E’ in uscita il nuovo numero di
Contropiano, giornale della Rete dei Comunisti
In questo numero
Editoriale:
Rompere con la coazione a ripetere della sinistra
E’ arrivato l’Autunno, ma se sarà caldo o no sul piano della temperatura politica e del conflitto sociale dipenderà da diversi fattori.(...) Se sul piano sociale e sindacale assistiamo a segnali interessanti di tenuta e iniziativa (dalle agitazioni nelle scuole, alla lotta dell’Alitalia, al patto e allo sciopero generale del 17 ottobre convocato dai sindacati di base), è proprio sulla politica che assistiamo a processi che necessitano di rotture culturali e strategiche profonde.
Clash! Si accentua drammaticamente la competizione globale
“Stati disgregati con la forza, corridoi strategici, investimenti massicci nelle nuove frontiere petrolifere, interventi militari della NATO : abbiamo davanti uno scenario neocoloniale del tutto simile al "Grande Gioco" che oppose il Regno Unito e la Russia zarista del secolo scorso. Obiettivo : il controllo strategico delle risorse dell'Eurasia. Per questo il Caucaso è di nuovo in fiamme e i Balcani vanno rigidamente controllati Anche a costo della guerra tra Stati Uniti, Europa e Russia”. Era questa la chiave di lettura con cui la redazione di Contropiano analizzava nel 1999 la guerra scatenata dalla NATO nei Balcani cercando di leggerne le cause e le conseguenze più generali. La guerra in Georgia di questa estate e la pesantissima crisi finanziaria in USA rivelano la gravità raggiunta dal “piano inclinato del capitale”.... e della storia
Ancora l’imperialismo di ieri: 3. da Prebish a Gunder Frank.
L’avviso ai naviganti di Giorgio Gattei
Se l’esportazione dei capitali dal centro favorisce l’industrializzazione della periferia, per quest’ultima l’imperialismo è la fase iniziale del capitalismo (cfr. Avviso precedente). E’ stata questa la visione dello sviluppo, elaborata negli anni ’40 del Novecento soprattutto in America Latina, sostenuta dopo la seconda guerra mondiale da istituzioni apposite dentro l’Organizzazione delle Nazioni Unite, come la CEPAL (Commissione Economica per l'America Latina) e l’UNCTAD (Union Nations Conference on Trade and Development). Entrambe erano animate da Raul Prebish per il quale sarebbe bastato approfittare della ricaduta d'occupazione e di reddito provocata dagli investimenti stranieri rivolti alla produzione di manufatti in periferia per realizzare la progressiva sostituzione delle importazioni dal centro con questi manufatti riversati sul mercato interno periferico a soddisfare la domanda di ceti medi e classe operaia in formazione.
Un percorso e una alleanza per l’opposizione politica e sociale
Opzioni in campo per i comunisti e la sinistra anticapitalista
Pubblichiamo l’intervento introduttivo all’incontro nazionale che c’è stato il 9 settembre in cui alcune delle soggettività politiche e sociali che costruirono la manifestazione del 9 giugno, hanno inteso non disperdere il segnale e la rottura politica prodotti da quell’iniziativa, mantenendo e rilanciando un percorso di alleanza e mobilitazione che risponda all’esigenza di unità dei movimenti e delle soggettività del conflitto sociale nel nostro paese. E’ un percorso che riteniamo coerente con la proposta politica ai comunisti e alla sinistra anticapitalista che la Rete dei Comunisti ha avanzato nella sua assemblea nazionale del 31 maggio e che oggi può rappresentare un concreto e importante punto di tenuta e rilancio dell’opposizione politica e sociale stessa a fronte dell’offensiva di un governo antipopolare (ma non impopolare) come quello di Berlusconi, alla omologazione a destra del PD e alla perdurante e autistica subalternità del ceto politico che ha prodotto la fallimentare esperienza della sinistra arcobaleno.
La metropoli e i suoi rifiuti
Riflessioni e analisi per la ricomposizione di un blocco sociale antagonista
La vicenda rifiuti ha segnato in profondità – nell’area metropolitana napoletana e nell’intera regione Campania – l’agenda politica dei movimenti di lotta degli ultimi tempi. Un’esperienza ricca di spunti di ricerca teorica, di pratiche conflittuali e, naturalmente, di scontro con il complesso delle istituzioni e delle loro varie politiche di governance (...)Sempre più nello spazio metropolitano si addensano saperi e competenze sedimentati nel tempo assieme a reti e risorse materiali e immateriali. Sotto i nostri occhi è in atto una gigantesca accumulazione di “capitali” culturale e sociale oltre che di natura economico. Si approssimano – dunque – almeno potenzialmente scenari in cui i movimenti sociali dovranno faticare, non poco, per mantenere la radicalità dei loro obiettivi, l’autonomia dai poteri forti e una chiara prospettiva di alternativa.
LA LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE SUI TRATTATI INTERNAZIONALI, SULLE BASI E SERVITÙ MILITARI HA FATTO CENTRO:
Il Movimento contro la guerra ha adesso uno strumento di battaglia politica in più,che rende tutti un pò più forti per affrontare le mobilitazioni dei prossimi mesi. Leggi, petizioni poplari, campagne di massa, sono strumenti utili a mantenere viva la mobilitazione contro un mezzo oramai centrale nell’attuale conflitto tra Stati per il predominio dei mercati: la guerra!.
Pagine centrali
La Grande Crisi dei Mutui-spazzatura (di Giorgio Gattei)
Il Big Bang c’è stato e non è quello che doveva avvenire nei laboratori del Cern di Ginevra ma quello della struttura finanziaria degli USA. A esplodere infatti non è un bolla ma un sistema. Giorgio Gattei ricostruisce gli antefatti e il crack di queste settimane della finanza statunitense, ossia nel cuore e non alla periferia del sistema (....) Mentre si attende un’altra vittima (Goldman Sachs o Morgan Stanley?) il 20 settembre 2008 Bush «il piccolo» annuncia a sorpresa «una svolta nella storia dell’economia americana» che di fatto sancisce la fine della pratica (e dell’’ideologia) liberista. (...). E’ roba da crisi del ’29 con lui lo Stato si propone come aspirapolvere di spazzatura, liberando la finanza dei suoi guai semplicemente perché se li accolla lui.....
Una inquietante estate italiana
Il dogma della legalità uccide le libertà. L’escalation dei divieti e del razzismo istituzionale porta alla luce quello che in molti definiscono ormai come il “paese di merda”.
L'estate 2008 sarà ricordata come "quella dei divieti": tanti e anche bizzarri, ma sicuramente da rispettare per evitare multe salate o provvedimenti di espulsione. Qualche esempio? A Forte dei Marmi, cuore della Versilia chic, è vietato tagliare l'erba nel weekend o nelle ore pomeridiane. Forse per non disturbare i villeggianti che fanno il sonnellino. Ed ancora in alcuni comuni del profondo/Nord immigrati o cosiddetti sfaccendati non possono sostare nelle panchine dei giardinetti.
ANTIREVISIONISMO: UN LAVORO PROFICUO
Una battaglia politica e culturale a tutto campo
Dopo alcuni mesi di accurata preparazione, è finalmente uscito il volume "Foibe. Revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica", che contiene gli Atti del Convegno nazionale tenuto a Sesto S. Giovanni il 9 febbraio 2008. Il volume - che è dedicato a Pierluigi Visintin, storico "militante" di grande rigore ed acume scomparso proprio questa estate - corona una stagione decisamente feconda per le produzioni (ovvero contro-produzioni) degli storici anti-revisionisti. Chi sono questi storici?
“La maratona vinta da Pechino”
Si rafforza il peso della Cina nell’ambito della competizione globale.
Le recenti Olimpiadi svoltesi in Cina sono state una nuova occasione per le potenze occidentali per rinfocolare la pluridecennale campagna d’odio anticinese. Un odio, non nuovo, verso un paese ed un popolo che da secoli è nel mirino politico, economico e militare dell’imperialismo. Un paese che le potenze coloniali, anche nei momenti più favorevoli della loro storia, non sono riuscite ad occuparlo e piegarlo completamente. Quale migliore occasione, quindi, per screditare e la Cina tentando di replicare, in varie forme, il boicottaggio del 1980, quando gli Stati Uniti imposero agli altri paesi leader la non partecipazione dei propri atleti alle Olimpiadi di Mosca. Stavolta, però, questo marchingegno, covato e programmato da molto tempo, non ha funzionato.
Il silenzio assordante della “democratica Europa”
Messi al bando due partiti della sinistra basca.
Nel più completo silenzio delle forze politiche ‘progressiste’ iberiche ed europee, la magistratura spagnola e il governo di Madrid sono tornati a violare nella maniera più netta ogni regola democratica. Il 16 settembre scorso il tribunale speciale ereditato direttamente dal franchismo ha deciso la messa al bando di Azione Nazionalista Basca (ANV) perché rappresenterebbe una copertura, una mascheratura di Batasuna, forza politica già illegalizzata anni fa col consenso unanime di PP e PSOE. La stessa sorte è toccata ieri anche al Partito Comunista delle Terre Basche, la cui attività è già stata sospesa e le sedi chiuse oltre un anno fa.
Il ruolo dell’Italia negli scenari della guerra globale
Il governo Berlusconi gioca a tutto campo in politica estera
Pubblichiamo una sintesi del contributo della Rete dei Comunisti al dibattito del Patto contro la guerra in occasione di un convegno del movimento No War tenutosi a maggio scorso a Roma.
INSERTO SPECIALE.
Non è un paese per vecchi!!
Salario, lavoro e identità sociale in crisi. Tutte le inchieste più recenti condotte tra i lavoratori dipendenti confermano una forte e crescente sofferenza su tutti i fattori che compongono la dignità e la sicurezza di un lavoratore.
Il 51% rivela che il suo salario non è sufficiente (26%) o addirittura gli consente di vivere a stento (25%); solo il 14% afferma che il suo salario è pienamente sufficiente mentre il 35% lo ritiene abbastanza sufficiente (ma non era ancora entrato in vigore il decreto Brunetta).
Il 34% dei lavoratori teme soprattutto di non avere una pensione adeguata, il 20% di non avere più continuità di lavoro e reddito, altrettanti di non potere mantenere l’attuale tenore di vita e il 14% esplicita il timore di perdere il lavoro. (.....)E’ indicativo il titolo di un giornale come il Corriere della Sera il quale, presentando e commentando l’8 agosto scorso l’ultimo rapporto di Mediobanca sulle imprese italiane ammette: “Il paradosso italiano: l’industria cresce, il paese no”. (...) Quando c’è l’appropriazione privata della ricchezza prodotta, i salari dei lavoratori e le condizioni di vita delle famiglie e dei settori popolari peggiorano. A meno che la “politica”, il conflitto sociale e l’organizzazione dei lavoratori non costringano i padroni a cedere quello che non vogliono assolutamente concedere...
I comunisti, il sindacato, la ricomposizione del blocco sociale antagonista
Un dibattito da aprire. La scelta da parte di alcuni compagni ed esperienze del movimento comunista di sostenere e costruire i sindacati di base e alternativi a quelli ufficiali, in Italia è una scelta maturata - sulla base di una analisi concreta della realtà concreta - già negli anni Ottanta. Prima con il giornale Contropiano e poi con la costituzione della Rete dei Comunisti, in questi anni abbiamo cercato di portare dentro un dibattito, troppo spesso liturgico, alcuni necessari elementi di rottura culturale e di sperimentazione concreta nell’iniziativa politica e sindacale. Un contributo, tanto più necessario, all’indomani della catastrofe politica ed elettorale della “sinistra”mentre è in corso una potente offensiva contro i lavoratori e i ceti sociali subalterni ad opera dei poteri forti del capitale.
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