Kosovo: dichiarazioni di comunisti e democratici  di tutto il mondo

(in ordine cronologico inverso)

1) Comunicato ufficiale dell’Incontro dei Movimenti per la Pace nei Balcani
2) Ieri il Katanga, oggi il Kosovo! Il denaro sempre! (J. Luis Herrera del Campo)
3) Dichiarazione del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) riguardo la provincia serba del Kosovo
4) I comunisti russi e la situazione nel Kosovo
5) "Belgrado muova l'esercito e non ceda al ricatto della Ue". Parla Borislav Milosevic
6) I comunisti greci contro il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo


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www.resistenze.org - osservatorio - lotta per la pace - 09-03-08 - n. 218

da World Peace Council - www.wpc-in.org/Events/Balcanmeeting/

 

Riceviamo da Iraklis Tsavdaridis, Segretario esecutivo del Consiglio Mondiale della Pace (WPC), il comunicato rilasciato al termine dell'importante riunione di Salonicco

 

Comunicato ufficiale dell’Incontro dei Movimenti per la Pace nei Balcani

 

Salonicco 1-2 marzo 2008

 

L’Incontro dei Movimenti per la Pace nei Balcani, tenutosi a Salonicco nei giorni 1-2 marzo 2008, su iniziativa del Comitato Greco per la Distensione Internazionale e la Pace (EEDYE) con l'appoggio del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) - e che ha visto la presenza dei rappresentanti di dieci organizzazioni da otto paesi della regione (Grecia, Serbia, Croazia, Turchia, Cipro, Bulgaria, Romania, e Ucraina) e di una delegazione del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) - si è concluso con la pubblicazione di un Comunicato ufficiale di cui elenchiamo i punti:

 

a. Stiamo attraversando un periodo difficile e pericoloso per i popoli in generale e per quelli dei Balcani in particolare. Preoccupa la situazione nei Balcani, a Cipro e più in generale nei paesi nostri vicini. La nostra regione è nell’occhio del ciclone. I Balcani costituiscono un punto d’accumulo dei contrasti tra i diversi imperialismi, perché la regione ha particolare importanza sia per la presenza di oleodotti che garantiscono l’approvvigionamento di petrolio e gas naturali che soddisfano la domanda di energia dell'Unione europea, sia per il suo valore geostrategico come punto di transito verso il Medio Oriente ed il nord Africa. Così la sua importanza è considerevole per tutte le grandi potenze. Un esempio di questa battaglia tra interessi diversi è il gasdotto di Burgas-Alexandroupolis, sostenuto dalla Russia e il gasdotto di AMBO, da Burgas al porto albanese di Valona, sostenuta dagli Stati Uniti. L'UE sta promovendo i suoi interessi spedendo le proprie truppe in Kosovo, mentre ha già una presenza militare nel resto del Balcani.

 

b. La dichiarazione unilaterale di "indipendenza"della provincia serba del Kosovo, con il premuroso appoggio di Stati Uniti, Nato e Unione Europea, minaccia di dare il via ad una serie di nuove tensioni, cambi di confine, nuovi focolai di destabilizzazione ed una nuova serie di guerre e di interventi imperialistici. Viola i principi di base della Carta fondativa delle Nazioni Unite, il documento finale dell’OCSE e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, particolarmente la 1244/99. La secessione non rappresenta una soluzione ai bisogni e alla povertà delle persone che vivono in Kosovo. A prescindere dalla loro origine etnica, ai lavoratori della regione continueranno a mancare i diritti fondamentali, poiché il loro stato è un protettorato della Nato. Il nazionalismo che è stato fomentato diverrà un'arma mortale puntata contro tutto i popoli balcanici, e costituisce un precedente negativo per le altre regioni.

 

c. Esprimiamo la nostra solidarietà al popolo cipriota che affronta vis a vis la pressione esercitata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati europei perché venga imposta una soluzione inaccettabile, sopra ed oltre i principi del diritto internazionale e dell'ONU. Così, devono essere intensificate la lotta e la solidarietà con il popolo cipriota per dare vita a una Federazione unificata e indipendente delle due zone in accordo con le decisioni dell’ONU e con i colloqui ad alto livello, senza basi e truppe straniere, una patria comune per turco-ciprioti e greco-ciprioti, senza “garanti” né “protettori”.

 

d. Riguardo al problema nelle relazioni tra Grecia e FYROM (ex Repubblica Jugoslava di Macedonia), noi sosteniamo la comprensione tra i popoli e i paesi, indipendenti e contro gli arbitrari interventi imperialisti, senza nazionalismo ed irredentismo e nel rispetto dei confini esistenti e della sovranità di ciascuno stato. All'interno di questa configurazione, una soluzione congiunta potrebbe essere trovata per il problema del nome del paese.

 

e. È ovvio che per noi non sia sufficiente preoccuparsi, ma occorre piuttosto opporsi attivamente agli interventi imperialisti nei Balcani e alla secessione del Kosovo. Noi dobbiamo insistere maggiormente affinché le basi e le truppe NATO si ritirino dalla regione balcanica. Solo così la sovranità e l’indipendenza di ciascun paese sarà assicurata, attraverso lo sviluppo dell'amicizia e della solidarietà fra i popoli. Le minoranze possono essere dei ponti di amicizia piuttosto che essere manipolate come strumento dei piani imperialisti. Dobbiamo manifestare la nostra risolutezza nel non permettere un’ulteriore variazione nei confini balcanici. Dobbiamo unire i popoli, le nazioni ed i gruppi etnici dei Balcani in una grande lotta comune, per rifiutare la dipendenza e lo sfruttamento capitalista.

 

I popoli dei Balcani potranno aspirare ad un brillante futuro soltanto se metteranno da parte il nazionalismo per sostituirlo con un fronte antimperialista unito e per la pace. In questo contesto condanniamo le recenti operazioni militari turche in Iraq settentrionale, che servono solamente gli interessi delle forze imperialiste. Esigiamo la loro fine immediata.

 

Noi chiediamo che:

 

-        la "indipendenza" del protettorato del Kosovo non sia riconosciuta dai governi dei nostri paesi

 

-        le truppe Nato ed UE lascino il Kosovo ed il Balcani

 

-        tutte le basi militari straniere delle potenze imperialiste siano rimosse dalla regione.

 

Incontro dei Movimenti per la Pace nei Balcani, Salonicco 1-2 marzo 2008

 

Lista dei partecipanti
 
Grecia
“Comitato Greco per la Distensione Internazionale e la Pace (EEDYE)”
Vera Nikolaidou, Segretario Generale del EEDYE, MP
Grigoris Petropoulos, Segretario Organizzativo
Nikos Zokas, membro della Segreteria
 
Serbia
“Forum Belgrado per un Mondo di Eguali”
Zivadin Jovanovic, Presidente Forum Belgrado, ex Ministro degli Esteri
“Comitato Anti-NATO di Serbia”
Ljubislav Krunic, membro del comitato
Miroslav Lazovic, membro del comitato
 
Croazia
“Forum Antifascista di Croazia”
Vladimir Kapuralin, membro del comitato
 
Cipro
“Consiglio della Pace di Cipro”
Aris Georgiou, Presidente
 
Grecia
“Movimento per la Difesa Nazionale” KETHA
Ioannis Ntouniadakis, Ammiraglio in pensione
 
Bulgaria
“Consiglio Nazionale per la Pace bulgaro”
Ivan Dimitrov, Segretario organizzativo
Philip Philipov, Segretario generale
 
Romania
“Consiglio della Pace romeno”
Constantin Cretu, Presidente
 
Ucraina
“Unione antifascista di Ucraina”
Goergii Buiko, Segretario
 
Turchia
“Associazione per la Pace di Turchia”
Murat Akad, membro del comitato
 
Consiglio Mondiale della Pace
Thanassis Pafilis, Segretario generale
Iraklis Tsavdaridis, Segretario esecutivo
 
Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Forum Belgrado Italia


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www.resistenze.org - associazione e dintorni - forum di belgrado - italia - 03-03-08 - n. 217

 

Ieri il Katanga, oggi il Kosovo! Il denaro sempre!

 

Jorge Luis Herrera del Campo 

01/03/2008

 

Il mondo balcanico è complicato. Per capire bene le cause delle sue attuali circostanze si deve conoscere la sua storia millenaria e la matrice delle forze che hanno influenzato questa parte del mondo, questa penisola che costituisce una frontiera religiosa, etnica, geografica e culturale. Principio e fine di due mondi. Ricchezze naturali. Popoli buoni e laboriosi e dalla presenza millenaria, che risale fino a 40.000 anni di storia. Spazio in cui, quelli che volevano costruirsi una egemonia in Europa, sono arrivati da conquistatori.

 

Winston Churchill disse che i Balcani producono più storia di quella che possono digerire. Altri gli hanno imposto l’etichetta terribile di “polveriera d’Europa”, senza però mai dire chi era che metteva la polpevere, la miccia e il fiammifero, e che alla fine producono sangue e lacrime.

 

Viviamo in un mondo molto complesso, che si allontana, un colpo dopo l’altro, da quel mondo bipolare nato dopo la seconda guerra mondiale, quello che volle evitare altri 50 milioni morti.

 

Ma l’attuale mondo unipolare mina, giorno per giorno e con premeditazionem i principi che sono base e garanzia delle istituzioni internazionali e della convivenza pacifica tra i popoli. Principi stabiliti come espressione di una volontà internazionale di evitare quegli orrori.

 

Quel mondo è iniziato con Reagan, ma alcuni dicono che è iniziato con Rooswelt, un esempio tipico di come si smontano le società di diritti civili e politici keynesiani all’interno dei paesi sviluppati. Ed era così anche con l’era neoliberale del democratico Clinton.

 

L’anestetico è la guerra al terrorismo.

 

La sovranità e l’autodeterminazione degli Stati sul territorio nazionale, il diritto alle risorse all’interno di quel territorio, la non ingerenza nelle questioni interne e l’autodeterminazione, sono come pietre che ostacolano il percorso su cui vogliono portare l’umanità

 

L’autodichiarata indipendenza del Kosovo, spinta dagli USA con l’appoggio delle principali potenze dell’Unione Europea, tra l’altro, è un’evidente azione di questo smantellamento del diritto che patiscono le istituzioni internazionali.

 

Stabilire il precedente di imporre alla comunità internazionale un nuovo Stato sulla base dello squartamento del territorio di uno Stato riconosciuto, membro dell’ONU e di altri organismi multilaterlai, usando come giustificazione un criterio etnico e la qualifica di un governo (quello di Slobodan Milosevic), che non era già più al potere, colpisce pericolosamente le basi su cui poggia la configurazione di Stati nazionali sorti come risultato della seconda guerra mondiale, e pone molti paesi alla mercè di interpretazioni casuali, fuori dalla legalità internazionale riconosciuta.

 

L’indipendenza del Kosovo è un atto di forza, nel senso che si basa sulla reinterpretazione di un accordo del Consiglio di Sicurezza, che avviene a margine dello stesso Consiglio di Sicurezza e che genera azioni contrarie a quanto stabilito senza aver modificato lo stesso Consiglio.

 

Per maggiore burla, quelli che lo attuano dichiarano che si fa sulla base di quanto accordato precedentemente dall’ONU. Qunidi, si stabilisce che un gruppo di Stati, oppure uno solo, con la forza dell’apparato bellico sufficiente allo scopo, può reinterpretare una risoluzione di un organismo internazionale ed agire contro quanto stabilito in precedenza.

 

Questo modo di comportarsi dei potenti non è nuovo. Ricordiamo quando l’Europa “civilizzata” si è lanciata con i suoi mercenari e il suo potere economico contro il Congo di Patricio Lumumba, quel promettente leader africano, che si fidava dell’ONU. Lo assassinarono, e crearono, grazie alle manipolazioni dele potenze occidentali, lo stato fantoccio del Katanga, un modo per mettere le mani sule ricchezze minerarie della zona.

 

Le forze che hanno imposto l’indipendenza del Kosovo sono gli stessi interesi globali che hanno distrutto la Yugoslavia. Sono quelli che vogliono un clima di inimicizia tra l’Europa e la Russia, Quelli che con questo passo corteggiano il mondo islamico, per poter attaccare quei musulmani (avendoli indeboliti) che non accettino i loro diktat.

 

Evidentemente, le multinazionali non hanno patria, e l’esistenza delle patrie dà loro fastidio, soprattutto se sono difese. Vogliono mano libera.

 

Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR


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www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 26-02-08 - n. 216


da World Peace Council (WPC) - www.wpc-in.org/newsstatements/


Dichiarazione del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) riguardo la provincia serba del Kosovo

 

Il Consiglio Mondiale della Pace denuncia la nuova scalata nello sviluppo della “scacchiera imperialistica” dei Balcani, con l’unilaterale dichiarazione “d’indipendenza” del Kosovo.

 

Sin dai bombardamenti della NATO nel 1999, sotto i quali - durante 78 giorni di brutale aggressione contro i popoli della Yugoslavia - migliaia di civili innocenti persero la vita, l’obiettivo delle forze imperialiste e dei loro apparati di guerra nella regione fu chiaro.

 

Separare e controllare l’intera area, negando e violando sistematicamente le leggi internazionali ed i diritti dei popoli. Un risultato dell’imposizione della forza fu la Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sulla cui base l’ONU diede mandato alla NATO per garantire e controllare attraverso la KFOR la pace nel Kosovo. Ma proprio questa “Risoluzione 1244”, in virtù della quale la NATO ha “de facto” governato un protettorato, dichiara in modo preciso che il Kosovo rimane una provincia della Yugoslavia, di cui la Serbia oggi è il successore legale.

 

Oggi, mentre la NATO è pronta a consegnare i poteri all’Unione Europea, siamo testimoni di un nuovo atto di flagrante violazione della sovranità di uno stato indipendente, del diritto internazionale e delle relative risoluzioni ONU.

 

Il Kosovo, sia come “terra della NATO” che come “terra dell’Unione Europea”, è una tra le più sfacciate prove della cinica ed inumana politica di Stati Uniti, Unione Europea e NATO nei Balcani.

 

Il Consiglio Mondiale della Pace esprime solidarietà ai popoli della ex Yugoslavia e fa appello alle forze amanti della pace nell’area affinché si uniscano e si coordino in azioni comuni contro i piani imperialistici.

 

In questo senso, il Consiglio Mondiale della Pace sostiene e promuove l’Incontro dei Movimenti per la Pace dei Balcani e delle aree vicine, che si terrà in Grecia nella città di Salonicco l’1-2 marzo 2008.

 

Il Segretariato del Consiglio Mondiale della Pace

 

Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare 


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www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 25-02-08 - n. 216

 
I comunisti russi e la situazione nel Kosovo

 

Dichiarazione di Ivan Melnikov, primo vicepresidente del PCFR

 

In relazione alla proclamazione unilaterale dell’indipendenza della provincia serba del Kosovo, avvenuta il 17 febbraio, su richiesta dei media il primo vicepresidente del PCFR Ivan Melnikov ha commentato gli sviluppi della situazione:

 

“Il Comitato cittadino di Mosca del PCFR e i deputati comunisti della Duma di Stato hanno organizzato un presidio davanti all’ambasciata USA per protestare contro il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo. Stiamo seguendo con la massima attenzione gli attuali sviluppi nei Balcani.

 

Il PCFR è convinto che il tentativo di riconoscimento unilaterale del Kosovo, a cui stiamo assistendo in questo momento, è un episodio che ci allontana dai confini di quanto è consentito dalla pratica accettata internazionalmente, e che assume un autentico carattere di provocazione.

 

Le forze, che vogliono avallare questa avventuristica indipendenza, sono interessate a che tale operazione avvenga rapidamente, senza che l’opinione pubblica abbia la possibilità di rispondere: il carattere della cosiddetta “indipendenza” è filo-americano, e tutto il territorio è costellato di bandiere degli USA.

 

Le conseguenze sono sostanzialmente tre. La prima: un altro tentativo di disgregare il territorio dell’ex Jugoslavia, privando la Serbia di una sua parte storica e, allo stesso tempo, di spingere i serbi ad uscire dal proprio territorio. La seconda conseguenza: la creazione di un precedente, in grado di provocare una serie di situazioni analoghe in tutto il mondo, anche nelle forme più pericolose. La terza, e più importante: è stata lanciata una sfida all’ordine mondiale, emerso dopo la Seconda guerra mondiale, dal momento che non è stata presa nella benché minima considerazione la posizione dello stesso Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Inoltre occorre anche prestare attenzione a un altro fatto: tra i paesi, che sostengono l’indipendenza del Kosovo ci sono quelli che hanno scatenato la guerra all’Iraq e che, fino a questo momento, hanno sparso il sangue dei popoli del Medio Oriente.

 

La Russia, a nostro parere, deve continuare sulla linea del non riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo e condurre di conseguenza un lavoro comune con coloro che condividono il nostro punto di vista, e con coloro, il cui punto di vista potrebbe modificarsi (…)

 

Per quanto riguarda l’atteggiamento della nostra politica nei confronti delle repubbliche non riconosciute, è certo che, in questa nuova situazione, non possiamo rimanere immobili, anche se non dobbiamo assumere lo stesso comportamento di coloro che violano le regole internazionali. Il PCFR propone le seguenti azioni concrete. Il primo passo: riconoscere i risultati dei referendum sull’autonomia e l’indipendenza delle repubbliche non riconosciute sul territorio dell’ex URSS. Secondo passo: concludere con esse trattati di sostegno reciproco e la stipula di accordi di collaborazione militare, da cui derivi che, in caso di aggressione da parte di terzi, queste repubbliche potranno essere difese. E solo qualora dovessimo verificare che la questione del Kosovo non presenta sbocchi, il passo successivo potrebbe essere rappresentato dalla nostra apertura nei confronti della questione relativa al desiderio di unirsi alla Russia che queste repubbliche hanno manifestato.

 

In ogni caso ciò che il mondo attende dal nostro paese sono azioni concrete. Meditate, ma decise, esse rappresentano l’unico modo per bloccare la revisione dell’ordine mondiale esistente che sta avvenendo in nome degli interessi degli USA e dei suoi alleati.

 

L’Assemblea Federale della Federazione Russa ha già predisposto un documento: la dichiarazione congiunta della Duma di Stato e della Camera del Consiglio della Federazione dal titolo “Le conseguenze della dichiarazione unilaterale d’indipendenza del territorio del Kosovo (Serbia)”. Contiene valutazioni chiare e comprensibili, e in ragione dell’urgenza non abbiamo ritenuto necessario dilungarci in discussioni su questioni secondarie. Anch’io, in qualità di vicepresidente della Duma di Stato, ho firmato questo documento. La dichiarazione è sufficientemente dura, vi si mette in rilievo in modo inequivocabile il ruolo degli USA nella sollecitazione del separatismo kosovaro e pone le premesse per un nuovo tipo di relazioni con gli stati che si sono dichiarati indipendenti nello spazio post-sovietico”.

 

Traduzione dal russo di Mauro Gemma per www.resistenze.org

 


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"Belgrado muova l'esercito e non ceda al ricatto della Ue"

di LEONARDO COEN

su la Repubblica del 18/02/2008

Parla Borislav Milosevic, fratello dell'ex presidente serbo ed ex ambasciatore a Mosca


MOSCA — «Oggi Belgrado dice che non riconosce né riconoscerà mai l'indipendenza del Kosovo, che si opporrà con tutti i mezzi a questa proclamazione, salvo il ricorso alla forza. Personalmente ritengo che sia legittima l'utilizzazione dell'esercito, della polizia e degli strumenti di controllo per difendere il nostro popolo, la sua storia e l'integrità territoriale dello Stato. Riconoscendo il Kosovo, l'Europa non solo ha sbagliato, ha stimolato le attività potenziali dei separatismi e dei secessionismi nel mondo. Gli americani hanno scaricato ogni responsabilità sugli europei, controllano la crisi, tenendosi per sé il comando, le basi militari, l'intelligence». 
Questo il polemico giudizio di Borislav Milosevic. Un parere particolare ed autorevole, perchè non solo è stato l'ultimo ambasciatore jugoslavo in Russia ma è il fratello dell'ex defunto presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, di cui ha raccolto l'eredità ideologica. Ha 70 anni, fa il consulente d'affari, vive a Mosca. Le sue analisi politiche sulla questione balcanica sono tuttora molto ascoltate: sia dal Cremlino, sia in patria, negli ambienti nazionalisti.

Ambasciatore Milosevic, il presidente Boris Tadic è filo-europeo. Ma l'Europa ha appoggiato la proclamazione di sovranità del Kosovo. Una situazione difficile da sostenere?
«Non sono molto favorevole a questo governo. Ma sul Kosovo il potere serbo è unito, perché si tratta di una questione nazionale e vitale. Devo dire che ultimamente la posizione delle autorità serba è diventata più patriottica e responsabile. Come Tadic, anch'io sono favorevole all'ingresso della Serbia nell'Europa unita. Ma quale Serbia? Con le sue frontiere riconosciute a livello internazionale o una Serbia saccheggiata?».

Molti politici serbi dicono che la via all'integrazione europea è l'unica strada possibile.
«Non sono d'accordo. Si può aderire all'Ue, senza ricatti, senza le minacce legate al Kosovo o al tribunale delll'Aja. Oppure, si può pensare ad una partnership alternativa con la Russia, la Cina e l'India, o altri paesi. La Serbia è in Europa, c'è sempre stata e ci sarà sempre. Ma entrare nell'Ue ad ogni costo, non è possibile, esiste pur sempre urna cosa che si chiama orgoglio nazionale. Lo stesso penso per l'ingresso nella Nato. Sono contro, come lo è la maggior parte della gente del nostro Paese. Che bisogno c'è d'entrarci, soprattutto dopo i bombardamenti sulle nostre città? Che bisogno c'è di mandare i mostri ragazzi in Iraq, in Afghanistan o di costruire basi Nato sul nostro territorio? Può diventare un boomerang. Meglio il "partneriato per la pace", è più che sufficiente come collaborazione tra la Serbia e la Nato».

Mosca, il vostro alleato storico, si è duramente opposta all'indipendenza del Kosovo. Che farà adesso?