L'odio dell'ANSA contro Tito e contro l'unita' e la fratellanza jugoslave
In occasione del 25esimo anniversario della morte di Josip Broz "Tito"
riproduciamo di seguito questo testo messo in circolazione
dall'agenzia di Stato italiana ANSA nel goffo tentativo di sminuire o
ridicolizzare il fenomeno straordinario della rivalutazione della
figura e dell'opera di Tito, oggi, in tutte le repubbliche jugoslave,
anche e soprattutto nelle giovani generazioni. Nonostante l'odio
ideologico che fa trapelare, e nonostante alcune illazioni e falsita',
questo comunicato sortisce in tutti noi l'effetto opposto: e cioe' ci
ispira ammirazione e vicinanza per i nostri compagni oggi in visita al
mausoleo di Tito a Belgrado. CNJ
http://www.ansa.it/balcani/fattidelgiorno/200505031716197711/200505031716197711.html
SERBIA: 25 ANNI MORTE TITO, JUGONOSTALGICI A BELGRADO
(Di Beatrice Ottaviano)
(ANSA) - BELGRADO, 3 MAG - Per la sinistra giovanile dei Balcani e'
una icona al pari di Che Guevara, i pensionati lo ricordano con
rimpianto, gli adulti piu' provati dalla competizione del libero
mercato ne parlano con nostalgia: a un quarto di secolo dalla morte,
il fondatore della Jugoslavia comunista Josip Broz Tito gode di una
rinnovata popolarita'.
Belgrado si prepara a ospitare domani un pellegrinaggio che di anno in
anno vede crescere la partecipazione, il raduno degli jugonostalgici
alla 'Casa dei fiori', la lussuosa [sic] villa del leader comunista
ora sede di un museo. ''Negli ultimi tre o quattro anni il numero dei
visitatori e' cresciuto in maniera esponenziale - dice all'Ansa
Svetlana Ognjanovic, portavoce del museo - se nel corso del 2003 erano
14.000, l'anno scorso ne sono arrivati 35.000. Quest'anno ne
attendiamo almeno 60.000, e per la giornata di domani gia' si
annunciano lunghe code''. Nei suoi 25 anni di apertura al pubblico, la
'Casa dei fiori' ha avuto ben 16 milioni di visite.
I 'pellegrini' arrivano da Slovenia, Bosnia, Macedonia, anche da
quella Croazia che dette i natali al fondatore della Federazione
jugoslava e che nonostante la scarsa nostalgia del passato e le
tensioni con Belgrado resta legata al suo simbolo. Qualcuno ha deciso
di percorrere a piedi i 450 chilometri che separano il villaggio di
Tito, Kumrovec, da Belgrado. Altri amanti della marcia sono partiti
una settimana fa dalla capitale macedone Skopje. ''Tito affascina
tutti - sostiene fiera Ognjanovic - anche gli stranieri: solo stamane
abbiamo ricevuto un gruppo di 300 americani''.
L'ideatore dei Paesi non allineati e' un marchio sfruttato dalle
agenzie turistiche serbe: il suo celebre treno blu, che ne accompagno'
fra l'altro la salma in un lungo viaggio di addio attraverso i
Balcani, e' da un anno a disposizione degli amanti della vacanza
'storica', e l'Ente per il turismo della capitale organizza ogni
estate escursioni sui suoi luoghi simbolo.
Che i pensionati rimpiangano un passato in cui, affermano, tutto era a
portata di borsa e i servizi sociali funzionavano a dovere, e' un
fatto scontato. Piu' intrigante e' la passione di molti giovani non
solo serbi per la figura del 'dittatore gentiluomo', come alcuni lo
hanno ribattezzato. ''In Slovenia siamo stati i primi a distruggere il
mito di Tito - dice all'Ansa Boris Zupanc, studente di Lubiana
arrivato oggi a Belgrado assieme a un gruppo di amici - ma ora siamo i
primi a rivalutarlo. Sotto il suo governo, la disoccupazione giovanile
non esisteva e l'universita' era gratuita. E non si puo' dire che il
suo fosse un vero regime comunista: la proprieta' privata era in parte
tollerata, e si poteva viaggiare all'estero''.
Fra gli adolescenti vanno di moda le magliette con l'effige di Josip
Broz, il caffe' Tito - coi suoi camerieri in divisa da aparatcik e
cipiglio d'obbligo [sic] - e' uno dei ritrovi piu' alla moda di
Belgrado, i poster del fondatore della Jugoslavia vanno a ruba. Per le
strade della capitale sono apparsi in questi giorni manifesti a firma
di un sedicente 'gruppo giovanile comunista' dove si afferma che Tito
''ha garantito lavoro a tutti con salari decenti, ha abolito guerre,
nazionalismo e odio interetnico, ha messo in carcere Vojsilav Seselj
(leader ultranazionalista del Partito radicale serbo, ora nelle
carceri del Tribunale penale internazionale dell'Aja, ndr), Franjo
Tudjman e Alija Izetbegovic (gli ex presidenti croato e musulmano
bosniaco protagonisti con Slobodan Milosevic delle guerre balcaniche
degli anni '90, ndr).
Internet, ben 78.800 siti sono dedicati a Tito, e poche sono le voci
che chiedono memoria per la passata repressione del regime comunista:
come quella di Aleksa Gilas, figlio del celebre dissidente Milovan
Gilas, che ha visto il padre entrare e uscire dal carcere per tutta la
vita. Per lui e per altri intellettuali serbi, la follia nazionalista
di fine secolo ha le sue radici proprio nelle mistificazioni di quel
regime [sic].
Ma per capire l'affetto che ancora lega molti ex jugoslavi alla figura
di Josip Broz, basta ricordare la vecchia ''parabola dei sette
miracoli di Tito: tutti lavoravano, ma nessuno faceva niente, nessuno
faceva niente ma tutti i piani erano rispettati, i piani erano
rispettati ma i negozi erano vuoti, i negozi erano vuoti ma tutti
avevano tutto, tutti avevano tutto ma tutti rubavano, tutti rubavano
ma non mancava mai niente''. (ANSA).
OT
03/05/2005 17:16
In occasione del 25esimo anniversario della morte di Josip Broz "Tito"
riproduciamo di seguito questo testo messo in circolazione
dall'agenzia di Stato italiana ANSA nel goffo tentativo di sminuire o
ridicolizzare il fenomeno straordinario della rivalutazione della
figura e dell'opera di Tito, oggi, in tutte le repubbliche jugoslave,
anche e soprattutto nelle giovani generazioni. Nonostante l'odio
ideologico che fa trapelare, e nonostante alcune illazioni e falsita',
questo comunicato sortisce in tutti noi l'effetto opposto: e cioe' ci
ispira ammirazione e vicinanza per i nostri compagni oggi in visita al
mausoleo di Tito a Belgrado. CNJ
http://www.ansa.it/balcani/fattidelgiorno/200505031716197711/200505031716197711.html
SERBIA: 25 ANNI MORTE TITO, JUGONOSTALGICI A BELGRADO
(Di Beatrice Ottaviano)
(ANSA) - BELGRADO, 3 MAG - Per la sinistra giovanile dei Balcani e'
una icona al pari di Che Guevara, i pensionati lo ricordano con
rimpianto, gli adulti piu' provati dalla competizione del libero
mercato ne parlano con nostalgia: a un quarto di secolo dalla morte,
il fondatore della Jugoslavia comunista Josip Broz Tito gode di una
rinnovata popolarita'.
Belgrado si prepara a ospitare domani un pellegrinaggio che di anno in
anno vede crescere la partecipazione, il raduno degli jugonostalgici
alla 'Casa dei fiori', la lussuosa [sic] villa del leader comunista
ora sede di un museo. ''Negli ultimi tre o quattro anni il numero dei
visitatori e' cresciuto in maniera esponenziale - dice all'Ansa
Svetlana Ognjanovic, portavoce del museo - se nel corso del 2003 erano
14.000, l'anno scorso ne sono arrivati 35.000. Quest'anno ne
attendiamo almeno 60.000, e per la giornata di domani gia' si
annunciano lunghe code''. Nei suoi 25 anni di apertura al pubblico, la
'Casa dei fiori' ha avuto ben 16 milioni di visite.
I 'pellegrini' arrivano da Slovenia, Bosnia, Macedonia, anche da
quella Croazia che dette i natali al fondatore della Federazione
jugoslava e che nonostante la scarsa nostalgia del passato e le
tensioni con Belgrado resta legata al suo simbolo. Qualcuno ha deciso
di percorrere a piedi i 450 chilometri che separano il villaggio di
Tito, Kumrovec, da Belgrado. Altri amanti della marcia sono partiti
una settimana fa dalla capitale macedone Skopje. ''Tito affascina
tutti - sostiene fiera Ognjanovic - anche gli stranieri: solo stamane
abbiamo ricevuto un gruppo di 300 americani''.
L'ideatore dei Paesi non allineati e' un marchio sfruttato dalle
agenzie turistiche serbe: il suo celebre treno blu, che ne accompagno'
fra l'altro la salma in un lungo viaggio di addio attraverso i
Balcani, e' da un anno a disposizione degli amanti della vacanza
'storica', e l'Ente per il turismo della capitale organizza ogni
estate escursioni sui suoi luoghi simbolo.
Che i pensionati rimpiangano un passato in cui, affermano, tutto era a
portata di borsa e i servizi sociali funzionavano a dovere, e' un
fatto scontato. Piu' intrigante e' la passione di molti giovani non
solo serbi per la figura del 'dittatore gentiluomo', come alcuni lo
hanno ribattezzato. ''In Slovenia siamo stati i primi a distruggere il
mito di Tito - dice all'Ansa Boris Zupanc, studente di Lubiana
arrivato oggi a Belgrado assieme a un gruppo di amici - ma ora siamo i
primi a rivalutarlo. Sotto il suo governo, la disoccupazione giovanile
non esisteva e l'universita' era gratuita. E non si puo' dire che il
suo fosse un vero regime comunista: la proprieta' privata era in parte
tollerata, e si poteva viaggiare all'estero''.
Fra gli adolescenti vanno di moda le magliette con l'effige di Josip
Broz, il caffe' Tito - coi suoi camerieri in divisa da aparatcik e
cipiglio d'obbligo [sic] - e' uno dei ritrovi piu' alla moda di
Belgrado, i poster del fondatore della Jugoslavia vanno a ruba. Per le
strade della capitale sono apparsi in questi giorni manifesti a firma
di un sedicente 'gruppo giovanile comunista' dove si afferma che Tito
''ha garantito lavoro a tutti con salari decenti, ha abolito guerre,
nazionalismo e odio interetnico, ha messo in carcere Vojsilav Seselj
(leader ultranazionalista del Partito radicale serbo, ora nelle
carceri del Tribunale penale internazionale dell'Aja, ndr), Franjo
Tudjman e Alija Izetbegovic (gli ex presidenti croato e musulmano
bosniaco protagonisti con Slobodan Milosevic delle guerre balcaniche
degli anni '90, ndr).
Internet, ben 78.800 siti sono dedicati a Tito, e poche sono le voci
che chiedono memoria per la passata repressione del regime comunista:
come quella di Aleksa Gilas, figlio del celebre dissidente Milovan
Gilas, che ha visto il padre entrare e uscire dal carcere per tutta la
vita. Per lui e per altri intellettuali serbi, la follia nazionalista
di fine secolo ha le sue radici proprio nelle mistificazioni di quel
regime [sic].
Ma per capire l'affetto che ancora lega molti ex jugoslavi alla figura
di Josip Broz, basta ricordare la vecchia ''parabola dei sette
miracoli di Tito: tutti lavoravano, ma nessuno faceva niente, nessuno
faceva niente ma tutti i piani erano rispettati, i piani erano
rispettati ma i negozi erano vuoti, i negozi erano vuoti ma tutti
avevano tutto, tutti avevano tutto ma tutti rubavano, tutti rubavano
ma non mancava mai niente''. (ANSA).
OT
03/05/2005 17:16