PRISTINA - L'Italia ha riconosciuto oggi il passaporto della Repubblica del
Kosovo e nel frattempo l'Ambasciata d'Italia a Pristina sta per concludere le
procedure per il rilascio dei visti per i cittadini del Kosovo che intendono
viaggiare in Italia. Lo ha annunciato oggi l'ambasciatore italiano in Kosovo,
Michael Luis Giffoni, dopo una riunione con il Presidente del Kosovo, Fatmir
Sejdiu.
L'ambasciatore Giffoni ha detto che a partire da oggi l'Italia riconosce i
passaporti della Repubblica del Kosovo e che gli esperti dell'Ambasciata
d'Italia in Kosovo stanno cercando di concludere le procedure per il rilascio
dei visti per i cittadini kosovari nel piu' breve tempo possibile.
D'altro canto, il presidente della Repubblica del Kosovo, Fatmir Sejdiu, ha
detto che l'obiettivo e' lo sviluppo delle relazioni tra Kosovo e Italia.
''Vogliamo che la cooperazione con l'Italia avanzi in tutti i settori, in
politica, economia, istruzione, cultura e cosi' via'', ha detto Sejdiu.
04/09/2008 15:38
ansa balcani
Regnum (Russia) - September 5, 2008
“We are greatful to those who support us and those who
will find courage to do it” — Kosachev
The number of states who recognize the sovereignty of
Abkhazia and South Ossetia may eventually exceed the
number of those who recognized Kosovo, Chairman of the
State Duma International Affairs Committee Konstantin
Kosachev.
He commented Sep 4 that Russia was not trying to go
out of its way to gain support of its position
regarding Abkhazia and South Ossetia.
“Nothing of the kind is going on,” Kosachev says.
However, he adds, undoubtedly, understanding and
support of the Russia's position on the issue on the
part of other countries is a very important factor.
“But this is not an end in itself that has to be
achieved by all means,” he explains. “We are grateful
to the countries who already support us morally and
those who will find courage to do it, politically and
diplomatically,” Kosachev said.
“I am positive that Nicaragua will not be alone,” the
MP said, adding that he understands how difficult the
decision is, “taking into account the pressure that,
for certain, is applied against these countries by the
USA.”
Sep 3, government of Nicaragua announced of its
recognition of independence of the already recognized
by Russia republics of Abkhazia and South Ossetia.
08/09/2008 14:36 MOSCOW, September 8 (RIA Novosti) - Belarusian
President Alexander Lukashenko said on Monday that his country would
consider the issue of the recognition of Abkhazia and South Ossetia
as independent states in the near future.
Russia recognized South Ossetia and Abkhazia on August 26. Nicaragua
followed suit last week.
"The time will most likely come when we, like Russia, will consider
the question of the recognition of [the independence of] South
Ossetia," Lukashenko said.
He also said that Belarus would "soon hold parliamentary polls," and
that the new parliament would discuss the issue of both South
Ossetia and Abkhazia after the elections.
Belarusian voters are due to cast their votes in parliamentary
elections on September 28.
Lukashenko denied that Minsk's decision on whether or not to
recognize the republics would be influenced by Moscow, but said
that "Belarus has always been Russia's reliable friend."
Speaking a month after Georgia's August 8 attack on South Ossetia,
Lukashenko said Minsk was offering "solidarity" with Moscow, its
strategic ally, in the "information war being waged against Russia
by the West."
Lukashenko added that he had long maintained "warm" relations with
Abkhaz President Sergei Bagapsh. "We blocked a resolution in the
early days of the CIS on an embargo against Abkhazia," he said.
The CIS, or Commonwealth of Independent States, is a loose alliance
of a number of former Soviet republics.
(di Alessandro Logroscino) (ANSA) - BELGRADO, 12 AGO - ''Un caso a parte'' che a dispetto di tutto - anche dell'evidenza delle cannonate - non puo' essere evocato come un precedente. Si aggrappa al mantra recitato caparbiamente per mesi dalle cancellerie occidentali il presidente Fatmir Sejdiu per allontanare dal Kosovo ogni paragone con le ambizioni secessioniste dell'Ossezia del Sud, focolaio di un conflitto che rimbomba in questi giorni dal Caucaso con connotati fin troppo familiari per i Balcani. Tirata in ballo da commentatori di mezzo mondo, l'ex provincia albanese proclamatasi unilateralmente indipendente dalla Serbia il 17 febbraio scorso - con l'avallo degli Usa e di molti di quei Paesi europei che oggi invece difendono l'integrita' territoriale della Georgia dal separatismo osseto (e abkhazo) - prova a far finta di niente. E se a Belgrado non si perde occasione per sottolineare le analogie fra le due vicende, a Pristina la parola d'ordine e' basso profilo. Il primo commento di un leader kosovaro si e' fatto attendere fino a stamane. A rompere il silenzio e' stato alla fine Sejdiu, che in un discorso pubblico ha rigettato tutte le similitudini con ''altre realta''', evitando persino di citare l'Ossezia del Sud. ''Il Kosovo - ha tagliato corto il presidente - rappresenta un caso a parte sotto tutti i punti di vista''. Solo ''chi si oppone alla nostra indipendenza - ha concluso - ha interesse a indicarci come un precedente''. Parole che stridono quant'altre mai con i toni e i commenti di marca serba, pronti a evidenziare le acrobatiche inversioni di ruoli e di giudizi fra i due dossier. ''Il conflitto in Ossezia se da un lato appare conseguenza diretta dell'indipendenza unilaterale del Kosovo, dall'altro rivela un paradossale scambio di posizioni fra Russi e Americani'', ironizza sul giornale Politika un analista liberale come Bosko Jaksic. Contraddizioni che smascherano ''l'arbitrarieta' dell'approccio ai problemli globali da parte delle grandi potenze e celano, naturalmente, il trionfo della realpolitik''. ''Altro che caso a se' - gli fa eco Oliver Ivanovic, leader moderato dei serbi kosovari e viceministro per il Kosovo nel nuovo governo europeista di Belgrado - se gli Usa e altri Paesi occidentali non avessero riconosciuto lo strappo di Pristina, e giustificato la violazione dell'integrita' della Serbia, oggi forse non ci sarebbe la guerra nel Caucaso''. Opinioni nette, e certo di parte, cui tuttavia i media serbi possono offrire il conforto di osservatori terzi. Come l'americano Ted Carpenter, vicepresidente dell'Istituto Cato di Washington, che in un'intervista all'agenzia Tanjug riconosce apertamente la legittimita' del parallelo. ''Quando certi diplomatici occidentali parlavano del Kosovo come di un caso unico, non utilizzabile come precedente, dicevano evidentemente un'assurdita''', nota Carpenter, secondo il quale il legame fra Kosovo e Ossezia non solo c'e', ma e' bilaterale. Visto che i contraccolpi della crisi osseta minacciano adesso di tornare indietro come un boomerang su Pristina, lasciando l'ex provincia albanofona ''in un limbo politico da semi-Stato''. Dalla Germania a far rimbalzare concetti non dissimili sono Alexander Rahr, uno dei massimi esperti di politica russa, e il moumentale ex ministro degli esteri Hans-Dietrich Genscher. Entrambi persuasi che 'l'affaire Kosovo' abbia indotto Mosca alla prova di forza in Ossezia per dimostrare di ''essere padrona a casa sua''. E che ora all'Ue convenga smarcarsi dagli Usa almeno nel Caucaso, ''tentando una mediazione autonoma''. Magari per promuovere la creazione di ''una confederazione a tre in Georgia'', rigorosamente ''fuori dalla Nato''. (ANSA). LR
12/08/2008 17:30
(ANSA) - BELGRADO, 26 AGO - Il ministero degli Esteri serbo, nella prima reazione ufficiale di Belgrado al riconoscimento russo della secessione di Ossezia del Sud e Abkhazia, manifesta stasera ''preoccupazione'' per lo svilupparsi degli eventi nel Caucaso, ma senza esprimere condanne di sorta. Nella nota, la Serbia ribadisce la propria fedelta' al principio del ''rispetto dalla sovranita' e integrita' territoriale'' del Paesi membri dell'Onu, ricordando tuttavia in prima battuta il Kosovo quale esempio recente di violazione (da parte dell'Occidente) di tale principio ed evitando invece qualsiasi critica diretta nei confronti di Mosca. Il governo serbo (pure considerato filo-europeo) sottolinea di aver ammonito fin dai mesi scorsi sul fatto che ''la secessione illegale del Kosovo'' - proclamata unilateralmente da Pristina il 17 febbraio 2008 e avallata dagli Usa e da gran parte dei Paesi dell'Ue - avrebbe rappresentato ''un precedente pericoloso'' per la stabilita' dei Balcani e di altre regioni. Dopo gli avvenimenti caucasici di queste ore, Belgrado conferma adesso piena adesione al principio del ''rispetto della sovranita' e integrita' territoriali degli Stati riconosciuti dall'Onu'', ma ''a cominciare dalla Serbia'' e senza citare esplicitamente la Georgia. (ANSA). LR
26/08/2008 20:08
(ANSA) - BELGRADO, 27 AGO - La Russia non intende modificare il proprio no alla secessione del Kosovo albanese dalla Serbia a dispetto del fresco riconoscimento concesso alle istanze separatiste di Ossezia del Sud e Abkhazia dalla Georgia. Al contrario, nessuno dei Paesi occidentali favorevoli a suo tempo allo strappo di Pristina pensa di rimettere in discussione quella scelta nonostante i richiami attuali alla intangibilita' dell'integrita' territoriale di Tbilisi. Sono questi i messaggi riecheggiati oggi a Belgrado, da est e da ovest, all'indomani del via libera formale del Cremlino all' indipendenza sudosseta e abkhaza. A nome di Mosca ha parlato l'ambasciatore russo in Serbia, Aleksandr Konuzin, assicurando che le scelte compiute nel Caucaso ''non comporteranno indebolimenti della posizione russa nella difesa dei diritti di sovranita' serbi sul Kosovo''. Diritti che secondo il Cremlino la Serbia democratica di questi anni ha difeso pacificamente, dopo le violenze degli anni '90, e che nel caso di Ossezia e Abkhazia - pure teatro di conflitti nel decennio passato - la Georgia di Mikhail Saakashvili ha invece appena cercato di restaurare con la forza. Konuzin ha peraltro riconosciuto l'esistenza di analogie fra i due dossier, ricordando che la Russia aveva a suo tempo messo in guardia Usa e Ue sul fatto che ''il riconoscimento della indipendenza unilaterale del Kosovo avrebbe potuto rappresentare un precedente valido per altri''. Ma che ''purtroppo nessuno ci ha voluto ascoltare''. Dal fronte opposto, ha replicato indirettamente l'emissario del Parlamento europeo per i rapporti con la Serbia, Jelko Kacin. Il quale, in visita da ieri a Belgrado, ha dichiarato che l'atteggiamento anti-secessionista assunto dall'Occidente nel Caucaso non produrra' ''alcun ripensamento da parte dei Paesi che in questi mesi hanno riconosciuto il Kosovo''. Alla domanda se non vedesse contraddizioni in un tale approccio, Kacin ha poi glissato con queste parole: ''Sono incaricato di occuparmi di Serbia e non di Kosovo''. (ANSA). LR
27/08/2008 17:43