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Kosovo ou Unmikistan : le royaume de la corruption, de l’illégalité et du crime
par Maciej Zaremba
www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 07-01-08 - n. 209
Kosovo o Unmikistan: il regno della corruzione, dell'illegalità e del crimine
Maciej Zaremba
Il rinomato giornalista Maciej Zaremba del Dagens Nyheter, noto quotidiano svedese, offre in un inchiesta un quadro dell'incapacità e degli abusi dell'UNMIK (Missione internazionale delle Nazioni Unite nel Kosovo-Metohija).
Questa Missione, la più grande della storia dell'ONU, agisce come "primo Stato delle Nazioni Unite al mondo" in quanto le forze internazionali non assicurano solamente la pace e l'acqua potabile, ma stabiliscono un nuovo ordine. Ma in questo nuovo ordine regna la corruzione e l'illegalità, scrive Maciej Zaremba, dopo avere soggiornato sei mesi nella provincia serba, che soprannomina "Unmikistan, paese dell’avvenire."
Dopo avere parlato con i cittadini del Kosovo, gli attuali ufficiali e quelli che li hanno preceduti, così come con i rappresentanti dei poteri locali e delle organizzazioni internazionali, riferendosi ai risultati ottenuti, ma anche a tutto ciò che ha visto con i "propri occhi" sul campo, Zaremba ha scoperto con stupore i legami di ufficiali dell'UNMIK con la mafia locale albanese sotto la protezione delle Nazioni Unite. Si aggiungono anche la mole di abusi finanziari restati senza giudizio, i casi di violazione dei diritti dell'uomo, la corruzione e l'incompetenza degli ufficiali. Secondo il giornalista svedese di origine polacca, l'organizzazione mondiale il cui ruolo dovrebbe essere: di assicurare la protezione dei beni e dei diritti dell'uomo degli abitanti del Kosovo, di costruire le fondamenta della democrazia, di assicurare una giustizia efficace ed un'economia di mercato funzionale, ha ottenuto dei risultati contrari, a quelli per cui era stata programmata la sua missione. Il Kosovo è diventato un covo di ingiustizia e di criminalità, un luogo senza legge, il centro europeo del traffico delle donne e della droga!!!
Il regno del mercato nero
Nella prima delle quattro parti che compongono il suo servizio su "l'Unmikistan", l'autore presenta ai lettori la vita quotidiana nel Kosovo. Comincia dall'aeroporto su cui si è posato il suo aereo e che è diretto dalla direzione islandese per l'aviazione civile; i servizi di telefonia mobile sono assicurati da una compagnia francese che ha come codice di accesso quello di Monaco. Si trovano ogni sei chilometri delle pompe di benzina, "un record fantastico che serve purtroppo solamente per il riciclaggio di denaro del contrabbando, della droga, delle armi e della schiavitù sessuale" ha detto Zaremba.
Nei negozi il sapone è della Bulgaria, le camicie di Taiwan, la farina della Cechia, l'acqua dell'Ungheria. Dopo otto anni e 22 miliardi di euro spesi, regna il mercato nero, mentre il mercato legale è in collasso totale!
La maggior parte degli abitanti ha l'elettricità solamente per alcune ore al giorno e altri ancora meno. Come, ci si chiede, "mentre lo stato è diretto dalle Nazioni Unite che hanno investito 700 milioni di euro nelle due centrali elettriche, in una regione così ricca in lignite che potrebbe illuminare tutti i Balcani, il Kosovo non può produrre sufficiente elettricità, ma in compenso inquina l'aria 70 volte più della norma permessa dall'Unione Europea?"
Studiando come funziona il sistema nel Kosovo, Zaremba ha capito che gli ufficiali così tanto pagati dell'UNMIK, non sono lì per lottare contro la criminalità del posto, il più grande flagello del Kosovo, poiché una tale Missione necessiterebbe di una strategia, di coraggio, di devozione e di responsabilità, ma essi " non provano responsabilità che per le loro carriere, e il Kosovo è solamente un passaggio".
Così, i sette "governatori", i capi dell'UNMIK, non hanno mai parlato nei dettagli, nei loro rapporti, circa la stabilità e i progressi della situazione. "Era il solo modo che permetteva loro di avanzare e di fare carriera."
"Vi aspettereste che la Missione dell'ONU sia come una spedizione polare, con scopi precisi, un comando deciso, dei mezzi appropriati, dei periti assidui,. Avreste tutto il diritto di pensare questo, tenuto conto dei loro enormi stipendi e del fatto che per ogni incarico nella Missione si sono proposti 229 candidati. Ma la missione non ha nessuna di queste qualità. Chi può credere ancora seriamente che queste forze di polizia, composte di cittadini residenti all'estero di 44 nazioni, di cui la metà proviene da paesi semi-democratici, vadano a rischiare le loro vite per applicare l'ordine e la legge in una regione che ne ha avuti sempre poco?"
Le fonti britanniche hanno confidato a Zaremba che la sede delle forze di polizie dell'ONU crollerebbe sotto i rapporti sulla criminalità, che nessuno ha mai voluto aprire. "La maggior parte dei crimini non sono stati mai indagati, ma chi saprebbe farlo, quando si vede la composizione dell'UNMIK, anche se ne avesse la voglia?"
La maggior parte dei cittadini non si fida degli ufficiale dell'UNMIK. Zaremba ha scoperto perché. "Ogni mucca in Francia è sovvenzionata 3 euro al giorno, mentre un abitante del Kosovo su due, vive con un terzo di questa somma. Se qualcuno lì ruba, non c’è praticamente nessuna possibilità che il ladro venga trovato, sebbene il Kosovo abbia per ogni abitante, il più grande numero di poliziotti in Europa. 300.000 casi non risolti aspettano nei tribunali. Se siete serbo o Rom si può bruciare la vostra casa, mentre i soldati della NATO guardano con calma l'incendio. E questo è successo numerose volte."
Lo stato delle Nazioni Unite ed i sette predoni
Nella seconda parte del testo di Zaremba che porta questo titolo, egli non si occupa dei sette capi dell'UNMIK, ma delle disgrazie della Signora Hisari, signora di una certa età e senza fortuna che ha perso la sua linea telefonica, perché il suo inquilino, un certo Jo Truchler, direttore della KEK (la Compagnia di elettricità del Kosovo), non ha pagato la sua fattura di elettricità, che consisteva in 6.900 euro, come il valore di un stipendio e mezzo annuo medio, mentre il suo stipendio in quanto funzionario dell'UNMIK, arriva a 20.000 euro al mese. La proprietaria esasperata si è rivolta al tribunale, ma le è stato detto che il tribunale non aveva nessuna competenza per giudicare il personale dell'UNMIK. La signora ha scritto all'UNMIK che le ha risposto che l'UNMIK non era responsabile degli affari privati dei suoi funzionari.
Nel frattempo, l'inquilino senza scrupoli ha lasciato il Kosovo, con 4,3 milioni di dollari che sono stati versati sul suo conto in una banca a Gibilterra . Le indagini hanno dimostrato che Truchler, a cui si era affidata la direzione di una delle più importanti compagnie kosovare, quella stesso che non procura agli abitanti che alcune ore di elettricità al giorno, ha ottenuto questo incarico falsificando dei documenti, non essendo né economista, né ingegnere, ma un piccolo truffatore tedesco!
"Quelli che non si ritirano dal Kosovo con le tasche riempite di denaro, sono degli idioti o dei santi" ha detto sotto copertura dell’anonimato un interlocutore di Zaremba. Un altro descrive il Kosovo come "un Eldorado per i ladri", ed un terzo gli ha confidato che era stato in parecchie missioni delle Nazioni Unite attraverso il mondo, ma "che nessuna era stata così corrotta quanto quella del Kosovo". I tre interlocutori che provengono da paesi differenti, sono o sono stati nei posti più importanti nella gerarchia dell'UNMIK. Marie Fuchi che ha diretto il Kosovo Trust Agency nel 2003-2004,è sintetica: l'aiuto giunto al Kosovo è finito nelle mani della mafia locale, e delle somme enormi sono state spese per le attività che non hanno niente da vedere con l'economia del Kosovo, ma sono servite all'arricchimento delle "nomenklature" kosovare e degli alti funzionari dell'UNMIK.
In "La storia dei sette predoni”, Zaremba ci spiega come hanno proceduto: Bo Olsen, il nome è inventato, era un piccolo impiegato nel suo paese di origine e, nel Kosovo, diventa consigliere internazionale nella Compagnia di telecomunicazioni PTK. Egli non guadagna che un terzo del suo stipendio, 11.000 euro mensili, ma riesce a mantenersi grazie all’"avvoltoio", un'albanese del Kosovo aiutante di Olsen che guadagna "solamente" 1000 euro, ma che può collocare liberamente un numero illimitato di funzionari stranieri, con stipendi dieci volte più elevati del suo, a condizione che Olsen e lui,ne intaschino una parte.
Il terzo complice è un certo Kevin Jeffry, direttore nella stessa Compagnia PTK. Porta da Londra uno dei suoi amici, quale"esperto finanziario" che guadagna 16.000 euro al mese, con i supplementi per la sua automobile di funzionario e quella privata per il week-end, e che è uso giocare durante i sei mesi al poker su internet, invece di lavorare.
Appare poi il britannico Roger Reynolds che, tramite il PTK che lo assume, contatta la Compagnia Norway Invest e, per 300.000 euro gli procura un contratto con l'UNMIK di 10 milioni di euro. Poi, lascia la PTK per la Norway-Invest con un stipendio di 20.000 euro mensili pagati per il succoso contratto procurato. La guardia di finanza italiana ("un faro di luce nella storia nera del Kosovo", osserva Zaremba, scopre che il direttore della compagnia norvegese che ha ottenuto il contratto con l'UNMIK è un criminale comune. Così, il contratto è stato annullato, ma il Kosovo non ha mai recuperato i 300.000 euro.
Per migliorare la distribuzione di energia elettrica nel Kosovo, l'UNMIK utilizza la compagnia irlandese ESB International, per aiutare la KEK che ha 70.000 euro di perdite all’anno e che toglie l'elettricità agli utenti cinque volte al giorno, e che riesce a farsi pagare un kilowatt utilizzato su due. Gli irlandesi restano tre anni, incassano 10 milioni di euro e lasciano il KEK nello stesso stato in cui l'hanno trovato.
Ingiustizie a ripetizione
Zaremba continua col darci un lungo elenco di esempi delle illegalità, della criminalità e della corruzione che regna nel Kosovo. Djezide Zodjani che lavorava alle ferrovie, è stata licenziata dopo avere lavorato per 29 anni, con altre impiegate. L'Unmik ha messo alla porta delle donne che avevano una grande esperienza dell'impresa, e dato il posto a dei giovani che ne non hanno nessuna. Le donne licenziate si sono lamentate al tribunale per la discriminazione evidente. Il ricorso è stato respinto perché "le decisioni dell'UNMIK non possono essere messe in discussione, in Kosovo sono al di sopra delle leggi." La signora Zodjani si stupisce: "È possibile che l'ONU c'insegni da una parte dei principi e che dall’altra parte non possano essere applicati?" E Zaremba precisa: "E’ esattamente così…”
Continuando la sua serie di capitoli, il giornalista narra il caso istruttivo di Bedri Shabani, impiegato della dogana che ha perso il suo lavoro per avere denunciato un abuso di potere nei suoi confronti. Munito di una documentazione inconfutabile che provava che i suoi capi avevano ricevuto botti di vino dai contrabbandieri, è andato alla polizia delle Nazioni Unite.
Il tempo è passato, ma non ha avuto nessuna notizia. Si è rivolto allora ai giornalisti.
"E’ stato molto coraggioso ed in accordo con ciò che le Nazioni Unite raccomandano per il Kosovo, ma, in un certo modo, precipitoso, considerando che nel Kosovo si uccide per cose molto meno gravi. Ciò ha portato però dei frutti. Il capo della dogana è stato incarcerato. Ma subito dopo è stato rilasciato perché, in quel momento, il capo dell'UNMIK era il diplomatico tedesco Michael Steiner che intratteneva delle relazioni intime con la ragazza di uno dei responsabile della dogana,… che era il migliore amico del capo incarcerato. ”
Shabani ha scritto al Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Anan, perché gli eras tato detto che il Segretario generale era la più alta istanza del Kosovo.
Grave errore. Il povero Shabani è stato licenziato dal suo lavoro. Il tribunale di Pristina ha giudicato questo illegale, ma il capo della dogana dell'Unmik ha deciso di non applicare il giudizio del tribunale instaurato dall'ONU, e che giudica secondo le leggi decretate dalla stessa ONU.
Nel Kosovo, ci sonomigliaia di Shabani e di Zodjani, perche’ le Nazioni Unite rappresentano l'illegalità e la perdita di ogni illusione, dice Zaremba.
Alla fine della sua serie di articoli sugli abusi di potere nel Kosovo, Zaremba avverte i suoi lettori:
"Se credete che questi problemi non abbiano nessuno rapporto con voi, permettetemi di informarvi che la mafia del Kosovo vende l'eroina a Kalmar (porto della Svezia), a Saint-Denis, Lione ecc., ecc.; gestisce il traffico della prostituzione ad Oslo, a Parigi, a Londra. E con ogni probabilità, andrà a sponsorizzare il governo a Pristina, quando questa regione otterrà la sua indipendenza." (…)
Da B. I. N° 127, dicembre 2007.
Tradotto dal Forum Belgrado Italia per www.resistenze.org