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Danni collaterali
29/7/2008 - UNA LETTERA DALLA SERBIA

Monty Python Balcan circus
Ovvero il caso Karadzic visto dall'altra parte dell'Adriatico

Barbatovac, Serbia, 27.07.2008

Quando i diplomatici britannici vi fanno i complimenti per
l'eccentricità e i Monty Python vi invidiano il Dr 3D Karadzic
(Dragan David Dabic, la nuova identità dell' ”eroe”), significa che
il vostro paese è un luogo decisamente non noioso. L'esatto contrario
della promessa dell'oramai ex primo ministro Kostunica, che la sera
che prese il potere dopo aver buttato giù Milosevic, nel lontano 5
ottobre del 2000 disse davanti alla folla: “Vi prometto una Serbia
normale. Una Serbia noiosa”.
Intendeva dire, un paese dove i problemi maggiori saranno legati al
lavoro, alle ferie, ai flirt sotto l'ombrellone. Non ha mantenuto la
promessa Kostunica. Ancora i giornali di mezzo mondo hanno parlato di
Belgrado, stavolta in chiave turistica: i lovely and iresisteble
Balcans rappresentano un luogo ideale per il tihovanje (la via
trascendentale per il raggiungimento del nirvana, della pace
assoluta, tramite le pratiche di raccoglimento esercitate dai preti
ortodossi nei monasteri di Hilandar e Ravanica), per l'energia
quantica umana e per i genocidi fuggiaschi.

La notizia dell'estate è decisamente questa: Radovan Karadzic è stato
arrestato. Non potrebbe che essere una svolta per la giustizia. Tutto
il mondo politico si è congratulato con la Serbia per il suo
coraggio. I serbi hanno reagito bene (tranne qualche cameraman del
b92 contuso, e, vedremo domani la manifestazione indetta dal partito
radicale contro il “regime di Tadic”, in realtà in sostegno di
Karadzic), il momento politico per voltare pagina è maturo, se pur
con un equilibrio estremamente fragile. Il presidente Tadic ha
compiuto il lavoro del suo predecessore Djindjic e ha mostrato una
maturità politica eccezionale. Anche i macchiavellici italiani lo
invidierebbero! Quello che stona è la poca chiarezza dei fatti. Se
David Dabic è stato aiutato a nascondere Radovan Karadzic e lo è
stato in maniera organizzata, per anni, cosa è cambiato nel frattempo
nei rapporti serbo-americani che possa aver cancellato l'accordo
scritto Karadzic – Holbrooke?

A portare all'attenzione della stampa l'esistenza di un accordo
segreto sulla scomparsa di Karadzic è l'ex ministro degli Interni
serbo Vlado Nadazdin, secondo il quale si tratta di un accordo
firmato nel 1995, prima della Conferenza di Dayton. Nadazdin conferma
di aver visto con i propri occhi quel documento, che fu firmato a
Sarajevo o a Pale da Richard Holdbrooke, vicesegretario di Stato e
plenipotenziario dell'amministrazione Clinton nei Balcani, ma
stranamente l'accordo originale è scomparso poco dopo dagli archivi
del Ministero degli Interni.
L'accordo precisa che Karadzic avrebbe dovuto dare le dimissioni
dalle sue funzioni all''interno del governo e del partito, e che non
ha avuto alcun ruolo determinante nella guerra di Bosnia Erzegovina
per quanto riguarda la dislocazione dei civili e le decisioni
militari. Era stato stabilito che avrebbe lasciato la politica e non
avrebbe rilasciato interviste, né scritto su questioni politiche, o
preso parte a movimenti politici. Secondo l`accordo doveva lasciare
la Repubblica Srpska, come territorio della Ex Federazione della
Jugoslavia, senza che venisse perseguito come sospetto di crimini di
guerra. Esplicitamente venne scritto che il Tribunale dell'Aja non
era competente per ciò che riguardava Radovan Karadzic, e che il
governo americano si sarebbe impegnato a non influire sulla gestione
del partito SDS, nè sul suo scioglimento, né sulla sua autonomia.
Allo stesso tempo Karadzic avrebbe ottenuto 600 mila dollari per la
sua sicurezza, e sei agenti che avrebbero dovuto provvedere alla sua
sicurezza per conoscere sempre ogni suo movimento. Nadazdin ha
tuttavia ripetuto che bisogna chiedere a Holdbrooke dove si trovi ora
questo accordo. L'attuale ministro degli Interni, nonché il
segretario del partito di Milosevic, lo SPS, Ivica Dacic, balbettava
la presenza degli servizi segreti stranieri nella localizzazione di
Karadzic e nel suo arresto e non gli passava per la testa di dare le
dimissioni nè di vergognarsi per tale atto. Con fierezza però ha
affermato che il ministero degli Interni non ha partecipato al suo
arresto.

Mentiva sulla data dell'arresto che secondo lui e tutti gli altri
rappresentanti delle istituzioni serbe è avvenuto il giorno
21.07.2008 mentre secondo il legale di Karadzic è avvenuto il
giorno18.07.2008. Restano quindi 3 giorni di vuoto. Chi lo ha
arrestato e dove è stato tenuto in questi 3 giorni? Si susseguono le
notizie di ogni genere su tutti i media nazionali e internazionali:
l'accusa pesante del Tribunale penale internazionale (genocidio,
crimini contro l'umanità), la si dà per una condanna scontata e
certa. Si bara ancora con le cifre inesatte (viene accusato per 200
mila morti in Bosnia quando il Centro per la documentazione di
Sarajevo riporta la cifra di 98 mila morti di tutte le nazionalità),
si ritorna alla retorica antiserba nello stile perfetto degli Anni
'90, si spettacolarizza l'evento trasformandolo, come giustamente
dice l''accusato, in farsa.
Si tirano fuori le testimonianze da ogni dove, sulla presunta amante,
si scopre che la nuova identità è appartenuta al soldato morto, si
costruisce e ricostruisce la nuova vita del ex presidente della
Republika Srpska e non si capisce più dove finisce la menzogna e dove
inizi la verità e il contrario. Esercitava persino in Austria ed in
Italia, dicevano i giornali, per poi scoprire che non era Karadzic ma
un sosia, un tale Petar Glumac con il doppio passaporto, croato e
serbo, di incredibile somiglianza con il Dr Dabic-Karadzic, fiero
dell'opportunità offertagli per aumentare i suoi introiti. Karadzic
come la matriosca: una, cento, mille identità in un uomo solo.

Ora ci aspettiamo quella che sfoggerà al Tribunale dell''Aia, dove
anche lui ha detto che vuole difendersi da solo. Il nostro “eroe”,
che immaginavamo sulle montagne rocciose del Montenegro che sfuggiva
ai potenti mezzi della NATO saltando da roccia in roccia, con il
petto villosso ed il kalashnikov a tracolla, mangiando radici e
bevendo rugiada, lo abbiamo ritrovato nella soap-opera come il
paramedico che cura l'impotenza!

Cosa realmente sappiamo di Karadzic? Certamente gli abitanti di
Sarajevo non hanno mangiato i fiori dal balcone per bizzaria nei
lunghi anni d'assedio, ne i musulmani bosniaci si sono ammazzati da
soli a Srebrenica. Queste cose sono accadute e ora abbiamo
l'eccezionale opportunità di sapere come sono realmente andate.
Abbiamo l'opportunità di stabilire la giustizia per quelle vittime e
per i loro famigliari. Di stabilire le responsabilità di ciascuno
nella catena di comando. Di fare i conti collettivamente sulle vite
rubate agli altri e sugli anni rubati a noi. Almeno ufficialmente. Il
Tribunale Penale Internazionale per l''ex Jugoslavia ha finalmente
l''opportunità di esercitare un processo vero, di ripristinare la
fiducia degli abitanti dell''area ex YU in questa istituzione, così
necessaria, perché forse possibile strumento per la riconciliazione
fra i martoriati popoli.

Fin ora così non è stato. I criminali come il bosniaco musulmano
Naser Oric ed l''ex primo ministro albano-kosovaro Ramush Haradinaj
sono stati assolti, accolti a casa come degli eroi. I serbi dopo
queste sentenze hanno completamente perduto ogni fiducia, anche se in
tanti, soprattutto filoeuropei, l'hanno avuta. L'intero governo serbo
si è dichiarato contrario a queste due sentenze, persino il sempre
proocidentale e proatlantico partito liberal-democratico. Continuano
a credere che il Tribunale sia un'istituzione creata per processare
il popolo serbo come l''unico colpevole della sanguinosissima guerra
civile degli anni 90. Abbiamo le importantissime reazioni dalla parte
dei politici bosniachi: il presidente Haris Silajdzic ha già
dichiarato “che gli accordi di Dayton andrebbero rivisti” nel
tentativo, sempre più insistente da parte muslulmana, di annulare
l''entità serba di Bosnia, la Repubblica Srpska. Il primo ministro
serbo di questa entità, Dodik ha già denunciato che è un bene che
Karadzic sia stato arrestato e che sia processato all''Aia perché
“finalmente possa finire l''accanimento contro la Republika Srpska ed
i suoi abitanti e si possano stabilire le responsabilità individuali
e non collettive per i crimini commessi”. Così, invece di placare gli
animi, i fantasmi con l'arresto di Karadzic sono usciti fuori tutti.
Gli anni di progetti ed i milioni di euro sulla riconciliazione fra
le popolazioni di Bosnia sembrano essersi volatilizzati.

La ciliegina sulla torta è la dichiarazione di Paddy Ashdown, l'ex
Alto rappresentante delle Nazioni Unite per la Bosnia, che butta la
benzina sul fuoco: “L'UE deve impedire la disgregazione della Bosnia
e Herzegovina che non è mai stata più vicina alla spartizione di
ora!” In altre parole ordina all''UE di anulare l''entità serba. Non
si rende conto Ashdown, che con questi toni accende l''ennesima
miccia nei Balcani. Perché ora la questione cruciale è un altra: la
sentenza a Karadzic, di sicuro già scritta, potrà finalmente essere
la prova della colpa collettiva dei serbi per poter ergere la
definitiva sentenza che finora il Tribunale non è mai riuscito ne con
Milosevic ne con Seselj. Per potersi finalmente scrollare di dosso le
proprie responsabilità che pesano come un macigno sull''Occidente
atlantico. Per poter dichiarare: “La Serbia è colpevole tutta e
l''annullamento della Republika Srpska, lo scippo del Kosovo e
l''intervento umanitario del 99 sono le giuste conseguenze”.

Una cosa però, vorrei sottolineare: è giusto che siano presi tutti i
criminali di guerra. Ma non è giusto che quelli che ci hanno sempre
rifornito di armi e di acciaio dall''Europa, siano gli stessi che
possano accusare il mio popolo tutto, ora e per sempre. Per ogni
goccia del sangue sparso sulle montagne della Bosnia, l''Europa
segnalava un più o un meno e se poco, poco ci fermavamo prontamente
stavano lì ad aizzarci, ad affilarci i coltelli ed a indirizzarci
quando e contro chi utilizzarli. Scrivevano i loro piani di pace dopo
aver provocato la guerra, mandavano i loro ambasciatori sui carri
armati per misurare se i cadaveri sono morti umanamente e
regolarmente –ecco, loro non hanno il diritto di giudicarci. Perché
gli altri cadaveri, quelli sulle strade di Nis, di Grdelicka klisura,
della bambina Milica di Belgrado morta sul vasino mentre faceva la
pipi'' dalla scheggia di bomba umanitaria, ci hanno mostrato che
l''Occidente non possiede tali bravure linguistiche, salti
tecnologici ed i conti bancari che la sua civiltà della forza possa
far diventare più giusta e diversa dalla banda degli assassini di
massa come Karadzic e Mladic, Oric, Gotovina e Haradinaj. Il
tentativo quindi, di far passare il mio popolo colpevole per ogni
sorta del male, portando sulla propria coscienza decine di migliaia
di morti dei Balcani e del mondo, è profondamente ingiusto.

I giudici che questa coscienza dovrebbero avere, non hanno il diritto
di trovare nel nome del mio popolo il soggetto dell''odio impunito,
liberati dalla maschera ipocrita del politically correct, trovando in
serbi e solo in serbi la giustificazione per la propria violenza. Gli
assassini nel nome della misericordia (“Angelo misericordioso” fu il
nome della campagna contro la Serbia) e nel nome di solo a loro
conosciuti valori, non hanno il diritto di giudicarci, anche se con
la loro forza se lo possono permettere. Noi però, abbiamo il diritto
di accettare questa loro sentenza, qualunque sia la nostra debolezza?
Credo che la società serba sia profondamente divisa su questo. La
maggior parte delle persone che conosco consegnerebbe Karadzic se il
Tribunale fosse uno strumento di giustizia e non degli USA e dei
paesi dell''UE per punire la Serbia. Al contempo, stufi di essere in
ostaggio, stufi dell''isolamento eterno e perdutamente innamorati
dell''Occidente (amore non ricambiato, ma si sa, sono quelli gli
amori che contano!), accettano malvolentieri, ma accettano, questo
baratto uno per tutti! Siamo consapevoli di averlo venduto. La cosa
più triste è che in pochi pensano sia giusto farlo per le vittime.
Perchè, al di là della retorica opportunistica, i serbi, come anche i
croati ed i bosgnacchi, (gli albanokosovari mancano totalmente di
autocritica), sono per la maggior parte convinti che “anche gli altri
lo hanno fatto”. Forse ci vorrà ancora del tempo perchè ciascuno
davvero, fino in fondo si assuma le proprie responsabilità. Senza
forzatura alcuna, senza le imposizioni. Perché ciascuno arrivi da
solo, attraverso un processo lungo ed intimo, a casa sua, fra i suoi
familiari, la dolorosa presa di coscienza. In questo senso, se il
passo per arrivare a questo sia l''arresto di Karadzic e speriamo
anche di Mladic, ed il loro giusto processo, individuale e non
collettivo, io credo che abbiamo il dovere di accettare la sentenza.
Sperando che prima o poi la giustizia arrivi anche ai vari Blair,
Clinton, D''Alema, Albright. Monty Python Balcan Circus potrebbe
anche risultare eccitante ed eccentrico. Non nella vita reale o
almeno, non per tutta la vita. Desideriamo vivere in un paese noioso.

Jasmina Radivojevic


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