Dal sito www.freebooter.da.ru

Le origini della guerra nei Balcani

di Dru Oja Jay - http://dominionpaper.ca/

18 marzo 2006

Slobodan Milosevic non è accusato soltanto di crimini
di guerra. Doug Saunders del Globe dice che Milosevic
è "considerato responsabile di 250.000 morti e della
discesa della ex Jugoslavia nella terribile guerra
etnica". Sebbene Saunders non dica chi "consideri"
Milosevic responsabile, non è certamente l'unico
commentatore a ripetere l'affermazione.
Il fallimento dei media nell'esaminare i fatti sul
terreno (o, almeno, l'omissione nel raccontarli ai
loro lettori) si estende oltre Milosevic stesso
all'intera storia della guerra civile in Jugoslavia.
Tra il 1960 ed il 1980, la Jugoslavia, una federazione
composta da molteplici gruppi etnici, compresi
albanesi, ungheresi, sloveni, egiziani, bosniaci,
serbi e croati, era, in base a dati oggettivi, un
paese prospero. La crescita economica era robusta,
tutti i cittadini avevano il diritto ad un reddito
garantito, un mese di ferie pagate e l'aspettativa di
vita era di 72 anni. I molti gruppi nazionali e
linguistici della federazione coesistevano
pacificamente grazie ad un complesso sistema di
governo che si stendeva attraverso linguaggi multipli
e regioni semiautonome.
Come scrive Michael Parenti in To Kill a Nation: The
Attack on Yugoslavia, che documenta la storia
dell'intervento USA ed europeo, i leader jugoslavi
negli anni '70 commisero un "errore disastroso":
presero a prestito denaro dall'occidente. Quando le
economie occidentali entrarono in una recessione, i
principi del libero scambio diedero il via
all'autoconservazione economica e le esportazioni
jugoslave vennero bloccate con un effetto devastante.
I primi prestiti portarono con loro il Fondo Monetario
Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale, che
pretesero che l'economia venisse "ristrutturata".
Questo processo, scrive Parenti, comprendeva che "i
salari fossero congelati, l'abolizione dei prezzi
sovvenzionati dallo stato, crescente disoccupazione,
eliminazione della maggior parte delle imprese
autogestite e tagli massicci alla spesa sociale".
Secondo cifre della Banca Mondiale, soltanto nel
periodo 1989-90 la ristrutturazione provocò
seicentomila licenziamenti. Assumendo nel 1991 il
controllo della politica monetaria, l'FMI fece
efficacemente a pezzi la Jugoslavia impedendo i
pagamenti di trasferimento alle repubbliche (come
Croazia, Bosnia e Serbia) da parte del governo
federale ed assegnando il debito ad ognuna delle
repubbliche.
La Serbia, nota Parenti, era la più ostile alle
"riforme" dell'FMI, con 650.000 lavoratori (cui si
unirono, in molti casi, lavoratori di altre etnie in
Serbia ed in altre repubbliche) impegnati in "massicci
scioperi improvvisi e proteste".
Per Parenti ed altri, tutte le prove disponibili
puntano ad una campagna deliberata di lungo termine da
parte di USA, Gran Bretagna e Germania (tra gli altri)
per destabilizzare e dividere l'ultima roccaforte
socialista in Europa orientale. Prima del crollo
economico, quasi tutti gli osservatori concordano che
popoli da molti gruppi etnici coesistevano
pacificamente.
La distruzione economica della Jugoslavia, afferma
Parenti, ha costretto le diverse nazionalità a
"competere più furiosamente che mai per una quota" di
ricchezza economica rapidamente in declino. "Una volta
che inizia lo spargimento di sangue, il ciclo di
vendetta e punizione intraprende un moto proprio".
Nel 1990 gli USA minacciarono di tagliare gli aiuti se
la Jugoslavia non avesse tenuto le elezioni, ma
insistettero che le elezioni venissero tenute soltanto
nelle repubbliche, non ad un livello federale. Nel
1991 la Comunità Europea organizzò una conferenza
sulla Jugoslavia, che chiedeva la sua divisione in
"repubbliche sovrane ed indipendenti", al che ai
rappresentanti jugoslavi venne proibito di partecipare
oltre agli incontri della conferenza.
Il National Endowment for Democracy (NED), che più
recentemente ha richiamato l'attenzione per il
finanziamento ai gruppi politici che fomentarono i
golpe militari contro i governi eletti di Haiti e
Venezuela, era pure coinvolto nella guerra civile
jugoslava e nel conseguente conflitto.
Allan Weinstein, uno dei fondatori del NED, è stato
schietto sulla missione del NED, che è finanziato
direttamente dal governo federale USA. "Molto di
quello che facciamo oggi 25 anni fa era fatto
segretamente dalla CIA", disse Weinstein nel 1991.
Secondo ricerche condotte da William Blum, uno
studioso dell'intervento USA all'estero, il NED ha
descritto il mandato dei suoi programmi 1997-98 come
miranti a "identificare le barriere allo sviluppo del
settore privato a livello locale e federale nella
Repubblica Federale di Jugoslavia e spingere per il
cambiamento legislativo... [e] sviluppare strategie per
la crescita del settore privato".
A cominciare dal 1988, il NED ha fornito milioni di
dollari a "media indipendenti", partiti politici di
opposizione" e "organizzazioni non governative
pro-democrazia", "gruppi studenteschi", "sindacati dei
lavoratori" e "istituti di ricerca" in tutta la ex
Jugoslavia. Secondo testimonianze ad udienze del
Senato, nei due anni che portarono alla crisi del
Kosovo, il governo USA ha fornito 16,5 milioni di
dollari per la promozione della democrazia nella sola
Serbia, principalmente attraverso il NED. In
proporzione alla popolazione e non calcolando i
livelli più bassi di paghe, l'equivalente ammontare di
fondi per media e gruppi politici canadesi sarebbe
all'incirca di 46 milioni di dollari.
Un governo serbo guidato da Milosevic alla fine passò
una legislazione ( http://www.vii.org/monroe/issue56/serbia.htm
) che decretava che i media potevano esporsi a multe elevate
nel far circolare false informazioni, costringendo i
quotidiani e le stazioni radio sponsorizzati dagli USA
a spostarsi in Montenegro. Gli USA, comunque, sono
ancora meno tolleranti per il finanziamento esterno
della loro democrazia. Per esempio, il senatore John
Kerry, si trovò oggetto di una bufera di critiche da
parte dei media quando la sua campagna presidenziale
del 2004 accettò un assegno di 2.000 dollari da un
privato cittadino della Corea del Sud (non da un
gruppo governativo). Kerry ritornò l'assegno e promise
solennemente di fare più meticolosi "controlli sulla
provenienza" dei donatori della campagna.
Il Canada Elections Act proibisce ad ogni gruppo che
riceve denaro di provenienza straniera di utilizzarlo
per "scopi di pubblicità elettorale". Il Canada
mantiene pure una estesa regolamentazione che previene
la proprietà straniera dei media.
Hanno ragione critici come Parenti e Blum? Come si
accumulano le loro prove con quelle fornite dai media
canadesi? E' difficile dirlo, perché quasi tutti i
media di notizie in Canada e negli USA hanno ignorato
il ruolo dell'occidente nella fine della Jugoslavia e
nei successivi ben finanziati interventi politici
degli Stati Uniti.
"Agli occhi dei media globali", scrive l'economista
dell'Università di Ottawa Michel Chossudovsky, "le
potenze occidentali non hanno nessuna responsabilità
per l'impoverimento e la distruzione di una nazione di
24 milioni di persone". Invece, l'opinione prevalente
continua ad essere che USA, Canada e le altre potenze
della NATO hanno agito benevolmente per porre fine al
conflitto. Nel frattempo, la decomposizione continua.
Il NED ha finanziato dei partiti politici, che
attualmente governano nel Montenegro, provincia
autonoma della Serbia (e, dal 2000, nella stessa
Serbia) che si preparano per un referendum sulla
secessione.


Letture supplementari:

William Blum: Trojan Horse: The National Endowment for Democracy
http://www.thirdworldtraveler.com/CIA/National%20EndowmentDemo.html

Michel Chossudovsky: Dismantling Former Yugoslavia, Recolonising Bosnia
http://sarantakos.com/kosovo/ks3yugo.html

Cathrin Schütz: The Militarism of German Foreign Policy and the
Dismantling of a State
http://www.counterpunch.org/schutz06052004.html

Jared Israel et alia: The Nuts & Bolts of a Scam...
How the U.S. has Created a Corrupt Opposition in Serbia
http://www.tenc.net/analysis/scam.htm

Post-Soviet Media Law and Policy: Media Law in Serbia-Montenegro
http://www.vii.org/monroe/issue56/serbia.htm

James Ciment and Immanuel Ness: NED and the Empire's New Clothes
http://www.covertaction.org/content/view/100/75/

George Szamuely: The National Evisceration of Democracy
http://www.antiwar.com/szamuely/sz-col.html

US Senate Foreign Relations Committee: Prospects for Democracy in
Yugoslavia
http://emperors-clothes.com/analysis/hearin.htm

Neil Clark: The spoils of another war
http://www.guardian.co.uk/Kosovo/Story/0,2763,1309165,00.html

Al Giordano: Do Foreign Governments Have a "Human Right" to Buy
Venezuela Elections?
http://narcosphere.narconews.com/story/2005/7/9/113427/7207

Elections Canada: Questions and Answers About Third Party Election
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http://www.elections.ca/content.asp?
section=pol&document=index&dir=thi/que&lang=e&textonly=false

Yves Engler: Market Famines and the IMF
http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=2&ItemID=8494


(segnalazione e traduzione di Alessandro Lattanzio, che ringraziamo
alexlattanzio @ yahoo.it )