www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 19-05-08 - n. 228

Elezioni dell’11 maggio 2008: la Serbia resiste
 
Si va verso un governo di unità nazionale dei partiti non asserviti agli interessi stranieri dell’occidente.
 
Risultati
 
Secondo i dati della Commissione elettorale della Repubblica di Serbia questi sono i risultati finali delle elezioni tenute l’11 maggio:

 

la lista “Per una Serbia europea” di B. Tadic ha ottenuto il 38,44 per cento dei voti, ovvero 102 seggi; 
il Partito Radicale Serbo il 29,36 per cento dei voti, ovvero 78 seggi; 
la lista “Partito Democratico di Serbia - Nuova Serbia” di V. Kostunica ha ottenuto l’11,59 per cento, ovvero 30 seggi; 
il Partito Socialista di Serbia - Partito dei pensionati uniti di Serbia - Serbia Unita il 7,60 per cento dei voti, ovvero 20 seggi; 
il Partito Liberal democratico di Cedomir Jovanovic 5,24 per cento, ovvero 13 seggi.

 

I partiti delle minoranze :

 

la “Coalizione ungherese” di I. Pastor ha avuto 1,83 per cento, ovvero quattro seggi; 
la “Lista dei bosniaci per il Sangiaccato europeo” di S. Ugljanin ha ottenuto 0,92 per cento, ovvero due seggi; 
la “Coalizione degli albanesi della Valle di Presevo” lo 0,39 per cento ovvero un seggio.
Alle elezioni hanno votato 4.098.318 elettori ovvero il 60,97 per cento.

 

Nonostante: 17 anni di embarghi e sanzioni, 4 guerre, una criminale aggressione con 78 giorni di criminali bombardamenti su fabbriche, scuole, ospedali, ponti, infrastrutture civili che hanno causato migliaia di civili uccisi (di cui il 30% bambini e donne); con il 20% del suo territorio occupato militarmente dalla Nato e Kfor, ed oggi dato in gestione ai leader terroristi e criminali dell’UCK, nel cosiddetto stato del Kosovo indipendente, illegale e fuori dal Diritto Internazionale.

 

Nonostante: una campagna elettorale basata su minacce da parte del Tribunale dell’Aja per la mancata consegna del generale Mladic e dell’ex presidente della Bosnia serba Karazdic; una prospettiva di scenari futuri drammatici se non si aderiva comunque alla UE ed alle politiche occidentali, compresa la Nato; le promesse da “Disneyland” di lavoro, salari, servizi, ad una popolazione stanca, immiserita, affamata, umiliata (l’ultima è stata la “favola” di un accordo tra la Fiat e la Zastava, dove ci sarebbero 700 milioni di euro in investimenti, lavoro per decenni, ristrutturazioni, sviluppo...soldi per tutti insomma...) con il piccolo particolare della scelta da parte dei serbi di una politica “europeista” ( leggere: di accettazione e interna agli interessi occidentali).

 

Accordo stipulato (guarda caso che coincidenza...) ad una settimana dalle più importanti elezioni della storia della Serbia, in cui si doveva scegliere tra un futuro di asservimento totale economico, politico, militare e culturale all’occidente ed una prospettiva fondata su un interesse nazionale di indipendenza e libera scelta. Sorgerebbe una banale domanda per questi signori: dov’erano in questi nove anni di devastazioni sociali dei servizi, svendite vergognose dei beni pubblici, di liberalizzazioni selvagge, di vera e propria rapina del patrimonio statale, di affamamento vero e proprio dei ceti popolari (un solo dato su tutti: la Zastava è passata in questi nove anni da 36.000 lavoratori agli attuali 3.500, oltre 32.000 famiglie sul lastrico. Nessuno ci ha fatto caso...fino a sette giorni da queste elezioni. Che anime candite questi politici “europeisti”!).

 

Tutto questo lavoro di bombardamento psicologico è stato fatto attraverso una campagna di migliaia di ore e di pagine dei media serbi finanziati dall’occidente, più quelli europei.

 

Nonostante tutto questo (che, in questi ultimi quindici anni, nel resto dei paesi dell’est Europa aveva funzionato), in Serbia gli è andata male!
 
Il popolo serbo resiste nel Kosovo occupato, con proteste e resistenza quotidiane, nelle enclavi assediate dalla Nato e dai terroristi ex Uck. 
Il popolo serbo resiste e respinge ancora una volta i bocconi avvelenati dei partiti filo occidentali, finanziati e guidati dagli interessi stranieri del governo. 
I fautori del liberismo selvaggio, della Nato, delle politiche di privatizzazioni dispiegate, sia a Belgrado che nelle capitali occidentali, coalizzati nel blocco elettorale “Per una Serbia europea” di B. Tadic, hanno cantato vittoria troppo presto.
 
Con questi risultati la formazione del governo è per loro impossibile. Con un patetico e penoso dietrofront, a poche ore dai risultati che li vedevano perdenti, questi Quisling serbi al servizio degli interessi stranieri, questi esponenti della borghesia “compradora” serba, attraverso il loro leader B. Tadic, hanno fatto dichiarazioni di apertura e di apprezzamento, in conferenze stampa ed in TV, verso il Partito Socialista Serbo sottolineandone il successo ed il riconoscimento dei risultati.

 

Questo, sperando che il PSS abbandonasse e svendesse gli obiettivi ed il programma elettorale dichiarati ed andasse ad una alleanza con essi. Proprio loro che avevano venduto la vita del Presidente Slobodan Milosevic, consegnato all’Aja e poi lì ammazzato, per un pugno di dollari ed un potere effimero e corrotto, che ha prodotto per il popolo serbo miseria, disoccupazione, devastazioni sociali ed umane, umiliazioni, svendita della provincia del Kosovo alla Nato ed una politica statale alla mercé dell’interesse straniero, rinnegando l’interesse nazionale.

 

Il PSS, dopo anni in cui, tra persecuzioni, difficoltà, scissioni, pesanti contraddizioni interne era sull’orlo dell’estinzione materiale, in queste elezioni ha invece ottenuto quasi l’8% e 20 seggi; fondando la sua campagna elettorale sulla difesa dell’interesse nazionale sopra di tutto, della sovranità e integrità nazionali e della giustizia sociale, del lavoro, della sanità e delle pensioni.

 

Nella prima conferenza stampa subito dopo gli esiti elettorali, il giovane segretario e primo eletto del Partito, I. Dacic, ha dato la risposta più chiara e simbolica, dichiarando l’incompatibilità di un qualsiasi tipo di accordo di governo con chi nega o ha negato gli interessi statali e nazionali della Serbia e del popolo serbo, ed una politica fondata sulla giustizia sociale; ritenendo che occorra, al contrario, un governo basato su un blocco di partiti che hanno nella difesa degli interessi della Serbia, l’obiettivo primario. Per questo il Partito Socialista Serbo, ritiene che solo la proposta di un governo di unità nazionale, con il Partito Democratico di Serbia di Kostunica ed il Partito Radicale Serbo, oltre a formazioni minori, possa essere l’unico sbocco possibile per la difficilissima situazione della Serbia e del suo popolo, e solo a questa prospettiva il PSS intende collaborare.

 

Egli ha anche confermato che nelle riunioni tripartito di questi giorni, sia il PRS che il PDS hanno accettato i principi di giustizia sociale su cui il PSS non intende trascendere.

 

Anche se, va detto in queste ore vi è un serrato e forte confronto interno al Partito, dove una componente moderata e filoeuropeista (personaggi legati agli investimenti europei...quindi manipolabili dalle potentissime pressioni e ricatti che l’occidente sta attuando, per non perdere una situazione che riaprirebbe tutti gli scenari geopolitica e strategici, dai Balcani fino alla Russia ed alla Cina). Vedremo nei prossimi giorni come va a finire.

 

Sulla stampa serba e internazionale ha fatto incuriosire il suo viaggio post elettorale in Russia dove c’è stato un incontro ufficiale con S. Miranov, Presidente del Partito Russia Giusta alleato di Putin, ma Dacic non ha voluto spiegare il motivo del viaggio.

 

L’aspetto simbolico di tutto, era che tutto questo veniva dichiarato in TV da Dacic, quasi una rivincita della storia, con alle spalle una gigantesca immagine del Presidente Slobodan Milosevic. Come a significare che, anche in mezzo alle tempeste ed ai rivolgimenti della storia, chi non perde la bussola dell’orientamento e le radici, e non rinnega la propria identità, può avere un futuro.

 

Scenari per un nuovo governo
 
In questi giorni i tre portavoce dei partiti PRS, PDS e PSS, Pop Lazlic, Mladenovic e Ruzic, hanno annunciato che stanno lavorando alla proposta di un accordo per un “blocco di difesa della Serbia”, con le proposte e gli obiettivi di fondo per un nuovo Governo serbo patriottico, che possa essere un segnale positivo e una nuova speranza per un futuro migliore per la Serbia ed il popolo serbo.

 

Secondo le indiscrezioni ufficiose, Primo ministro sarebbe V. Kostunica, vice Premier sarebbe il socialista I. Dacic, Presidente del Parlamento serbo sarebbe T. Nikolic del PRS.

 

L’alternativa è quella di un ritorno a nuove elezioni.

 

La vice Presidente dei Radicali Serbi, Gordana Pop Lazic, ha dichiarato che “Ci sono grandi possibilità che la maggioranza in Parlamento sarà formata dai tre partiti indicati, perché non esistono grandi ostacoli o differenze sostanziali di obiettivi”. Il Segretario Generale dei Radicali, A. Vucic, probabile futuro Sindaco di Belgrado, ha anche ammonito in conferenza stampa la coalizione di Tadic “Di non usare mezzi violenti o provocatori per creare caos e disordini. Essi possono opporsi e protestare quanto vogliono, ma saranno tollerate solo proteste civili e pacifiche. Neanche per un secondo possono pensare di provocare incidenti di piazza, danneggiamenti, violenze fisiche contro alcunché, come essi fecero già una volta” riferendosi agli assalti al Parlamento del 2000, ed al colpo di stato, guidato dalla CIA e messo in atto dalla cosiddetta Opposizione Democratica della DOS, il 5 ottobre 2000. “Stavolta non gli sarà permesso e ci appelliamo a loro di non provocare caos nel qual caso sapremo come proteggere la volontà popolare e degli elettori”, ha aggiunto.

 

Mentre il portavoce dei Democratici Serbi di Kostunica, Andreja Mladenovic, ha dichiarato che “Ci sono forti intendimenti tra i tre Partiti, circa la formazione di un nuovo Governo, fondato su una politica nazionale per la difesa degli interessi nazionali della Serbia e del popolo serbo”, aggiungendo che anche la “Lista dei bosniaci per il Sangiaccato europeo di S. Ugljanin” con i suoi due seggi è disponibile ad entrare in questo accordo governativo; oltre ad alcuni altri rappresentanti non indicati, che sono disponibili. Kostunica, l’ex Premier ha aggiunto: “Inutile che Tadic sbraiti circa i suoi 102 seggi risultato della somma di 5 partiti, è indiscutibile in una democrazia che più di 126 seggi sono una maggioranza legittimata a governare. La Serbia avrà un legittimo Governo formato con più di 126 seggi (certi sono già 130), non vi sono altre strade”, ha dichiarato all’Agenzia Tanjug.

 

I cinque principi fondamentali per una nuova Coalizione di governo
 
Negli incontri finora fatti i tre partiti hanno stabilito i cinque primari obiettivi, per la formazione di un futuro programma di governo del paese.

 

1)      Il primo è la difesa degli obblighi Costituzionali serbi, da parte di tutte le istanze istituzionali a qualsiasi livello, un Governo della Serbia, prima di qualsiasi altra cosa deve proteggere e difendere la sovranità e l’integrità territoriale del paese. La difesa del Kosovo Metohija come parte della Serbia, così come il Governo serbo deve anche difendere la Repubblica Serba di Bosnia, sulla base degli Accordi di Dayton, dei quali la Serbia è parte garante.
2)      Il secondo obiettivo del Governo di unità nazionale è un forte impegno per una ripresa economica del paese, attraverso anche decisi investimenti sociali, dalla costruzione di autostrade per favorire il traffico internazionale, la costruzione dei gasdotti come negli accordi con la Federazione Russa, i Corridoi 10 e 7, nuove centrali idroelettriche, verso l’agricoltura, favorendo così uno sviluppo economico che significa nuovi posti di lavoro ed un incremento dell’economia dello stato.
3)      Il terzo obiettivo di questo Governo è privilegiare e realizzare risultati concreti circa la giustizia sociale, che significa anche cambiare leggi attuali che riguardano, per esempio, pensioni e sanità, per favorire uno stato sociale più giusto. Garantendo cure gratuite per tutti i cittadini, un incremento delle pensioni, salari legati al costo della vita ed un nuovo Patto del Lavoro che deve garantire maggiormente i lavoratori nei loro diritti e nei loro salari.
4)      Il quarto obiettivo di questo Governo, è che la Serbia insieme alla sua parte del Kosovo Metohija, e solo con la provincia kosovara integrata allo stato serbo, intende continuare la prospettiva dell’integrazione europea ed armonizzare le proprie legislazioni con quelle della Unione Europea.
5)      Il quinto obiettivo è quello di intraprendere una profonda e risoluta battaglia contro tutte le forme di corruzione e criminalità, come forma di ricostruzione morale e sociale del paese.

 

Penso sia inutile dire che chiunque, al di là degli orientamenti politico ideologici, abbia come obiettivo gli interessi generali di qualsiasi popolo, non possa non sperare che questo processo vada a buon fine, perlomeno come estremo tentativo di impedire che l’avvoltoio imperialista e liberista, inghiotta anche la Serbia, la sua indipendenza, la sua sovranità, la sua identità e quindi la sua libertà. Il popolo serbo per questa ostinata dignità e coscienza nazionale, ha pagato e continua a pagare prezzi durissimi, spaventosi (e chiunque è stato nella ex Jugoslavia in questi ultimi 15 anni ha visto con i suoi occhi, quali sono i prezzi per la gente comune, di resistere ai becchini dei popoli...); eppure dà ancora segni di vita, con un ennesimo colpo di coda, ha spiazzato tutte le previsioni occidentali e dei suoi agenti locali, che li davano trionfatori delle elezioni...per l’Europa.

 

Ancora per una volta le forze patriottiche, progressiste, vere democratiche tentano di impedire la disfatta politica, sociale, culturale e umana del proprio popolo; un popolo che con questi voti chiede a questi leader di essere all’altezza del mandato storico, con una coalizione fondata non su interessi di partito, ma su interessi di uno stato nazionale indipendente e sovrano, che risponda all’interesse del proprio popolo e non all’interesse della NATO, del FMI, dell’UE, del libero mercato o degli appetiti imperialisti. Sicuramente è un impresa improba e storica, che potrebbe anche non andare in porto, stante gli interessi strategici in gioco, nei prossimi giorni vedremo; ma, comunque vada, ad essa va tutta la solidarietà e sostegno di chiunque, in qualsiasi angolo del mondo, alza la testa e dice NO al liberismo, all’ingiustizia sociale, all’imperialismo e chiede solo di poter essere padrone e libero di scegliere il proprio destino.

 

21 maggio 2008

 

Enrico Vigna – Portavoce del Forum Belgrado Italia