Pieno successo della Giornata antiguerra contro la visita di Bush

1) Si può fare (S. Cararo)
2) 11 giugno: DA ROMA A PISA LA MOBILITAZIONE CONTRO BUSH SI E' FATTA SENTIRE
3) Roma blindata per Bush. Incidente diplomatico: Polizia impedisce l'accesso ai suoi uffici all'Ambasciatrice dell'Ecuador


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From:   cpiano@...
Subject:  Si può fare
Date: June 12, 2008 9:08:53 AM GMT+02:00

Si può fare

 

Il movimento contro la guerra scende in piazza contro Bush e Berlusconi
e batte un colpo importante per tutti

 

Le migliaia di persone scese in piazza a Roma, insieme a quelle mobilitatesi in altre otto città contro la visita di Bush e i colloqui con Berlusconi, sono un segnale importante per molti aspetti.
Da un lato si conferma che la continuità, la coerenza dei contenuti e il coraggio di chiamare alla mobilitazione anche nelle fasi critiche, non è un messaggio nel deserto ma coglie l’esigenza di non cedere terreno sui punti centrali dell’agenda della lotta contro la guerra globale.
Il Patto permanente contro la guerra si conferma così un’esperienza importante per la continuità e l’approfondimento della spinta nata proprio il 9 giugno di un anno fa con la grande manifestazione contro un’altra visita di Bush e la politica militare dell’allora governo Prodi. In questo anno, nonostante scetticismi e l’attenuazione della guerra come tema rilevante dell’agenda politica, le realtà che hanno animato il Patto hanno reso possibile una continuità unitaria di confronto e iniziativa che si è rivelata nelle sue possibilità e potenzialità anche nella giornata di mobilitazione di mercoledì 11 giugno.
La riuscita manifestazione di Roma ha confermato a tutti – anche agli scettici e ai demoralizzati – che si poteva fare, che si può fare. Se c’è un minimo di soggettività che tiene sui contenuti e che può farsi forte della propria coerenza politica, si può mettere in campo anche nelle condizioni più difficili e distratte, una mobilitazione importante, autonoma e coinvolgente di settori piuttosto ampi.
Il fatto che i partiti della ex sinistra di governo debbano in qualche modo rinunciare a qualsiasi ambizione di leadership e di rivincita sui movimenti, è indicativo di una nuova realtà. Giustamente compagne e compagni in diversi fronti della mobilitazione sociale (dai rifiuti alla lotta contro la guerra) hanno insistito affinché la rappresentazione di questa mobilitazione non venisse scippata da forze politiche che ancora stentano a fare i conti seriamente con le loro responsabilità nei devastanti due anni di partecipazione al governo Prodi.
Oggi la guerra non è un fattore che può essere parametrato sulla base della politica italiana, né su quella dei partiti ex parlamentari né su quella delle realtà dei movimenti sociali “di scopo”.
E’ evidente a tutti che stiamo entrando nella fase più pericolosa della guerra preventiva, quella in cui USA e Israele e i loro alleati si giocheranno il tutto per tutto per evitare di fare i conti con il proprio declino economico e morale e con la crisi della propria egemonia storica.
L’attacco contro l’Iran rappresenta esattamente questo e le sue conseguenze riverberanno in tutto lo scenario che i guerrafondai USA hanno definito come Grande Medio Oriente.
Dentro queste conseguenze, l’Italia è pienamente coinvolta. I ministri Frattini e La Russa hanno già annunciato proprio l’11 giugno il cambiamento delle regole d’ingaggio per i contingenti militari italiani presenti sui teatri di guerra, mentre Berlusconi anima le ambizioni neocoloniali dell’Italia e vuole vedersi riconosciuto la status di potenza internazionale (il 5+1 sull’Iran, il seggio permanente al Consiglio di Sicurezza). Il sistema operativo di basi militari USA/NATO presenti sul territorio italiano sarà pienamente funzionale alla nuova escalation della guerra, inclusa l’accelerazione dei lavori per la nuova base a Vicenza e l’allargamento delle basi di Sigonella e Camp Darby.  
L’alleanza subalterna con gli USA proietta l’Italia dentro questo cono d’ombra della guerra globale. Chi si opporrà con decisione a questa prospettiva inquietante per tutti? Non lo farà il PD perché ne condivide presupposti e ambizioni. Non lo faranno i partiti ex parlamentari della sinistra perché non hanno messo in crisi questo processo quando hanno avuto l’opportunità di farlo. Spetta dunque al movimento No War e al suo Patto permanente – alle forze politiche e sociali che lo hanno animato e mantenuto -  prendersi sulle spalle il fardello di una seria opposizione alla guerra e alle sue conseguenze. La giornata di mobilitazione dell’11 giugno ha dimostrato che “SI PUO’ FARE”.

 

Sergio Cararo (Rete dei Comunisti)


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From:   info  @...
Subject: 11 giugno: DA ROMA A PISA LA MOBILITAZIONE CONTRO BUSH SI E' FATTA SENTIRE
Date: June 12, 2008 1:09:06 AM GMT+02:00

11 giugno: DA ROMA A PISA LA MOBILITAZIONE CONTRO BUSH SI E' FATTA SENTIRE

 MIGLIAIA DI NO A BUSH ED AI SUOI ALLEATI ITALIANI ED EUROPEI

 

 A PISA SUCCESSO DEL PRESIDIO ANTIGUERRA

 

Mentre 15.000 militanti nowar sfilavano a Roma, in molte altre citta' italiane presidi, cortei e sit in hanno caratterizzato la giornata di mobilitazione nazionale dell'11 giugno contro Bush, il suo fido alleato Berlusconi e gli altri pari europei, impegnati tutti insieme a costruire nuove "cortine di ferro" nel cuore del vecchio continente ed a proiettare i propri eserciti nelle zone di conflitto.

 

Il Patto permanente contro la guerra ha posto di nuovo al centro dell'agenda politica nazionale la lotta contro la guerra, riaffermando cosi' un ruolo fondamentale di coordinamento di tutte quelle realta' indipendenti dal quadro politico, omogeneizzatosi in questi anni intorno a scelte miltariste bipartisan in materia di spese militari, missioni all'estero e ampliamento delle basi militari.

 

A Pisa il presidio in Corso Italia - organizzato dal Comitato NocampDarby, Rete dei Comunisti, RdB CUB, Circolo agorà, PCL, Sinistra Critica e dalla Associazione Italia Cuba - ha catalizzato l'attenzione di moltissimi passanti, fermatisi a firmare la Legge di Iniziativa Popolare contro le basi militari, a leggere la mostra preparata dal Comitato contro camp Darby ed a parlare con i numerosi militanti che diffondevano volantini e materiale informativo.
Oltre 150 le firme raccolte ed una notevole presenza al presidio hanno evidenziato una rinnovata attenzione sui temi del No alla guerra e della battaglia contro le basi militari.

 

Attenzione preziosa, in previsione di probabili escalation di guerra nell'area mediorientale e balcanica.
Nel nostro paese, sempre piu' portaerei a disposizione delle aggressioni dell'imperialismo USA ed europeo, la lotta contro la guerra e' stata e dovra' essere sempre piu' elemento centrale di tutte le mobilitazioni dei movimenti sociali e politici. L'interventismo bellicista e la militarizzazione dei territori e della vita sociale sono sotto gli occhi di tutti, da Chiaiano a Vicenza, dalla Sicilia a camp Darby, base quest'ultima in fase di pericoloso e costante ampliamento.

 

Ci auspichiamo che la mobilitazione dell'11 giugno contro Bush sia un passo in avanti nellla costruzione, anche sui nostri territori, di un rinnovato coordinamento di tutte le forze pacifiste non compromesse con le scelte di guerra dell'ultimo governo Prodi.

 

Il Comitato per lo smantellamento e la riconversione a scopi esclusivamente civili della base di camp Darby ( Comitato NocampDarby )


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From:   direttore @...
Subject: Roma blindata per Bush. Incidente diplomatico: Polizia impedisce l'accesso ai suoi uffici all'Ambasciatrice dell'Ecuador
Date: June 12, 2008 11:11:47 AM GMT+02:00

Roma blindata per Bush. Incidente diplomatico: Polizia impedisce l’accesso ai suoi uffici all’Ambasciatrice dell’Ecuador

 

Radio Città Aperta News

 

Roma - 12 giugno: Le esagerate misure di sicurezza per la visita di Bush a Roma non stanno provocando solo enormi disagi per i cittadini ma anche un serio incidente diplomatico. Questa mattina infatti la Polizia che ha blindato il quartiere Parioli e le strade circostanti Villa Taverna dove risiede Bush durante il suo soggiorno romano, ha impedito con modi piuttosto bruschi l’accesso all’ambasciata dell’Ecuador alla stessa Ambasciatrice del paese latinoamericano, Gioconda Galàn Castelo. Raggiunta dai microfoni di Radio Città Aperta, l’ambasciatrice ha annunciato che denuncerà alla Farnesina questa violazione dei protocolli diplomatici, soprattutto perché il blocco dell’accesso all’ambasciata è stato fatto senza alcun rispetto per le convenzioni che regolano lo status del personale diplomatico di uno stato sovrano. L’Ecuador è uno dei paesi dell’America Latina che hanno imboccato recentemente il sentiero progressista, dunque indigesto per l’amministrazione Bush e per il governo Berlusconi che ne è alleato di ferro, ma questo incidente getta una luce fosca sulla capacità del nuovo esecutivo e dei suoi apparati di sicurezza di saper gestire le relazioni diplomatiche.