Incoraggiati dalla canea antipartigiana che in Italia da anni sta montando in particolare grazie alla istituzione del "Giorno del Ricordo" (10 Febbraio) e forti della impunità di cui godono per le loro apologie - che solo in teoria sarebbero anticostituzionali -, centinaia di nazifascisti si sono riuniti a Trieste per infangare il XXV Aprile ed insultare i Combattenti per la Libertà...

Dal Piccolo di oggi 26 aprile 2007

Conferenza di Ugo Fabbri all'hotel Milano, nel pomeriggio a Basovizza trecento militanti in nero

Gli ultrà di destra: «È la festa degli infoibatori»

Alla manifestazione anche gli esponenti di An Angelo Lippi e Pellarini

di Claudio Ernè

C'è il 25 aprile di chi crede nella libertà, nella democrazia, nell'eguaglianza e nel rispetto dell'uomo. E c'è il 25 aprile degli altri. Di quelli che affermano e scrivono a caratteri gotici sui manifesti «che l'Italia è l'unico Paese che festeggia la propria sconfitta e la sconfitta dell'Europa».
Gli «altri», il loro 25 aprile, lo hanno celebrato in due distinti momenti. Al mattino in un albergo del centro in cui avrebbe dovuto prendere la parola Stefano Delle Chiaie, 71 anni, fondatore di Avanguardia nazionale, già consulente di alcuni regimi golpisti sudamericani tra cui quello di Augusto Pinochet e tra gli organizzatori del fallito golpe Borghese. E nel primo pomeriggio attorno alla foiba di Basovizza, tra braccia tese nel saluto romano, gagliardetti,  anfibi, teste rasate e tatuaggi, tra cui uno del volto del «Duce», esibito sul bicipite da uno dei circa 300 militanti in nero convenuti dal Veneto e dal Friuli sulla spianata della miniera.
Stefano Delle Chiaie non si è fatto vedere a Trieste ma l'azione di  due giorni fa all'albergo Milano, in cui cinque attivisti di una sedicente estrema sinistra hanno imbrattato la hall per manifestare il loro dissenso, ha avuto il potere di richiamare un buon numero di persone nella sala.
«Siamo qui perché le intimidazioni non ci piacciono» ha affermato l'avvocato Mario Sardos Albertini. Non dissimile il giudizio di altre persone presenti. Tra essi il consigliere comunale di Alleanza Nazionale Angelo Lippi che nel pomeriggio ha presenziato anche alla cerimonia di Basovizza, restando sempre al margine dello schieramento di giovani in jeans neri e maglia nera. Accanto a lui Andrea  Pellarini, eletto come lui nelle file del partito di Gianfranco Fini.
Ma ritorniamo al convegno presentato da Giorgio Cembalo, che ha citato i tanti ragazzi che negli anni di piombo sono stati uccisi, tra cui Sergio Ramelli. A infiammare le «polveri», raccogliendo applausi a scena aperta è stato Ugo Fabbri, ex sindacalista, già militante del disciolto «Ordine Nuovo», invitato di recente dalle autorità iraniane al convegno negazionista sulla Shoa. «Siamo qui per dire a tutti: non ci avete infoibato» ha esordito Fabbri. Poi ha lanciato un messaggio «ai camerati che vogliono rifarsi una verginità». «I delinquenti sono i partigiani che hanno infoibato la gente. Oggi è la festa degli infoibatori. Dovremmo andare in Risiera a sputare loro addosso».
Poi ha continuato sostenendo che «la guerra civile non è finita». Al centro del suo intervento il processo per i crimini della Risiera di San Sabba. «Uno dei giudici popolari ha fatto parte di quella Corte ed è andato lì per fare la propria vendetta personale» Fabbri ne ha fatto il nome, insinuando che fosse ebreo. «Sei dei quattro magistrati erano di origine slovena, giudici titini con la stella rossa. La sentenza va cassata».