indagini della Procura di Bari, la quale indaga
sull’arruolamento degli ex ostaggi italiani. Il pm Giovanni Colangelo,
titolare dell’ inchiesta, dopo aver ascoltato Cupertino e Maurizio
Agliana, aveva deciso di rinviare la convocazione di Stefio, proprio
per completare gli accertamenti riguardanti la società che potrebbe
essere a lui collegata, vale a dire la Presidium international
corporation, con sede alle Seychelles. "Dopo l’ avvio delle inchieste
giudiziarie sull’ arruolamento di cittadini italiani - si legge sulla
Gazzetta del Mezzogiorno - il sito web della Presidium è stato
modificato. Ad esempio sono state tolte alcune parti, tra le altre
quelle relative ad un riferimento della società a Sammichele di Bari,
ad un numero di cellulare che - a quanto si è potuto sapere -
apparterrebbe (ma non vi sono certezze) a Spinelli e ad un referente
che è proprio Salvatore Stefio". Un filo di luce nell’oscuro groviglio
internazionale di sigle per la security che coinvolgerebbero Stefio,
potrebbe oggi essere offerto proprio dalla ricostruzione del milieu
templare entro cui s’inscrive la sua recente affiliazione. E allora
vediamo.

TEMPLARI CONTRO TEMPLARI
Non di uno, ma di "numerosi Ordini Templari" si parla negli atti di
inchieste sulle stragi aperte in Sicilia e in altre Procure italiane.
L’origine storica, risalente ai Cavalieri del Tempio di Gerusalemme e
alle Crociate, é la medesima, ma numerose sono state nel tempo - ed
anche in anni recentissimi - le scissioni. A raccontare le cronache
degli ultimi “scismi” é uno dei due rami principali dei Templari, vale
a dire quell’ O.S.M.T.J. (Ordre Souverain et Militare du Temple de
Jérusalem) Gran Priorato della Lingua d’Italia, che sul piano giuridico
é un’associazione onlus, registrata col numero 3087 e sede in
Montevecchia (Lecco). Nel "1996-1997 - si legge nell’ampia cronologia
pubblicata da quest’Ordine - scomparso il Gran Balivo del Nord, Carlo
Franchini, quello del Centro-Sud Italia Bagnai, residente a Firenze,
abbandona l'Ordine insieme a Haimovici e Venceslai, fondando un ordine
OSMTJ-OSMTH del tutto personale e, naturalmente, senza alcun
riconoscimento ufficiale dell'Ordine O.S.M.T.J". Nasce dunque così in
Italia l'Ordine dei Cavalieri del Tempio di Jérusalem, quella vasta
diramazione templare che vede oggi in Stelio Venceslai il suo Gran
Priore d’Italia, in Pietro Testa il Commendatore di Palermo e, appunto,
in Salvatore Stefio uno fra gli ultimi affiliati in ordine di tempo. Ed
é proprio seguendo le gesta di Stelio Venceslai che parte l’incredibile
intreccio fra istituzioni e Templari. Partiamo dal Venceslai “uomo di
Stato”. Il 2 ottobre 2002 il ministro per le Politiche comunitarie
Rocco Buttiglione e il suo collega al Welfare Roberto Maroni varano
l’insediamento dell’organismo che avrà "il compito di coordinare e
attuare a livello nazionale le misure previste dalla Decisione del
Consiglio dell'Unione Europea del 3 dicembre 2001, che definisce l'anno
2003 come l'anno europeo delle persone disabili". Tutti prescelti fra i
più alti ranghi dai rispettivi ministeri, i componenti. Fra loro c’é il
"Dott. Stelio Venceslai - Ministero delle Attività Produttive". Non
meno rilevanti le funzioni svolte da Venceslai con il precedente
governo. Nel ‘99, ad esempio, troviamo il suo nome nel Comitato di
esperti insediato dalla presidenza del Consiglio con il compito di
"definire le linee strategiche di indirizzo per un approccio globale e
sistematico alla problematiche inerenti alla rete internet", in quanto
designato dal ministro dell'Industria, del Commercio e
dell'Artigianato. A giugno 2002, partecipando in Sardegna ai lavori
dell'undicesimo Congresso Internazionale dei Bic Europei, Venceslai
avanza la proposta di trasformare i Bic "in soggetti attuatori della
qualità delle imprese che si insediano nei paesi dell'Ocse ed extra
Ocse". La più recente presenza pubblica risale al 18 ottobre scorso,
quando Venceslai é fra i relatori del convegno nazionale su
‘Responsabilità etica e sociale dell’impresa”, in qualità di "esperto
di Cooperazione Economica Internazionale". Ma cosa ha a che vedere il
professor Stelio Venceslai, alta carica del ministero per le Attività
produttive, col Gran Priore d’Italia dell’Ordine dei Cavalieri del
Tempio di Jérusalem (con sede a Roma in viale Regina Margherita 140),
Stelio W. Venceslai? La “differenza” starebbe tutta in quella “W”,
sempre presente nelle pubblicazioni e negli atti dei Templari,
regolarmente assente se si parla del Venceslai funzionario al
ministero. Una pubblicazione di trent’anni fa, in tempi non sospetti,
aiuta a sgombrare il campo da equivoci. Nel 1975 il professor
"Venceslai, Stelio W." pubblica un saggio su “La politica industriale
della Comunità” per la rivista della Luic, l’Università di studi
economici di Castellanza, in provincia di Varese. Nello stesso anno
esce sul medesimo periodico un altro intervento a sua firma,
riguardante “Le imprese pubbliche europee”. Ne dà notizia
l’Associazione Essper, fondata proprio per guidare studiosi ed esperti
finanziari nella ricerca delle principali pubblicazioni in materia. In
quel periodo, dunque, la “W” era ancora presente nella firma di un
autore dei più importanti saggi sullo sviluppo economico della Comunità
europea. E di quella corposa esperienza internazionalista deve aver
fatto tesoro, in questi anni, il Gran Priore dei Templari Stelio W.
Venceslai. A cominciare dal fatto che il suo nome ricorre più volte
come rappresentante di diversi Stati nell’elenco dei Gran Precettori de
La Rochelle, istituto mondiale dei Cavalieri Templari. Con referenti
massimi in Australia (reverendo David Manning), Giappone (Steven
Smith), Canada (reverendo Ron Matthewman) ed America Latina (Robert
Robano), l’International Knights Templar conta ben 46 sedi di
rappresentanza in Europa. Stelio Venceslai é presente nell’elenco quale
referente per quelle di Andorra, Malta, Moldavia, Romania, San Marino,
Spagna e Città del Vaticano. Gran precettore mondiale de La Rochelle é
il norvegese Fredrik S. Michelet. Lo stesso compito spetta, per
l’Europa, a Marcel De Picciotto che risiede a Boulogne, in Francia.
Precettori per l’Europa Centrale e per il Sud America sono
rispettivamente il tedesco Simon de Saint Claire ed il già citato
Robert Robano. Il Segretariato generale é in Slovenia, la Tesoreria in
Grecia. Per le questioni legali ci si rivolge negli Stati Uniti e
precisamente al "Grand Avocat Donald A. Weadon jr", con studi in
Pensylvania, a New York e Washington. La Commenda di Palermo - quella
alla quale é stato iscritto Stefio - pubblica inoltre l’elenco
aggiornato dei link relativi ai Gran Priorati nel mondo. Dal Galles
all’Austria alla Finlandia, fino a Germania, Scozia, Serbia e Stati
Uniti, la presenza di questi Templari risulta diffusa ovunque. Spiccano
la delegazione Italiana (quella romana di viale Regina Margherita,
affidata a Venceslai) ed una delegazione della Nato, con sede ad
Arlington, affidata alle cure del Gran Priore Richard S. Flahavan. Il
marcato segno filostatunitense, del resto, é apertamente visibile in
apertura del sito, versione inglese. Ad accogliere il visitatore c’é
infatti l’immagine dell’ammiraglio James J. Carey, indicato come Gran
Maestro dell’Ordine che in Italia fa capo a Venceslai. Poco più sotto,
altre sorprese.

IN GEMELLAGGIO CON L’UNICEF
Un annuncio informa che l’8 marzo di quest’anno é stato sottoscritto a
Roma un Protocollo d’Intesa tra il Comitato Italiano dell’Unicef ed il
Gran Priorato d’Italia di questi Templari, per l’avvio di una
collaborazione permanente tra i due organismi, a partire dal
collegamento tra i rispettivi siti web, fino alla "partecipazione dei
Comitati provinciali dell’Unicef alle manifestazioni dell’Ordine ed
alla eventuale partecipazione del G. Priorato a progetti di comune
interesse od alla proposizione di proprie iniziative". Ecco alcuni
passaggi dell’intesa: "Considerato il fondamentale ruolo di mediazione
dell’Unicef nella protezione dei diritti dell’infanzia (...),
considerati gli scopi del Gran Priorato d’Italia - OSMTH", si
stabilisce che il Gran Priorato italiano "intende collaborare in
maniera continuativa con il Comitato italiano dell’Unicef in relazione
alla difesa dei diritti dei bambini in tutto il mondo per migliorare le
loro condizioni di vita". Per far questo, il Gran Priorato italiano
s’impegna ad "avere regolari contatti con l’Unicef per partecipare
effettivamente ai progetti e alle iniziative della Commissione in ogni
modo possibile". I Templari promettono inoltre contributi economici ai
progetti della Commissione "per un importo annuale pari a 5.000 euro,
esprimendo, quando necessario, opinioni su progetti e iniziative della
Commissione". Ancora: "Il Gran Priorato d’Italia s’impegna ad informare
i suoi cavalieri sui progetti della Commissione e di sollecitare
ciascun cavaliere alla collaborazione tra i comitati provinciali
dell’Unicef e le autorità locali del Gran Priorati per organizzare
eventi che facciano conoscere le iniziative dell’Unicef". Dal canto
suo, il Comitato italiano Unicef si incaricherà di "informare
regolarmente il Gran Priorato d’Italia-OSMTH sulle proprie iniziative
future" e a linkare sul proprio sito web quello del Gran Priorato. Uno
scambio di link che l’Unicef non ha finora mantenuto. A differenza di
quanto accaduto per l’intesa siglata appena due mesi dopo, a maggio,
tra Unicef e Polizia di Stato nelle persone del capo della Polizia
Gianni De Gennaro ed il neo-riconfermato presidente di Unicef Italia,
il settantaduenne chirurgo plastico catanese Giovanni Micali: dal sito
della Polizia, infatti, oggi un link collega direttamente a quello
dell’Unicef Italia.

NEOTEMPLARI ALL’ONU
Bando, dunque, ad ogni piagnisteo sul destino cinico e baro che ha
perseguitato Crociati e templari dal 1300 ai nostri giorni. Stelio
Venceslai, su questo punto, ha le idee chiare. A novembre 2003 un
comunicato del Gran Priorato austriaco ricorda che "il fratello
Venceslai ha proposto di stabilire un “fondo monetario” dei Templari".
L’idea pare non sia stata ancora attuata, ma questo non scalfisce la
concretezza degli ideali propagandati dal Cavaliere Venceslai,
bolognese di nascita, classe 1935, socio dell’elitario Rotary Nord
della Capitale. "Il nostro vero scopo - chiarisce rivolto agli
aspiranti Templari - é di raccogliere risorse significative con le
nostre iniziative, stimolando donazioni e sponsorizzazioni". "Il nostro
Ordine - aggiunge - pubblica le sue regole, dà visibilità alle sue
strutture ed alle sue azioni. Tutto ciò per noi è molto importante ed è
per questo che le varie branche nazionali sono legittimamente inserite
nell'ordinamento civile dei rispettivi Stati d'appartenenza e che lo
Statuto del nostro Ordine è stato regolarmente registrato in Svizzera e
che abbiamo recentemente ottenuto lo status di ONG dalle Nazioni
Unite". Dopo le notizie sull’intesa con l’Unicef, arrivano insomma nei
precetti di Venceslai ai suoi affiliati ben due “novità” in un solo
colpo. Primo: i Templari sono stati riconosciuti ufficialmente
Organizzazione Non Governativa. Secondo: il riconoscimento é avvenuto
ad opera dell’Onu. Con protocollo numero 19885 del luglio 2002, la
Sezione NGO delle Nazioni Unite informava i Cavalieri - secondo il
documento riportato nel loro sito in versione fotografica - che
"l’Economic and Social Council ha deciso di concedere all’OMSTH lo
status speciale e consultivo di Organizzazione Non Governativa".
Quindi, "l’organizzazione può ora designare rappresentanti ufficiali
alle Nazioni Unite di New York e agli Uffici delle Nazioni Unite a
Ginevra e Vienna". "I rappresentanti designati possono prendere i pass
nelle sedi loro assegnate". Segno dei tempi. Un saggio di Luigi De Anna
pubblicato su Nobiltà, la rivista dell’Istituto Genealogico Italiano,
getta luce proprio su questo fenomeno: il neo-templarismo. "Non si può
affrontare il tema dei self-styled orders o delle organizzazioni di
ispirazione cavalleresca - chiarisce De Anna - senza tenere conto del
filone neo-templare, anche in considerazione della fioritura in
numerosi paesi di organizzazioni che si ispirano alla tradizione
templare, prima tra tutte l’OSMTH (Ordine Sovrano e Militare del Tempio
di Gerusalemme), l’associazione neo-templare di maggior rilievo oggi a
livello internazionale, che ha recentemente acquisito addirittura lo
status di organizzazione non governativa riconosciuta dalle Nazioni
Unite grazie ad un’opera di lobbyng evidentemente molto efficace". Lo
spunto era stato offerto dal volume De Militum Templi Ordinis Regula
Libriisque Cogniti, "curato da Nicolas Haimovici Hastier in
collaborazione con Stelio W. Venceslai". Ciascuna fra le pubblicazioni
riportate nel libro reca la prefazione "del contrammiraglio James J.
Carey". Certo, é proprio lui: lo stesso Carey che abbiamo incontrato
come Gran Maestro mondiale dell’Ordine ma, soprattutto, lo stesso
ammiraglio che nel 1989 l’allora presidente americano George Bush
senior aveva nominato numero uno della Commissione Marittima Federale.
Lo stesso personaggio che compare nell’esclusivo elenco dei membri di
Naval Order, vale a dire la più antica ed esclusiva Società navale
americana. Insomma, un altro uomo delle istituzioni al vertice dei
Templari nel mondo.

RITA PENNAROLA


=== 5 ===

Da: "Silvia"
Data: Gio 22 Apr 2004 18:25:26 Europe/Rome
Oggetto: ACLI e MERCENARI (e la nonviolenza...?)

Ricevo:

"Quello che segue è il progetto di corso che l'Enaip-Acli organizza
insieme alla società di sicurezza israeliana. Lo ha raccolto Piero
Maestri dai vari siti. La cosa- già di per sè gravissima- lo diventa
ancor di più perchè questo non è "solo" uno delle migliaia di corsi che
l'Enaip fa; è l'unico che è stato presentato con conferenza stampa a
Roma il 15 aprile scorso dal Presidente delle Acli Bobba. C'è dunque
un'assunzione politica della cosa. Poichè sono sicuro che la stragrande
maggioranza dei membri delle Acli ha saputo questa cosa dalle reti di
movimento e non condivide nulla di questa iniziativa, credo sia
importante dare più diffusione possibilie alla cosa, chiedendo ai
militanti Acli di pronunciarsi pubblicamente contro. Molti chiarimenti
sono necessari, visto che le Acli fanno parte della Tavola della Pace e
di conseguenza del Comitato Fermiamo la Guerra. Per quel che mi
riguarda, credo che le Acli debbano immediatamente annullare quel
progetto, oltre a chiarirne pubblicamente le motivazioni politiche.
Aqui estamos. Marco Bersani (Attac)

> -- Messaggio originale --
> To: <Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.>,
> <Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.>,
> <Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.>,
> "Forum delle Donne" <forumdonne.prc@...>
> From: "nella ginatempo"
> Date: Wed, 21 Apr 2004 17:37:04 +0200
> Subject: [fori-sociali] Fw: CHIARIMENTO su ACLI e MERCENARI
>
> (...)
>
>> Come già detto in riunione nazionale ieri, chiedo un chiarimento
>> presso il Comitato Nazionale Fermiamo la guerra circa le attività di
>> formazione e addestramento di "operatori per la sicurezza" da parte
>> della ACLI in società
>> con la Logansltd, società israeliana.
>>
>> Il chiarimento è d'obbligo perchè:
>> a) se non sbaglio le ACLI fanno parte del Comitato Nazionale Fermiamo
>> la Guerra;
>> b) hanno predicato più volte la retorica della non-violenza e vari
>> biasimi pubblici contro le componenti più radicali del movimento
>> contro la guerra senza se e senza ma, accusandole di presunti
>> comportamenti violenti;
>> c) costruiscono, attraverso il progetto SCUDO un pensiero VIOLENTO e
>> una pratica VIOLENTA fondati sull'idea di una strategia armata per la
>> sicurezza e attraverso l'addestramento di Rambo privati.
>>
>> Non ho bisogno di aggiungere lo scandalo e l'indignazione che tutto
>> ciò mi ha provocato. Ogni commento è davvero superfluo. La cosa ha
>> già fatto scandalo ed è uscita anche sui giornali (Il Manifesto e Il
>> Messaggero). Ringrazio Piero Bernocchi per avere, per primo,
>> sollevato il caso. Basta leggere con attenzione i documenti che invio
>> nei tre allegati a questa mia.
>> Il primo è il testo della interrogazione parlamentare che i deputati
>> Deiana, Gianni, Mascia e Russo Spena hanno indirizzato sulla vicenda
>> del progetto SCUDO al Ministero degli Interni. Il secondo è il
>> documento pubblicitario della Logans e il terzo è il progetto SCUDO
>> delle ACLI.

>> Se volete approfondire la ricerca visitate questi siti:
>> www.logansltd.com, www.enaip.it . Nel caso non vi riuscisse di aprire
>> i miei allegati, rispondete a questa mia e li mando incollati al
>> messaggio di posta.
>>
>> MA STIAMO ATTENTI NOI PACIFISTI: A CAUSA DELLA TORSIONE DEL CONCETTO
>> DI PRIVATIZZAZIONE DELLA GUERRA E DEI CONCETTI DI DIFESA E SICUREZZA
>> ADESSO GLI OGM SONO TRA NOI.
>>
>> saluti Nella Ginatempo
>>
***********************************************

Programma S.C.U.D.O.
(Security Consulting United Didactics Organization)

Iniziativa formativa sulla sicurezza anti terrorismo e anti crimine per
responsabili e addetti alla sicurezza, dipendenti in generale degli
ambienti di lavoro a rischio di attentati o aggressioni.

Orientamenti progettuali

Una joint per dare sicurezza
La nuova ondata terroristica e di crimine organizzato attraversa un
momento di rapida escalation e turba la serenità della vita quotidiana,
seminando paura e preoccupazione nella società civile. I Governi e le
Organizzazioni Internazionali affrontano questa minaccia con
provvedimenti di emergenza e con l'adozione di regolamenti, direttive e
risoluzioni dedicati alla verifica dell'efficacia delle misure di
sicurezza già in atto ed alla realizzazione di piani specifici. Enaip e
Logans, interpreti dell'attuale disagio e forti dei propri strumenti
istituzionali promuovono ideato un programma a favore delle persone e
delle proprietà all'interno degli ambienti più "a rischio".

finalità di progetto

Programma S.C.U.D.O è un?iniziativa formativa realizzata per insegnare
a gestire le situazioni di minaccia di natura criminale o terroristica
che mettono in pericolo l?incolumità fisica, le attività e i beni delle
persone.

Il programma offre una formazione efficace per la:
prevenzione e riduzione dei rischi identificazione just in time delle
possibili minacce di atti criminali e terroristici protezione propria e
altrui in caso di attentato o di aggressione

I moduli formativi trattano le questioni collegate al crimine e al
terrorismo, le procedure di sicurezza, le tecniche di profilo e di
ispezioni, le risposte alle emergenze, le attrezzature di sicurezza e
lo sviluppo della professionalità del personale di sicurezza.

I corsi sono pienamente conformi ai nuovi emendamenti e regolamenti
nazionali, europei ed internazionali e sono diretti al settore dei
trasporti ( porti, aeroporti, compagnie marittime ed aeree), alle
Istituzioni, al Commercio e al mondo Industriale.

Catalogo:

Corso LG 01: Security Training specializzato per Ship Security Officer
(SSO) & Company Security Officer (CSO) Corso LG 02: Security Training
per addetti alla sicurezza nei porti e nei terminali portuali Corso LG
03: Basic Security Training per il personale portuale Corso LG 04: Basic
Security Training per gli equipaggi Corso LG 05: Corso di
specializzazione per Responsabile della sicurezza del Porto - PFSO ?
Port Facilities Security Officer Corso LG 06: Corso di specializzazione
per gli addetti di sicurezza per aeroporti Corso LG 07: Basic Security
Training per il personale aeroportuale Corso LG 08: Basic Security
Training per il personale di Compagnie Aeree Corso LG 09: Corso di
sicurezza antiterrorismo ed anticrimine per il personale delle industrie
Corso LG 10: Corso di sicurezza anticrimine per il personale delle
industrie Corso LG 11: Corsi di prevenzione contro il crimine per
Commercianti Corso LG 12: Basic Security Training per impiegati bancari
Corso LG 13 :Corso di formazione antiterrorismo per Ufficiali delle
Forze dell?ordine e per Istituzioni Governative Corso LG 14: Corso di
specializzazione per Guardie giurate per la lotta al terrorismo & al
crimine.

Scarica tutto il catalogo (678 kb in .zip)

Referenti organizzativi

Direttore di Programma
Mimma Giaccari giaccari@...

Responsabile del Coordinamento organizzativo
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a.migliorini@...

Responsabile della Comunicazione
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Segrereria del Programma:
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La Logan?s Ltd è stata fondata nel 1988 da un gruppo di consulenti di
sicurezza, dotati di un vasto know-how e di una grande esperienza nel
campo della sicurezza antiterrorismo militare e civile. I fondatori
hanno riunito una serie di qualità e di capacità e le hanno integrate
per formare una sinergia vincente.

La Logan?s Ltd opera a livello internazionale ed offre le sue consulenze
ad istituzioni e sociètà , per lo sviluppo di soluzioni di sicurezza
personalizzate, professionali ed efficaci, sotto ogni aspetto.

La Logan?s Ltd è stata creata come risposta alle crescenti esigenze
della comunità internazionale; vale a dire la necessità di garantire la
sicurezza del personale, dei beni e delle strutture che sono soggetti a
dei livelli di rischio diversi. Lo scopo principale è quello di
permettere ai clienti di operare in un ambiente più sicuro, enfatizzando
costantemente l?importanza di essere preparati a qualunque evento.

?Il nostro obbiettivo è di aiutare nostri clienti ad operare con
successo in ambienti complessi ed in via di sviluppo, permettendo loro
di controllare e di eliminare qualsiasi rischio grazie ad una gamma
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Il punto di forza della Logan?s è il suo personale. Le squadre dei suoi
esperti sono composte da: 1. Ex -alti ufficiali delle forze della difesa
israeliani, 2. Ex -alti ufficiali dell?Esercito e Senior della Marina
internazionali 3. Tecnici delle Forze speciali antiterrorismo
israeliani. 4. Specialisti di sicurezza antiterrorismo civile israeliani
ed internazionali 5. Ex ufficiali di Polizia internazionali 6.
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Tecnici specializzati in tecnologia & in sistemi di sicurezza. 8.
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per creare una sinergia vincente, al fine di massimizzare l?efficacia,
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La Logan?s offre i propri servizi ad istituzioni private e governative
in tutto il mondo. I progetti sono tutelati dalla massima riservatezza
data la natura dei servizi. Tra i suoi clienti, vi sono Società
Aeroportuali, Compagnie Navali, Autorità Portuali, Complessi
Industriali, Forze dell?Ordine ed Enti Governativi.